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L’ho tradito ed è stato stupendo (racconto) Parte 5


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
11.02.2021    |    17.438    |    7 9.6
"«Fottimi…» disse, in modo volutamente volgare, avendo intuito che la cosa lo eccitava..."
Subito dopo la pausa pranzo Laura incontrò Andrea al bar vicino alla sede della Castell, che non frequentava quasi mai.
«Ciao bellissima» la salutò, con uno sguardo in cui brillava il desiderio. «Come mai qui? La tua segretaria oggi non ti ha fatto il caffè?»
«Avevo voglia di un cappuccino.»
«Delusione… Pensavo avessi voglia di me.»
Laura sorrise. «Una cosa non esclude l’altra.»
Dal loro primo incontro, che aveva rappresentato il punto di svolta della vita di Laura, non avevano più avuto rapporti completi, ma solo una serie di fugaci incontri a base di baci rubati. Con lui, per la prima volta nella sua vita, aveva avuto quattro orgasmi consecutivi, riuscendo comunque a trovare la forza di dirgli che non si sarebbe ripetuto mai più.
Le ultime parole famose.
Da quel momento la diga che aveva contenuto la sensualità di Laura era venuta giù come la barriera di ghiaccio de “Il Trono di Spade”: di colpo e in modo spettacolare.
«Posso pensarci io al cappuccino?» si offrì Andrea.
«Grazie.»
La vicinanza del collega le faceva effetto, ma a differenza che in passato non provava né imbarazzo né senso di colpa.
«Ho saputo che ti hanno assegnato Micheli» disse Andrea.
«Le buone notizie volano, vedo.»
«Come sta andando?»
«Se vuoi te lo cedo così verifichi di persona.»
«Non credo che gli andrebbe bene.»
«Vedo che lo conosci.»
«Lo conoscono tutti, alla Castell. È un pezzo di merda. Solo perché ha i soldi pensa di essere il padrone.»
«Non lo pensa soltanto, può davvero fare quello che vuole e i nostri capi sono d’accordo.»
«Anche con te?»
«Anche con me cosa?»
«Anche con te può fare quello che vuole?»
Nell’espressione di Andrea Laura ravvisò qualcosa che non riuscì a distinguere chiaramente, a metà tra la gelosia e l’eccitazione, e non le piacque affatto. Il fatto di aver fatto sesso insieme non lo autorizzava a considerarla una sua proprietà. Lei non era di nessuno, né di Carlo, né di Andrea, né tantomeno di Micheli.
«Cos’è, hai paura dei confronti?» colpì basso.
«Non intendevo offenderti… Ma perché fai la stronza?»
«Scusa» mormorò, versando una bustina di dolcificante sulla schiuma del cappuccino che una giovane barista dalle braccia tatuate le aveva appena messo davanti insieme a un bicchierino d’acqua gelata. «Questa situazione mi sta logorando.»
«Posso fare qualcosa per te?»
Forse fu il tono gentile nonostante la battuta cattiva di poco prima, forse la frustrazione che provava, forse l’embrione di un’idea cui al momento preferiva non pensare, forse la semplice voglia che non riusciva più a tenere sotto controllo, forse tutte queste cose insieme…
«Scopami…» disse, decisa.
L’espressione stupita di Andrea avrebbe meritato un foto ricordo.
«Qui? Adesso?» riuscì a dire.
«Qui e adesso. Andiamo in bagno.»
«Ora c’è una coppia, sono dentro da un po’» obiettò lui.
«Aspettiamo che escano» rispose. «Se non ti va, però, non preoccuparti» aggiunse, tirandogli un’ulteriore stilettata.
«Sei proprio stronza» commentò Andrea, divertito. «Ma mi piaci anche per questo. Ti faccio vedere io quanto non mi va.»
La prese per mano e la precedette giù per la scala fino a una piccola saletta con due porte, una riservata al personale e l’altra che dava accesso al bagno. Si fermarono a due passi da quest’ultima, e Andrea fece scendere la mano fino ai glutei sodi e li accarezzò in modo gentile ma deciso.
