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Fallo con la lingua. (racconto)


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
06.12.2020    |    21.800    |    5 9.5
"Non riuscivo a trovare la forza di iniziare a leccare, e allora fu Claudia a prendere l’iniziativa..."
Dopo l’avventura in autobus, in cui Claudia si era goduta il groping di un rozzo bestione fino a un orgasmo da Guinness dei primati, su sua richiesta avevamo cominciato a prendere sempre più spesso i mezzi pubblici.
Ogni volta Claudia si vestiva con cura, indossando gonne cortissime che mostravano il filo sottile del perizoma appena si chinava un po’, cosa che non mancava mai di fare appena notava l’interesse di qualcuno. Spesso mostrava il culo anche alle donne, aveva un sesto senso infallibile nell’individuare quelle che avevano tendenze lesbo o bisex, e si era goduta alcuni notevoli ditalini.
La cosa che la eccitava di più, però, era il fatto che io fossi testimone della sua troiaggine, vedere la patta dei miei calzoni che si gonfiava fin quasi a esplodere.
«Ammettilo» mi diceva ogni volta. «Vedermi fare la troia ti eccita quasi più che scoparmi.»
Mi ero accorto che sempre più di frequente incontravamo maschi arrapati che spingevano i loro cazzi tra le sue cosce per tutto il viaggio, e avevo concluso che doveva essersi sparsa la voce tra i porci della zona. Spesso, quando scendevamo, Claudia mi faceva pulire schizzi di sperma e secrezioni vaginali dalle cosce usando delle salviette per igiene intima, commentandone a volte la quantità.
«Quel ragazzino ha sborrato come un cavallo» mi diceva ridendo, oppure «guarda che roba, ho colato come una fontana.»
Si stava spingendo, e mi stava spingendo, sempre più in là.
Quella mattina, dopo essere scesi dal pullman, mi chiese di accompagnarla nel bagno di un bar che si trovava vicino al nostro ufficio.
«Devo pulirmi» mi spiegò. «Mi ha allagato.»
Quel giorno avevamo incontrato nuovamente il tipo rasato della prima volta, che era subito corso a mettersi in posizione dietro di lei, finendo con lo svuotarsi i coglioni tra le sue natiche.
Per evitare attenzioni indesiderate, lei aveva preso l’abitudine di portarsi dietro un cambio di abiti e uno spolverino lungo fino alle caviglie, che indossava subito dopo gli incontri in modo da nascondere a occhi indiscreti gli schizzi di sperma e le colate.
Una volta entrati nel bar mi chiese di seguirla in bagno, cosa che non aveva mai fatto prima. Per fortuna il locale era abbastanza ampio da permettere a entrambi di stare comodi.
In pochi istanti si spogliò, mostrandomi il culo sodo impiastricciato di sperma. Avevo tirato fuori le salviette ma lei mi fermò con un gesto.
«Non con quelle.»
«E come allora?»
«Con la lingua» mi propose, con un sorriso lascivo sulle labbra dipinte di rosso carminio.
«Non ho nessuna intenzione di farlo» sbottai. «Levatelo dalla testa. Finché si tratta di usare dei fazzoletti, passi, ma questo no.»
«Bugiardo. Hai il cazzo duro come il marmo» mi fece notare con un sorrisetto. «Se n’è accorta anche la cassiera.»
«Perché adesso ti è presa questa fissa?» le chiesi, rendendomi conto di aver involontariamente preso in considerazione la cosa, anche solo come remota possibilità.
«Perché sono una troia e mi eccita l’idea che tu lo faccia.»
«Mi fa schifo.»
«Non fare il bambino. Prima assaggia, poi mi dirai se ti piace o meno» tagliò corto, sporgendo in fuori le natiche sode striate di sperma. «Io dico che ti piace. Ne ho ingoiato a litri, ed è buono. Pensa a tutte le volte che ti ho baciato dopo aver preso in bocca la tua sborra.»
«Quella era roba mia.»
