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Lui & Lei

Una gita archeologica, ma non solo....


di SardusPriapus
04.09.2024    |    4.313    |    1 9.8
"La conversazione spaziava su argomenti estremamente diversi, mentre anche le loro mani furtivamente iniziavano a spaziare il corpo dell’altro, accarezzando..."
Il sole si avvicinava al tramonto, erano le 19:30 e la giornata lavorativa si avviava alla conclusione.
Matteo, uno dei titolari della società che gestiva il parco archeologico, aveva detto a Valentina di andare via non essendoci più nessun visitatore all’interno del monumento. Avrebbe provveduto lui a completare le registrazioni di cassa e chiudere il cancello con il lucchetto.
Mentre era impegnato a verificare gli incassi della giornata sentì una macchina entrare nel parcheggio sterrato.
Pensò fosse la sua collega che, da sbadata qual era, dimenticava spesso nell’armadietto dell’ufficio il telefonino, le chiavi di casa o il thermos dell’acqua.
Continuò quindi la compilazione del registro dei corrispettivi, quando davanti al bancone della biglietteria una voce femminile disse: “ buonasera, so di essere in ritardo, ma sarebbe possibile visitare comunque il sito archeologico?”
Matteo sollevò lo sguardo e vide davanti a sé una donna di 40 anni circa, con un casco di ricci scuri bellissimi, carnagione olivastra e un sorriso che avrebbe steso chiunque.
“Eh guardi, il monunento chiude alle 19 e sono quasi le 19:30. Posso concederle di fare una visita veloce mentre termino di fare la chiusura di cassa. Il servizio guida però a quest’ora non è possibile”.
“Grazie mille, lei è gentilissimo. Mi sono affidata a google maps ma mi ha portato in stradine strette e mal segnalate. E mi sono persa. Avevo abbandonato l’idea, quando ho visto il cartello che indicava la distanza di 300 mt. e allora ho voluto provare comunque”.
“ Questo è un flyer con alcune informazioni storiche sul sito – disse Matteo porgendole la brochure. Una volta arrivata troverà anche un cartello esplicativo con Qr-code. Digitandolo con lo smartphone avrà accesso anche a contenuti multimediali. Questo invece è il suo biglietto, sono 5 euro”.
La donna si piegò cercando delle monete nella sua borsa, mostrando una canottiera blu che copriva molto poco, aperta sui lati fino ai fianchi. I seni emergevano in tutta la loro consistenza, mostrando un’abbronzatura non dissimile dal resto del corpo.
Indossava poi dei bermuda cargo color cachi e sandali infradito ai piedi, con delle cavigliere che decoravano due gambe lunghe e affusolate.
Pagò il biglietto e si incamminò nel sentiero in salita che separava la biglietteria dal sito archeologico.
Matteo la osservò, compiacendosi del fatto che una così bella donna valeva bene la giornata di lavoro prolungata.
Fece quindi la chiusura di cassa e diede una riordinata all’ufficio, in attesa che la visitatrice tornasse indietro.
Passarono tuttavia quindici minuti, finché Matteo decise di andarle incontro per ribadire che il tempo della visita era finito.
La trovò seduta di fronte al monumento, con le gambe incrociate, le braccia distese con pollice e indice che si toccavano. Uno stato meditativo, che Matteo non volle interrompere, rimanendone affascinato.
Decise dopo pochi minuti di avvicinarsi lentamente alla sua destra, finché la donna si accorse della sua presenza.
“Oh mi scusi tanto. Io sono un’insegnante di yoga e non ho saputo resistere nel fare il saluto al sole di fronte a questo scenario magico”.
“ Lo credo bene – fece lui - questa poi è l’ora del tramonto, gli istanti in cui l’energia sprigionata dalle pietre si diffonde in maniera travolgente”.
“ Devo essere sincera. Ho letto alcuni articoli e studi sul magnetismo di questi luoghi, convincendomi ancor di più a visitarli. Ora però prometto di andare e lasciarla libera”.
“Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Possiamo attendere fin quando il sole non sarà calato del tutto alle nostre spalle, dopodiché giocoforza dovremo andar via”.
“Grazie mille, lei è la guida più gentile che io abbia mai incontrato. Ed ha uno sguardo molto affascinante. Comunque io sono Beatrice – fece la donna porgendo la mano verso Matteo – piacere”.
“Piacere mio, io sono Matteo. Diamoci del tu”.
“ Va bene – fece Beatrice. Però è da quando sono arrivata che desidero fare una cosa”. E senza dare tempo a Matteo di chiedere quale fosse il suo desiderio, si tolse i sandali, lasciò cadere a terra i bermuda, si sfilò la canottiera che porse nelle mani di Matteo e scalza con le tette al vento camminò fino al monumento, dove abbracciò intensamente una delle lastre di pietra, in un atteggiamento quasi estatico.
Lui impiegò qualche istante per mettere a fuoco ciò che vedeva davanti ai suoi occhi, con in mano la canottiera di una donna che si trovava a qualche metro da lei di spalle, coperta da un minuscolo perizoma che esaltava un sedere alto e abbondante e due seni strizzati nel granito sormontati da riccioli di matrice caraibica.
“Matteo scusa non resisto. L’attrazione tra l’energia del corpo e quella della natura non deve essere limitata ma al contrario esaltata”. Si girò quindi verso di lui, si sfilò le mutandine e rimase nuda, con le braccia protese in alto a cercare un contatto con la dimensione animistica.
Matteo non poté fare a meno di puntare lo sguardo verso il suo fiore, decorato da una sottile striscia di peluria centrale e illuminato da un raggio di sole che prima di spegnersi sulle colline ha voluto esaltare l’elemento di fusione dei corpi e l’eruzione della passione.
“Dovresti provare anche tu a liberarti dai vincoli e dalle costrizioni” – disse Beatrice, per nulla imbarazzata di essere nuda di fronte ad una persona conosciuta qualche minuto prima e con la quale aveva scambiato solo poche parole. Io ho un rapporto molto armonico con il mio corpo, ma non è che mi spogli ogni volta davanti al primo che capita. Però ho capito che tu non avresti giudicato questa mia follia, l’ho letto nei tuoi occhi. Ovviamente se questo ti imbarazza mi rivesto subito. In caso contrario, ti invito a poggiare anche i tuoi vestiti e venire ad assimilare quest’energia che tu sicuramente conosci molto più di me, ma mettendola in comunicazione con i nostri corpi”.
La ragione e il suo ruolo avrebbero imposto a Matteo di mettere subito fine a quella situazione decisamente inconsueta. Invece prevalse l’istinto.
Poggiò su un ramo la canottiera di Beatrice, si tolse la polo lavorativa e slacciò le sneakers ai piedi. Fece quindi cadere a terra i bermuda e, senza alzare lo sguardo verso di lei, si calò anche i boxer, andandole incontro nudo con il membro a riposo che però iniziava placidamente a risvegliarsi, intuendo il contesto sorprendente e stimolante.
Abbracciarono da versanti opposti il menhir, stringendo l’uno le mani dell’altra, con i loro corpi nudi abbronzati e piacevolmente percossi da una placida brezza e da un sole che si abbassava sempre più.
Beatrice spiegò a Matteo la sua attività da istruttrice di yoga e l’importanza di ritagliarsi degli spazi di riflessione e meditazione.
Si spostarono quindi all’ombra di un leccio, da dove era possibile ammirare meglio il tramonto.
Lei prese dalla sua borsa un asciugamano che poggiarono in terra, e si sdraiarono di schiena, l’uno vicino all’altro. La conversazione spaziava su argomenti estremamente diversi, mentre anche le loro mani furtivamente iniziavano a spaziare il corpo dell’altro, accarezzando le spalle, il collo, i lobi delle orecchie, per poi spostarsi più giù lungo la schiena.