In quel momento la porta si aprì e le due persone che l’avevano occupato uscirono.
Lui era un tipo interessante. Alto e ben messo, aveva con sé una borsa sportiva Adidas blu e bianca. Lo studiò per un attimo, vagamente interessata, ma appena vide la donna che lo accompagnava lo dimenticò come se non fosse mai esistito.
Era un concentrato di sensualità che rilasciava intorno a sé vibrazioni incredibilmente potenti, in grado di annichilire chiunque, indipendentemente dal genere. Laura si sentì come se fosse stata investita dall’onda d’urto di un’esplosione ad alto potenziale. La donna le sorrise, provocandole un brivido che lei cercò di reprimere, e passando lasciò una scia di un’essenza che lei non riuscì a identificare, mista a un odore più acre, più… primitivo.
“Profumo di sesso”, si disse. “Scommetto mille euro contro un centesimo che ha appena finito di godere.“
Ripensando alla diciottenne che aveva incrociato fuori dal bagno del bar della Pain4Gain, concluse che i servizi igienici pubblici erano interessanti luoghi di incontro.
Laura si accorse di essere bagnatissima e non solo per via di quello che stava per fare con Andrea. Si voltò a guardarlo per capire se la donna avesse fatto lo stesso lo stesso effetto anche a lui, ma non sembrava fosse così.
“Probabilmente sono cambiata io” pensò, “devo essere diventata molto più sensibile a certe cose, o magari ho solo frainteso.”
Entrò nel bagno quasi di corsa e si sedette sul coperchio abbassato del water, che per fortuna era di plastica dura e resistente.
Andrea chiuse attentamente la porta, provando un paio di volte la maniglia per essere certo che non si aprisse, poi si voltò con un’espressione concentrata sul volto abbronzato. Aveva già capito le intenzioni di Laura.
Si avvicinò cominciando a slacciare la cintura, fino a che la patta gonfia non venne a trovarsi a pochi centimetri dal sorriso invitante di Laura.
Mantenendo il contatto visivo, Laura sbottonò il pantalone del completo Moschino e tirò giù prima la cerniera, poi il pantalone. Il boxer elasticizzato faticava a trattenere il cazzo durissimo, che puntava direttamente verso la bocca di Laura.
«Wow» rise lei, «sembra proprio felice di vedermi.»
Appoggiò la guancia al sesso turgido, assaporandone il calore attraverso il tessuto di cotone ed elastan, poi se lo fece scorrere sulla faccia, sugli occhi, sul naso, sulle labbra…
Voleva farlo impazzire, e pensava di sapere come fare, dopo l’ampia sperimentazione condotta su Carlo negli ultimi trenta giorni.
«Vuoi che prosegua?» gli chiese.
«Sì, ti prego.»
«Allora fallo bene.»
«Fallo bene cosa?»
«Pregarmi» chiarì. «Fammi capire quanto lo vuoi.»
Andrea però non era Carlo. Si tirò giù i boxer con un gesto rapido liberando la grossa mazza, che le finì in faccia. Laura rimase in quella posizione, guardando Andrea dal basso verso l’alto, con il suo cazzo appoggiato sul volto, le palle sul mento e la cappella tra i capelli, in una classica posa da film porno che evidenziava la notevole misura del suo uccello gratificandone l’ego.
Doveva cambiare strategia e mostrarsi docile e sottomessa, capì, perché con lui pagava di più.
«Ce l’hai enorme» mormorò, facendo guizzare la lingua fino a lambire la carne gonfia e dura. «E adesso è il momento di assaggiarlo.»
Fece correre la lingua per l’intera lunghezza dell’asta, poi baciò la base del frenulo e incollò le labbra alla grossa cappella, prendendola tutta in bocca.
Tornò indietro e la fece scivolare fuori, lucida di saliva, pennellando con la lingua.
