Lui & Lei
La pelle di perla.
di Arturo72
06.08.2020 |
1.632 |
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"Da dietro una ragazzina si lamentò, sbuffando..."
Capita che certi incontri meritino di esser ricordati, e condivisi.Capita anche che, talvolta, possano esser scritti a 4 mani.
Questo ne è un esempio.
LUI
La città era una di quelle che aveva frequentato a lungo, nel recente passato.
In quella stazione dei treni, però, non era mai entrato prima. A dirla tutta, erano mesi che non entrava in una stazione ferroviaria.
Lei lo fissava, camminando verso di lui. Lui confermò a sé stesso che quella vista era ancor più piacevole del ricordo. “Ciao, straniero…”, disse lei con un misto di esitazione e curiosità. “Benarrivata, straniera”, rispose lui, sulla stessa falsariga di tono. “Lo immaginavo questo profumo”, le disse vedendosela sfilare davanti, sicura su quei tacchi. “Seguilo, allora”, rispose lei, allontanandosi e ondeggiando elegantemente quel culo con una consapevolezza da Oscar.
Si fermarono nel primo posto utile per poter togliersi la sete, ed entrambi si accodarono alla fila dei clienti, alla cassa. In alto le gigantografie dei panini. In basso la loro voglia. Lei davanti. Lui dietro, a pochi centimetri. Quel tanto che bastava per non perdere quel profumo. La fila scorreva, pian piano, e con la fila anche loro avanzavano un passo alla volta. Lei appoggiò il peso su un piede, e sollevò la punta dell’altro. Tentennava il piede, ed il tacco era il fulcro di quel movimento. Sembrava impazienza. Forse lo era. “Una coca light”, chiese “mi raccomando tantissimo ghiaccio, grazie”. E quella “esse” raddoppiata sibilò, ammutolendo tutto il locale. O quasi. Il tempo si era fermato, a quella doppia esse. Sparì ogni rumore e brusio di sottofondo. Lui si perse, in quei pochi metri quadrati. Lei non era più li davanti: la coca light con tantissssimo ghiaccio era già nella sua mano. E le sue labbra si stavano già dissetando. La cannuccia godeva per lui. Lei lo guardava, sorrideva. Lui sorrise, senza pensare. Ma non capì che quel sorriso era un segnale per invitarlo a ordinare qualcosa. Da dietro una ragazzina si lamentò, sbuffando. “Una coca, normale. Poco ghiaccio”, chiese lui. Pagò velocemente con qualche spicciolo e girandosi, la cercò. Lei continuava a ondeggiare su un tacco, lo aspettava. Ma non lo guardava. La pelle chiara e delicata, color di perla. Parole, risate, storia, vite, aneddoti. Scopiamo adesso. La gonna di quell’abito era salita oltre il ginocchio. La pelle delicata della coscia. Scopami, cazzo. Alzati e fammi seguire il tuo profumo fin dove vuoi. Ma fallo. Parole, scintille e sferzate agli ormoni.
Mordeva e succhiava da quella cannuccia. La cannuccia esplodeva, era evidente. E con la cannuccia esplodeva tutto il resto. Avrebbe voluto accarezzare la pelle di perla, li in mezzo. “Dovevi farlo!”, si sentì dire dopo del tempo. Con rara maestria, avvicinare la mano, poggiarla. E farla salire. Lei avrebbe fatto strada. Ma le parole erano piacevoli. Continuarono fin quando lei le fece cenno di seguirla, ancora. “Dove andiamo?”, chiese. “Seguimi, straniero. Portami a casa”.
LEI
Si salutarono in fretta, in quel piccola tana con le ruote, all'imbrunire.
Lei corse via, senza voltarsi, verso i piacevoli obblighi di una sera come un'altra.
Il programma di massima, per la mattina successiva, ora che quella famosa mattina da passare insieme era lì, vicina, che la si poteva quasi toccare…sembrava appartenere ad altri.
Arriva una mail, è lui: inaspettatamente mette un "SE", un punto di domanda a quel programma.
Passa la palla.
Tutto si aspettava, da lui, tranne che un "SE".
Le piacciono gli uomini decisi, sicuri, gli uomini che "non devono chiedere mai".
Ora c'è una distesa di acqua tranquilla tra di loro: tempo, spazio, curiosità. Dai che è pronta la cena.
Cosa vuoi fare?
Non avere fretta.
Non rispondere subito "ogni lasciata è persa".
Che lui avesse questa incertezza la spiazzava, e allo stesso tempo la rassicurava.
Avevano riso insieme, e lei aveva desiderato quella mano tra le sue gambe, la carne calda là in mezzo a quella gente distratta: il brivido di scoprire un corpo, come funziona, di ritrovarsi come primitivi.
Ora invece c'è uno spazio tranquillo, una parentesi. L'attesa. Un "SE".
