Lui & Lei
Weekend con la mia studentessa
di SweetSweetHolySlut90
23.02.2018 |
5.918 |
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"Mi ero permesso di acquistare un corpetto con reggicalze e slip neri..."
Ultimamente, complice anche una serie di piccoli lavori di ristrutturazione che dovevo svolgere su un’abitazione che avevo nei pressi di Modena, mi ero un po’ tagliato fuori dai miei servizi presso il giornale con cui collaboravo. Si era aggiunta anche una buona mole di lavoro al mio ufficio, dove svolgevo la mia occupazione principale, e quindi quel non particolarmente “fresco” servizio sulle suicide girls mi era sembrato una buona occasione per evadere.Cominciai a raccogliere materiale inizialmente da casa, facendo spesso anche le ore piccole, e finendo per addentrarmi in un mondo che, ovviamente conoscevo piuttosto bene, ma che sempre più finiva per intrigarmi, fra piercing, tatuaggi, tagli uppercut e micro dermal. Bazzicando qualche forum ero riuscito a venire a conoscenza di un party, che seppur prevalentemente sado maso, ospitava due performer suicide girls. Con non poche difficoltà, e soprattutto grazie ad un paio di amici, rimastomi dal mio precedente lavoro mentre frequentavo l’università, che ancora lavoravano in feste, congressi ed eventi, riuscii ad avere e l’ingresso al party e un’intervista con le ragazze. Erano più eccitate loro di qualche domanda che io di fargliela.
Il giornale decise di accordarmi una stanza per due notti a pochi km dall’evento.
Era qualche giorno che non sentivo la mia studentessa, più per impossibilità coi tempi che per mancanza di desiderio. Dopo l’ultima nostra improvvisata al cinema, in cui sembrava ancora una volta sfuggire, ricevetti una sua telefonata.
Il bigliettino fatto cadere nella borsetta aveva sortito il giusto effetto.
Senza girare troppo attorno alla questione, la invitai a farmi compagnia per il mio weekend di “lavoro”.
Sulle prime cercò qualche scusa, tipo la tesi, un’improrogabile turno al bar o un matrimonio di una zio di Acerra che non vedeva dal 1999.
Decisi di omettere qualche passaggio sul tema della festa che finii per mascherare per un concerto degli Holy wood, neo cover band di Marilyn Manson.
Passai a prenderla al bar e, scherzo del destino, notò più una borsa nera buttata sui sedili di dietro, che il mio nuovo borsone da viaggio di The Bridge che mi aveva depauperato le tasche e riempito l’occhio.
Visto che aveva iniziato a martellarmi di domande, e nemmeno lo stereo riusciva a coprire il suo chiacchierare le permisi di aprirla.
Mi ero permesso di acquistare un corpetto con reggicalze e slip neri. Un morso, ed una bella benda in raso, sempre nera.
Sotto, ma non lo vide subito, c’erano anche un frustino, delle manette ed un po’ di candele, oltre ad una chiavetta usb con delle canzoni, scelte ad hoc.
Il viaggio filò tranquillo.
La sera le feci indossare il corpetto, sotto un paio di jeans stretti neri, stivaletti borchiati ed una t-shirt.
Già la festa non lasciò spazio al pudicismo, fra maschere anti gas, borchie ed assenzio a fiumi.
La lasciai sola giusto il tempo dell’intervista, poi con qualche altro drink sullo stomaco e gli ultimi rimasugli di “decenza” evaporati andammo in albergo.
Appena in camera, la appoggiai al muro, le spostai gli slip e iniziai a leccarle la fica. La sentivo gocciolare, mentre spingeva il bacino verso la mia bocca e mi teneva la testa, la cagnetta.
Quando la sentii sufficientemente umida, senza troppi discorsi, tirai fuori il cazzo e glielo spinsi dentro. Era calda, fradicia. Iniziò a mugolare, mentre le tenevo la faccia con la mano ed ad ogni affondo stringevo più la morsa sulle sue guance. Poi iniziai a tenerle il collo, e di pari passo con l’assenza di ossigeno cresceva il suo orgasmo. Sentivo la fica pulsare, ed il mio cazzo duro sempre più inzuppato dai suoi umori, che finivano per sciacquarmi anche le palle.
Dopo il primo orgasmo, senza farle riprendere fiato, incurante dei suoi –Aspetta solo un attimo- la gettai sul letto e ricominciai a stantuffarla sollevandole le gambe fino a farle arrivare le caviglie quasi in bocca.
