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Berlin decadence


di AndreaCork
28.01.2020    |    1.243    |    5 9.2
"Ha dei bei piedi ed è una bella donna: mi inginocchio a baciarle un piede, lo strofino con il mio cazzo di nuovo duro, ma spiego gentilmente che oltre questo..."
Berlin decadence


“Fammi provare...” mi dici. Hai ancora la bocca piena del mio sperma che ti cola dritto sul mio glande, mentre parli.
Inginocchiata su di me, nel mio letto, il cazzo già mezzo moscio per l’orgasmo dopo la scopata che ci siamo fatti torna bello dritto e duro.
“Ah… vedi che l’idea ti stuzzica?” osservi, masturbandomi ancora il cazzo bagnato di sperma e di saliva e sputandoci sopra.
“Va bene… domani ci andiamo, promesso…” ti dico per farti contenta.
“Domani??? No no no ci andiamo questa sera mio caro!!! Adesso sono curiosa e voglio andarci!!!” ordini perentoria, strofinandomi un piede sul cazzo.
In effetti è presto e possiamo fare quello che vogliamo: sono appena le nove. Ma fa freddo, freddissimo… la mia casa è calda, e il sonno post orgasmo inizia a farsi sentire. Massì, ci andiamo.


Stop. Rewind.
Com’è andata che siamo finiti così? Lo so bene com’è andata, e lo sai benissimo anche tu.
“Frc frc frc!!!” fanno i tuoi passi sulla neve, sento che ti avvicini a me trascinando il trolley.
Il Tiergarten in inverno è bellissimo, con le luci di Natale e tutto quanto. Fa ancora luce ma molto freddo e ti aspetto camminando su e giù, vicino al ponte della S-Bahn, la vecchia metropolitana di superficie di Berlino.
“Stronzo!!!” mi dici “Potevi venirmi a prendere all’aeroporto, almeno!!! NO!!! Lui si fa venire a prendere in una città che io non conosco nemmeno!!!” dici. Ti guardo e sei bellissima, con la gonna, le calze grosse, gli stivali neri col tacco grosso un po' anni ‘settanta e il cappello con pon pon. Il freddo ti fa le guance rosse come le calze.
“Beh mi hai trovato o no?” ti rispondo ridendo. Ti avvicini per salutarmi con fare finto incazzato, tirandoti dietro la valigia. Io ti tiro una palla di neve. Lasci cadere la valigia, urli dal freddo e mi corri dietro. Mi lascio prendere e ti cingo i fianchi ma tu ti dimeni: ti allontani e mi ricambi la palla di neve, che io non schivo per lasciarti pareggiare i conti.
“A posto con i saluti affettuosi?” ti urlo.
“Sì!!!”
“Vieni qui allora…” finalmente ti abbraccio e ti bacio la guancia fredda. Quanto tempo è che non ti vedo? Tre anni? Quattro? Quattro anni. Da quando ho deciso di trasferirmi qui a Berlino per lavorare come pittore: qui i miei quadri vanno forte, quelli dove dipingo piedi e gambe di donna e scene di sesso spinto. Tu ti sei sposata, io trovo fidanzate e mi lascio. Ho la mia vita qui, tu in Italia.
Camminiamo e ti mostro la città con i suoi viali: Unter den Linden, con i suoi tigli innevati e le vecchie condutture del gas a vista dipinte di rosa. Resti stupita dalla grandezza labirintica della stazione di Alexanderplatz, con i suoi ristoranti che diffondono profumo di cibo ovunque e letteralmente impressionata di fronte alla torre della tv quando usciamo nella squallida piazza costruita dal regime comunista: trecento metri di cemento armato di cui non si vede la fine, circondata com’è dalle nuvole basse. E camminando per la città ti diverti un sacco a indicare con l’indice le cose che ti piacciono. Ti godi anche il giro con la metro per andare a casa mia. Adori Charlottenburg, il quartiere in cui mi sono stabilito: resti incantata dalla dolcezza delle luci dei locali di Savignyplatz, la piazza dove ho intenzione di portati questa sera a cenare.
