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Empowered


di nientediserio71
14.04.2024    |    2.720    |    4 9.7
"Era nuda fatta eccezione per il collare di pelle e per il giocattolo di metallo a forma di uncino che emergeva dalle sue natiche arrivando fino all'altezza dei..."
Carla chiuse lo sportello della macchina e finalmente si lasciò andare a un sorriso di soddisfazione. La presentazione dal cliente era andata benissimo e il contratto firmato. In ufficio nessuno avrebbe scommesso su di lei e infatti le avevano affiancato Giorgio, che non sapeva nulla del cliente, ma che era pur sempre un uomo: "Lo so che non è necessario, -le aveva detto il capo, l'Ingegner R.- ma quello è un ambiente molto maschilista", "Certo. Quello", aveva pensato Carla fra sé e sé, cominciando a non poterne più.
Quando però la mattina della presentazione il capo le aveva telefonato per dirle che Giorgio era malato e che avrebbe dovuto fare da sola, si sentì di nuovo piena di energie.
Scelse dall'armadio il tailleur più professionale possibile, lo stese sul letto e aprì il cassetto dell'intimo.
Cercò le calze autoreggenti e il coordinato più sexy. Si guardò allo specchio: si trovava bellissima. Nascose tutto quello spettacolo sotto il tailleur austero. Nessuno avrebbe dovuto pensare al successo della presentazione come frutto di un abito sexy.
Ciò che c'era sotto al tailleur era per lei, per il suo piacere, per il suo piacersi.
Diede un ultimo sguardo allo specchio e sorrise per l'idea di quell'istante: via le mutandine, avrebbe avuto un segreto in più.

Mentre spiegava il progetto sentiva di avere tutta la sala in pugno. Guardava ogni partecipante negli occhi anticipando le domande e senza mai farsi trovare impreparata. Alla fine della presentazione tutti erano soddisfatti e l'amministratore delegato le strinse la mano pronto a firmare.

Prima di mettere in moto telefonò al capo: "Ciao Carla come è andata?", "Abbiamo il contratto, come ti avevo promesso", "Grande Carla, corri subito in ufficio che festeggiamo", "No. Non ho proprio voglia di tornare in ufficio. Non credo tu abbia nulla in contrario se il resto della giornata lo prendo per me. Infondo ho fatto da sola il lavoro di due persona dato che Giorgio non è venuto. E poi tu sarai impegnato a contare gli zeri del contratto". "Ahahaha, va bene, va bene. Festeggeremo domani".

Spostò il cambio su Drive e si diresse fuori città. A ogni semaforo si scioglieva un po' di più. Si slegò i capelli, si sbottonò la camicia accollata ma soprattutto tirò su la gonna poco prima di entrare sulla tangenziale. Avrebbe guidato carezzandosi la fica. Il bello delle macchine con il cambio automatico è anche poter guidare così.
Si diresse a un locale che conosceva bene. Un privé che a quest'ora sarebbe stato frequentato soprattutto da morti di fica e lei aveva bisogno di sfogare quanto aveva tenuto nascosto per tutta la mattina.
Prima di entrare, dal bagagliaio prese un paio di scarpe con il tacco più audace ed entrò sentendosi ancora più imponente.

