Lui & Lei
La Bambolina
di AlterEgoPr
24.01.2017 |
2.859 |
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"Paura? No no…dolore! Ero entrato con la cappella soltanto, era fradicia di saliva e umori e provava dolore con pochi centimetri di penetrazione?
Aveva un..."
Sapete cos’è un sogno erotico vero? Penso di sì. Ognuno ne ha avuto almeno uno in vita sua.Io ne ho avuti molti, e uno in particolare si è realizzato molti anni dopo averlo iniziato. E forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto un sogno.
La Bambolina era bella, di quelle bellezze oggettive, evidenti. Come le bamboline di porcellana con la loro bocca esemplare, il naso proporzionato, gli occhi alla giusta distanza e zigomi perfetti. È in più era scura di carnagione.
Una Bambolina mulatta. Con lineamenti indiscutibili, tette grandi, tonde, sode, che sfidavano la gravità. Il resto del corpo non incontrava i miei gusti, ma il viso era quanto di più armonioso si potesse desiderare di mangiare. E poi era reale, vicina, amica e queste cose non le batte neanche il paio di gambe più lunghe del mondo.
Era un’educatrice, ha 5-6 anni più di me che all’epoca del mio sognare ne avevo 14-15. Passavo l’estate ad eseguire i suoi “ordini” che erano tipo “ora facciamo due squadre per il torneo di calcio” oppure “adesso andiamo a fare merenda”. Gestiva, assieme ad altre coetanee il nostro campo scuola estivo.
Non so se avesse mai sospettato di essere nel mio immaginario e di aiutarmi a masturbarmi ogni singola notte mentre la immaginavo nuda completamente, intenta nelle sue attività pomeridiane.
Fatto sta che finita l’epoca dei campi scuola estivi, abbiamo continuato a incrociarci per il paese ogni tanto, e lei ha mantenuto il suo aspetto “perfetto”. Dopo 10 anni da quelle estati sognanti me la trovo nella squadra che allenavo, senza che ne sapessi nulla: alla prima riunione con le ragazze era lì, sorridente e con i suoi occhi svegli e furbi. Le tette erano sempre imponenti e oltraggiose.
Iniziano gli allenamenti, è settembre, nessuno parla del passato ma solo dello sport, degli schemi, degli avversari ecc. Nessun accenno all’attrazione che ancora esercitava su di me, nessuna battuta, nessun doppio senso. Niente di niente, anche perché il resto del gruppo era sempre presente. Ovviamente presente agli allenamenti, ovviamente presente alle uscite post-partita a mangiare la pizza. E non so se fosse il caso di dirle in privato di quanto me la sarei fatta in ogni momento di ogni giorno. La guardavo giocare, correre…e la osservavo, sempre sorridente, gestire il suo seno con naturalezza. Non potevo fare a meno di chiedermi come sarebbe stato al naturale.
Arriva Natale, tempo di bilanci sportivi e cene di squadra. La Bambolina viveva sola, aveva un suo appartamento, guarda caso a 300 metri da casa dei miei (io non vivevo solo). Una sera ci invita tutti nel suo appartamento a fare un aperi-cena natalizia per farci gli auguri e scambiarci stupidi pensierini. La serata prosegue bene, si mangia, si beve e si fanno battute. Ero l’unico uomo in mezzo a tante donne. Figuratevi il mio stato. C’è stato qualche scambio di sguardi tra me e la bambolina ma non gli ho dato (il giusto) peso pensando che fossimo tutti troppo brilli per prendere sul serio quelle cose.
Ognuno torna al proprio ovile sua come può; io ero a piedi nonostante il freddo, e quel pezzetto di strada mi ha riportato alla realtà facendo svanire l’effetto dell’alcool che usciva sottoforma di nuvolette di vapore caldo dalla mia bocca.
Arrivo a casa, mi faccio una bella doccia e mi metto a letto a leggere. DIN DIN…messaggio…ERA LEI!!!
Non ricordo il testo esatto ma era qualcosa tipo “mi sono divertita, grazie della bella serata”. Per quanto ne sapevo poteva averlo mandato a tutte le altre anche. Le rispondo laconico qualcosa sul genere “anche io, grazie mille. Sei stata una perfetta padrona di casa”. Niente di compromettente insomma: la squadra girava bene, si vinceva, c’era un bel clima. Pensavo non fosse il caso di miniare quella bella stabilità con un maldestro approccio sessuale. Metti che non ci sarebbe stata? Le donne tra di loro parlano, eccome se parlano, di cose come queste.
Ma sapete che c’è? Non me ne fregava niente e mi sono lanciato. “è mancato solo un bel bacio di auguri J” …testuale, così. Simpatico no? Non troppo compromettente, laconico quanto basta, sbarazzino il giusto con quell’emoticon finale.
Lei risponde “…già…”. L’erezione è istantanea, violenta. Le dico che se avesse voluto sarei potuto tornare da lei per il bacio della buonanotte e lei dice “magari…” (questi messaggi sì, me li ricordo testualmente).