«Adesso io apro bene la bocca, brava brava, e tu me la riempi…» lo incitò.
Non ci fu bisogno di dire altro. Andrea cominciò a scoparla in bocca con un grugnito animalesco, tenendole una mano sulla nuca e facendole lacrimare gli occhi quando glielo ficcava in gola. Laura non si sottrasse nemmeno per un attimo, sforzando la mandibola e lasciandogli fare tutto quello che voleva. La saliva cominciò a colarle sul mento a ogni affondo, accompagnata da gorgoglii liquidi.
«Dio, quanto sei troia…» sfuggì ad Andrea, che tirò fuori il cazzo dalla bocca e glielo sbatté di nuovo sulla faccia.
«Me l’hai fatto arrivare nello stomaco» rispose Laura, dopo aver preso vistosamente fiato, esagerando un po’ per compiacerlo. «Ora continuo da sola.»
Cominciò a succhiargli il cazzo ben lubrificato di saliva scendendo quasi fino alle palle per poi risalire, lenta, morbida e metodica, giocando solo con le labbra e tenendo i denti lontani dalla carne turgida, mantenendo costantemente il contatto di sguardi, dal basso, per sembrare docile, sottomessa e porca.
Lo portò molto vicino all’orgasmo, ma si fermò qualche instante prima che lo raggiungesse. Baciò la cappella e gli sorrise.
«Ora lo voglio dentro» disse.
Si alzò dal sedile e lo baciò voracemente, mentre tirava su la gonna e giù le mutande, facendo automaticamente attenzione a che il cazzo insalivato non toccasse il tailleur.
“Questo gesto comincia a diventare un’abitudine” pensò. “Siamo già a due volte, oggi, ed è solo metà giornata.»
Si voltò di spalle e appoggiò le mani al muro sporgendo indietro le natiche, in un’altra classica posa da film porno. Voleva farlo andare fuori di testa.
«Fottimi…» disse, in modo volutamente volgare, avendo intuito che la cosa lo eccitava. «Fammi sentire troia.»
Andrea cercò l’ingresso della fessura con le dita, trovandola bagnata e caldissima, poi Laura sentì la grossa cappella farsi strada dentro di lei.
«Mmmmmhh, sì, così» mormorò, «riempimi tutta.»
Andrea cominciò ad affondare con spinte potenti, schiaffeggiando le natiche con il bacino. Laura assecondava il movimento dell’amante spingendo indietro il culo a ogni colpo, per sentire meglio il cazzo che la stava riempiendo.
Il piacere montò lentamente, incrementandosi a poco a poco, a ogni spinta che sentiva arrivare fino all’utero. Stava scopando nel bagno di un bar e si sentiva assolutamente porca, ma faceva fatica a concentrarsi e temeva di non riuscire a venire, distratta com’era da quell’embrione di idea che non si decideva a lasciarla in pace.
In quel momento, senza preavviso, le esplose nella mente il pensiero della coppia che aveva incrociato pochi minuti prima. Immaginò lui che la scopava alla pecorina mentre lei e la donna si leccavano a vicenda in un 69 appassionato. L’immagine era così vivida che le parve quasi di sentire la lingua di lei sul clitoride mentre slinguava contemporaneamente il cazzo del suo compagno.
L’orgasmo fu clamoroso, totale, talmente intenso da spegnere per qualche istante la mente cosciente e lasciarla in balia del puro piacere fisico.
«Ci sono quasi…» le soffiò lui nell’orecchio, qualche secondo più tardi.
«La voglio in bocca» rispose. Andrea sfilò il cazzo e fece un passo indietro, consentendole di girarsi e rimettersi a sedere sul coperchio del water. Laura prese in bocca almeno metà della mazza e cominciò ad andare su e giù in modo regolare facendo scorrere le labbra sulla carne gonfia di sangue. Cominciò a mugolare per far sentire ad Andrea quanto le piacesse succhiarglielo. Per lui quello fu il colpo di grazia.
