Lui & Lei
Michela a Parigi
di Ralphluckies
10.11.2022 |
69 |
0
"Il tutto era completato dall’assenza di un reggiseno, lasciando, di certo il suo non imponente seno una terza scarsa, totalmente libero di sfregare sul..."
Una delle mie prime, grezze e sbrigative esperienze nel mondo della dominazione è capitato durante i primi anni del mio ventennio.Già fidanzato, avevo da poco iniziato il percorso specialistico all’università.
Mi trovavo a Parigi da un mio amico in Erasmus.
La serata iniziata con una cena e relativi drink, in una casa enorme in centro, mi aveva sciolto abbastanza per infastidire, giusto così per sport, la famosa Michela. Una studente italiana da qualche anno a Parigi.
Una vera figlia di papà che guardava tutti dall’alto verso il basso per il suo status sociale e per la sua l’innegabile bellezza. Capelli biondi lisci lunghi fino alle spalle, con cui giocava un po’ raccogliendoseli e un po’ sbattendoli di qua e di la dalle spalle, in perfetta gatta morta.
Un vestitino fiorato che lasciava intravedere la sua forma snella e le sue lunghe cosce ben definite e perfettamente lisce, slanciata dai tacchi con la suola rossa. Il tutto era completato dall’assenza di un reggiseno, lasciando, di certo il suo non imponente seno una terza scarsa, totalmente libero di sfregare sul tessuto morbido del vestito.
Insomma ora capivo la sua popolarità e l’impossibilità di avvicinarsi a un tipo del genere se non altamente selezionato tra l’entourage di amici altolocati.
Il mio approccio gentile ed educato, ovviamente, venne subito rispedito al mittente con un sorrisetto da culo che mi indispose non da poco.
Li per li ci misi una pietra sopra e mi dedicai ad altro viste le possibilità che offriva la serata.
L’alcool intanto andava a fiumi come la gente che si appartava in tutti luoghi della casa.
Ma se sul primo punto ero in linea, sul secondo un po’ di sano svago, non andava a gonfie vele. Non riuscivo a concludere con nessuna delle invitate. Da una parte non trovavo qualcuna in grado di interessarmi veramente e dall’altra continuavo ad avere l’immagine di quella stronza in testa.
Come tutti ero caduto nella sua ossessione. E la cosa mi faceva innervosire parecchio.
Ma si sa, il destino a volte è imprevedibile e a volte ti porge la mano sorridente.
Me la ritrovai dietro nella fila in uno dei bagni della casa.
Michela aveva davvero un grosso bisogno di andare il bagno e questa volta la gentile la fece lei chiedendomi di passarmi davanti.
Risposi con il suo stesso sorrisetto dicendogli che al massimo avrei potuto condividere il bagno con lei solo se avesse pisciato davanti a me.
Ovviamente mi aspettavo un vaffanculo ma invece inaspettatamente accettò.
Così all’uscita della l’altra persona dal bagno con uno scatto fulmineo, e avendo guadagnato il passo davanti a me, entrò cercando di chiudersi immediatamente la porta.
Nonostante fossi già a buon punto con l’alcool riuscii appena in tempo a mettere un piede tra la porta e il capostipite.
La spallata sulla porta fece il resto riuscendo a entrare in bagno di forza.
Mi chiusi la porta alle spalle incazzato nero.
E sempre incazzato le chiesi che cazzo voleva fare.
Michela di suo mi tiro un sonoro schiaffo gridandomi come mi ero permesso di entrare.
Non se l’aspettava.
La mia reazione istintiva fu contraccambiare con uno schiaffo preciso e secco che arrivò come un fulmine a ciel sereno.
La stordì così forte che rimase con gli occhi e la bocca aperta.
La buona ragione aveva ceduto all’alcool.
Non le lasciai il tempo di pensare. L’attacco è la miglior difesa. Tanto ero già fottuto.
Qualche super avvocato di suo padre mi avrebbe fatto pelo e contro pelo per quello che avevo appena fatto.
Con il tono sempre più incazzato gli dissi: “Adesso stronza che non sei altro ti togli quelle cazzo di mutande, allarghi le gambe e pisci davanti a me, se non vuoi che la serata finisca a puttane, i patti sono patti, brutta stronza”.
Era ancora più bella di quanto tutta la sera l’avevo idealizzata. Sulla guancia violacela stava uscendo il segno delle mie dita e anche io potevo capire perfettamente il calore che emanava, provandolo sulla mia pelle.
Il suo sguardo si fece incredibilmente mansueto. Con il mio cuore a mille, Michela con una lentezza e rassegnazione indescrivibile alzo il vestito e si abbassò il suo intimo, un perizoma da scolaretta azzurro e soffice, e abbassando lo sguardo provò a pisciare.
