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Anna, una ragazza timida


di Alex8219
22.10.2021    |    7.676    |    2 9.9
"Infatti non dovetti fare niente..."
Gli anni di università sono stati conditi da un fantastico gruppetto di amici, nato tra una sigaretta e l’altra a cavallo delle lezioni. A volte gli amici più cari si trovano senza nemmeno accorgersene: la sintonia è stata così immediata che non ci siamo più lasciati. Tra studio, viaggi e bevute assieme abbiamo passato ben più di un momento memorabile.

Tra di loro c’era anche Anna. Anna era ed è una ragazza un po’ svampita, che ha sofferto abbastanza duramente, nella vita, la sua mancanza di polso. Se non la si conosce molto bene può addirittura dare l’impressione di essere poco intelligente. Questi aspetti, uniti al fatto che non è particolarmente attraente, le hanno sempre portato molta sfortuna con gli uomini, che, nei rari casi in cui sono attorno, tendono a sfruttarla, facendola soffrire.

Non sono mai stato particolarmente attratto da Anna, più che altro ne provavo una certa compassione. Sono sempre stato consapevole, invece, che lei fosse attratta da me. Non che lo desse a vedere più di tanto, d’altronde sapeva bene che avevo le mie storie e che il mio cuore era spesso mezzo impegnato. Eppure gli sporadici commenti fin troppo lusinghieri sulla mia intelligenza erano un segno che avevo imparato a riconoscere. Cominciai sporadicamente a fantasticare su di lei dopo una sera in cui, a seguito della mia rivelazione di aver provato il sesso anale per la prima volta pochi giorni prima, lei disse: “Cosa, la prima volta? Ma veramente?”, facendo intuire di essere ben più avvezza alla pratica di quanto mi sarei aspettato. L’idea di Anna con un cazzo in culo sorprendentemente mi eccitò non poco. Per la prima volta mi balenò in testa l’idea di un’Anna focosa, e la sua pelle olivastra da vera siciliana trovò finalmente un posticino tra i miei desideri…

Una notte stavamo tornando a casa a piedi, ubriachi. Abitavamo nello stesso quartiere e casa mia era di passaggio per lei. Barcollavo, e lei mi sorreggeva teneramente a braccetto, mentre si inventava rime puerili nel tentativo di allietare la mia sbronza. Mi fece tenerezza, ma, complice l’alcol, mi fece anche tanto sesso. Sebbene fossi titubante, arrivati sotto casa mia la invitai a salire, con la scusa di fumarci un’ultima sigaretta della buonanotte. Lei ovviamente accettò subito, anche se era molto tardi.

Salimmo e sgattaiolammo silenziosamente in cucina, l’unica zona della casa utilizzabile a quell’ora, visto che non avevamo un salotto e i miei coinquilini (compreso il mio compagno di stanza) dormivano. Mi sentivo un po’ frustrato, sia perché non ero ancora convinto se lanciarmi nel tentativo sia perché, anche se l’avessi fatto, non avremmo potuto usare la camera da letto.

Fumammo, seduti sul divanetto. Anna si accoccolò sulla mia spalla. A quanto pare sarà molto più facile di quel che pensassi, pensai. Infatti non dovetti fare niente. Anna sollevò la testa e mi guardo languidamente negli occhi: bastò che ricambiassi lo sguardo per alcuni secondi perché le sue labbra si avventassero sulle mie.

Sul fatto che fosse focosa, ci avevo preso in pieno: aveva cominciato ad ansimare di piacere non appena ci eravamo avvinghiati. Le mie remore scomparvero, e l’alcool mi fece andare le mani dritte al punto focale delle mie fantasticherie: quel gran pezzo di culo. Lei mugolò ancora più intensamente, al che mi resi conto che potevo lasciarmi andare completamente. Le slacciai i pantaloni e glieli calai assieme alle mutande sotto alle chiappe sporgenti, che afferrai con decisione allargandole. Ero ubriaco e senza freni, al che, non potendomi trattenere, dissi: “Anna, perdonami, ma io questo culo te lo devo leccare”. Lei fece una risatina un po’ imbarazzata, ma io mi stavo già contorcendo per inginocchiarmi davanti al divano, spingendola non proprio delicatamente in modo da portare quel sedere davanti alla mia faccia. Lo allargai con i pollici, rimirando l’ano. Era un ano stupendo, peloso ma pulito, dalla larga aureola scura ma liscia, il buchino improvvisamente rosato. Sospirai di piacere e ci affondai la bocca, mentre lei ridacchiava ancora più sorpresa e imbarazzata. Lo leccai in profondità, volevo cercare di fotterle il culo con la lingua il più possibile, spingendola dentro e fuori.