Quasi all’unisono le mani di lui dai fianchi arrivarono a palpare le tette di Beatrice, premendo con un certa insistenza sui capezzoli duri come chiodi e incapaci di ritirarsi, mentre le mani di lei apprezzavano le natiche sode di Matteo, spingendosi fino ai testicoli e al cazzo diventato duro come il marmo.
Matteo e Beatrice iniziarono un lungo e appassionato bacio, con le loro lingue intrepide di scoprirsi reciprocamente, e desiderose di sentire e gustare il profumo e il sapore dell’altra persona.
Beatrice dal collo scese giù fino al torace, leccò l’ombelico e diede un bacio alla cappella di Matteo, gonfia e violacea, carica di godimento. Leccò l’asta, e poi se lo mise in bocca, con un movimento su e giù fino a farlo arrivare in gola. Ci sputò poi sopra, leccando anche le palle quasi fino all’orifizio. Lo stato di eccitazione di Matteo stava però arrivando al limite, e allora lui decise di ricambiare il sesso orale, navigando con la lingua in quella patatina avvistata con gli occhi poco prima. Fece sdraiare Beatrice, stimolando le labbra gonfie di umori e di piacere, mentre le mani palpavano con avidità i seni.
La sua figa era totalmente bagnata, rapita da quella situazione dove meditazione, libertà e passione si erano fuse in un mix esplosivo.
Ad un certo punto poggiò le gambe di Beatrice sulle sue spalle, infilò il cazzo e iniziò a penetrarla, con i corpi sudati e impiastrati di foglie e terra. Cambiarono quindi posizione, con Matteo sotto e Beatrice sopra con le ginocchia piegate, come quando le donne fanno pipì all’aperto. In questo caso era lei a dare il ritmo e a far entrare con veemenza dentro di lei il cazzo, con i testicoli che sbattevano sul suo culo. Fu in quel momento che Beatrice esplose il suo piacere, con un lago che inondò Matteo sull’inguine e sulle gambe.
Si tenne con le mani ad un ramo, perché l’orgasmo era stato particolarmente intenso.
Dopo aver ripreso un po’ di forze si alzò, poggiandosi al leccio e inarcando il culo; un invito neanche troppo implicito per una pecorina.
Matteo non si fece pregare e affondò i colpi in maniera decisa, attirando a sé con le mani i ricci simili a fili di rame, fino ad arrivare al culmine del godimento, facendo esplodere il suo piacere sul culo di Beatrice.
Lei rimase qualche istante a godere della goduria reciproca, poi si abbassò e portò a sé il cazzo ancora duro di Matteo, per assaporarne il nettare rimasto sul glande.
Il sole era ormai calato, e la luce aveva lasciato spazio ad un’oscurità sempre più consistente.
“Io in realtà mi ero ripromessa di venire qui per vedere se questo luogo aveva le caratteristiche adatte per un’esperienza di yoga. Sono venuta in tutti i sensi. Non potevo chiedere di più” – disse Beatrice esplodendo in una fragorosa risata.
“E pensare che proprio oggi avevo detto alla mia collega di andare via prima, mentre di solito restiamo sempre in due fino alla chiusura” – rispose Matteo con il sorriso di chi ha vissuto un’esperienza che non dimenticherà.
“E comunque oggi è quasi giornata di plenilunio, guarda lassù” – disse Matteo indicando la luna a Beatrice.
“E’ vero, un’altra atmosfera incredibile, con gli animali della notte che si svegliano”.
“Aspetta qui, vado a prendere due birre e qualche snack dall’ufficio. Perché mi sa che qui non solo gli uccelli notturni si stanno svegliando – fece lui, mentre nudo e con il pene di nuovo sull’attenti si dirigeva verso l’ufficio.
La notte sarebbe stata ancora lunga.
I corpi avevano assimilato tanta energia...


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