bdsm
Drencula
di rank_xerox58
19.12.2018 |
2.647 |
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"Strano a dirsi, l’aspetto misterioso dell’avventura dissipò, invece di accrescere, la mia paura in modo che cenai di buon gusto e del tutto rassicurato..."
Nemmeno un’ora era trascorsa da quando mi trovavo nel castello del conte Drencula,ma questo breve tempo bastò per far nascere in me neri presentimenti.La dimora del conte,arroccata sulla cima più alta di una roccia ai piedi della quale brontolava un torrente schiumoso,dominava,dall’alto di un burrone,una delle più selvagge regioni della foresta Transilvanica che proietta nere orde di grandi pini d’Austria e di larici sdegnosi fino ai primi pendii dei Carpazi.
Il conte si era rivolto allo studio legale di londra presso cui lavoravo per chiedere l’invio di un rappresentante al fine –scriveva- di mettere in ordine certi importanti documenti. Portavo nel portafogli la copia della risposta che mi accreditava presso di lui e questo piccolo foglio bianco era l’unica cosa che, all’occorrenza, potesse in qualche modo dissipare un po’ la mia angoscia.
In effetti, già da un’ora avevo varcato la soglia dell’austero palazzo in pietra grigia e nemmeno un’anima si era offerta al mio sguardo. Solo qualche raro pipistrello, volteggiando sinistramente nell’aria, popolava di stridule grida il silenzio opprimente , cosicché dovevo rincorrere all’immagine del mio grande, confortevole ufficio di Londra per poter ritrovare la calma.
Mentre percorrevo, una dopo l’altra, le sale deserte del castello scorsi, nascosta da una torretta quadrata che dava verso Nord, una camera illuminata da una fiamma intensa. Entrai. Un biglietto lasciato in un angolo di una tavola lautamente imbandita m’informava che il proprietario era a caccia da due giorni. Questi, inoltre, si scusava di ricevermi in maniera tanto singolare: intanto potevo mettermi completamente a mio agio, in attesa del suo ritorno.
Strano a dirsi, l’aspetto misterioso dell’avventura dissipò, invece di accrescere, la mia paura in modo che cenai di buon gusto e del tutto rassicurato.
Infine, svestendomi del tutto a causa di un calore soffocante, mi stesi su di un’enorme pelle d’orso, ancora impregnata di uno strano odore selvatico per via del metodo rudimentale usato, per la sua conservazione, dai monaci del luogo.
Durante il mio passato di scapolo perbene non avevo mai pensato alla possibilità di una simile esperienza. Dico questo riferendomi alla sensazione di soffocamento che, insieme ad un’altra del tutto sconosciuta, mi scosse dallo stato di dolce torpore in cui ero immerso: ma mano che un peso, all’apparenza considerevole si appoggiava sul mio petto, avevo l’impressione che il mio sesso si trovasse immerso in una caverna calda e singolarmente mobile e che, da questa eccitazione inconsueta, esso ricavasse un aumento di forza e di volume decisamente anormale. Riprendendo a poco a poco coscienza, mi accorsi che il mio naso e la mia bocca erano schiacciati da una peluria elastica, mentre un odore particolare e un po’ stordente riempiva le mie narici.
Poi, alzando le mani, incontrai due globi lisci come seta che al mio contatto si sollevarono un po’. Allora leccai una certa umidità rappresa sul labbro superiore e la mia lingua penetrò in una fessura carnosa e ardente che, da quel momento, intraprese una lunga serie di contrazioni. Aspiravo il liquido succulento che ora colava copiosamente nella mia bocca, finchè non mi resi conto che qualcuno si era completamente disteso sul mio corpo e mi tormentava il membro mentre io dall’altro lato gli rendevo la cortesia. Non poteva essere diversamente: io stavo leccando il fiore di una creatura sconosciuta, ricavandone un piacere estremo. Questa constatazione mi colpì nello stesso momento in cui, preso da un violento trasporto, lascia scappare una grande quantità di sperma che la stessa inghiottì con grande avidità. Intanto le cosce che in un primo momento stringevano la mia testa, si aprirono per un invito inequivocabile. Feci del mio meglio per immergervi tutta la lingua che muovevo avanti e indietro più velocemente che potessi, cercando di assorbire quanto più possibile da quel calice esasperato che aderiva delicatamente alla mia bocca.
