Lui & Lei
Aspettando Johnny
di Vercingetorige87
07.04.2015 |
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"“Puoi ben dirlo amico” gli rispose il tizio..."
Era un bar polveroso. Talmente polveroso da toglierti il respiro: sentivi la sabbia scenderti giù, fino a riempirti i polmoni. Quei minuscoli granelli te li trafiggievano, i polmoni. Come migliaia di minuscoli spilli.Il Crazy K non era peggio di tanti altri posti lì nel deserto australiano. Eliah entrò mentre il juke box stava suonando Neil Young, e non poté fare a meno di accompagnare il giro di chitarra con un sussurro. Poco dopo di lui toccò all’armomica. Non potè fare a meno di pensare che fosse la musica adatta.
“Un doppio Scotch, grazie” apostrofò al cameriere. Aveva scelto uno sgabello al bancone, in fin dei conti doveva bere da solo, almeno avrebbe potuto sperare di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno più bisognoso di bere di lui.
“Tieni, sono cinque dollari”. Eliah fece un gesto, come a scacciare la malinconia che sentiva fargli vibrare le ossa, e tutto attorno. Ne posò sul bancone venti. “Lascia la bottiglia”.
Il barista contrasse il viso in una smorfia, non gli piacevano i piantagrane. Poi forse lo soppesò con lo sguardo, e decise che non sarebbero potuti piovergli addosso troppi guai a causa di quel tizio arruffato come il suo impermeabile.
Seccato il primo tutto d’un fiato, Eliah si versò il secondo bicchiere mentre ancora aveva le labbra arricciate. Si fermò un attimo con la bottiglia in mano, a fissarne l’etichetta: aveva bevuto di meglio, ma per quella notte poteva andare.
Sentì sbattere la porta e si voltò a guardare chi fosse entrato. Era bellissima. La fissò lascivo mentre lei si stava guardando in giro, come per decidere dove sedersi però, non come se stesse cercando qualcuno. Eliah tornò al suo whiskey, pensando a quei capelli mossi e bruni, e dilatò le narici inspirando come se li stesse annusando davvero, li sotto il suo naso. Immaginò profumo dozzinale, da vecchia battona in pausa. Si trovo invece a inspirare i fumi dell’alcol, che lo distolsero da quei pensieri. Non era lì per quello.
Doveva fare una cosa pericolosa, era teso, non gli piaceva. Era una cazzo di situazione. Una situazione di merda. Ci bevve sopra, e se ne versò un altro giro. All’improvviso sentì: era profumo di classe quello, mica merda da discount! Un tempo lui li frequentava certi ambienti. Allora alzò lo sguardò, di lato, e lei era lì. Alzò le soppraciglia, in quella inconfondibile espressione di sorpresa. “Non posso avere avuto tanto culo, si è seduta davvero quà.” Poi ripensò a quello che doveva fare “Merda!”.
La analizzò mentre chiedeva da bere. Aveva sbagliato a valutarla. Una bella donna. Con una gran voglia di riempire il vuoto che aveva tra le gambe, o forse nell’anima. Si vedeva dalla minigonna, dai tacchi, dal trucco, dal profumo. Da lontano l’aveva scambiata per un troia da strada, troppo vecchia per reggere certi ritmi. Da vicino sembrava una troia di lusso. Aveva classe.
Ecco, forse non era veramente una troia, una prostituta, più probabilmente era solo un po’ annoiata dalla vita, e quella sera aveva voglia di una scossa. Come lui in fondo.
La guardò mentre si portava il bicchiere alle labbra. Il volto portava i segni di molte battaglia ormai, anche se una grande cura di sé mostrava che lei ancora combatteva.
Lei si accorse di avere gli occhi di lui puntati addosso. Lo aveva già scelto, sapeva già dove trovarlo. Lo guardò, si fissarono negli occhi.
“Il prossimo giro te lo offro io”, le fece Eliah.
“Non hai la faccia di uno che può permettersi di offrire, è già tanto se ti sei pagato quella bottiglia. Facciamo che mi offro da sola, e tu mi fai compagnia” gli rispose.
“Perché bevi?” lo incalzò.
“Perché devo fare una cosa, che non mi piacerà”
“E speri che l’alcool ti dia coraggio? Tipico di voi uomini”
“E tu per chi bevi?” le chiese piccato.
“Pensi davvero che le donne bevano solo per colpa degli uomini?” Gli rispose sorridendo maliziosamente.
