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Lui & Lei

Andiamo a Berlinoooo!!!


di GiocoConTeXXX
29.06.2024    |    2.405    |    6 8.7
"Leonardo lascia docilmente la presa pregustando però la serata, quando sarà più stanca e non opporrà resistenza..."
La prima impressione dell'edificio esterno non è incoraggiante: un casermone alto e squadrato senza particolari abbellimenti, incupito ancora di più dal cielo grigio e gelido di quella giornata invernale.
L'insegna esterna dell'hotel non era particolarmente visibile perciò ci era voluto qualche tentativo prima di individuarlo. Appena varcata la soglia, un grande telone protettivo isola dai lavori di ristrutturazione sulla sinistra, come si intuisce facilmente da rumori martellanti e sagome di operai intenti a lavorare.
"Cominciamo bene" pensa Diletta un po' infastidita. Prima di prenotare aveva consultato il sito dell'hotel e non era menzionato da nessuna parte questo "dettaglio".
Si volta per osservare la reazione di Leonardo mentre percorre i pochi metri che conducono al bancone della reception, situato proprio di fronte a loro. È il primo viaggetto in Europa che si concedono, la loro prima scappatella di coppia e voleva che tutto fosse perfetto. Aveva insistito parecchio affinché lui prendesse le ferie, di conseguenza si sentiva la responsabilità di qualunque cosa potesse andare storta.
Leonardo non dà peso alla situazione e si avvia imperturbabile ad effettuare il check-in. Dopo le dovute scuse per il disagio, il receptionist consegna la chiave della stanza e le solite informazioni di rito, indirizzandoli all'ascensore e rassicurandoli che dal loro piano non avrebbero avvertito alcun rumore.

Quinto piano.
Le porte dell'ascensore si aprono su un corridoio lugubre e un susseguirsi anonimo di porte.
Diletta, con la tessera magnetica in mano davanti alla loro stanza, inspira profondamente prima di portarla a contatto con la serratura. In quei pochi istanti nella sua testa vorticano preoccupazione, pentimento per la scelta poco azzeccata dell'hotel e una flebile speranza che la camera sia decente.
Un rumore metallico e la porta si arrende.

La stanza è enorme, una metratura decisamente fuori dallo standard alberghiero. Ad una rapida occhiata risulta pulita, arredata dignitosamente e tutto sommato accogliente, molto luminosa nonostante il cielo grigio grazie all'ampia vetrata. Abbandonano in un angolo la valigia e iniziano ad ambientarsi in quella che sarà la loro alcova per qualche giorno. Il receptionist aveva ragione, nessun rumore molesto proviene dall'ingresso e tutto il piano pare essere tranquillo.
È molto caldo all'interno e alla freddolosa Diletta non può che fare estremamente piacere, mentre Leonardo sta già togliendo il maglione per restare in T-shirt. Cerca nervosamente il termostato per regolare la temperatura, ma si rende ben presto conto che è centralizzato e nulla può fare per ridurre quel forno. Del resto da un burbero edificio di stampo sovietico nel cuore di Berlino Est non ci si poteva aspettare che questo.
Diletta sorride compiaciuta al pensiero del calduccio che li aspetta ogni volta che rientreranno dalle loro passeggiate e cerca di ridurre il disappunto di Leonardo.
"Dai, vorrà dire che ci spoglieremo di più" e ammicca.
Lui sulle prime sbuffa, ma subito dopo decide che la soluzione suggerita può volgere a suo favore e prova immediatamente a metterla in pratica.
"Ah sì?" le chiede prendendola per i fianchi nel tentativo di sfilarle il maglione.
"Eh no! Non adesso, Berlino ci aspetta" e si scansa con inamovibile determinazione.
Leonardo lascia docilmente la presa pregustando però la serata, quando sarà più stanca e non opporrà resistenza.

In quel pomeriggio di dicembre Berlino è letteralmente glaciale. Stanchi dal viaggio e dall'impatto del vento freddo che li prende a schiaffi senza tregua, Diletta e Leonardo decidono che alcune ore di esplorazione sono sufficienti. Adattandosi alle usanze locali, cenano presto e rincasano nel giro di un paio d'ore.