Entriamo in casa mia e ti mostro la tua stanza, con una parete dipinta di rosso e il letto con il pesante piumone che ho preso apposta per te. La stanza ti piace e me lo dimostri girando su te stessa, poi ti sistemi per metterti comoda: tiri fuori le ciabatte da casa, togli gli stivali e io mi incanto a guardarti i piedi fasciati dal nylon rosso. Sempre belli sono i tuoi piedi, cazzo… e sì, qua a vedere la scena di te che infili i piedi nelle ciabatte di spugna blu spuntate, quelle con un po' di tacco, il mio cazzo si fa duro: certo che mi sei sempre piaciuta, anche se non te l’ho mai potuto dire. Tu ti sdrai sul letto abbracciando l’enorme cuscino e io mi butto vicino a te e ti faccio il solletico al fianco come quando eravamo ragazzini. Tu ridi e ti agiti urlando, io rido e poi mi alzo.
“Scaldati con una doccia” ti faccio, che poi usciamo ancora a vedere la città!!!”
“Oh grazie mi ci vuole proprio!!!” dici. Chiudo la porta dietro di me ed esco nel terrazzo a fumare una sigaretta, mentre le nuvole del cielo di Berlino minacciano altra neve.
Esci dal bagno in accappatoio, con l’asciugamano in testa a mò di turbante, sempre con le ciabatte blu di prima. Sembrano quelle che tua madre indossava sin da quando eravamo ragazzini: non le mollava quasi mai. E io le guardavo quei piedi con le calze velate, è stata lei a farmi innamorare dei piedi delle donne, con quei piedi perfetti sempre smaltati di rosso. Gliele annusavo quelle ciabatte, e anche le scarpe col tacco... quando ero in casa vostra ed ero inosservato. E sono curioso di sapere se i tuoi piedi hanno lo stesso odore di quelli di tua madre. E penso che in accappatoio sei sexy da impazzire, ora che sei una donna matura e non più una ragazzina: hai preso tutta la femminilità da tua madre. No no no, sei ancora meglio, tu. Tua madre è sempre stata ovviamente molto riservata, e questo creava in lei un alone di mistero che mi affascinava da impazzire e mi attraeva verso di lei in un modo che trovavo osceno e sconvolgente, nella mia inconsapevolezza di ragazzino; tu un po' meno: mi raccontavi di tutte le tue storie, dei ragazzi di cui ti innamoravi, della tua prima volta, degli uomini che uscivano con te, e io ti pensavo e ti volevo, mi masturbavo pensando a te, al tuo corpo, ai tuoi piedi fantastici, ai sandali che lasciavi per casa quando tornavamo dai nostri giri estivi. Pur sapendo che tra noi non sarebbe mai accaduto nulla, io ti guardavo, ti volevo, e restavo nell’ombra.
“Vestiti che usciamo...” ti dico. “Ti porto a vedere meglio la città, ok?”
Sei entusiasta all’idea e ti ripresenti da me vestita come quando eri arrivata. Per la città sei tutta contenta, l’atmosfera natalizia di Berlino ti incanta. Ci gustiamo un brulè preso all’avveniristico Sony Center a Potsdamerplatz: una specie di centro commerciale-culturale con cinema, musei e piste da pattinaggio sul ghiaccio, sotto una specie di cupola di metallo che cambia colore di continuo. Altro giro in metro e ci ritroviamo a passeggio ancora nel Tiergarten, il giardino enorme che con la neve e i suoni ovattati ti fa sentire di essere in un presepe: in estate è tutto un brulicare di gente che viene a prenderci il sole, ora solo poche sagome scure messe appena in risalto dai radi lampioni e dalla neve che cadendo ti imbianca il berretto di lana e le spalle. Andiamo dall’altra parte della città sempre con la metro e ti faccio scendere nella modernissima Ostbahnof, la stazione principale della vecchia Berlino Est. Il piazzale della stazione dà direttamente sulla East Side Gallery: una porzione di muro rimasta intatta dove artisti di tutto il mondo hanno disegnato murales bellissimi, alcuni dei quali passati alla storia. Facciamo una passeggiata lungo il muro per poi tornare a Savignyplatz. Le auto sotto la neve si sentono appena, e il vento ci rende difficoltosa la camminata. Raggiungiamo la fermata della S-Bahn che una volta segnava la fine della metro di Berlino Est e in treno chiacchieriamo: del tuo matrimonio, della mia vita qui… ad Alexanderplatz, dove cambiamo treno, prendiamo un altro brulè. L’alcol fa diventare i discorsi più audaci. Tu mi chiedi perché dipingo piedi: ti rispondo che sono un feticista dei piedi ma evito di dirti cosa facevo alle ciabatte di tua madre e cosa farei alle tue. Sei tu che stuzzichi, però:
“Ah… allora dovrò evitare di stare a piedi nudi in tua presenza...”