Anche le mie mani non restavano passive, anzi percorrevano dall’alto in basso la rada profumata in cui aleggiava un’aroma paradisiaco, così come le mie dita che, di tanto in tanto, penetravano in un altro pozzo, questo di più difficile accesso.
-Sono fottuto- pensai, -il conte è un vampiro e questo è uno dei suoi bastardi-. E se anche io diventassi un vampiro?
In quel momento la strana creatura spinse ancora di più il culo sul mio naso, mentre una sporgenza vellutata quanto dura si avvicinava al mio mento. Tastai l’inusitato oggetto e mi accorsi che esso trovava naturale prolungamento in una turgida verga che si agitava maldestramente per introdursi nella mia bocca.
-Senza dubbio stò sognando- esclamai. Non è possibile che una sola persona abbia due sessi differenti.
E siccome bisogna trarre profitto dai sogni se si vuole accrescere la propria esperienza, continuai a succhiare quel membro meglio che potessi, riportavo la lingua verso il palato per farle percorrere il solco che divideva in due la cappella, dal momento che volevo porre fine a queste ricerche topografiche.
Il vampiro continuava a lavorare nei paraggi del mio ventre e non so come, forse in questo aiutato da un certo ripiegament che avevo dovuto fare senza rendermene conto, mi leccava la piega del culo con una lingua tanto mobile e appuntita da sembrare quella di un serpente. A questo nuovo contatto, la ia verga spossata riprendeva il precedente vigore.
Un ulteriore allungamento dell’asta che tastavo voluttuosamente mi avverti di una piacevole sorpresa, e così i ritrovai la bocca piena di cinque o sei spruzzi di uno sperma saporito, il cui gusto di lisciva lasciava subito posto ad un discreto aroma di tartufo. Prima che avessi il tempo d’inghiottire tutto, il vampiro si girò rapidamente e, incollando la sua bocca alla mia, frugava fra le mie gengive e la mia gola cercando di recuperare qualche filamento di sperma che ancora poteva restarci. Il mio sesso invadeva ora un orifizio torrido e dolce, mentre una mano leggera, arrivata nei dintorni del mio culo, vi faceva penetrare una verga che, dapprima timida, andava poi sempre più ingrandendosi per via di continui assalti tanto ardenti che inattesi, da farmi perdere completamente la testa.
Mente mi sforzavo di riprendere conoscenza, ebbi il tempo di riflettere. Certamente doveva trattarsi di un sogno se la vagina, che io continuavo a leccare, un minuto prima aperta tra l’ano e i testicolo, ora si trovava al di sopra del mio fallo. La besta infiocchettava di leccatine il mio viso soprattutto vicino agli occhi, alle orecchie e alle tempie: luoghi questi che mai avrei supposto tanto sensibili. Avevo una grande voglia di vedere nel viso l’essere con cui avevo a che fare, ma la luce incerta del fuoco mi permetteva appena di scorgerlo controluce nel chiarore,ormai smorto,del focolare. Queste riflessioni firono interrotte da una nuova ondata di piacere da cui,di li a poco, fui colpito e scagliai un fiume di liquore in fondo alla morsa che mi serrava il membro. Tutto ciò nello stesso tempo che sentivo entrare nel più profondo delle mie viscere quello del mio succube. Contraendo le mie mani su dei seni così aguzzi e duri al punto che i capezzoli punzecchiavano la mia carne, caddi svenuto spossato da queste terribili sensazioni.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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