Pensavo di essere troppo ubriaco e che non fosse vero. Il mio sogno erotico che si sta realizzando? Ma scherziamo? A me?! Naaa, impossibile. Ma decido di continuare ugualmente a sognare, mi rivesto, esco (ormai erano le 3 del mattino, e per fortuna i miei mi hanno lasciato sempre molta libertà di movimento). Entro nel palazzo e dopo una infinita salita in ascensore si aprono le porte scorrevoli e casa sua era aperta, per me, appena illuminata da un faretto acceso in cucina. È in pigiama, seduta sul divano, emozionata almeno quanto me. Non diciamo niente mentre entro, mentre mi siedo e mentre ci baciamo sul suo divano, che poche ore prima aveva visto una allegra brigata bere e divertirsi. Ci baciamo e inizio a carezzarla; il pigiama è liscio, di quelli che per dormire sono di una scomodità estrema secondo me. Ma da sfiorare è il massimo. Le spalle, piccole e ossute, la vita non troppo pronunciata ma reattiva al mio tocco, e poi le tette…quelle tette su cui tante seghe mi ero fatto immaginandole per filo e per segno. Le sfioro prima, ansima, ha uno spasmo e così decido di affondare il colpo e le stringo, forte, al limite del dolore e il suo spasmo diventa un ansimare costante nella mia bocca. Le piaceva! E a me di più. La spoglio, lì sul divano e me la guardo, come un quadro senza toccarla, per qualche secondo. Lei è imbarazzata, si vedeva che nessuno l’aveva mai guardata così, ma si lascia guardare. Erano esattamente come le avevo immaginate: perfettamente tonde, sode, con areoli grandi e capezzoli paffuti e piccoli. E scure come la sua carnagione. Ho iniziato a baciarle, a succhiarle piano e a mordere quei capezzoli tozzi che piano piano sono diventati turgidi e duri. Lei dal canto suo mi cercava con le mani, con il corpo, con la testa. Tutto il suo corpo cercava il mio. Ci siamo fiondati in camera da letto, io ero ancora vestito ed ha iniziato a spogliarmi. Quando sono rimasto nudo si è alzata in piedi (sono 25 cm buoni più alto di lei) mi si è avvinghiata contro e con una mano mi ha carezzato l’uccello…non dimenticherò mai lo sguardo di sorpresa e la domanda che mi fece in quel momento “ma questo come lo nascondi sotto la tuta???”. Non era ironica: era una domanda seria. E il mio ego ringraziò.
Mi chiese se poteva assaggiare; e lì il sogno iniziò a infrangersi.
Si chinò e inizio a farmi quello che penso fosse un pompino, almeno secondo i suoi standard. Aprì la bocca, quella bocca con labbra magistralmente disegnate, pronunciate e piene al punto giusto. Come quella di una bambolina di porcellana infatti. E inizio a succhiare la punta prima…e la punta poi. Come un chupa chups avete presente? Io…boh ero eccitato ugualmente, certo ma diciamo che speravo in un po’ di enfasi. Sarà la posizione, in piedi non le piacerà penso. Mi corico sul letto e la prego di continuare. Lei lo fa, si adagia di fianco a me e riprendere a lucidare la punta solamente. L’asta sembrava non esistesse, le palle non parliamone. E non usava nemmeno le mani!! Come si fa a non usare le mani durante un pompino su???
Decido di mangiarla io. La faccio coricare mi metto tra le sue cosce magre e scure e con molto, molto piacere noto la totale assenza di peli. Ero sollevato dato che negli anni 90 avevo sofferto di “gomitolite” per tanti anni. La mangio come so fare io, sono bravo in questo e non è presunzione ma consapevolezza. Lei gode, cavolo e gode. Mi tiene la testa con le mani, se la spinge contro il pube che alza poi sapientemente verso il cielo per offrirmi il culo e la lecco e succhio anche lì. Un buco del culo perfetto, una delizia da mangiare. Un tragitto fantastico tra la patata e il buchetto. Viene, ansima e viene. Mi tira a sé, decide che è ora di farlo. E a me stava benissimo.
Inizio a penetrarla e subito noto una ruga sulla fronte. Paura? No no…dolore! Ero entrato con la cappella soltanto, era fradicia di saliva e umori e provava dolore con pochi centimetri di penetrazione?
Aveva un ragazzo da anni, quindi faceva sesso regolarmente, ma era dolorante. Rallento, esco ed entro piano, le do il tempo di adattarsi e la ruga sparisce. Mi mette una mano sul culo e mi tira, molto lentamente, a sé. Un po’ migliora ma niente da fare. È stretta, molto stretta, la più stretta finora incontrata direi. Il fatto è che non se ne rendeva conto. Dopo pochi minuti mi chiese “è tutto dento vero?”…come potevo dirle che era fuori per più di metà?
Continuammo così: io perplesso e lei eccitata. Venne di nuovo, e anche io naturalmente, dopo di lei.
Passai la notte lì e me ne andai a casa al mattino alle 8 tra gli sguardi curiosi dei miei che per una volta mi vedevano arrivare al mattino ma con la faccia riposata (insomma, 3 ore di sonno sono meglio di un dritto no?).
Andai a letto a dormire spegnendo il cellulare, stavolta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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