“Ma vààà!!!” ti rispondo: “Con te… figurati...” mento spudoratamente, nella speranza di riuscire, se non ad averti come modella, almeno a vederti girare per casa mia in ciabatte e calze.
Mi racconti del menage con tuo marito… e ti lasci andare dicendomi che a volte ti sta un po' stretto, è un po' troppo una cosa di routine. Ti parlo dei locali che frequento, dove vado a… scopare le mogli degli altri. Poi finalmente siamo di nuovo nel mio quartiere; è presto, ma abbiamo fame entrambi: troviamo un bel ristorante e ci concediamo una cena tedesca, che contro ogni mia aspettativa tu apprezzi molto. Qui i discorsi si fanno più tranquilli e rilassati, solo poche allusioni maliziose che però, complice il vino, ci fanno ridere parecchio. Quando ti chiedo se vuoi girare ancora o tornare a casa, mi rispondi che sei stanca e infreddolita e vorresti andare al caldo. Sono contento di avere l’occasione di stare da solo con te. Arriviamo a casa mia e sei contenta di trovarla bella calda dopo tutto il freddo che abbiamo preso. Ti metti di nuovo comoda e io stavolta te li guardo i piedi, e me ne frego se ti imbarazzi o se ti infastidisco: vaffanculo, io li guardo e basta. Sono bellissimi, con quel fascino casalingo dato dalle ciabatte di spugna spuntate. Ora, vestita così, in gonna e calze e lupetto a collo alto, sembri davvero tua madre, e l’erezione sale prepotente a infastidirmi il cazzo.
“Ti piacciono, eh?” mi dici provocandomi: ti appoggi di spalle al termosifone e sfli una ciabatta mostrandomi la pianta del piede.
“Dai cazzooo!!!” ti dico io lamentandomi.
“Allora? Sono belli i miei piedi, signor artista feticista?” Le tue dita si stringono a far raggrinzire il nylon per poi riaprirsi di nuovo, come se stessi facendo “ciao ciao” con il piede.
“Sì sono belli ok?” ti rispondo, col cazzo di marmo. “Senti, ora sono io che ho bisogno di scaldarmi con la doccia… tu guardati la tv e aspettami, ok?”
“Ok...” dici sedendoti sul divano ad angolo.
“Posso togliere le ciabatte e mettere i piedi sul divano?” mi dici prendendomi in giro.
“Ma fai quello che vuoi” ti rispondo in un misto di gentilezza e incazzatura per le provocazioni che mi fai.
“Maledetto me quando ho deciso di parlarti della mia passione per i piedi” penso mentre l’acqua bollente mi scalda la pelle e mi masturbo il cazzo durissimo. Sborro… pensando di schizzare sui tuoi piedi.
Quando torno sei sdraiata sul divano che cerchi di capire cosa dicono in un film, mi siedo vicino a te e chiacchieriamo. Mi fai domande… mille domande… e diventi sempre più maliziosa con me, non riesco a far finta che tu non mi piaccia, il mio cazzo è ancora duro a guardare le tue gambe e i tuoi piedi. Accavallando le gambe, dondoli le ciabatte sulla punta delle dita come fossero delle preziose Louboutin mentre rispondo alle mille domande che mi fai, sempre più pepate. I tuoi piedi, tu, gli argomenti che mi tiri fuori, il confronto psico-sessuale tra noi mi eccita da morire.
“Tieni” mi fai a un certo punto. La ciabatta cade per terra e mi punti il piede in faccia.
“Tutto tuo...”
Ti guardo. So che non dovrei farlo. Il cazzo mi scoppia nei pantaloni. Agiti il piede.
“Nessuno mi ha mai adorato i piedi… ed è Natale… dai… ti faccio un regalo… prendilo...”
“Sei impazzita?”
“No… o forse sì… di sicuro voglio provare...” hai uno sguardo talmente deciso che fa paura.
“Non dovresti...”
“Nemmeno tu, ma con te ho una confidenza tutta particolare… forza… ora o mai più… fammi sentire cosa si prova ad avere un… un poggiapiedi umano, come dici tu...”