Appena entrò scelse un uomo, quello con meno importanza. Gli andò incontro e gli disse, semplicemente ma guardandolo negli occhi: "Seguimi". Quello obbedì senza fiatare seguendola in uno stanzino con delle grate alle pareti.
"Togliti la camicia e inginocchiati", ancora una volta quello obbedì.
Carla tirò su la gonna mettendo in vista la fica depilata e le autoreggenti.
"Ora leccamela e non ti fermare finché non vengo. Altrimenti niente premio".
Quello si tuffò fra le sue gambe e cominciò a leccare quella fica già bagnata. La leccò come fosse la più buona mai avuta sulla lingua.
Sentiva il suo viso sempre più bagnato e infilò due dita dentro per masturbarla. Carla gli afferrò i capelli rovesciandogli la testa all'indietro.
"Ti ho detto di leccare e basta."
Quello riprese mentre Carla lo guidava lungo le grandi labbra finché non arrivò l'orgasmo.
"Mi hai bagnato tutto. È stato bellissimo. Ne voglio ancora", "Ancora? Vuoi che ti bagni? Stai attento perché potrei accontentarti", "Ne voglio ancora, voglio il mio regalo", "Allora togliti anche i pantaloni e sdraiati".
Ancora una volta quello obbedì senza dire una parola.
Carla si accovacciò con la fica a pochi centimetri dalla faccia di lui.
"Apri la bocca e tira fuori la lingua". Quello lo fece e Carla lasciò colare un filo di saliva dalla sua bocca fino alla lingua di lui, poi cominciò a strusciare la fica sulla sua faccia per un paio di minuti. Quindi si staccò per poi strusciarsi sul suo petto e poi abbassarsi a sussurargli nell'orecchio: "E adesso ti bagno".
Carla prese a urinare sul petto di lui scendendo verso il cazzo.
Lui chiuse gli occhi nel sentire quel liquido caldo lungo il corpo e cominciò a masturbarsi.
Carla si alzò e rimase a guardarlo. Si accovacciò al suo fianco e lo carezzò bagnandosi la mano con la sua stessa urina.
"Dai continua a menartelo. Voglio vederti venire", gli disse passandogli la mano bagnata sulla faccia.
Lui venne e il suo schizzo gli finì sul ventre mischiandosi all'urina di Carla.

Carla si alzò e si volse. Alla porta dello stanzino e alle grate alcuni uomini avevano assistito allo spettacolo con l'uccello duro in mano. Lei li guardò uno a uno come un generale passa in rassegna le truppe. Si fermò davanti al ragazzo più giovane, con i capelli rossi e ricci e un buon profumo.
"Tu, chinati con le mani sul muro", gli ordinò. Quando questo eseguì prese l'uccello di lui con una mano e con l'altra lo aiutò a sfilarsi i pantaloni. Il ragazzo si chinò ancora di più mentre Carla continuava a masturbarlo con lentezza, stando attenta a non farlo finire troppo presto.
Con la mano libera gli carezzava il corpo, gli graffiava la schiena scendendo lentamente sui glutei.
"Apri le gambe", fu il nuovo ordine che il ragazzo eseguì.
Le dita di Carla scivolarono fra le natiche fino a raggiungere l'ano, lo massaggiarono un po' e poi entrarono. Lui si irrigidì ma lei strinse più forte il suo cazzo, "Rilassati, ti prometto che sarà bellissimo".
Lui si rilassò e Carla continuò a masturbarlo muovendo le dita a massaggiare la prostata. Le gambe di lui si piegarono e lei massaggiò più forte. Quando venne tremò tutto e le braccia cedettero durante quello che doveva essere stato un orgasmo particolarmente intenso.

Carla sorrise e uscì dallo stanzino con l'aria fiera di chi aveva avuto il pieno controllo ancora una volta. Andò in bagno a lavarsi le mani pensando divertita che fortunatamente il bagno si trovava dall'altra parte del locale o l'ingresso in bagno avrebbe rovinato l'uscita trionfale dallo stanzino.
Uscì dal locale, salì in macchina e si diresse verso casa.

Entrando nel suo appartamento sentì subito un ottimo profumo provenire dalla cucina. "Tesoro, sono a casa. cosa hai fatto di buono?".
Giorgio, affacciandosi: "Pollo alla cacciatora. Ho comprato anche un buon chianti. Ho ricevuto una email dall'Ingegner R., pare proprio che ti sia meritata una festa", "E già. A proposito come stai?", "Mai stato meglio", rispose Giorgio stappando il rosso. "Vai a metterti comoda che ho già apparecchiato".
Cenarono e Carla gli raccontò ogni momento della presentazione. Risero delle paure dei loro colleghi e dell'Ingener R. e lui non smise mai di ripeterle quanto fosse stata brava e a complimentarsi per le intuizioni avute durante la preparazione del progetto e la trattativa.
Finita la cena lui sparecchiò e lei andò in camera a prepararsi per la loro serata.

