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Sukaranbo


di Evoman
06.01.2022    |    5.682    |    0 8.3
"Il bello è che solo l’interessata saprà cosa sta accadendo sotto il vestito, mentre le persone che sono vicine ignoreranno che lei si sta masturbando senza..."
Fino a qualche giorno fa, se avessi visto scritta quella parola, avrei pensato ad una sorta di ballo centro americano.
Beh, io da ragazzina ho fatto danza classica e poi, quando ho potuto, perché la classica era veramente una palla, sono passata alla danza moderna.
Mi è sempre piaciuto ballare ed ero anche brava.
No, il sukaranbo non è un ballo, ma una tecnica giapponese di legatura, anzi, anche di auto legatura (sto diventando brava, vero?).
Molti di voi la conosceranno, visto che mi è stata consigliata da diverse persone, comunque cerco di spiegarla per chi la ignora.
Corda doppia passata intorno alla vita e poi rigirata in mezzo alle gambe passandola tra le chiappe e infine annodata in vita sul davanti.
Deve essere bella stretta in modo da penetrare nello spacco della ‘cosina’ e volendo, per rendere la faccenda più eccitante si può aggiungere qualche nodo nei punti giusti.
Dovrebbe essere sufficiente muoversi e camminare per avere una bella stimolazione.
Il bello è che solo l’interessata saprà cosa sta accadendo sotto il vestito, mentre le persone che sono vicine ignoreranno che lei si sta masturbando senza usare le mani.
Il pezzo di corda che ho usato in questi giorni, quando ero a letto legata, mi ha convinto che può essere una buona soluzione.
Mi farà sentire dominata, perché potrò immaginare che qualcuno mi ha legata, ma potrò sempre staccare la spina, se decido che non mi va più.
Per la prima prova ho deciso di rimanere a casa per vari motivi: potrò interrompere l’esperimento in qualsiasi momento e poi non so quali saranno le mie reazioni e vorrei proprio evitare di mettermi a gemere senza ritegno, in preda ad un orgasmo incontrollabile, magari su un autobus affollato.
Questa notte ho dormito poco e pensato molto.
Per fortuna la mia amica si è un po’ calmata, forse ha capito che è stato un incidente e che l’arrivo del suo ragazzo non era affatto prevedibile.
Comunque lui sembra un cane bastonato e penso che non ci riproverà più.
è stata proprio quella esperienza che ha rafforzato la mia convinzione che la prudenza non è mai troppa: se penso a quello che è successo con un ragazzo che conoscevo, per di più educato ed inoffensivo come Nicola, non oso immaginare la situazione di trovarmi legata davanti ad uno sconosciuto.
Il trovarmi immobilizzata, magari nuda, in balia di un uomo, mi fa provare un autentico terrore fisico, unito certo ad una bella dose di piacere, che mi porta ad escludere la possibilità di avere un incontro diretto con un mio eventuale padrone.
Ho aspettato che Silvia andasse via, tornerà solo stasera, e mi sono messa al lavoro.
Ho preso il pezzo di corda avanzato e l’ho messo doppio sul letto, credo che basterà per fare il giro della mia vita e poi passarmi in mezzo.
Mi sono messa davanti un paio di foto che mi avete mandato e provo.
Faccio la legatura in vita sul davanti, in modo da poterla vedere bene, poi faccio girare tutto dietro e stringo.
La corda deve essere abbastanza stretta, sopra i fianchi, altrimenti tenderà a scendere ed il pezzo in mezzo alle gambe si allenterà eliminando l’effetto ‘strusciamento’.
Non è facile trovare la giusta pressione, perché se stringo troppo mi da fastidio e capisco che non riuscirò a tenere a lungo il sukaranbo.
Per fortuna ho la vita stretta ed i fianchi pronunciati, sono magra ma non ho l’aspetto androgino di quelle ragazze con le spalle larghe ed il punto vita appena più stretto dei fianchi, così la corda tende facilmente a stabilizzarsi.
La cosa più difficile è regolare l’altro pezzo di corda.
Per questo primo tentativo decido di farlo ‘liscio’, mi sembra già complicato così, senza dover trovare il punto strategico per piazzare dei nodi che possano stimolare la mia ‘cosina’ ed il ‘buchino’ del mio sedere.
Devo rifare il nodo sul davanti diverse volte, finché mi sembra di aver trovato la giusta misura.
La corda bianca preme contro la mia pancia abbronzata, passando in mezzo al ciuffetto di peli pubici e poi sparisce, come inghiottita dalle labbra della mia ‘cosina’, mentre la sento premere dietro, proprio in mezzo alle chiappe, come se cercasse di intrufolarsi nell’ano.
Sto in piedi, nuda e scalza, davanti allo specchio dell’armadio e trattengo il respiro.
Fino ad ora non è successo nulla di speciale, a parte la sensazione fastidiosa di qualcosa che cerca di aprirmi.
Sono tesa e completamente asciutta, secca.
Faccio qualche timido passo per raggiungere sulla sedia il vestitino che uso per casa e la corda mi sfrega fastidiosamente dentro.
Qualcuno mi aveva consigliato la canapa perché il cotone è troppo morbido, meno male che non l’ho fatto.