Ci penso un ultimo attimo e sì, mi lancio nell’adorazione del tuo piede caldo. Lo annuso. Ha un odore buono, anche se intenso.
“Spero non puzzi...”
“E’ buonissimo...” dico mentre lo annuso e ti accarezzo la gamba, sbirciando per vedere se riesco a vederti le mutandine.
“Sono dello stesso colore delle calze” mi dici. “Di pizzo” aggiungi, mentre sto baciando la tua pianta dei piedi.
“Ed è bellissimo... farmi adorare i piedi, mi imbarazza un po', ma… continua pure se ti piace...”
Vado avanti ancora un po' a godermi i tuoi piedi e le tue gambe fantastiche, e tu mi guardi col sadico piacere di chi sa che sta facendo eccitare e soffrire un uomo. Mi fermo.
“Basta!!!” dico deciso.
“Beh? Non ti piace più?” mi prendi in giro accarezzandoti la coscia a far salire la gonna.
“Guarda le mie gambe… snelle… lunghe… che coscie sode… guarda che belle...” dici; poi con un piede mi tocchi il cazzo: “Oh-oh-oh… se non sbaglio qui qualcuno è ben felice del gioco...” poi è la mano a tastare: “E non sbagliavo… senti qua che duro...”: sono eccitatissimo ma anche imbarazzatissimo. Per certi giochi ho sempre pensato ci voglia l’abbandono che si ha con una sconosciuta, o una complicità immensa: e con te non so a che livello siamo. Ma non resisto.
No, non resisto: accarezzo ancora le tue gambe e in un attimo ci baciamo. Le lingue giocano, le mani si rincorrono e le dita si intrecciano per poi finire a esplorare i corpi: sento i tuoi capezzoli grossi irrigidirsi sotto le mie dita. La tua mano non molla il mio cazzo durissimo e con un’agilità che mi stupisce lo tiri fuori dai pantaloni aprendo la lampo. Mi masturbi mentre ti bacio il collo e ti tocco dappertutto, ti interrompi solo quando togli le calze e lasci che la mia mano tocchi la tua intimità pelosa e bagnata. Stiamo scoppiando di un desiderio rimasto celato per anni e anni. Tu? Non lo so… io sì. Dicono che quando un uomo e una donna crescono insieme poi un giorno non saranno capaci di fare sesso senza sentirsi imbarazzati e ridere come matti: a noi non succede, stiamo solo cedendo a un desiderio feroce di… di averci. La tua bocca mi cerca e mi prende calda, ti accarezzo dolcemente la nuca mentre mi succhi rumorosamente, senza ritegno, come se mi facessi questo gioco da una vita. Poi sento che devo ancora toccare la tua intimità… no… la tua figa… LA TUA FIGA!!! La sento… ma ora voglio vederla bene, e faccio davvero fatica a staccarti dal mio cazzo. Faccio fatica perché sei bravissima e anche a te piace da morire succhiarmi: quando la tua bocca si stacca da me, un rivolo di saliva ti cola sul mio glande. Hai la faccia stravolta, ma ti costringo a sedere sul divano: mi inginocchio tra le tue gambe e assaporo ogni goccia del tuo piacere, con la lingua, le labbra, succhio e lecco il tuo clitoride mentre penetro con le dita quella figa bagnata che per tanti anni ho desiderato e che chissà quanti hanno potuto avere. Esplodi in un orgasmo liberatorio nella mia bocca, riprendi il respiro e mi siedo vicino a te. Ci alziamo e presi per mano andiamo in camera da letto, siamo in piedi vicino al letto e ci baciamo toccandoci: come in un film ci ritroviamo sdraiati, io sopra di te. Mi tocchi e mi strofini il glande sul clitoride portandomi vicino a godere, ti sento ancora bagnatissima. Sto per entrare. Nessun imbarazzo, anzi… è bello vedere la tua parte attiva in questo gioco: non apri solo le gambe, ma fai quello che piace all’uomo e che ti piace… ci metti del tuo. Non sei una vittima, no, sai quello che vuoi e lo stai facendo: nel venire scopata, scopi anche tu. Mi fermo solo un attimo:
“Sei sposata...”
“Ohhh… dai… vuoi che non abbia mai tradito mio marito???” mi fai, ancora col cazzo in mano.
