Lui & Lei
La catechista
di SherlockH
06.10.2021 |
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"Lei non protesta, anzi, con lo sguardo sembra chiedermi "tutto qua?"..."
Una goccia di sudore mi scivola per la fronte mentre maledico il giorno in cui ho accettato di fare da padrino al figlio del mio amico Mirko. La cerimonia è la domenica prossima e oggi c'è da parlare col parroco. Non so come ho fatto a farmi coinvolgere. Mirko e il resto della famiglia sono ovviamente in ritardo. E' quasi mezzogiorno, siamo in pieno luglio e sul sagrato della chiesa in cui mi trovo non si muove un filo d'aria. Guardo le cime degli alberi che mi circondano, sperando di vederle muoversi, a segnalare che Eolo sta arrivando a darci un po' di respiro, ma niente. Potrei entrare in chiesa a cercare un po' di fresco all'ombra dei santi, ma c'è ancora la messa e non ho voglia di sorbirmi quella roba. Senza contare che ho un po' di paura di venire fulminato al mio ingresso. Non sono esattamente un buon cristiano, anche se, dal poco che ricordo del catechismo, Gesù diceva di amare il mio prossimo. E io di prossimi, anzi prossime, ne ho amate parecchie. Me la ridacchio sotto i baffi pensando che probabilmente sono più cristiano del prete. Un rumore mi fa tornare alla realtà, le porte della chiesa si aprono e iniziano a uscire, lente come una processione le vecchiette. Tra una gonna e l'altra sgusciano correndo alcuni bambini, finalmente liberi dal supplizio. Ricordo quando ero io a fuggire così dalla chiesa e soprattutto dalla terribile Cristina, la mia catechista. Ogni tanto ho ancora gli incubi a ricordarla. Lascio che i fedeli escano tutti quanti dalla chiesa e mi avvicino all'ingresso. Visto che Mirko è in ritardo mi sembra il caso di avvertire il prete. Peccatore sì, ma maleducato no. Vado spedito per la porta laterale, mi vibra il cellulare in tasca, lo prendo e abbasso lo sguardo per leggerlo. Distratto dal maledetto cellulare non mi accorgo che davanti ho delle simpatiche vecchiette rimaste a parlare dentro la chiesa. Lo scontro è inevitabile, 100kg contro 40kg scarsi di fragili ossa. Fortunatamente una mano, che immagino mandata dal cielo, mi prende per un braccio, devia la mia traiettoria e salva la mia anima e le ossa delle vecchiette, che, ignare e senza degnarmi di uno sguardo, continuano a parlare. "Uno grande come te dovrebbe guardare dove mette i piedi". Mi giro in direzione della voce. E' una ragazzina, non molto alta, che a un primo sguardo prendo per sedicenne. La squadro dal basso verso l'alto. Ballerine, gonna scura sotto al ginocchio d'ordinanza, camicetta bianca che, nonostante sia leggermente larga, non nasconde ad un occhio allenato come il mio una bella coppa D e due occhi castani enormi nascosti dietro a un paio di occhiali tondi, il tutto incorniciato da dei capelli ricci nerissimi. La guardo bene in faccia e mi accorgo che la mia prima valutazione era sbagliata. Avrà almeno una 20ina d'anni. E, a giudicare dallo sguardo che mi sta lanciando, devo aver indugiato un po' troppo sulla camicetta fantasticando sul suo contenuto e lei ovviamente se ne è accorta. "Hai ragione, non so dove avevo la testa", le dico, aggiungendo a mente che però so benissimo dove vorrei averla in quel momento, tra le sue gambe. Mi squadra e mi sorride maliziosa. Ma che mi legge in testa? "Che ci fai qua? Cerchi don Gabriele? Vieni ti accompagno" e senza neanche lasciarmi rispondere mi prende per il polso e mi tira quasi trascinandomi per tutta la navata centrale, sotto lo sguardo attento del Cristo in croce che ci scruta dall'alto. Non ha una stretta forte, ma è molto decisa. Quella mano morbida inizia farmi venire in mente cose poco adatte al luogo in cui ci troviamo. Il caldo che sentivo fuori era niente a confronto di quello che ho in questo momento. Arriviamo davanti alla sacrestia ma il parroco è occupato a discutere con una fedele per cui dovrò aspettare. Mi aspetto di essere lasciato solo, ma la ragazza rimane con me. "Comunque io mi chiamo Giorgia, sono la catechista dei bambini di comunione quest'anno". E' davvero un piacere immenso averti conosciuto, Giorgia. Se anche la mia catechista fosse stata così magari sarei andato a messa più volentieri. "Hai, le braccia molto grosse, fai sport?" mi chiede. Non posso fare a meno di notare come abbia accentuato la parola "grosse". Mi torna in mente il mio amico Gianluca che frequentava l'azione cattolica e mi diceva che proprio li aveva conosciuto le ragazze più porche e disinibite. Era un cazzaro, Luca, ma forse quando diceva così non mentiva. "Sì", le rispondo "gioco a rugby". Decido di giocarmela. "Una piccoletta come te la sollevo con un braccio e la sposto come voglio", aggiungo con un occhiolino e un sorriso. "Chissà che pettorali hai allora" dice, e mi appoggia le mani sul petto per