Si punzecchiarono ancora per un po’, Eliah era indeciso, sapeva che il suo coinquilino là sotto presto avrebbe iniziato a interferire coi suoi piani. Doveva rimanere di ghiaccio. Se ne fece riempire il bicchiere dal barista, giusto per diluire un po’ il whiskey. Sapeva anche di dover smettere di bere. Non in generale, non era tipo da preoccuparsi per il futuro, ma ora. Doveva avere abbastanza lucidità per fare quello che doveva, ma allo stesso tempo l’attesa era una brutta bestia. Maledisse quello squinternato di Johnny, sempre in ritardo. E aspettare in compagnia di una bellissima donna ormai avviata oltre i quaranta e una bottiglia di Scotch da battaglia non era affatto male.
“Troppo bello per fermarsi” pensò Eliah. Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto.
“Cosa devi fare di tanto importante da doverlo fare completamente sbronzo?” gli chiese la donna.
“Questi non credo che siano affari tuoi. Stanne fuori, baby! E’ un consiglio da amico.”
“Sembri la brutta copia di uno di quei ladruncoli da film d’azione. Potresti essere Tim Roth in Pulp Fiction” ridacchiò lei. “Allora, sei un criminale?”
“Criminale non è il termine tecnicamente adatto. Devo solo fare una cosa, e non mi va di parlarne, ok? Quindi se vuoi fare due chiacchiere va bene, altrimenti abbiamo chiuso Baby”
“E se invece volessi succhiartelo fino in fondo?” gli chiese, passandosi la lingua sulle labbra carnose.
Eliah stava per rispondere a quella cagna in calore, quando lei scoppiò a ridere. Stava scherzando, Cristo!
“Stavo per cascarci, ma avrei rifiutato, devo lavorare, te l’ho detto” le disse alla fine, dubbioso lui stesso di quelle parole.
“Non sei credibile, mi dispiace. Comunque mi chiamo Veronica” disse tendendogli la mano.
Gliela strinse dolcemente, sfiorandone la pelle. Era una mano ossuta, ma non troppo magra, con lunghe dita affusolate. La immaginò stringersi attorno al suo cazzo, ed ebbe una scossa.
“Cazzo, non fare cazzate Eliah! Non fare cazzate, cazzo! Stai già bevendo troppo, ci manca solo che adesso te ne vai a letto con una cagna in crisi di mezz’età, e mandi tutto a puttane. Cristo, devo stare calmo. La situazione potrebbe sfuggirmi di mano.”
“Piacere, Eliah” le disse “Scusa, vado a pisciare”
Non era stato molto educato, ma doveva sapere di non avere possibilità. Sperò che questo l’avesse spaventata, e di non trovarla seduta sullo sgabello di fianco al suo, una volta uscito dal bagno.
Estrasse l’arnese, e iniziò a liberarsi nell’orinatoio a parete.
“Cazzo di giornata” disse, rivolto a un altro avventore intento a lasciare scorrere quei così poco nobili fluidi.
“Puoi ben dirlo amico” gli rispose il tizio.
“Ehi, hai per caso un acido?”
“Che?! Stai scherzando amico, non sarai rimasto negli anni sessanta”
“No, no scusa, stavo giusto chiedendo”, rispose, abbottonandosi di fretta la patta. Si lavò le mani e si sciacquò abbondantemente la faccia. Doveva fare chiarezza, essere lucido.
Quando riemerse dal bagno scrutò in direzione del bancone. La sua bottiglia c’era ancora, ma vide il ghiaccio ormai sciolto che aveva riempito d’acqua il bicchiere. Lei era ancora lì. Stava bevendo un margarita o un altro di quei cocktail troppo snob per lui. “E’ proprio eccitante, cazzo. Potrei anche mandare a cagare Johnny. E poi che ore sono? Le undici e mezza! Cristo, sarebbe già dovuto arrivare. Fanculo Johnny! Io mi scopo la tipa”.
Se lo meritava, quello stronzo di Johnny. Gli faceva sempre la roba a dei prezzi assurdi. Si sarebbe dovuto arrangiare.
Si sedette al suo posto, e bevve avidamente l’acqua. Aveva ancora il gusto del whiskey, e arricciò le labbra in una smorfia.
“Sai che ti dico bellezza? Che il mio impegno può attendere.”
“Mi fa piacere, che ne diresti di tornare in bagno allora?” gli rispose Veronica.