L'hotel è silenzioso, nessun ospite per i corridoi e l'atmosfera con il buio della sera è quasi spettrale.
Leonardo si propone per fare la doccia per primo, con l'intenzione di aspettarla sul letto e vederla uscire svestita. Sotto il getto dell'acqua accusa un po' di stanchezza, ma il trovarsi in una città che non conosce e in una camera diversa dal solito lo stuzzica parecchio.
Diletta in camera, nel frattempo, si prepara distrattamente il pigiama e i prodotti da bagno. Lo sguardo le cade sulla grande tenda che lascia intuire le sagome dei palazzi di fronte illuminati. Si rende conto di non essersi mai affacciata alla vetrata fino a quel momento e istintivamente si avvicina per scoprire cosa riserva il vicinato. Sposta la tenda e lo sguardo viene immediatamente catturato alla sua destra, lasciandola a bocca aperta per un attimo.
La torre della televisione si staglia illuminata davanti a lei. Imponente. Elegante. Altissima. Il piano all'altezza del ristorante diffonde nel buio della notte un suggestivo riflesso tra il rosato e il violaceo, quasi ipnotico.
Quando Leonardo esce dal bagno, è ancora lì ad ammirarla e gli fa cenno di avvicinarsi con lo sguardo estasiato.
"No vabbè, non puoi capire" gli dice mentre lui attraversa la grande stanza chiedendosi cosa possa mai entusiasmarla così tanto.
"Ah però" è l'unica cosa che riesce a dire Leonardo arrivato alla vetrata, anche lui visibilmente sorpreso.
Sapevano di essere molto vicini ad Alexanderplatz, se ne erano resi conto anche camminando quel pomeriggio nei dintorni, ma mai avrebbero immaginato che quell'hotel, pagato due spicci e per di più con i lavori in corso, potesse regalare una vista così privilegiata dalla facciata sul retro.
Sul lato sinistro e dirimpetto, invece, si affacciano alcuni palazzi simili al loro, che regalano scorci di vita quotidiana tedesca dalle finestre illuminate.
Tutta soddisfatta di quella scoperta, Diletta si concede una bella doccia calda e riappare qualche minuto dopo avvolta solo nell'asciugamano bianco, come aveva pronosticato Leonardo.
Il suo sguardo è malizioso, si avvicina al letto dicendogli "Per oggi basta così" per provocarlo.
Lui ignora la sua bugia, le accarezza una gamba nuda e la fa risalire verso l'alto, arrivando al bordo dell'asciugamano.
D'improvviso Diletta si scansa. Un passo indietro, due, tre fino ad arrivare alla vetrata, proprio accanto al letto. Leonardo la osserva mentre si appoggia con la schiena al vetro freddo attutito dall'asciugamano, l'unica cosa che le resta addosso. Gli sorride, allunga una gamba verso di lui come gesto di richiamo. Leonardo si alza, riconosce quell'espressione e i suoi boxer iniziano a gonfiarsi. Si ferma davanti al suo viso, la guarda negli occhi voluttuosi e sposta lo sguardo verso l'edificio poche centinaia di metri alle spalle di Diletta.
"Qui?"
"Qui."
La voglia di Leonardo esplode prepotente. Le prende il viso tra le mani e le infila la lingua in bocca, succhiandola e togliendole il respiro. Diletta mugugna, forse non si aspettava un impulso così forte, così animale da parte del compagno. La bocca avida di Leonardo scende sul collo e lo tormenta di baci e morsi. Diletta si avvinghia alle sue spalle e l'asciugamano, intrappolato tra i due corpi bollenti, comincia a non essere più saldo attorno al suo corpo. Quando spinge il bacino contro i boxer di Leonardo, capitola e cade a terra.
Una risatina da parte di entrambi, lui si stacca e indietreggia appena per osservarla.
Presa dal momento, Diletta non si era ancora resa conto di essere nuda contro la vetrata di una stanza illuminata, il suo culo e la sua schiena esposti al mondo esterno. La sua testa va in cortocircuito, il pudore e la velleità di farsi guardare si fondono insieme e la sua eccitazione si fa più calda e umida.
"Spegni la luce grande, lascia solo quella del comodino" dice a Leonardo e in quel compromesso si sente libera di lasciarsi andare.