Finito di rassettare, Giorgio si sedette sul divano e accese la playstation. Carla lo raggiunse dopo qualche minuto. Era nuda fatta eccezione per il collare di pelle e per il giocattolo di metallo a forma di uncino che emergeva dalle sue natiche arrivando fino all'altezza dei reni. Una catena, che Carla teneva in mano era agganciata all'estremità del giocattolo. Si inginocchio davanti a Giorgio e lo aiutò a togliersi i pantaloni e i boxer. Giorgio prese la catena la agganciò al collare di Carla regolando la lunghezza in modo che lei fosse comoda senza che il gancio le tirasse troppo il buco del culo. Poi si mise a giocare.
Carla rimase in ginocchio davanti a lui con la faccia immersa nel suo inguine.
Le piaceva molto l'odore di lui, diverso in ogni momento della giornata ma sempre attraente. Annusava l'inguine, il pene e i testicoli. Nel muoversi sentiva il gancio tirare e il giocattolo muoversi dentro di lei.
Il pene di Giorgio era flaccido e Carla lo prese interamente in bocca. Era questo il loro passatempo serale: lui giocava e lei teneva il pene di Giorgio nella sua bocca, al caldo. Non poteva succhiarlo, non poteva leccarlo, non poteva farlo indurire, doveva solo tenerlo al caldo.
Carla chiuse gli occhi e rimase a contemplare il momento. Il pene di lui in bocca, il gancio nel culo, la saliva che non poteva essere trattenuta dalle labbra aperte e le colava sul mento e sul divano. Si rilassó concentrandosi su tutto questo fino a perdere la cognizione del tempo.
Si risvegliò sentendo la carezza della mano di Giorgio sulla testa.

Quello era il segnale che lui aveva smesso di giocare alla PlayStation ed era pronto per lei. Ora poteva cominciare a muovere la lingua a succhiare e a farlo crescere nella sua bocca.
Adorava il cazzo di Giorgio, e lui amava come lei trattasse il suo sesso come fosse la sola cosa importante in qui momenti. Pareva non esistere niente altro. Giorgio provava piacere nel vederla così presa e sapeva che in quel momento lei non stava pensando a farlo godere ma era lei a godersi ogni cosa.

Carla alzò gli occhi e sorrise a Giorgio. Voleva essere presa. Giorgio si alzò mentre Carla rimase a bocconi sul divano. Iniziò a scoparla molto piano, sentiva la sfera alla punta del gancio lungo l'asta del suo sesso. Quando estraeva il suo sesso lo faceva uscire quasi completamente e rimaneva qualche secondo con la cappella fra le piccole labbra per poi entrare di nuovo. Carla cominciava a diventare impaziente e cercava, indietreggiando, di tenerlo dentro di sé. Lui allora girava la catena fra il gancio e il collare costringendola a inarcare il collo mentre il gancio la tirava.
Poi affondò il suo cazzo dentro di lei e si sentì riempita.
Adesso Giorgio stava scopandola con colpi secchi e profondi ma sempre senza fretta, con un ritmo continuo che fece montare in lei il piacere portandola al primo orgasmo. Sentiva il suo corpo tendersi e rilassarsi.

Giorgò uscì da lei giusto alla soglia di un nuovo orgasmo. "Apriti", le ordinò e lei tenne aperte le natiche con le mani. Lui aveva davanti agli occhi lo spettacolo del suo culo stretto attorno al giocattolo e della sua fica bagnata.
Le tirò fuori il gancio con lentezza facendo attenzione a fermarsi quando lo sfintere raggiunse la massima dilatazione per poi rimetterlo dentro e ricominciare. Giulia cercava in tutti i modi di rimanere immobile e di rilassarsi per godersi la dilatazione il più possibile finché sentì la sfera uscire da lei.
Aveva il buco pronto per il cazzo di Giorgio.
Lui lo infilò per un paio di centimetri e poi lo ritrasse. Lo fece varie volte sapendo quanto Carla amasse quel trattamento in un continuo equilibrio fra il piacere della dilatazione, il desiderio di averlo dentro di sé e l'attesa del momento in cui avrebbe sentito lui godere.
Quando Giorgio lo infilò fino in fondo si sentì presa e riempita un'altra volta.
Adesso la stava inculando con lo stesso ritmo di quando la scopava e di nuovo il piacere montò terminando in un grido a cui seguì dopo poco l'ultimo, definitivo, affondo di lui.

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