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Lo schiavo delle brutte


di Simon1992
20.06.2020    |    8.988    |    3 7.9
"" Aveva un sorrisino che mi faceva pena, sapeva bene che il suo unico modo per avere ragazzi come me era quello di usare i suoi soldi ma forse se ne..."
Avevo da poco compiuto 18 anni, ero giovane, bello e molto muscoloso.
Obiettivamente un bel ragazzo.
Uno di quelli che passava i pomeriggi tra palestra e campo di calcio.
Purtroppo però una carriera tra pesistica e prima categoria non è quel che si dice remunerativa.
Avevo assolutamente bisogno di un lavoro.
E allora via a mandare curriculum a destra e a manca fino a che non venni chiamato da un'azienda che si occupava di contabilità.

Andai a fare il colloquio in azienda, entrai alle 10 in quello che era un classico ufficio di città.
Aspettai circa 45 minuti nella zona relax fino a che venni chiamato nell'ufficio di quella che era la titolare.

Entrai e mi si presentò davanti una ragazzina grassa, sciatta e brutta di faccia, piena di brufoli e punti neri. Una vera cessa.

"Allora, tu sei?"
"Mi chiamo Andrea ho 18 anni e vorrei lavorare qui da voi, magari partendo da piccole mansioni.."
"Beh, quello è poco ma sicuro. Hai un curriculum molto scarso."
"Posso imparare.."
"Senti Andrea, qui da noi ogni giorno mi vengono presentati almeno 10 curriculum di persone molto più qualificate e professionali di me, tu a livello lavorativo per me vali meno della mia spillatrice"

Rimasi di stucco, nessuno mi aveva mai trattato così'

"E allora perché mi avete chiamato?..."
"Perchè mi piaci."
Mi si ghiacciò il sangue.
"C-come scusi?.."
"Mi piaci molto."
"M-ma questo che cosa c'entra...pensavo fosse un colloquio lavorativo.."
"E invece no' io ti voglio come segretario personale, perché mi piaci, il tuo compito ufficialmente è quello di stare nel tuo ufficio 8 ore al giorno, passarmi telefonate e organizzarmi la giornata"
"Beh, quello potrei far-"
"Fammi finire. Quello che dovrai fare realmente è farmi da segretario si, ma per il mio divertimento sessuale. Io sono molto ricca, la mia famiglia è la titolare di questa e tante altre aziende e stiamo cercando un ambasciatore per la nostra città . Io sono qui per passare il tempo, mio padre mi ha lasciato carta bianca"

Mi passò con nonchalance un foglietto con su scritto la cifra che avrei preso mensilmente.
3000 '. Non male come primo impiego.
Accettai.

"Benissimo' allora inizi subito.."

Aveva un sorrisino che mi faceva pena, sapeva bene che il suo unico modo per avere ragazzi come me era quello di usare i suoi soldi ma forse se ne compiaceva.
Iniziò a spogliarsi e fu uno spettacolo raccapricciante, aveva il corpo peggiore che avessi mai visto in vita mia, un ammasso di grasso, peli, brufoli e bolle che mi stava facendo rivomitare tutta la colazione.

"Leccami i piedi."
"C-come scusa?.."
"Ho detto leccami i piedi."

A malincuore mi avvicinai ai suoi piedi.
Sentivo il puzzo dalla mia sedia. Non si lavava evidentemente.
Mi misi a leccare quei piedoni sporchi e sudati con dedizione.
Lei si stava già masturbando

"Ora leccamela"
Salii piano piano fino alla sua fica. Almeno li aveva un buon sapore..
Stava godendo come non avevo mai sentito nessuna godere in vita mia

"Dai adesso fammelo succhiare"
Avevo il cazzo completamente moscio, sentivo ancora la puzza dei suoi piedi nella stanza e non riuscivo ad eccitarmi

"Prendi questo" mi porse una pasticca di Viagra.
Lei iniziò a succhiarmi con foga, sembrava la persona più contenta del mondo
"Devi sborrarmi in bocca però, ricordatelo"

Io mi impegnavo, avevo chiuso gli occhi e stavo pensando alle strafiche che mi facevo di solito.