La notte passa in fretta, le incombenze del mattino scorrono liquide per lei, tutto perfetto, come in un film, mentre lui è solo nella camera d'albergo: c'è tempo per telefonate, email, e pensieri. Pensa a come sarà vestita, se avrà lo stesso sorriso del giorno prima, pensa che la vuole vedere sui tacchi alti, subito, ora.
Dove sei?
LUI
La notte era andata: era lo scoglio più alto. Far trascorrere le ore. Quel bacio, quel mezzometro di bacio della sera prima l’aveva sentito davvero tutto. L’Hotel e la camera lo avrebbero cullato fino al mattino.
Adesso avrebbe solo dovuto calmarsi, respirare, magari fumarsi un paio di sigarette.
Il tacchettìo nel corridoio era inconfondibile. Si era messa quel paio di scarpe di cui gli aveva parlato. Voglia e curiosità. Elegantissima troia, dietro la porta. Bellissima troia, dopo esser entrata dentro.
Gli occhi erano quelli di due che avrebbero voluto mangiarsi all'istante. Ma forse nessuno di loro aveva davvero voglia di mangiarsi in un attimo. Prima c’erano gli sguardi, da far scopare. C’erano i cervelli, da far scopare. Poi c’erano i corpi. Non l’aveva vista bene, il giorno prima. E si dette del cretino. Non era solo bella, bella davvero. Era di più.
Lei andò alla finestra, ed abbassò una delle due avvolgibili. Lui non avrebbe chiesto di meglio che averla davanti, voltata. Tubino nero. Scarpe bellissime. Un culo nel quale aveva sognato di entrare. Ma la voglia di farsi abbracciare il cazzo da quelle labbra disegnate era più forte di ogni altra cosa.
Le andò dietro e le mise le mani sui fianchi. Lei si fermò, e l’avvolgibile arrestò la sua discesa. Guardateci, da fuori. Guardateci e spaccatevi di seghe. Il cazzo duro incontrò una mano. Una mano sollevò il vestito. Il collo di lei, bianco e color perla si voltò, e le lingue si salutarono. Avrebbe schizzato in quel momento su quel bellissimo viso, macchiandolo. Sporcandolo. E ogni goccia avrebbe trovato un’efelide con cui scopare.
Si inginocchiò, in silenzio. E come la migliore delle femmine se lo fece scivolare tra le labbra. La lingua lo avvolgeva. Le labbra lo abbracciavano. Il tutto delicato e intenso. Ma non era quello che serviva, in quel momento. Lui le sollevò l’abito e lo sfilò, dall’alto. Rimase con un reggiseno ed uno slip. Le scarpe, quelle non le avrebbe tolte mai, fino alla fine dei giorni. Cagna docile e obbediente. Lo seguì camminando carponi fino alla scrivania. Gli leccò il culo, il cazzo, le palle morbide e grandi.
Lo seguì fino al letto, e da cagna obbediente si trasformò in gatta: salì, e rimase sulle ginocchia, abbassando il seno fino al materasso. Lo guardava, ma chissà se lo vedeva. Poi si lasciò stendere, il viso sui cuscini. Gli slip sparirono. Lei indossava quel culo bellissimo con una disinvoltura da campionato. Grande, sodo, diafano. Da sfondare. E così, lo chiese. “Sfondami”, gli disse… “spaccami il culo”. Lui si prese il cazzo in mano, e glielo sventolò sul viso. Poi indietreggiò e si stese. Sopra di lei. Quei cento chili sdraiati su quel corpo di femmina. Entrò, delicato e con poco sforzo. La cappella gonfia era dentro di lei. Spinse, e lei spinse contro di lui. Era dentro, si muovevano poco. Lui voleva darle quella sensazione, e lei voleva prendersela. Il viso di lei sui cuscini, cominciava a imperlarsi e virare il colore al rosso. Lui era toro, cinghiale, maschio. Lei era femmina, troia, cagna. E delicata. Avrebbe voluto fermare il tempo, potendo. Avrebbe voluto rimanere con lei piantata sul suo cazzo per tutta la vita. Accelerò un po’ i colpi ed entrava sempre più in profondità.
Lei gemeva. Era con lui, e tutti e due erano altrove.
Voleva schizzare. Godere. Riempirla.
Facendo attenzione a non sfilarlo si sollevò, trovando l’equilibrio sui piedi, uno a destra e uno a sinistra di quel bellissimo corpo. Le ginocchia piegate. E il cazzo in quel buco accogliente e caldo. Avrebbe voluto abbracciarle il collo con le mani, e riempirle il culo di sborra. Ma non voleva in alcun modo che lei potesse spaventarsi di quel gesto, e non lo fece.
Scacciava i pensieri di lei con più uomini in calore. Non era quello che voleva, al momento. Voleva viverla con del tempo a disposizione. Lei e lui, in totale condivisione. Non era gelosia, quantomeno non era la classica gelosia. Era voglia di lei, in esclusiva.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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