Più la vedevo affannata, avvinta all’orgasmo e all’impotenza più saliva la mia libido. Ebbe un altro orgasmo, uscii e lasciai il suo corpo, nemmeno più di lei si trattava, disfatta sul letto, come dopo una maratona. Andai alla borsa, rovesciando sul tappeto il contenuto restante. Le lanciai la sciarpa di raso intimandole di bendarsi e di farlo velocemente. Presi il morso e glielo cacciai in bocca mentre ancora il respiro era affannoso, presi le manette e la legai alla testata del letto, con la netta sensazione che non reagisse più per l’effetto sorpresa che per una reale consapevolezza di quello che stava per accadere.
Dal frigobar presi una bottiglia di prosecco, me ne versai un bicchiere e fumando mi misi a sedere sulla poltrona, guardandola in silenzio. Mi eccitava l’idea che fosse continuamente come in attesa di un mio gesto, avvinta fra un velo di paura ed un paradiso di piacere. Mi avvicinai alla fica, ancora pulsante, e dopo aver messo un po di musica che accentuava l’attesa, accesi una candela, mentre lei non m vedeva. Lasciai che la cera le colasse sulle cosce e la sentii gemere sotto il morso. Poi ancora una colata. Mi avvicinai all’orecchio e le sussurrai – Vuoi vada avanti? Adesso ti abbasso il morso, mi fermerò solo e unicamente se dirai GATTO, capito?-
La fiamma iniziò a sfiorarle la fica, ed ogni suo sussulto accresceva la durezza del mio cazzo.
Lasciai che le colpisse le tette, poi, il collo poi scesi indugiando sulla fica. Sentivo il suo corpo rigido, ma resisteva, rendendomi orgoglioso. Infine iniziai a farle colare fra i suoi “BASTA TI PREGO” abbondanti colate nell’interno cosce. Piangeva, lacrime scivolavano giù, ma il “gatto” non usciva. Era bella coperta di cera, arrossata, presi il frustino e iniziai a colpirla, senza eccedere, infine come premio, rientrai nuovamente dentro di lei. Se possibile era ancora più calda e due soli affondi la fecero venire. Le slegai polsi, presi dell’olio e dopo averle unto il buchetto del culo le spinsi la cappella turgida dentro, questa volta lentamente, per farle assaporare appieno la sensazione del suo culo sfondato dal mo cazzo. Per farla sentire mia fino al buco del culo. Le spinsi la faccia contro il cuscino ed aumentai il vigore dell’inculata, mentre le intimai di leccarmi i piedi, ubbidì, applicandosi da brava cagna. Sentivo il cazzo pronto ad esplodere, ma tanta era la voglia di continuare che mi limitai a bere un sorso di vino, fumarmi un’ altra sigaretta, e guardarla acciambellata come un felino sul letto. Squillò il telefono, e decisi che rispondere avrebbe fatto al caso nostro, così sedendomi sulla sua faccina bella ed ancora più carina per lo sfinimento, le dissi di leccarmi il buco del culo mentre parlavo di lavoro, cercando anche di tirare la conversazione per le lunghe, mentre continuava a slinguazzarmi il buco del culo come fosse il suo unico scopo nella vita. Mi faceva impazzire questo mio potere su di lei, ma anche la sborra voleva la sua parte, voleva esplodere, voleva coprirla, bagnarla di me..
Le dissi di andare in doccia. Si mise a sedere sul piatto, e segandomi le cacciai le palle in bocca, la sua lingua mi lavorava i coglioni benissimo, e sputandole in faccia, mi segavo..
L’orgasmo arrivò violento, finì per centrarle un occhio, la gola, la faccia, le tette…
Gocciolava sborra, sorridendo, mentre la doccia era invasa dall’odore del mio cazzo, del mio sperma, della sua fica fradicia. S’appoggiò alla parete, completamente ricoperta della mia sborra, socchiudendo gli occhi.
Le dissi – Aspettami, immobile, ora vengo e facciamo una doccia assieme-
Andai in sala, bevvi un altro sorso di vino, e mentre sembrava intenta a riposarsi, fra il tempore della stanza ed il caldo dei nostri orgasmi, le puntai il cazzo alla faccia, e prendendomi il rischio di rovinare tutto, le iniziai a pisciare in faccia.
Sulle tette…
Sgranò gli occhi, m’aspettavo un VAFFANCULO, un CAZZO FAI, sorrise e maliziosa tirò fuori la lingua mentre con piacere le continuai a pisciare addosso..
Bagnata e bagnata di me, sorrise prima della nostra doccia assieme………...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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