“In bagno? Perché? Senti facciamo un salto a casa mia, ti va? Mettiamo su un po’ di musica…”
“Ahahah” gli rise in faccia. “E’ questo il tuo modo di provarci? Mettiamo su un po’ di musica?”
“Cristo!” pensò. Non stava andando bene. Si passò una mano nei capelli.
“Io credo che tu adesso verrai con me in bagno” gli disse.
“Le piace comandare il gioco, meglio assecondarla”, pensò Eliah.
“D’accordo baby” le disse, svuotando il bicchiere mentre si stava alzando. “Prima le signore” disse, invitandola ad alzarsi con un gesto delle mani. La seguì, lanciando occhiate ai tavoli, cercando qualche sguardo carico d’invidia o di compassione.
“Fanculo Johnny!”, pensava Eliah, che botta di culo ho avuto. Ammirò il sinuoso ancheggiare dei suoi glutei, nella penombra, fino alla porta dei cessi. Entrarono in quello degli uomini.
“Vedi Eliah, devi sapere che io di solito, prima di portarmi qualcuno a casa, lo metto alla prova.” Gli disse improvvisamente seria. Questa cosa non prometteva niente di buono.
“Alla prova? Che cazzo significa?”
“Significa che devi dimostrarmi che sei bravo a fare una cosa, e che sei disposto a farla dove ti dirò io.”
Non rispose, si limitò ad uno sguardo interrogativo. Lei aprì i cessi, li ispezionò uno a uno, poi lo convinse a entrare in quello più adatto allo scopo.
“Wow, che lerciume. Ricordami di lamentarmi con Eddy, il barista, quando usciamo.” Disse Eliah, che stava iniziando a eccitarsi. “Vuoi una botta preventiva eh, cagna?” pensò. Aveva beccato una vera troia, una fottuta pervertita che godeva a farsi fottere da sconosciuti in un cesso di un locale di periferia. “Fanculo Johnny!”.
La voce di lei lo distolse dai suoi pensieri. “Appoggia le mani al muro, davanti a te” disse, mettendoglisi dietro. Lui obbedì.
“Ma come sei bravo Eliah” lo schernì lei. “Posso slacciarti la cintura?” gli chiese
“Certo fa pure, comincio a capire credo” le rispose
Lei chiuse la porta dell’angusto bagno, con l’usuale catenaccio, poi lo abbracciò da dietro, iniziando a sfilargli la cintura. La appoggiò alla maniglia, sarebbe tornata utile tra poco. Gli slacciò i pantaloni, prendendogli poi delicatamente il membro.
Eliah si trovò a fissare quelle lunghe unghie rosse strette attorno al suo cazzo, e si eccitò immediatamente. Era come uno studentello alle prime esperienze. Così speranzoso e ignaro.
Veronica giocò ancora un po’ col suo arnese, poi lo fece abbassare, e afferrando la cintura gli legò velocemente le braccia.
“Ehi, che cazzo stai facendo? Questo non me lo avevi mica detto prima! Ti piace il sadomaso?”
“Lo so io cosa mi piace, e tra poco lo saprai anche tu” gli disse, con una voce che incuteva terrore, e gli spinse violentemente la testa nel water.
Cercando di non affogare e di non vomitare per lo schifo, Eliah la sentì armeggiare con qualcosa, ed ebbe una bruttissima sensazione. Tentò di alzarsi, con tutte le sue forze, ma non ce la fece. Aveva i polsi legati e lei era più forte di quanto si potesse pensare. A quel punto la sentì caricare tutto il peso su di lui, e alla fine il freddo lattice di quell’enorme fallo artificiale affondò nelle sue carni vergini.
Se lo era fissato in vita, con un’apposita imbragatura di cuoio nero, che intanto le stimolava il clitoride, già gonfio e pulsante. “Dio, quanto godo” ripeteva lei, in continuazione, o almeno questo gli sembrava di capire dal fondo di quel pozzo di merda in cui era partecipato.
Ormai non opponeva neanche più resistenza. Stava cercando di capire se fosse peggio avere la testa infilata in un lurido cesso o essere sodomizzati da una donna. Era quasi sicuro che fosse davvero una donna, il fallo che lo stantuffava era troppo freddo per essere vivo. “O forse è un robot”, pensò, “questo spiegherebbe la sua forza”. Si stupì di come la sua mente fosse lontana dal suo corpo martoriato.
