Lui & Lei
In autogrill
di mezzasuora
02.07.2013 |
34.888 |
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"Di sfuggita vedo Renato che allontanandosi mi fa il gesto del cuore con le dita..."
Ho 53 anni. Peso circa 100 chilogrammi e sono alta quasi un metro e mezzo. Come lavoro faccio la pulisci-cessi in un autogrill. Non è dignitoso, non mi piace, ma mi consente di pagare l’affitto e tutte le spese che gravitano attorno alla mia esistenza. Lussi esclusi.Ogni giorno arrivo alla mia postazione, una sedia e una scrivania, alle 8, metto a posto il magazzino, prendo detersivi, guanti, spazzole, scope… e vado a lavare i bagni, prima quelli degli uomini, poi quelli delle donne. Cosa trovo lo so solo io, ma non voglio entrare nel dettaglio. A volte mi viene voglia di urlare, di sfogare la mia frustrazione di zitella depressa, ma mi accontento di pensare che io un lavoro ce l’ho, che a fine mese ci arrivo e che posso permettermi la bistecca tutti i giorni (anche se opto per uova e formaggio, che preferisco in assoluto).
I miei clienti sono principalmente camionisti ed agenti di commercio, ma qualche scolaresca, coppietta o viaggiatori saltuari capitano tutti i giorni. I camionisti sono i miei preferiti,sono quasi sempre cordiali e si fermano a fare due chiacchiere volentieri. Come mancia preferisco gli stranieri: per una pipì sganciano anche 2 euro a testa!
Ed ogni tanto mi finisce tra le natiche qualche pisellone…
Si, perché sono una pazza infoiata, mi piace il cazzo quanto il cioccolato.
L’altra sera, ed era un po’ che non prendevo bastoni, avevo una voglia immensa di essere scopata per benino. E’ arrivato un camionista, Renato, un ragazzo che ha perso moglie e figlio in un incidente. Ed ogni tanto ci divertiamo in magazzino.
Gli ho chiesto se gli andava un po’di ginnastica (e detto da me è inquietante), mi ha risposto di si e ci siamo rintanati in magazzino. Mi sono messa nella nostra solita posizione: a 90 gradi, con viso e poppe contro il muro. Lui mi ha sollevato la gonna, spostato il perizoma. L’ho sentito armeggiare per qualche secondo, poi mi ha infilato il suo pisellone (ho visto dei porno con Rocco Siffredi e Franco Trentalance ed erano normodotati al suo confronto)nella mia figa vogliosa. Ha dato qualche spinta spedendomi in paradiso per pochi attimi, poi ha spostato il suo bolide nel mio culetto. E lì è iniziata la vera goduria. Premetto che io amo essere inculata, se con violenza ancora di più. Il mio primo fidanzato mi infilava degli oggetti nell’ano, pennarelli, ma anche biglie, per poi incularmi di brutto. Renato col suo pisellone mi sconvolge le budella. Il mio buco si dilata come non mai e io adoro farmi sfondare. Il mio camionista spinge, sembra che debba trapanare un muro. So che durerà a lungo, quindi posso fare altro. Allungo la mano e raggiungo il mio clitoride. Inizio a titillarlo, ma Renato mi deconcentra. Mi afferra le tette con violenza, i miei capezzoli sono tra le sue dita. Sposta il suo cazzo nella mia figa, inizia a scoparmi con foga. Ritorna ad incularmi con prepotenza. Sfila il suo bestione dal mio sedere ed io mi giro. Lo prendo in mano e lo porto alla bocca. Ha un gusto famigliare. Inizio a spampinarlo con foga, gli faccio scivolare la lingua dalla base alla cappella, accarezzo il prepuzio, succhio quella lunga asta che adoro. Con le mani accarezzo delicatamente i suoi testicoli pelosi. Continuo a succhiarglielo fino a quando lo sento irrigidirsi.
“Sto per venire”, sussurra e mi riempie bocca e viso di sperma. Con la lingua ne raccolgo un po’, ma il grosso finisce perso. Mi metto in piedi e mi dice che vuole guardare il mio culetto. Mi giro e mi inclino a 90 gradi. Mi apre le natiche ed esclama “Maremma! Non hai un pertugio, hai una voragine”. Non posso dirgli che ho un po’ di bruciore, ma mi limito a rivestirmi. Apro la porta del magazzino e mi ritrovo davanti un gruppo di ragazzini. Con nonchalance mi risiedo alla mia postazione. Di sfuggita vedo Renato che allontanandosi mi fa il gesto del cuore con le dita. O del culo?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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