Lui & Lei
Il vicino di casa (prima parte)
di Animaerrante
17.11.2016 |
20.292 |
21
"Approfittando della vicinanza gli sussurro all'orecchio: "Ora prenditi quello che ti meriti..."
Sono le 10 di sera e io sono al piano di sopra sdraiata sul letto con il cellulare in mano. La voglia di andare a dormire è sparita e il sito di A69 di sicuro non mi aiuta a ritrovarla. Mentre, con una mano, curioso tra i vari profili, con l'altra mi attorciglio una ciocca di riccioli, ben consapevole che presto quella mano sarebbe finita ad accarezzare altro. Fa caldo e io indosso solamente una maglietta di qualche taglia più grande che mi scende a coprire a malapena il sedere e un perizoma di raso blu. Nel frattempo in bagno si sente lo scroscio dell'acqua che sta riempiendo piano piano la vasca idromassaggio. Ad un certo punto dalle scale si sente un rumore, dei passi e un mazzo di chiavi che si avvicina sempre di più. Sul mio stesso pianerottolo abita un ragazzo di 7/8 anni più piccolo con il quale ho già avuto un paio di incontri ravvicinati in ascensore. Scendo dal letto e vado a sbirciare dallo spioncino. -Sí è lui- e, dal borsone che regge in mano e dai capelli ancora bagnati, sembra essere appena tornato dalla palestra. Quasi come posseduta, la mia mano è finita sul pomello della porta blindata pronta ad aprirla. Grazie a un attimo di lucidità riesco a trattenermi e, sempre incollata allo spioncino, seguo quella figura sparire nell'appartamento a fianco. Faccio un sospirone, mi volto e mi lascio scivolare a terra con la schiena che struscia sulla porta mentre i miei occhi si alzano verso il cielo.-La vasca!! Avrò allagato tutto il bagno- penso..
Volo a spegnere i rubinetti e ringrazio il cielo perché l'acqua si è fermata a pochi centimetri dal bordo dopo aver messo a dura prova il troppopieno.
Di nuovo sento la porta vicina aprirsi.. -dove starà andando ora il belloccio?!-
Torno a spiarlo. Ha una canottiera bianca, un paio di pantaloncini e le infradito e non mi sembra abbigliato per uscire. -Dai Giulia, hai una seconda possibilità..-
Marco, è così che si chiama, si dirige verso l'ascensore con in mano due sacchetti: sta semplicemente scendendo a buttare la spazzatura.
-Ho un paio di minuti prima che lui risalga e non posso di certo farmi vedere in queste condizioni, ma non ho nemmeno il tempo per prepararmi e poi con che scusa lo abbordo?!-
Troppi pensieri, i due minuti volano e le porte dell'ascensore si spalancano di nuovo. Ci siamo.
Apro velocemente la porta ed esco, non curante della mia mise non proprio elegante.
"Ciao, ti ho sentito rientrare e, visto che ho un problema con l'idromassaggio che non funziona, ho pensato che tu..."
Lui si è fermato a 2m da me e mi guarda -oddio sono così conciata?!- fa scorrere gli occhi su di me, dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa senza dire una parola. Poi mi fa un sorriso, un grosso sorriso e interrompendo il momento di silenzio mi dice: "Vediamo cosa posso fare..." -Fammi di tutto!! Nooo!! Schhhh..- Per fortuna che le mie vocine interiori posso sentirle solo io, altrimenti sarei rovinata!
Mi ricompongo e continuo: "Qui sul pianerottolo è un po' difficile che tu possa darmi una mano, vieni..." e mi giro, consapevole che i suoi occhi sarebbero finiti sul mio fondoschiena.
Al piano di sopra ho solo la stanza e il bagno ma lui non mi sembra per nulla in difficoltà ad essere entrato nella mia camera. Mi dirigo in bagno per mostrargli la vasca. Anche un bambino di due anni avrebbe capito al volo il problema e per un momento mi sento stupida ad aver usato una scusa così banale. Lui mi guarda e sorride di nuovo mentre i suoi occhi iniziano a brillare. "Questa vasca è troppo piena..." poi cala il silenzio, ma io non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Con un gesto lento si inginocchia e apre lo scarico, poi continua "...soprattutto se non hai intenzione di fare il bagno da sola."