Laura ricordava benissimo l’intensità della sborrata che le aveva riempito la fica un mese prima. Questa fu ancora più abbondante: una serie di schizzi che sembrava non dovessero finire mai, caldi e densi come crema. Mandò giù il possibile mentre rallentava il movimento fino a fermarsi. Subito dopo l’orgasmo a Carlo dava fastidio che lei continuasse a leccare. Non sapeva se valesse per tutti gli uomini, ma preferiva non rischiare e lasciare ad Andrea il tempo di godersi il magnifico pompino che gli aveva fatto. Piano piano si tolse di bocca il cazzo ancora duro, guardando in alto e tenendo la bocca aperta per fargli vedere quanto fosse ancora piena della sua sborra. Un altro piccolo regalo per lui.
«Ne hai fatta proprio tanta» disse, dopo aver ingoiato tutto in modo appariscente.
«Merito tuo.»
Automaticamente, Laura controllò la giacca del tailleur e la camicetta per verificare che non si fossero sporcate. Soddisfatta, si alzò in piedi e si avvicinò per baciarlo, ma lui si ritrasse.
«Scusa, ma ti ho appena…» iniziò per poi interrompersi, imbarazzato. Laura capì e non insistette, anche se la cosa la deluse un po’.
«Tranquillo» disse, tirando su il perizoma e avvicinandosi allo specchio per darsi una sistemata. «Non c’è problema.»
Il rossetto carminio Rouge Baisier aveva fatto il suo dovere ed era ancora a posto, ma si diede comunque un tocco di gloss, osservando con la coda dell’occhio Andrea che si sistemava i pantaloni. Era curioso come in un solo mese, e con due soli rapporti completi all’attivo, fosse passato da figo pazzesco a buon compagno di letto, non comunque all’altezza di Carlo in quanto a passione.
Ma non era stato lui a cambiare, quanto la weltanschauung di Laura.
Spenta la passione, almeno momentaneamente, la parte logica e razionale riprese il sopravvento.
«Prima mi hai chiesto se potevi fare qualcosa per me» disse. «Una cosa a dire il vero ci sarebbe.»
«Se posso, volentieri.»
Laura fece un respiro profondo e gli spiegò cosa si aspettava da lui. L’espressione del collega si fece via via più scura, e una ruga profonda si disegnò tra le sopracciglia aggrottate.
«Sei veramente una stronza» furono le sue prime parole, che non contenevano neppure una traccia del divertimento con cui le aveva pronunciate pochi minuti prima. «Mi fai pensare che questo…» disse, indicando il bagno con un gesto del braccio. «…sia stato solo un incentivo. Non c’è che dire, sei brava nel tuo lavoro.»
«Quello che è successo non ha niente a che fare con quello che ti sto chiedendo ora» si difese. «Ti ho chiesto di fare l’amore perché ne avevo voglia.»
“Dilla tutta” le sussurrò la sua coscienza “l’hai fatto ANCHE perché ne avevi voglia. C’è una bella differenza.”
«Non abbiamo fatto l’amore» disse, con una smorfia che gli deformava le belle labbra. «Ci siamo fatti una scopata. E sai che c’è? Avevi proprio ragione, non ci sarà una prossima volta. Vaffanculo Laura, sei una stronza.»
Andrea aprì la porta con rabbia e sparì su per le scale, lasciandola sola.
Quasi senza rendersene conto Laura si trovò con gli occhi pieni di lacrime. Le aveva detto che era una stronza. La prima volta con affetto, la seconda con totale disprezzo. Stesse parole, significato del tutto opposto.
Si lavò il viso per evitare che si notassero troppo gli occhi lucidi, senza grande successo.
Si sentiva di merda e non riusciva a evitare di pensare che in fondo Andrea avesse ragione. Si chiese se stava diventando davvero una puttana egoista e manipolatrice, ma ebbe paura di darsi una risposta.