La tua risposta mi eccita ancora di più: mi lascia di sasso, ma mi eccita. Ed entro, prendendo la donna che mi fa impazzire da anni… impazzendo ancora di più di desiderio e piacere quando vedo che gli occhi ti si girano all’indietro nel momento in cui entro: sapere di essere capace di riuscire a donarti piacere è stupendo, facciamo l’amore e scopiamo al tempo stesso: le volgarità scorrono via che è un piacere mentre ci baciamo e ci accarezziamo con passione e dolcezza. E adoro sentirti godere con il mio cazzo, vedere il rapporto libero e consapevole che hai con il sesso e con il tuo splendido corpo, sentire che esce ancora di più quando le tue gambe si stringono intorno a me nel momento del mio orgasmo, a costringermi a rimanere dentro di te e a riempire ogni anfratto delle tue carni già fradice di piacere osceno. Non sono durato moltissimo, ero troppo eccitato, e resto dentro di te, completamente abbandonato al piacere. Strofino il mio pube contro il tuo clitoride procurandoti un altro orgasmo mentre gli ultimi singhiozzi di sperma entrano in te, e decido di uscire da te per vederti piena di me. Una rivolo di sperma denso esce dalla tua vagina, spinto dall’orgasmo che ancora stai provando: ancora incapace di resistere, sento che devo leccare quella visione, e bevo tutto… il tuo piacere e il mio. I tuoi piedi mi toccano il cazzo ancora duro, e tu mi regali ancora la dolce oscenità di un tuo orgasmo. Quando finiamo mi sdraio vicino a te.
“Pensi che sia troia?”
“No...”
“Lo sono.” Punto. Perentoria.
“E mi piace scopare, ok?” dici, prendendomi in mano il cazzo.
“E scopo. Sì, mio marito sa quanto mi piace scopare, ma no… prima che tu me lo chieda… no, non lo sa”. La tua mano scorre: la bagni di saliva per lubrificarla e mi masturbi ancora. Ti chini su di me e mi prendi in bocca.
“Dio quanto adoro questo cazzo!!! Quanto adoro il cazzo!!! Cazzi grossi, stretti, lunghi… hmmm corti… accchhh” lo ingoi fino alla gola, fino a fare rumori di soffocamento. Ti stacchi di nuovo: “Haaahhh… con ognuno di loro puoi fare cose diverse!!! Diiiiio quanto mi piace il cazzo!!!”
Sei sposata, mi racconti degli uomini che ti scopi alle spalle di tuo marito, io sono qui geloso di te quando non dovrei minimamente esserlo, e questa gelosia mi eccita terribilmente: sto impazzendo.
Mi succhi con foga, e io vengo ancora. Godo nella tua bocca mentre quasi tutta la mia asta è dentro di te.
“Fammi provare...” mi dici. Hai ancora la bocca piena del mio sperma che ti cola dritto sul mio glande, mentre parli.
Inginocchiata su di me, nel mio letto, il cazzo già mezzo moscio per l’orgasmo dopo la scopata che ci siamo fatti torna bello dritto e duro.
“Ah… vedi che l’idea ti stuzzica?” osservi, masturbandomi ancora il cazzo bagnato di sperma e di saliva e sputandoci sopra.
“Va bene… domani ci andiamo, promesso…” ti dico per farti contenta.
“Domani??? No no no ci andiamo questa sera mio caro!!! Adesso sono curiosa e voglio andarci!!!” ordini perentoria, strofinandomi un piede sul cazzo.
In effetti è presto e possiamo fare quello che vogliamo: sono appena le nove. Ma fa freddo, freddissimo… la mia casa è calda, e il sonno post orgasmo inizia a farsi sentire. Massì, ci andiamo. Fanculo. Anche se sono geloso di te per questa richiesta.
“Fammi sentire cosa si prova… a essere troia per davvero… voglio fare di tutto, questa notte. Fammi sentire troia. La tua troia”.
“Ok… verrai con me alla sauna, adesso”.
“Grande!!!” mi dici contenta. E mi riempi di domande alle quali io rispondo:
“Ma come devo vestirmi...”
“Giri in accappatoio e infradito...”
“E se uno non mi piace?”
“Lo rifiuti con garbo...”
“E se...”
“Senti, farai tutto quello che vuoi” ti zittisco con una pacca sul culo mentre ti vesti. Le autoreggenti con gli stivali ti stanno divinamente, e la gonna sottolinea le tue forme perfette.
“Ohhh ok!!!”