Non faccio in tempo a realizzare quello che mi ha appena detto che mi ritrovo contro il muro a un metro da terra e con la sua lingua che mi esplora la bocca. -Alla faccia del ragazzino!!- Gli attorciglio le gambe intorno alla vita mentre lui con una mano mi regge un gluteo e con l'altra si è fatto strada sotto la maglietta arrivando a stringermi un seno. Siamo attaccati, mi spinge sempre di più il suo corpo addosso e non sembra avere nessuna intenzione di smettere. Questa situazione mi eccita da morire, i miei battiti si rincorrono con i suoi e continuano ad aumentare. Subito dopo decido di prendergli il mento e di staccarlo da me, dalla mia bocca. Lui mi fissa negli occhi un po' spiazzato e sento il suo respiro affannoso che colpisce il mio petto. Lo guardo fissa anch'io con l'intenzione di lasciarlo barcollare nel dubbio per qualche secondo. Poi parto: "Non vorrai fare andar via tutta l'acqua..." Lui, senza pensare, mi mette entrambe le mani sul bacino e mi appoggia sul piano di fianco, poi si gira e va a chiudere lo scarico. Torna da me con il suo fare irriverente tipico dei ragazzi di vent'anni, appoggia le mani vicino alle mie sul piano e si avvicina al mio naso sorridendo: "Adesso che scusa ti inventi?"
-Ma come si permette?! Vediamo di metterlo un po' in riga...- Abbasso gli occhi e faccio fatica a nascondere un ghigno.
"Avrei un problema anche qui sotto, alla lavatrice..." e indico verso il basso dove ci sono le mie gambe a penzoloni e non solo quelle. Lui sta al gioco e si accovaccia, mi fa scorrere le sue calde mani sulle cosce come se stesse studiando ogni centimetro di pelle e inizia a baciarmi scendendo sempre più. Arriva ai piedi, si sofferma sul piede sinistro e inizia a succhiarmi l'alluce. -Oddio no!!! Ho beccato un feticista- Ma subito quel pensiero svanisce perché quel gesto mi scombussola dentro, va diretto a colpire la mia intimità senza nemmeno averla sfiorata.
La voglia di saltargli addosso si fa sentire e lui sembra percepirlo perché abbandona i piedi e mette la sua faccia proprio lí, davanti al mio fiore. Con la lingua accarezza le mie mutandine e l'umido passa, ma non capisco bene se dall'esterno verso l'interno o viceversa. È così bello vederlo in quella posizione che non resisto ad arruffargli un po' i capelli mentre mi metto comoda posando i piedi sulle sue poderose spalle e gli allargo ancora di più le gambe per facilitargli il compito.
-Come on baby, light my fire!- e anche la mia vocina interiore si mette a gambe aperte.
Lui si interrompe, alza i suoi occhioni scuri su di me mentre afferra il perizoma e me lo sfila con delicatezza come se avesse paura di romperlo.
Poi torna dov'era a giocare. Con una mano sento che mi accarezza la strisciolina disegnata sul monte di Venere e con l'altra mi tiene ben aperta in modo da avere facilmente a portata il mio campanellino. Con la lingua percorre le pieghe della mia pelle in giù e, prima di risalire, si sofferma a leccare il pertugio più "sacro", quasi come se volesse sfondarmelo a colpi di lingua. Per fortuna, dopo poco, torna in territorio amico e inizia a succhiarmi il clitoride che sembra aver accusato i giochini di poco fa. Le dita che erano sopra ora si trovano magicamente a giocare a nascondino dentro e fuori il mio fiore. Chiudo gli occhi, ad uno ad uno i miei muscoli si irrigidiscono, il respiro accelera ed inizio a tremare visibilmente. Lui aumenta il ritmo e io non lo reggo più. Scoppio. Dalla mia bocca esce un grido liberatorio che al tempo stesso mi rilassa e mi lascia inerme.
Il tempo sembra essersi fermato e io riapro gli occhi per capire quello che sta succedendo. Lui è lì, ora completamente nudo in piedi davanti a me con la sua erezione che mi punta. Sta aspettando un mio segnale e io non ho nessuna intenzione di farlo aspettare. Con il sorriso stampato in volto gli faccio cenno con le dita di avvicinarsi. Lui obbedisce e i nostri corpi sono di nuovo attaccati. Mi sfila la maglietta che era l'ultimo vestito sopravvissuto e mi abbraccia baciandomi il collo. Approfittando della vicinanza gli sussurro all'orecchio: "Ora prenditi quello che ti meriti..." e con delicatezza prendo il suo arnese e me lo metto in posizione, lasciando a lui decidere il modo e il tempo......
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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