Le sborrai in bocca.

Lei bevve avidamente e mi ringraziò.

"Bene, preparati per domani, ore 8 puntale."

Finì così il mio primo giorno di lavoro
Arrivato a casa avevo in bocca il sapore della mia titolare addosso, mi sentivo umiliato, avevo accettato un impiego e non sapevo cosa mi sarebbe aspettato nei giorni successivi.
Mi feci una doccia purificante e andai subito a dormire.

La mattina successiva arrivai puntuale in ufficio, ma Marta, il mio nuovo capo non c'era..
Una delle sue collaboratrici mi assegnò un ufficio e una mansione.
La mattinata in ufficio procedeva tranquilla.
Ormai avevo capito che nessuno sapeva che io ero stato assunto per via dei pruriti della signorina.
Signorina che arrivò in ufficio verso le 11, con una tuta e una felpa, senza salutare nessuno e virando dritta alla macchina del caffè.

Pochi minuti dopo venni chiamato nel suo ufficio.

Stava fumando con i piedi sul tavolo.
"Beh, non mi saluti nemmeno?"
Si alzò e mi si avvicinò sgraziata con la sua stazza imponente e mi ficcò la lingua in bocca, e mi palpava le chiappe, il sapore della sua bocca era un mix di caffè, sigarette e cioccolatini che mi fece venire il voltastomaco.
Oltre a questo l'aria era irrespirabile, era stata a correre e si sentiva tutta la puzza del suo sudore.
"Non ti scandalizzi se mi cambio qui eh? - si tolse quell'orrenda tuta e si mise in tiro, per quanto si potesse mettere in tiro lei, minigonna e top cortissimi, tutta la ciccia fuoriusciva mettendo in scena uno spettacolo dell'orrido- io e te adesso andiamo a prendere un'altra mia assistente e andiamo a casa di una mia amica, preparati, su"

Dopo pochi minuti eravamo già in macchina, un bel suv pieno di cartacce, bibite e schifezze a terra.
Arrivammo ad un altro ufficio dell'azienda e salì in macchina una ragazza bellissima.
Una top model praticamente.
Il suo sguardo era rassegnato e triste, come se sapesse di andare incontro a una tortura
"Allora, lei si chiama Marilena e lavora per me, stiamo andando dalla mia amica Anna. Nel frattempo aspettatemi in macchina, io prendo un giocattolo per voi e scendo"

Eravamo di fronte a un sexy shop
Marilena iniziò a piangere sommessamente.
La nostra titolare ritornò in macchina e vide Marilena in lacrime.
"Ahahahaha, inizi col piantino già adesso? Schiava di merda, puoi andare via quando vuoi, evidentemente ti piace prendere la tua busta paga a fine mese eh?"
Marilena singhiozzava
"Rispondimi. Ti piace prendere la busta paga a fine mese oppure no?"
"S-si..."
"E allora di che cazzo ti lamenti? Mettiti questo in culo e zitta."

La Signorina le porse un dildo di circa 20 cm.
Marilena, durante il suo pianto ininterrotto se lo ficcò dentro completamente.

Dopo circa 40 minuti arrivammo a casa di Anna.