Aveva un figa da sballo, tutta depilata con un piccolo ‘baffo’ verticale biondo.
Mi chiese di distogliere lo sguardo per un secondo perché non riusciva a farla.
Così calcai la mano.
‘Le cose vanno meritate, dammi il tuo perizoma’
Acconsentì lanciadomelo.
Riuscì a farla.
Poi venne con difficoltà il mio turno, a causa del cazzo completamente in tiro.
Lei mi aspetto docile vicino al lavandino.
Mi chiese quindi indietro il suo perizoma.
E io gli ripetei la frase di prima. Non si fa nulla per nulla.
Così le chiesi un bacio.
Non se l’aspettava.
Era frastornata dal mio cambio repentino tra violenza e dolcezza che non le lasciava modo di capire chi fossi in realtà.
Un bastardo o un ammiratore.
La baciai con passione.
Le mie mani passarono dalla schiena al suo culo fino a insinuarsi tra le labbra della sua figa trovandola fradicia.
“Allora ti piace essere trattata da troia eh” la sbeffeggiai.
Lei rispose con uno stronzo che mi diede la giustificazione dell’intrusione fulminea delle mie due dita in colpo solo fino in fondo alla sua figa. Il suo urlo si trasformò subito in un indecente ansimare grazie al mio movimento rapido dentro di lei.
La portai quasi all’orgasmo togliendomi immediatamente un attimo prima.
Stralunò gli occhi nello stesso modo di quando ricevette lo schiaffo.
“Le cose vanno meritate te l’ho già detto” così dicendo tirai fuori il cazzo facendola inginocchiare.
Comincia a sbeffeggiarla sulle guance con il mio cazzo duro fino a infilarglielo in bocca.
La lasciai fare per qualche secondo fino a bloccargli letteralmente la testa scopandola in bocca.
Ero fuori controllo. Volevo fare tutto quello che mi passava per la testa o che avevo visto nei miei porno preferiti.
Arrivai quasi a venire, ma mi tolsi in tempo.
Non volevo che quel sogno finisse con un semplice pompino.
Le dissi di alzarsi, ormai lei rispondeva come un automa.
La girai facendogli mettere le braccia distese sul lavandino. Le dissi di venire indietro con le gambe finché riusciva a distenderle.
Un sogno Michela a 90, gambe aperte davanti a me.
Un sogno sperato da tantissimi. Illusi e derisi.
Ora quella stronza era davanti a me con tutto quello che di meglio aveva da offrire.
Non so perché forse per questo o per altro il primo schiaffo sul culo arrivo subito.
Non era stato molto deciso. Ma lei si lascio scappare solo un ‘augh’ il che mi diede coraggio per tirarne un altro più forte. E un altro più forte ancora. Smisi di contarli finchè preso dallo slancio finii con la mano davvero vicino alle labbra della sua figa.
Si piego con le gambe.
‘Non ci provare a chiudere le gambe, o ricominciò. Vidi solo i suoi capelli annuire.
L’altro schiaffo arrivo dritto sulla figa con un rumore sordo. Era un lago.
Non ce la feci più.
Diressi il mio cazzo verso la sua fessura penetrandola in un colpo solo.
Gli piegai le mani dietro la mia schiena e la tirai su.
Guardargli le tette sobbalzare allo specchio mentre la scopavo in profondità con il preciso intento di spaccarla più che potessi è ancora uno dei ricordi più belli che mi accompagna nelle notti di solitudine.
Entravo e uscivo. I colpi dei miei addominali sulle sue chiappe, prima veloci e poi lenti risuonavano in tutto il bagno.
“Pregami di farti venire” e lei con una voce a singhiozzo dovuta ai colpi che gli davo mi pregava di farla venire, che avrebbe fatto tutto quello che volevo.
Gli presi le tette con le due mani e gliele strinsi fortissimo sussurrandogli all’orecchio che gli sarei venuto presto dentro, cercando una sua reazione.
Lei di contro si inarcò ancora di più, cercando il mio cazzo in profondità. Non resistetti più e venni copiosamente giusto un momento prima che lei avesse gli spasmi dell’orgasmo ficcandomi le unghie nel culo per non farmi staccare da lei.
Non ci potevo credere. L’avevo scopata selvaggiamente.
L’inavvicinabile Michela.
Lei si girò. Mi guardò con soddisfazione misto rabbia.
Trucco sfatto con la mia sborra che le colava tra le gambe.
Gli infilai le mutande dicendogli ‘Non provare a lavarti, voglio che mi senti colare per tutto il resto della sera’.
Mi baciò e mi chiese di andare a casa con lei.
Non dissi nulla accesi una sigaretta e uscii dal bagno senza dire nulla.
Non la rividi più alla festa ne per il resto della mia vita.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.