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Lui & Lei

Noi, i mostri


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
07.07.2021    |    6.687    |    2 8.2
"Vorrei poterne sentire l’usta come una belva in calore e correre loro incontro nei boschi..."
Ieri ero in Molise, in uno di quei paesini che d’inverno contano meno di 200 anime e si ripopolano solo durante la settimana di ferragosto, periodo durante il quale coloro che sono emigrati in cerca di fortuna tornano a stringere i legami con la loro terra.
Sdraiato sul letto, in una stanza la cui finestra si affaccia su colline coltivate punteggiate di balle di fieno, mentre il campanile dell’antica chiesa rupestre che pare fuoriuscire dalla roccia come un fiore ostinato batte la mezz’ora, navigando su Annunci69 scopro che a meno di un chilometro da me c’è una coppia iscritta al sito.
Parliamo di un paese in cui tutti conoscono tutti, e non per modo di dire, ma in maniera assolutamente letterale. Quando mi capita di passeggiare per le stradine acciottolate del centro so di essere osservato e analizzato da scanner più potenti di quelli dell’Enterprise, in grado di stabilire con esattezza ascendenze dirette e parentele acquisite fino alla sesta generazione.

Leggo l’annuncio, non rientro nel loro target, sono nuovi e non hanno ancora le idee chiare su cosa vogliono, quindi evito di scrivere anche solo per dire loro: «Ehi, sono qua!»
Però sarebbe divertente suscitare in loro una reazione.
Mi chiedo quale sarebbe.
Gioia? Irritazione? Timore? Eccitazione?
Probabilmente non lo scoprirei comunque. Anche se scrivessi non è detto che risponderebbero, vista la detestabile abitudine al silenzio-dissenso di molte coppie, anche di quelle che non escludono a priori i singoli.
Sono VIP, però, quindi hanno modo di sapere che ho visitato il loro profilo. Chissà, forse leggeranno queste righe e si faranno vivi.
“Improbabile”, mi dico poco più tardi, attraversando a piedi quei vicoli claustrofobici pieni di storia e di storie, come quella del mostro dall’impronunciabile nome dialettale che abita in un buco nel muro di una casa, un vecchio scivolo per la legna, e che viene fuori ogni notte alle tre, terrore dei bambini le cui nonne tramandano da generazioni quella vecchia leggenda.
Raggiungo il bar del paese, al momento poco affollato, in cui è radunata la quasi totalità degli under 65 del posto.
Ai tavolini posti all’esterno del locale sono sedute alcune coppie, ma riconoscere quella dell’annuncio basandosi sulle tre foto ravvicinate inserite nel profilo è praticamente impossibile.
Mi chiedo se sono in grado di riconoscerla dall’odore, dal bisogno nascosto di trasgredire, ma la risposta è un “no” deciso.
Non ci riesco. Mi sembrano tutti normalissimi. Ma qualcuno di loro è come me, e come il personaggio della vecchia leggenda molisana.
Un mostro nascosto.

Questo pensiero ne porta con sé un altro. A Roma viaggio spesso sui mezzi pubblici e per lavoro ogni giorno incontro decine di persone. Quante di loro hanno una doppia vita su A69 o altrove? C’è qualcosa che le distingue dalle altre oppure sono perfettamente nascoste nella massa?
Tante, suppongo, ma non ne ho mai avuto contezza.
Poi penso a me, e a come tengo celato con cura questo aspetto del mio essere. Pochissime lo conoscono, anche tra le mie ex amanti. Qualcosa nel tempo è inevitabilmente emerso, come la passione per la pioggia dorata, ma non ne conosco una che avrebbe accettato il mio bisogno di sperimentare, di assaggiare la passione di molte delle donne che incontro e che accendono i miei desideri. Una soltanto ci è andata vicina, la più disinibita di tutte, ma in quel caso sono stato io a rovinare tutto a causa della gelosia che provavo nei suoi confronti, così come lei la sentiva nei miei.
Un errore madornale, che ho pagato perdendola, anche se siamo rimasti amici.
Errori ne ho fatti tanti e tornando indietro mi comporterei diversamente.
Forse con lei troverei la forza di smettere di nascondermi.
Perché è questo che faccio, che troppi di noi fanno: mi nascondo, dato che i miei desideri sono socialmente sconvenienti. La fame che non riesco a saziare e che mi porta a una caccia continua è considerata dai “normali” alla stregua del cannibalismo.
Per il mondo “vanilla”, non me ne vogliano gli appassionati di BDSM per l’uso improprio del termine con cui definiscono i normali, siamo mostri, deviati, perversi, anormali, gente da cui stare alla larga.
Eppure siamo in mezzo a loro. Affamati. E cerchiamo i nostri simili per nutrire l’essere primordiale che portiamo dentro. Vorrei poterne sentire l’usta come una belva in calore e correre loro incontro nei boschi.
Dove siete?
C’è nessuno là fuori?
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