verificare. Ok, Giorgia, sei andata dritta al mio punto sensibile e da lì non c'è via di ritorno. Faccio per prenderle i polsi e spostarli ma lei e più veloce e si ritrae con un balzello all'indietro ridacchiando sottovoce. Mi guardo intorno. Non c'è nessuno, a parte il parroco che parla a voce alta. Non so a che gioco vuoi giocare, Giorgia, ma ci sto. Mi avvicino lentamente a lei, che indietreggia, gira attorno a un colonna e finisce in una angolino nascosto, spalle al muro. E' in trappola. O magari sono io quello in trappola. Le prendo i polsi e le tiro su le braccia. Lei non protesta, anzi, con lo sguardo sembra chiedermi "tutto qua?". Avvicino le mie labbra al suo collo e le do un bacio delicato, tiro fuori la lingua e salgo piano piano verso l'orecchio. La sento rabbrividire. Le morsico leggermente il lobo dell'orecchio. La sento respirare più profondamente. Tolgo una mano e gliela metto sul seno. Lo stringo e sento sotto di me il capezzolo già turgido. Lo prendo tra il pollice e l'indice e glielo stuzzico. Si vede che le piace perchè si inarca a cercarmi. Si sfila le mani dalla mia presa e me le appoggia sopra la testa, spingendomi verso il basso. Le sue intenzioni sono chiare. Io non mi tiro di certo indietro, poggio un ginocchio a terra e le sollevo la gonna con 2 mani. Ha un paio di mutandine bianche, ormai semitrasparenti da quanto è bagnata. "è veloce la ragazza" penso tra me. Le alzo gentilmente la gamba e la appoggio sulla mia spalla destra. Inizio a baciarla e mordicchiarla senza togliere le mutandine. Non mi sembra molto contenta, mi prende la testa e me la preme forte sussurrando "spostale". Eh, no, bella mia, senza fretta. Non avrò tutto il tempo del mondo ma le cose le faccio a modo mio, devi cuocere a fuoco lento. Mi prende i capelli tra le mani e mi stringe ancora più forte. Ok, forse ora sei cotta, al dente. Le sposto le mutandine di lato e infilo la lingua tra le sue labbra. La sento tremare, quasi la mollano le gambe, per fortuna la sto tenendo contro il muro. Lei respira affannosamente e la cosa mi eccita tantissimo, ma sono completamente concentrato su di lei. giro piano con la lingua attorno al clitoride, poi un paio di colpetti. Lo prendo tra le labbra piano e lei inizia a essere un po' troppo rumorosa ma non mi fermo, ormai sono in ballo e poi ha un profumo e un sapore bellissimi, non riesco a staccarmene. E' lei a interrompere il gioco, tirandomi la testa indietro. Mi guarda dall'alto. "Ora tocca a me" sussurra. Mi tira su prendendomi per i capelli. Le piace proprio spostarmi come vuole. Mi prende per le spalle e mi fa mettere con decisione spalle al muro. Con le mani scende lentissima, dalle spalle al petto, poi con decisione verso i pantaloni che mostrano vistosamente la mia felicità. Con una mano mi abbassa la zip e con l'altra me lo tira fuori, così velocemente da sembra un prestigiatore, mostrando un buon allenamento nella manovra. Lo scappella lentamente, se lo avvicina alla bocca e inizia a leccarlo, da su a giu, lentamente, anche troppo. Maledetta, si sta vendicando. Da quanto sono eccitato pulsa che quasi mi fa male. Si ferma. me lo stringe fortissimo tra due mani, mi guarda, controlla che mi piaccia. Sorride e si avvicina nuovamente, lo prende in bocca, piano piano e poi lo fa sparire completamente dentro di se. Un brivido mi percorre tutta la colonna vertebrale. Mi appoggio completamente al muro mentre lei continua, su e giù, con bocca e mani, con una passione che è davvero difficile trovare. Io devo sforzarmi per non fare casino, ma è davvero difficile. Ogni tanto mi guarda per controllare che quello che mi fa mi piaccia. E come potrebbe non piacermi. Continua solo con un mano mentre con l'altra tira fuori le palle e inizia a leccarmele. Ok, per me è KO tecnico, sto per venire e di sicuro anche copiosamente. Lei se ne accorge e lo riprende in bocca. Non mi tengo più, mi mordo una mano per non fare rumore, mentre vengo dentro la sua bocca, con lei che non smette di andare su e giu con la mano, rischiando davvero di farmi venire un infarto. Si rialza, mi guarda e si passa la mano sulla bocca, ridacchiando. Io sono ancora un po' confuso e sottosopra, normale dopo un pompino così. Lei mi butta le braccia dietro il collo, mi abbraccia. Non capisco. Si avvicina al mio orecchio e mi dice "La prossima volta mi scopi come si deve." Fa una pausa e poi aggiunge "E magari dura un po' di più". Ridacchia, nuovamente, si gira e sparisce, lasciandomi così, con la zip aperta e il cuore a 190bpm. Cerco di risistemarmi velocemente, sono spettinato e ho la barba che sa della catechista. Mi passo la lingua sui baffi. Sapeva proprio di buono. Credo proprio che il figlio di Mirko si sia meritato un bel regalo di battesimo
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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