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Lui & Lei

Iniziazione tardiva (storia vera)


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
29.03.2021    |    12.155    |    7 9.6
"Mi rispose che le piaceva, senza però nessuna particolare enfasi, e in quel momento decisi che quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta in cui facevo..."
Non ricordavo esattamente come io e Gioia fossimo diventati amici su Facebook. Forse era stata lei a farsi avanti per prima, ma non avrei potuto giurarci.
Lei era più grande di me di quasi vent’anni, una signora di 66 anni circa, magra e in forma, a giudicare dalle poche foto che aveva pubblicato. Avevamo cominciato a commentare i rispettivi post quasi per gioco, finendo poi con lo scambiarci quotidianamente messaggi, prima su Messenger e poi su Whatsapp.
Vivevamo a parecchie centinaia di chilometri di distanza e l’eventualità di combinare un incontro era improbabile, ma era divertente pensare che un giorno potesse accadere.
Gioia sapeva, avendo letto il mio profilo, che ero sposato, mentre lei aveva divorziato parecchi anni prima da un uomo che descriveva come gretto e anaffettivo, più attaccato ai soldi che a qualsiasi altra cosa, inclusi moglie e figli, tutti ormai adulti.
Dopo alcuni mesi le nostre chiacchierate, di tanto in tanto, avevano cominciato a scivolare su argomenti più intimi, anche se ogni volta non potevo fare a meno di avvertire il suo imbarazzo. Mi aveva confessato di avere pochissima esperienza in fatto di sesso, che aveva sempre fatto a luci spente, di fretta e con pochissima soddisfazione, mentre io le avevo raccontato quanto mi piacesse scopare in tutti i modi possibili, anche abbastanza estremi. Cercavo di non essere troppo esplicito perché temevo di offenderla, ma ogni tanto mi divertivo a provocarla.
La sua ingenuità in fatto di sesso, che intuivo essere sincera, era incredibile e oltremodo eccitante.
Una sera, per gioco, le chiesi se aveva voglia di vedere quanto fossi eccitato e lei, dopo non poche esitazioni, mi disse di sì. Voleva vedere il mio cazzo, anche se non riusciva a chiederlo in questi termini.
Le inviai una foto in cui, stando a gambe larghe, mostravo senza pudore la mazza dura come il marmo. Senza falsa modestia, sapevo si trattava di uno spettacolo notevole, ma la sua reazione mi lasciò piuttosto deluso.
Mi rispose che le piaceva, senza però nessuna particolare enfasi, e in quel momento decisi che quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta in cui facevo con lei una cosa del genere. Non era tipo da sexting, anche se una volta ci eravamo masturbati parlandoci al telefono.
Per quasi due anni i nostri rapporti rimasero più o meno negli stessi termini, poi, un giorno, riuscii a liberarmi e le dissi che, se voleva, sarei andato a trovarla.
Lei accettò di buon grado, così organizzai il viaggio. Venne a prendermi alla fermata del pullman cittadino vicino casa sua, avevo preferito muovermi con il treno invece che in macchina, e mi portò a casa.
Dopo un caffè e qualche chiacchiera le chiesi se potevo usare un attimo il bagno. Lasciai la porta aperta, cosa che a casa mia facevo sempre, anche se in quel caso la manovra era deliberata. Mi presi tutto il tempo del mondo per aprire i pantaloni e tirare fuori il cazzo, che era semi rigido e mi rendeva difficile cominciare. Passò quasi un minuto, poi, con la coda dell’occhio, mi accorsi che lei era sulla soglia e mi stava guardando, cosa su cui avevo contato.
Si era tolta maglia e jeans e stava indossando un vestitino corto da casa, poco più che una maglietta lunga fino a metà coscia. Mentre l’indumento scivolava lungo il suo corpo ebbi modo di vedere quanto fosse in forma nonostante l’età, e il mio uccello reagì immediatamente cominciando a svettare. La cappella era rossa e lucida. Mi voltai verso di lei, mostrandole tutto.
«Ti imbarazza?» le chiesi. Scosse la testa in un cenno di diniego. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla mia mazza.
Mi avvicinai e l’abbracciai, stringendola alla vita e appoggiandole il cazzo sulla pancia, poi le mie mani scesero sui glutei morbidi e cominciai a baciarla. Fu un contatto lungo, dolce e molto sensuale. La mazza era tesa in modo quasi doloroso, e attraverso la stoffa sottile della maglietta sentivo il calore della sua pelle.
Ci spostammo in camera da letto, dove le chiesi di sedersi sulla sponda. Obbedì, rossa in volto, mentre io rimasi in piedi. Feci un passo avanti. Gioia, per la prima volta nella sua vita, si trovò con la bocca a pochi centimetri da un cazzo grosso e duro.
«Ti piace il profumo che sentì?» le chiesi.
«Sì. È molto intenso.»
«Sei pronta a sentirne il sapore?»
