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La monta sull’autobus (racconto)


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
29.11.2020    |    41.066    |    12 9.7
"Vedevo il velo lucido di sudore nel solco della terza abbondante che sfoggiava con orgoglio..."
Quella mattina io e Claudia avevano litigato per via della macchina, che lei avrebbe voluto cambiare e che io invece mi ostinavo a tenere. Nonostante lei sapesse che non era il momento di spendere soldi, non perdeva occasione per chiedermi di prendere la Captur che voleva da tempo, con il tettino trasparente per mostrare le cosce ai camionisti, aggiungeva ogni volta, ridendo.
Ma stavolta, quando il motorino di avviamento emise un rantolo di agonia per poi tacere del tutto, non rise affatto.
«Porca di quella miseria» sbottò. «Uno di questi giorni ci lascerà col culo per terra.»
«Oggi pomeriggio la porto da Oreste» risposi, con un sospiro rassegnato.
«E adesso come ci andiamo al lavoro?»
«Come gli antichi. Prendiamo i mezzi.»
«Questa me la paghi, quant’è vero iddio» concluse, aprendo lo sportello con un gesto secco.
Non aveva l’abbigliamento adatto per un viaggio sui mezzi pubblici. La mini inguinale che indossava le avrebbe impedito di sedersi, a meno di voler mostrare la passera a tutti. All’inizio aveva scelto una gonna a tubino aderente che mostrava parecchi centimetri di cosce ed evidenziava molto il culo, ma quando le avevo fatto notare che vestita così sembrava una zoccola ne aveva messa una cortissima, da battona, sfidandomi con lo sguardo a dire qualcosa.
Arrivava a malapena a coprirle il perizoma, che era un velo di pizzo bianco trasparente, e anche la maglietta scollata che ci aveva abbinato non celava granché.
Ci incamminammo verso la fermata a passo sostenuto, senza più scambiare una parola. Per fortuna l’autobus arrivò dopo pochi minuti, una sorta di miracolo, anche se era pieno come un uovo.
Una volta saliti facendoci largo con i gomiti cercai di rimanerle accanto, ma i movimenti dei passeggeri ci separarono dopo pochi secondi. Impiegai qualche minuto per riuscire a districarmi dalla massa di corpi sudati e avvicinarmi a lei. Era appoggiata a un palo di sostegno e dietro le si era piazzato un tipo massiccio, rasato a zero, che indossava una maglietta bianca e la parte inferiore di una tuta sportiva di tela leggera.
Lei aveva cominciato a mordicchiarsi le labbra, come faceva sempre quando era eccitata.
Notai che i capezzoli premevano contro la stoffa della maglietta, duri come chiodi.
Improvvisamente l’autista schiacciò il freno e tutti dovemmo tenerci dove capitava per non cadere in avanti. Il tipo rasato si staccò per un attimo da Claudia e fu così che vidi cosa nascondeva: il pacco era gonfio in modo impressionante, un grosso bastone di carne puntato direttamente tra le chiappe sode di mia moglie.
Quando si rese conto che avevo notato cosa le premeva contro il culo mi rivolse un sorriso e sporse indietro le natiche per accoglierlo nuovamente.
Sgomitando ulteriormente riuscii ad avvicinarmi ancora un po’ ai due, che avevano cominciato un leggero, reciproco, va e vieni. Immaginavo la mazza del tipo che si strofinava contro il culo di mia moglie, scivolando tra le cosce fino a sfregare contro le grandi labbra dentro cui a questo punto doveva essersi infilato il perizoma fradicio di secrezioni vaginali. Claudia si bagnava sempre moltissimo.
Vedevo il velo lucido di sudore nel solco della terza abbondante che sfoggiava con orgoglio.