«Se lo fai, dopo ti faccio un regalo.»
«Che regalo?»
«Una cosa che vuoi da tempo.»
«E sarebbe?»
«Lecca via tutto e io ti piscio in bocca.»
«Sei una puttana» la accusai. Aveva scoperto il mio punto debole. Glielo avevo chiesto tempo prima, ma lei non aveva voluto accontentarmi. Capii in quel momento che non mi aveva lasciato in sospeso perché contraria all’idea, ma per tenersi da parte una possibile moneta di scambio quando si fosse resa necessaria.
L’odore di fica e il pulsare quasi doloroso al basso ventre mi stavano dando alla testa.
Mi ritrovai in ginocchio davanti al culo di Claudia quasi senza rendermene conto. Inspirai con forza l’odore intenso delle secrezioni vaginali e dello sperma, mescolati insieme in una crema densa. Non riuscivo a trovare la forza di iniziare a leccare, e allora fu Claudia a prendere l’iniziativa. All’improvviso mi trovai con la bocca tra le sue chiappe e il sapore acidulo di quell’amalgama sulla lingua. L’odore caldo del sesso, mescolato a quello pungente di urina che saliva dal water, mi saturavano le narici.
Cominciai a lappare come un cane, accompagnato dai mugolii di godimento di Claudia, finché non le ripulii completamente culo, fica e cosce.
Era tanta roba, il tipo aveva sborrato come un cavallo e Claudia ci aveva aggiunto una grossa quantità di secrezioni dense e filanti. Sentivo la bocca piena, una sensazione strana ma non sgradevole.
Continuai a leccare finché l’orgasmo di Claudia non esplose come una bomba nucleare, riempiendomi la bocca di ulteriori secrezioni dense e profumate.
«Bravo il mio cagnolino… Lecca bene la tua padrona.»
Le lasciai il tempo di godersi l’orgasmo. Vidi gli spasmi ridursi di intensità fino a scomparire, finché un mugolio soddisfatto le uscì dalle labbra.
«Ti è piaciuto il sapore?» mi chiese, mettendosi a sedere a gambe aperte sulla tazza del water.
«No.»
«Devi imparare a mentire meglio di così» disse in tono sornione. «Hai leccato e ingoiato tutto, e il cazzo è ancora più duro di prima. Tiralo fuori, dai.»
Mi alzai, slacciai i pantaloni e tirai fuori la mia mazza, grossa, dura e pulsante, con la punta umida.
«Adesso ingoia tu» mormorai, spingendole in bocca la cappella e una buona parte dell’asta. Lei mi guardò dal basso verso l’alto, con una luce divertita negli occhi. Era bravissima a rilassare la bocca per farsi scopare in gola senza farmi sentire i denti. Ero carico come un toro e non avrei impiegato molto a riempirla di sborra. Ripensai a quello che mi aveva spinto a fare e all’improvviso l’orgasmo montò come una marea, uno tsunami di puro godimento che mi portò a schizzarle almeno sei sette volte in bocca.
Fu uno degli orgasmi più intensi della mia vita, reso ancora più soddisfacente dalla vista dei rivoli di sperma che le colavano dalle labbra rosse.
Lei raccolse tutto con la lingua e le dita, poi aprì la bocca per mostrarmi la crema bianca che la riempiva, prima di ingoiare tutto con un sorriso.
«Hai un buon sapore» disse. «Se me ne avessi lasciato un po’ di quello che avevo addosso avrei potuto fare il confronto, ma l’hai finito tutto» mi canzonò.
«Sei proprio una zoccola.»
«È proprio questo che ti piace di me, no?»
«Ora mantieni la tua promessa.»
Per tutta risposta lei si alzò e infilò un perizoma pulito tirato fuori dalla borsa.
«Oh, lo farò» rispose, indossando una gonna che le arrivava appena sopra il ginocchio. «E godrò anche molto quando berrai dalla mia fonte, ma sarò io a decidere quando. Ora andiamo, che si è fatto tardi.»
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