Quando Leonardo torna indietro dopo aver sistemato le luci, Diletta lo ferma a un passo da lei. Ha voglia di lui, di godere e di essere guardata, da chi non le importa.
In piedi e dando sempre le spalle all'esterno, divarica le gambe. Incolla il culo al vetro e lo attira a sé, facendolo inginocchiare davanti al suo corpo. Si piega a baciarlo e con il solo sguardo, eccitato e da porca, gli fa capire quello che vuole.
La lingua calda di Leonardo inizia a stuzzicarla, a leccarla, ad assaporare le sue labbra totalmente lisce. Inarca la schiena e Leonardo si spinge ancora più a fondo. È copiosamente bagnata, lo tiene per i capelli ed entrambi mugulano profondamente. Diletta solleva leggermente una gamba e per Leonardo quello è il segnale che non manca molto all'orgasmo. Senza smettere di leccarla, la penetra con un dito, che diventano quasi subito due e la osserva dal basso. Gli umori gli colano lungo la mano e Diletta gode selvaggiamente, ansimando e riversando la testa all'indietro contro il vetro; è freddo ma il suo corpo è troppo in preda alle scariche di piacere per rendersene conto.
Soddisfatta e appagata, Diletta si prende ancora qualche istante per prepararsi a regalare le stesse sensazioni a Leonardo, che si rialza e si sfila i boxer senza alcun imbarazzo. La sua erezione è vistosa, grossa e famelica. Con la stessa decisione con cui aveva iniziato a baciarla, prende la sua donna per i fianchi e la fa girare.
Per la prima volta Diletta intuisce il suo riflesso sfocato nella vetrata e contemporaneamente guarda oltre in profondità, verso quegli appartamenti con le luci accese.
"Chissà chi ci vive, chissà che storie e vissuti si nascondono all'interno, chissà se qualcuno sta scopando come noi" sono i suoi pensieri mentre appoggia le mani al vetro e si piega in avanti a novanta, lasciando a Leonardo un'altra piacevole visuale.
"Ti piace?"
"Cosa? Il tuo culo o la torre della televisione?" risponde lui beffardo.
"Cretino... Dai fammi venire di nuovo".
A quella richiesta, l'erezione di Leonardo diventa se possibile ancora più marmorea. Il sangue gli pulsa lungo la vena e anche in testa e con le mani stringe il culo di Diletta, per farle percepire la sua voglia.
Una sculacciata riecheggia nel silenzio della camera, seguita da un mugolio di Diletta che nuovamente divarica bene le gambe.
Leonardo le accarezza il culo, l'ano, le labbra e il clitoride per assicurarsi che sia di nuovo umida e accogliente. Ripete lo stesso movimento e la stessa carezza con il cazzo gonfio e caldo, per penetrarla al momento opportuno.
Un affondo lento, ma profondo e deciso. Diletta sospira pesantemente di piacere, lui la prende per i fianchi e accompagna i movimenti del bacino, a tratti più veloci e a tratti più lenti. Sente i colpi dentro di sé, si appoggia saldamente con i palmi delle mani al vetro e solleva leggermente la testa per godersi la scena nel poco riflesso della vetrata. Anche Leonardo dà una sbirciata ogni tanto, ma più spesso lo sguardo vaga dalla schiena di lei ai palazzi intorno fino alla torre. Sa che la luce del comodino crea l'atmosfera giusta per permettere ad eventuali osservatori esterni di riconoscere le posizioni di un rapporto sessuale, senza però rivelare troppi dettagli. Questa consapevolezza accende il suo ego e la sua virilità, gli piace mostrare come la possiede. Con queste fantasie che lo caricano ancora di più, quando Diletta raggiunge il secondo orgasmo a fatica trattiene il suo. La sente ansimare e spingere il bacino contro il suo a fondo, per godersi ogni secondo di piacere.
Poco dopo anche Leonardo viene con furia sulla sua schiena, riversandole tutto il suo caldo liquido che cola verso i fianchi e lungo i glutei, davanti a quell'incredibile e peccaminosa vetrata e illuminati dalla suggestiva torre della televisione, in un'atmosfera magica e irripetibile.

Non se lo confesseranno mai, ma poco prima di addormentarsi abbracciati, appagati e galvanizzati a entrambi risuonano nella testa quelle tre storiche parole: ANDIAMO A BERLINOOOOOO!!!
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