Poi la sentì dire qualcosa. “Bravo il mio piccolino, ti piace eh? Allora ti meriti un regalo”. Cominciò a segarlo.
“Beh non è neanche tanto male” si ritrovo a riflettere Eliah.
Venne abbastanza velocemente, e dopo un po’ senti godere lei. Quando finalmente si alzò da lui, Eliah emerse dal cesso. Doveva sapere cosa fosse quell’essere, che lo aveva stuprato così selvaggiamente. “Se è una donna, non è neanche tanto male. Cazzo, fa che sia una donna” era quella la domanda che gli tamburellava tra le tempie. Prima che lei gli ricacciasse la testa in acqua fece in tempo a vederla armeggiare con la cintura fallica, le intravide anche la vagina.
Era felice, tutto sommato.
Veronica se ne andò, più rapidamente di quanto non fosse arrivata, e lo lasciò li così, coi pantaloni abbassati e il cazzo di fuori, appoggiato a un cesso, la porta semiaperta.
Eliah stette lì così, alcuni minuti, incapace di decidere il da farsi. “Che giornata del cazzo! Ormai il lavoro sarà perso, e questa troia mi ha sfondato il culo. Chissà come sarà incazzato Johnny. Beh, fanculo Johnny! Sono appena stato stuprato, io, che cazzo!”.
Poco dopo sentì qualcuno entrare in bagno “Fanculo anche te, se entri qua e mi vedi così.”, non fece in tempo a pensare, che il faccione di Johnny emerse dalla parete in cartongesso.
“Ciao, amico. Serve una mano?” gli chiese
“Non sei incazzato, e non mi sembri neanche tanto sorpreso di vedermi conciato così. Cosa c’è sotto? E dammi una mano a rialzarmi, cazzo! Slegami!” lo aggredì Eliah.
“Quasi quasi ti lascio lì così. Sei un irriconoscente.” Disse Johnny, mentra gli liberava i polsi.
“Irriconoscente? Cazzo, manco sai cosa mi è successo, e mi dai dell’irriconoscente? Ti sembra che non abbia la faccia di uno che ha appena avuto un buon motivo per darti bidone?”
“Ma tu non mi hai dato bidone Eliah”
“Che cazzo stai dicendo?” disse, fissandolo negli occhi. Non capiva, forse era colpa dell’alcool, o di quello che era appena successo. “Oh, fanculo!” disse rialzandosi. Si tirò su i pantaloni, e cercò di rinfilare la cintura nei passanti.
“Tieni, questa è la tua parte” disse Johnny, e gli porse 300 dollari. “Questi me li tengo io, per averti trovato il lavoro.”
“Lavoro? Ma quale lavoro? Ma che cazzo stai dicendo? Io sono appena stato stuprato da una fottuta cagna in calore. Me l’ha messo nel culo. Un cazzo finto lungo così, cazzo!” gli urlò in faccia, gesticolando eloquentemente.
“Eh lo so, Veronica e un po’ strana, si eccita solo così, però è una gran bella donna, quindi hai poco da lamentarti. Fossero tutti così i lavori. Ti ho fatto scopare una bella figa, e ti sei pure intascato 300 dollari, cosa vuoi di più”
“Scusa, ho capito bene? Vuoi dire che mi hai fatto da pappone? Hai organizzato l’incontro? Mi hai detto di venire qua, lei mi ha abbordato, era tutto pianificato? E sapevi anche cosa mi avrebbe fatto?” Eliah non era più in sé, lo afferrò per il colletto della camicia e gli ficcò la testa nel cesso.
“Ho capito bene, brutta testa di cazzo?” ripeteva, affondandogli la testa in quell’acqua stagnante. Lo teneva sotto per un po’, poi lo lasciava respirare, e continuava a urlare intanto.
“Si, si è andata così. Le piace solo quando lui non lo sa. Quando non se lo aspetta. Io le trovo i tipi giusti, disperati in cerca di soldi, drogati, gente come te. E poi dò loro il compenso. Cazzo, 300 euro per farti inculare da una bellissima donna. Ci sono uomini che pagherebbero”
“Fanculo Johnny” gli disse, spingendolo sotto un ultima volta. Poi lo sbattè sul pavimento e se ne andò.
Uscendo, si fece dare da Eddy quel che rimaneva della sua bottiglia, e se la scolò fuori, aspettando di avere la forza di salire in macchina. Quei 300 dollari li avrebbe spesi a puttane.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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