Un altro sobbalzo li separò per un attimo: ora il tipo era in tiro come un toro da monta, e la tuta era umida e tesa al punto che pensai potesse strapparsi. Probabilmente era senza mutande e faceva quel gioco abbastanza spesso, attraverso la stoffa riuscivo quasi a vedere le vene che correvano lungo la mazza ma, nel timore di essere visto, probabilmente non avrebbe osato fare di più. Sarebbe stato un peccato privare Claudia di quel piacere inatteso, dopo averla fatta arrabbiare così tanto. Volevo farmi perdonare.
Rischiando di farmi linciare dagli altri passeggeri tirai fuori una copia di Leggo del giorno prima dalla borsa e la aprii, fornendo un discreto riparo ai due. Contavo anche sulla sostanziale indifferenza della gente, che guardava gli schermi dei cellulari prestando pochissima attenzione al resto. Ma, anche se avessero notato il traffico, probabilmente si sarebbero limitati a sbirciare di sottecchi, il che era parte del piacere. Claudia mi sorrise e mi mandò un bacio. Dio, quanto la amavo.
La mazza, rivestita da uno strato sottilissimo di cotone, tornò a scivolare sotto la gonna di Claudia, che si passò la lingua sulle labbra ed emise un sospiro.
Mi accorsi di avere il cazzo durissimo. Vedere mia moglie godere mi eccitava. Si sentiva un fortissimo odore di sesso e mi stupii che nessuno sembrasse notarlo.
Adesso l’espressione del tipo era di godimento puro. Anche se tra la sua cappella e la fica di Claudia c’era della stoffa la sensazione doveva appagarlo molto.
«Vi copro io» sussurrai al suo indirizzo. «Tiralo fuori.»
L’uomo mi guardò stupito.
«A mio marito piace vedermi godere» aggiunse lei, voltandosi un attimo per parlargli senza essere ascoltata dagli altri passeggeri. «Dai, fammelo sentire dentro.»
Il tipo guardò me e Claudia alternativamente, temendo di essere stato incastrato in qualche modo, poi dovette concludere che probabilmente eravamo davvero ciò che affermavano di essere, una coppia swinger in cerca di emozioni pronta a coglierle al volo quando capitavano.
Passai a Claudia un preservativo preso dalla confezione che portavo sempre con me, già aperto. Stavamo rischiando grosso, ma era proprio quello il bello del gioco. Con consumata abilità, appena il tipo tirò fuori la mazza lo allargò con le dita e glielo infilò in meno di due secondi, voltandosi poi nuovamente.
Vidi l’uomo fare un piccolo movimento laterale, probabilmente per scostare il filo del perizoma ed entrare nella fica ormai allagata di mia moglie. Fu in quel momento che l’autista frenò di nuovo, in maniera anche più brusca della precedente.
Claudia si puntellò con forza contro il palo di sostegno e il grosso cazzo si infilò fino in fondo nella tana umida.
Avrei voluto unirmi a loro, ma dovevo coprirli e accontentarmi di guardare.
Il tipo non sarebbe durato molto. L’eccitazione data dalla situazione insolita lo stava stimolando troppo perché potesse resistere. Sperai solo che permettesse a Claudia di godere, in modo da farle tornare il buon umore.
Il va e vieni, intensificato dai suoi movimenti di bacino, le procurò in pochi minuti un orgasmo intensissimo e liberatorio. Dopo qualche secondo venne anche lui. Lo capii dall’espressione stralunata.
Il tipo si sfilò e rimise dentro l’arnese ancora inguainato nel preservativo. A quel punto io chiusi il giornale e lo misi via. Claudia mi guardò e sorrise, passandosi la lingua sulle labbra.
Mimai il gesto di scrivere per chiederle se voleva tenersi in contatto con il tipo, ma lei scosse la testa, per cui lo ringraziammo entrambi senza aggiungere altro. Lui capì l’antifona e si diresse alle porte centrali facendosi largo tra i passeggeri stipati come sardine.
Claudia non si voltò indietro neanche per un momento mentre il suo amante occasionale se ne andava.
«Sai» si limitò a dirmi con un miagolio da gatta soddisfatta. «Non è poi così male viaggiare in autobus.»
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