Ci aprì una donna sulla 40ina, se possibile anche più brutta del nostro capo.
Aveva la faccia storta, era strabica ed era gravemente obesa, una donna gigante.
Faceva fatica anche a respirare,vista la stazza, mente parlava col nostro capo di come si sarebbero divertite con me.
Intanto Marilena aveva ancora il dildo in culo e si stava avvicinando lentamente alla casa

"Allora ragazzi, Anna ha due figli di 18 anni, un maschio e una femmina, giocherete anche con loro. Mentre aspettiamo che ritornino a casa, io ho bisogno che qualcuno mi pulisca un pò"

Era ancora sudata dalla sua corsa mattutina e il caldo della giornata non aveva certo aiutato.
Intanto voi due potete leccarmi le ascelle, tranquilli, non uso nessun deodorante così potrete sentire bene il mio sapore"

Io ero interdetto' non pensavo che avrei dovuto farlo realmente. Il fatto che Marilena si avvicinò al divano dove era seduta il nostro capo mi convinse del contrario.
Lei sapeva perfettamente cosa fare.
Ancora non vi ho descritto Marilena, beh, avete presente Kim Kardashian? Ecco, immaginate una versione ancora più bella. Marilena era forse la ragazza più bella che io abbia mai visto in vita mia.
E in quel momento si apprestava a leccare le ascelle sudate di una delle ragazzine più brutte che io abbia mai conosciuto.
Mi avvicinai anche io, vista la situazione.
Sentivo la sua puzza da lontano.
Iniziai a leccare e subito ebbi un conato di vomito, mentre Marilena dava ampie leccate sull'ascella del nostro capo, evidentemente sapeva cosa fare e come farlo.

Anna in tutto ciò era seduta davanti a noi e si stava toccando.
Si avvicinò a me e iniziò a toccarmi dolcemente.
Si vedeva chiaramente che lei era molto tenera, anche se vogliosa.
La sua tenerezza nel toccarmi mi fece eccitare, anche se avevo il naso immerso nel sudore di una cessa sudata.
Anna anche se brutta, a differenza del nostro capo era a suo modo sensuale e delicata.
Mi tolse i pantaloni e le mutande e iniziò a leccarmi le palle.
Ogni tanto annusava a pieni polmoni l'odore delle mie palle.
Dopo poco lo prese in bocca e rimasi stupito dalla sua bravura nel succhiarmelo.

"Ti piace il nuovo acquisto eh? Su, fatti sborrare in bocca, senti che sapore ha..."

Anna ovviamente sembrava non sentirla, tanto era presa da me e dal mio uccello

"Hai ragione, non si parla con la bocca piena, vorrà dire che io mi prendo Marilena e godo anche io"

Finalmente ero solo con Anna, la Signorina e Marilena andarono nel divanetto di fronte al nostro e la "povera" ragazza si mise a leccare la fica del nostro capo. Durante l'atto continuava a piangere.
Era evidente che quell'atteggiamento sommesso piaceva tanto a Marta, che si divertiva a sentirla umiliata mentre si faceva leccare la fica sudata.

Essere finalmente senza nessuna ascella da leccare era di per sé un orgasmo, ma l'orgasmo vero e proprio stava arrivando.
Mi sentivo ispirato da quella donna e decisi di trattarla bene,iniziai a scoparle la bocca e lei iniziò a toccarsi e a gemere come se fosse il suo più grande godimento.
Le sborrai in bocca, uno, due, tre, quattro, cinque fiotti potenti e abbondanti. Sentire quel sapore in bocca, dopo tanto tempo, con un ragazzo bello e prestante come me, le diede un orgasmo come non sentiva da anni.
Arrivò all'orgasmo anche Marta che tirava i capelli a Marilena mentre godeva.
Marta e Marilena erano sicuramente più abituate a quei giochi.

Io no e mi trovavo in difficoltà con Anna, non era la donna dei miei sogni ma era una donna, era gentile ed era pazza di me.

Non sapevo assolutamente come comportarmi e iniziai a baciarla.
Non so perché lo feci, forse lei si aspettava che andassi a vomitare dallo schifo,dopo essermi fatto spompinare da lei in fondo sapeva perfettamente che io lo facevo per soldi e che evidentemente mi scopo solo donne fantastiche.
Nei suoi occhi in quel momento di tenere effusioni si leggeva la felicità di una donna che si sentiva ammirata, nonostante tutto.

In quel momento, suonarono alla porta.
Erano i figli di Anna.
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