Ora sono vestita, un leggero strato di stoffa rossa nasconde il mio segreto, se uscissi di casa così, nessuno se ne accorgerebbe.
Mi avventuro nel corridoio, a piccoli passi e il fastidio sembra diminuire, così allungo la falcata e raggiungo la cucina.
La tensione mi ha messo sete e, quando mi chino per prendere la caraffa dell’aranciata nel frigo, la sento.
Il cambiamento di posizione ha aumentato la pressione della corda dietro, il cotone sfrega sul mio ‘buchino’ che (è solo un’impressione?) sembra aprirsi leggermente.
Nello stesso momento la corda tocca appena il mio clitoride ed io capisco cosa devo aspettarmi dal sukaranbo.
Mi ha preso alla sprovvista e sono rimasta senza fiato, aggrappata alla porta aperta del frigo.
Mi è scappato di bocca un grido e penso alla figura che avrei fatto se mi fosse successo per strada, in mezzo alla gente.
Riesco a raggiungere il tavolo senza versare l’aranciata, ogni passo è una fitta di piacere e non ho neanche messo i nodi aggiuntivi.
Quando torno al frigorifero per rimettere a posto la caraffa, la corda si sposta leggermente e smette di stimolarmi il clitoride.
Rimango delusa. Che faccio ora, la rimetto a posto con le mani?
Penso che in strada non potrei farlo e così torno in camera mia, ma intanto qualche cosa deve essersi messa in moto perché ad ogni passo sento delle fitte piacevoli ed ho l’impressione che ‘lei’ non sia più secca come prima.
Cerco, mentre cammino per il corridoio, di far muovere un po’ i fianchi e allora sento la corda sfregare proprio in mezzo al sedere.
Mi sembra che piano piano entri dentro e penso al consiglio che mi ha dato qualcuno in questi giorni. Avrei potuto infilarci dentro un butt plug prima di indossare il sukaranbo.
Decido di mettermi le scarpe, per provare la camminata vera, perché so già che la prossima volta dovrò uscire.
Scelgo le scarpe più alte di tacco che possiedo, che non sono tanto alte poi, ma a me sembrano dei trampoli ed inizio a camminare per il corridoio.
In questa maniera, ad ogni passo ondeggio leggermente e la corda sfrega molto più efficacemente, sia dietro che avanti.
Ora si deve essere spostata, oppure è il clitoride che si è gonfiato, ma la corda lo prende in pieno e ad ogni passo è una fitta piacevole che mi attraversa mentre comincio a sentirmi veramente bagnata.
Nel frattempo anche i miei seni, le mie tettine che il mio ex tanto disprezzava, sembrano reagire e decidono di partecipare alla festa: mi sembrano più grandi (o forse no), ma sicuramente si sono fatte più dure ed i capezzoli si sono gonfiati. Mi sembra di vedere i ‘bozzetti’ premere da sotto sulla stoffa del vestito rosso.
Tengo le labbra serrate per non gridare, mentre le ondate di piacere si susseguono sempre più forti ed io prendo coraggio e cammino decisa, mettendo un piede avanti all’altro
Guardo l’orologio, è passata poco più di mezz’ora da quando mi sono infilata quest’aggeggio infernale e già sono al limite, non resisto più, torno in camera mia e mi siedo sul letto a gambe larghe.
Quando infilo la mano sotto la gonna mi rendo conto di essere fradicia. Sono così bagnata da avere le cosce completamente inzuppate.
Infilo due dita dentro, le premo sulla corda e comincio a massaggiarmi.
La corda, da ruvida si è fatta quasi morbida, forse perché la mia carne è così sensibilizzata o forse perché si è talmente inzuppata da aver smussato le sue asperità, ed io continuo, aumentando la pressione e la velocità del movimento.
Questo movimento ora allenta ora aumenta, la pressione praticata dalla corda in mezzo alle mie chiappe, effettuando una specie di ruvido massaggio sul mio ‘buchino’.
Lì, infatti sono asciutta e poi la corda deve aver allargato un po’ l’orifizio, non abituato a questo trattamento, trovandosi a contatto con una parte un po’ interna, normalmente non esposta.
Fa male, come quando mi ero legata le caviglie e il dolore dietro aumenta il piacere che mi sto procurando davanti.
La corda, la stessa corda, per una qualche strana alchimia, mi sta carezzando da una parte e frustando dall’altra, e, mentre penso questo, arriva.
Quasi mi mordo a sangue le labbra per non gridare, poi, mi ricordo che sono sola, a casa, in camera mia, e posso fare come mi pare, così libero tutto il mio piacere, accumulatosi con la tensione.
Sono rimasta qualche minuto, distesa sul letto, prima di trovare la forza di rialzarmi.
Mi sono levata il vestito e poi ho sciolto il nodo del sukaranbo.
Solo quando sono arrivata in bagno mi sono accorta che ero nuda ma con le scarpe ai piedi.
Ho dato una sguardo alla mia fica, rossa, bagnata e discretamente ‘stropicciata’, dopo tutto quel trafficare.
Intorno alla vita la corda ha lasciato dei profondi segni rossi ma so già che passeranno quasi subito.
Sono pronta e so che il bello, ma anche il difficile deve ancora venire.
La prossima volta sarò in strada, sola ma circondata da persone, io ed il mio sukaranbo.

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