Siccome non volevo essere egoista e volevo che fosse il più eccitata possibile, dopo un po’ scesi e le succhiai per bene anche la patata. Non era affatto male, i suoi umori erano delicati ed eccitanti, e lei cominciava ad ansimare pesantemente. Era chiaramente contenta e mi premeva la testa tra le natiche, così continuai a leccarle la figa per parecchi minuti. La mia testa pensava solo a cercare di incularla, ma volevo che lei provasse più piacere possibile, altrimenti difficilmente saremmo potuti arrivare a quel punto.

Dopo parecchi minuti tornai a leccarle il culo. Percepii che a quel punto era ben più rilassata e allineata al mio flusso, godendo ai tocchi della mia lingua sul suo pertugio.

“Anna, ti prego, posso mettertelo nel culo? Anche perché non ho un profilattico…” domandai sussurrando, voglioso come un coniglio. La situazione era rischiosa, dopotutto; avremmo potuto svegliare uno dei miei coinquilini e ci trovavamo nell’unica stanza comune della casa, quindi aggiunsi: “Possiamo andare in bagno…”.

Lei rise ancora ma non disse di no. La tirai su, le ficcai per un momento la lingua in bocca e la trascinai in bagno, mentre cercava di tirarsi su i pantaloni.

In bagno, la feci piegare sul water, mentre le toglievo definitivamente i pantaloni e le mutande. Quel culo era veramente stupendo. Che sorpresa! Ne gioivo eccitato. Leccai ancora l’ano, cercai di allargarlo di nuovo con la lingua, ma questa volta non mi soffermai troppo a lungo, il cazzo mi stava esplodendo. Mi abbassai i pantaloni e sputai sulla mia cappella, mentre distribuivo la saliva uniformemente con una mano e cercavo di violarle il sedere con il pollice dell’altra. Il pollice entrò senza problemi. Lei non diceva niente e ansimava. Perfetto, pensai.

Appoggiai il pene sullo sfintere e cominciai a spingere, dapprima delicatamente e via via con più forza, mentre le tenevo i fianchi. Il cazzo era davvero duro, e non ci mise troppo a scivolare dentro, un centimetro alla volta, Anna che gemeva piano e passivamente ogni volta che lo spingevo un po’ più indentro.

Una volta in fondo stetti fermo un poco, ma poi cominciai a pompare delicatamente. Anna ansimava, e ansimava di eccitazione! Realizzai infatti che si stava toccando con una mano. Questo mi diede coraggio e presi a pompare più forte. Lei godeva ancora di più. “Più forte!”, disse, “Più forte!”. Tali parole mi portarono al culmine dell’eccitazione e cominciai a scoparla con forza, tirando il cazzo quasi completamente fuori per poi spingerlo dentro, il più in dentro possibile nel suo retto.

Venni copiosamente dopo pochi secondi. Merda, che inculata incredibile.

Tirai fuori il cazzo lentamente per non farle male. Rallentai ancora di più poco prima di estrarlo, allargandole le chiappe con attenzione. L’ultima parte del pene venne fuori schioccando, mentre il suo sfintere gorgoglió.

Questo mise Anna in imbarazzo, che si coprì l’ano con una mano e si piegò per toglierlo dalla mia vista. Io però mi avvicinai e le presi la testa per baciarla con la lingua. Quindi mi staccai e la guardai negli occhi: “Non vergognarti".
La invitai a guardami il pene: era di nuovo durissimo.

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