Mi guardò dal basso verso l’alto. «Non l’ho mai fatto.»
«Ora lo farai. Prendilo in bocca.»
Lei si avvicinò, obbediente, e fece scivolare le labbra sulla cappella fino a un quarto dell’asta. Il tocco era delicatissimo.
«Ora vai su e giù con la testa» ordinai.
Gioia cominciò un saliscendi lento e ritmato che mi fece correre un brivido caldo lungo la schiena.
«Questo è un pompino» le dissi. Poi, con volgarità deliberata, aggiunsi. «Significa che mi stai succhiando il cazzo.»
Mi stava stimolando molto, ma non avevo nessuna intenzione di godere così presto, così la fermai posandole con dolcezza una mano sulla testa.
«Aspetta, ora facciamo un’altra cosa.»
Lasciai trascorrere qualche secondo, per fare in modo che la marea montante dell’orgasmo calasse un po’, poi presi la sua testa tra le mani.
«Spalanca bene le labbra e lasciale morbide» la istruii. «Non muovere la testa.»
Lei obbedì docilmente. Alzò lo sguardo per cercare il mio, il cazzo ancora in bocca. Stavo godendo molto e questo la eccitò, nonostante l’imbarazzo non fosse del tutto sparito.
Cominciai a pompare lentamente, facendole arrivare la mazza in fondo alla gola per poi arretrare fin quasi a posare la cappella sulle labbra, attento a non provocarle conati di vomito.
«Ora ti sto scopando in bocca» dissi piano, la voce arrochita dal piacere che mi stava donando.
Assaporai la sensazione per qualche minuto, godendomi lo spettacolo del mio cazzo che entrava e usciva dalla sua bocca spalancata al massimo, durissimo e lucido di saliva. Ad ogni affondo Gioia emetteva un mugolio sommesso. L’idea che per lei fosse la prima volta era per me uno stimolo incredibile.
Prima di godere mi fermai. Non avevo fretta: volevo aprirla al fantastico mondo del sesso, aprirla in tutti i sensi.
«Ora farò io una cosa a te» la avvisai, sfilandole il cazzo dalla bocca. Un filo di saliva rimase teso tra la sua lingua e la punta umida della mia mazza, particolare che trovai estremamente eccitante. «Sdraiati sul letto.»
Le sfilai le mutandine con un gesto lento, baciandola e leccando piano dall’ombelico in giù, lasciandole sulla pelle una scia di saliva che scendeva sinuosa fino all’interno delle cosce.
Appena la mia lingua sfiorò il clitoride la sentii trattenere il respiro.
«Ora ti lecco la fica.».
«Oh mio dio…» mormorò. «Dio che bello…»
Cominciai a baciarle profondamente il sesso, a bocca aperta, succhiando e infilando la lingua tra le labbra turgide e umide di umori. Mi presi tutto il tempo necessario per farle avere il primo, intensissimo, orgasmo della sua vita. Sentirla godere nella mia bocca portò l’erezione a livelli parossistici. Mi alzai in piedi, leccandomi le labbra e i baffi, intrisi di secrezioni vaginali, poi le alzai le gambe appoggiandole sulle mie spalle. La fica appariva umida e aperta, un fiore pronto a essere colto. Appoggiai la cappella sulla fessura, facendola scivolare su e giù in una carezza delicata al clitoride e alle piccole labbra, poi spinsi. Vidi la mazza entrare fino a metà lunghezza. Gioia sospirò di piacere.
«Fai piano, ti prego» implorò.
Mi trattenni dallo spingere ulteriormente per timore di sfondarla, erano anni che non faceva sesso, e presi a pompare con delicatezza, assaporando ogni affondo senza nessuna fretta.
Arrivai quasi all’orgasmo, ma mi fermai un attimo prima per prolungare il rapporto. Volevo ancora altro da lei.
Stavolta fui io a a sdraiarmi sul letto.
«Siediti sulla mia faccia» spiegai. «Mettimi il culo in bocca.»
Dimenticando ogni pudore, salì a cavalcioni del mio viso e offrì lo sfintere alla mia lingua. Cominciai a leccarla con passione animale, strappandole gemiti di puro godimento, poi passai alla fica fradicia, leccando e bevendo tutto ciò che colava fuori.
«Succhiami il cazzo» dissi tra una leccata e l’altra. Un istante dopo sentii il calore delle sue labbra intorno alla mazza e cominciammo un favoloso sessantanove.
Era una scopata inattesa e assolutamente fantastica, l’iniziazione tardiva al sesso di una donna che non ne aveva mai davvero assaporato i piaceri.
Ero pronto a godere, e scelsi di farlo mettendola alla pecorina sul letto. Tenendole le mani sui fianchi sottili diedi gli ultimi colpi e finalmente arrivai all’orgasmo. Fu una sborrata enorme e intensissima che mi lasciò svuotato e del tutto soddisfatto.
Sarebbe stata una lunga notte.
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