Prese un respiro profondo, trattenne il fiato per qualche secondo e poi lo lasciò andare.
“Ci penserò dopo” decise, e salì a sua volta le scale. Si avvicinò alla cassa per pagare la consumazione, ma la barista la fermò con un gesto.
«Ci ha pensato Andrea» la informò, guardandola senza simpatia e rendendo chiaro per chi dei due parteggiasse. «Ah, e c’è questo per lei» disse, tendendole un foglietto di carta piegato senza ulteriori spiegazioni.
Laura lo prese, pensando si trattasse di un supplemento di insulti da parte di Andrea. Ma non era così.
“Intanto, vi auguro di esservi divertiti” lesse. “Potrei essermi sbagliata, e in quel caso butta pure via il biglietto, ma sono abbastanza sicura che non sia così. Noi siamo Claudia e Valerio, la coppia del bagno. Ti lascio il mio numero. Quando vuoi chiamami o mandami un Whatsapp. Claudia.”
Rimase in dubbio per un momento, tentata dal rifiutare quell’ulteriore complicazione di cui, in quel momento, non sentiva davvero il bisogno, poi capì che se ne sarebbe pentita e copiò il numero in rubrica, seguita dallo sguardo ostile della ragazza dietro il bancone. Il foglietto lo strappò in piccoli pezzi e lo gettò nel contenitore della carta.

Quando rientrò in ufficio Sonia avvertì immediatamente che qualcosa non andava.
«Dottoressa» si informò, «è successo qualcosa?»
«No, Sonia» mentì, «sono solo preoccupata per domani.»
«Rinuncio al permesso» ribatté la ragazza, «rimango qui con lei.»
«Sei molto dolce, ma non serve. È importante che tu ti procuri quelle cose che ti ho chiesto. Io starò bene.»
«È successo qualcosa con il dottor Giusti?» insistette lei, dando prova di un intuito quasi soprannaturale. Riferendosi ad Andrea lo chiamava sempre con il titolo e il cognome. Non sembrava esserle particolarmente simpatico, ma lo tollerava per amore di Laura.
«No» mentì ancora, «niente, davvero. Tra poco vai pure.»
«Come desidera, dottoressa. Ma ricordi che io sono a sua completa disposizione, sempre e comunque.»
«Lo so, piccola, e domani avrò bisogno di tutto l’aiuto che potrai darmi. Ma ora vai.»
Sonia sorrise e arrossì. L’uso di quel vezzeggiativo da parte di Laura, inaugurato quello stesso giorno, sembrava piacerle moltissimo.
«Prima però vieni qui» aggiunse. La ragazza obbedì senza il minimo indugio.
Laura aveva bisogno di affetto dopo il duro colpo ricevuto al bar.
“Ti piace vincere facile, eh?” la morse senza pietà la sua coscienza. “Lei è una tua proprietà, e lo sai. Se glielo ordinassi si farebbe pisciare addosso e tornerebbe a casa con il vestito fradicio, dopodiché ti amerebbe ancora di più.”
Con quella fastidiosa presenza nella mente, Laura baciò con dolcezza Sonia e rispose al suo abbraccio. La ragazza era sottile ed elastica, lasciva e ingenua, dolce ma terribilmente decisa, un affascinante groviglio di contraddizioni che temeva di poter distruggere involontariamente se non avesse fatto attenzione.
Laura si chiese quanto dicesse sul serio quando affermava di essere sua. Era una responsabilità tremenda che la spaventava e la eccitava allo stesso tempo.
“Ti chiedi dove potresti arrivare con lei, eh?” intervenne ancora la sua coscienza.
Temeva che la situazione le stesse sfuggendo di mano e che tutti quelli a cui teneva avrebbero finito con il pagarne il prezzo.
Appena Sonia ebbe lasciato l’ufficio Laura prese un profondo respiro e chiuse gli occhi.
“Ci penserò domani” si disse, prima di rimettersi al lavoro.
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