Usciamo e per scaldarci prendiamo un altro vin brulè. Durante il viaggio in metro non smetti di stuzzicarmi raccontandomi quello che ti facevano i tuoi amanti, e anticipandomi quello che hai intenzione di combinare questa notte.
“Domani mattina voglio… voglio farmi schifo!!!”
“Beh… sono sicuro che ci riuscirai”, scherzo io. Intanto, ti diverti a stuzzicare due ragazzi di fronte a noi aprendo di continuo le gambe e permettendo loro di vedere le tue mutandine.
“Sei proprio una zoccola...” ti sussurro all’orecchio baciandoti il collo, notando che entrambi ti fissano.
“Sono anche bagnatissima...” rispondi ridendo.
“Troia...” sussurro ancora, con il cazzo duro, pregustando la notte che mi aspetta.
“Basta che ho la figa che è un lago cazzo!!!”: ridiamo ancora, e dopo aver scandalizzato chiunque avesse la sventura di sedersi di fronte a noi, arriviamo alla sauna.
Sei emozionata, mi confessi che hai paura che non ti piacerà, ma da quel che ho visto di te sono sicuro che questa sera ti sentirai a tuo agio. Non ti facevo davvero così zoccola. Una coppia gentile vestita elegantemente ci accoglie, prende i nostri documenti, ci registra e ci accompagna agli spogliatoi dedicati alle coppie. Ci spogliamo, io disinvolto, tu un po' meno, soprattutto alla vista di una donna che entrata appena dopo di noi si mette comoda togliendo ogni vestito e mostrando un seno immenso. Il marito però, compiaciuto, guarda te, e non fa in tempo a togliersi i pantaloni che già notiamo il suo cazzo rigonfio di eccitazione alla vista del tuo culetto nudo. E anche il mio non scherza. Noto che in accappatoio e infradito stai benissimo, e ormai non nascondo più l’erezione, vistosa sotto il tessuto di spugna bianca.
Ci salutano educati e appena indossato l’accappatoio si dirigono verso la zona spa.
Io ti faccio da guida: passiamo prima per il bar dove una ragazza carina prepara cocktail dietro il bancone mentre le persone si rilassano chiacchierando come se si fosse in una normalissima beauty farm, ti mostro le varie saune dove corpi nudi si godono il vapore e l’idromassaggio dove una donna è impegnata a succhiare uno per uno una moltitudine di cazzi puntati sul suo viso. Tu ti fermi a guardare la scena, mi prendi in mano il cazzo e mi dici piano:
“Se prima ero eccitata, adesso è un disastro cazzo!!! Tienimi o non so cosa combino questa notte!!! Li voglio tutti questi cazzi!!!”
Sorrido, perché ho capito che sarà una notte molto divertente.
Ti mostro la dark room, una stanza buia dove almeno un paio di coppie si stanno divertendo: non si vede nulla, in compenso molte mani nel buio ci toccano e ti sfiorano.
“Psssttt… mi stanno toccando...” mi dici piano.
“Ti piace?”
“Moltissimo… ma ora usciamo… ci veniamo dopo qui, dai, fammi vedere il resto...”
“Ok...” dico, liberandomi da due mani che mi toccano con insistenza il cazzo attraverso l’accappatoio. Usciamo e ti mostro la zona dove ci si può appartare, con le stanzine riservate, alcune con i buchi nel muro per infilare qualunque cosa si voglia. Poi il cinema, dove una coppia si diverte su un divano alla vista di un film hard: resti ipnotizzata guardando la disinvoltura con cui lei fa un pompino al compagno.
“Psssttt… nella stanza buia mi piaceva, mi stavano toccando dappertutto… e ne ho toccati pure io di cazzi...”
“Poi ci torniamo, allora!!!”
“Altro che!!!”
Sei tutta contenta, il posto ti piace, mi dici che ti piacciono i colori rilassanti, le luci basse e adori il profumo di essenza balsamiche nell’aria.
“Qui… anche le porcate più spinte diventano eleganti” osservi ad alta voce, mentre ti siedi con me nella zona relax: una stanza grande con un enorme letto a baldacchino, le pareti dipinte di nero e il soffitto, anch’esso nero, pieno di minuscoli led a simulare un cielo stellato, dando all’ambiente una piacevole atmosfera da “Mille e una notte”. Ti massaggio le spalle un po' per farti prendere confidenza con l’ambiente, e tu non trovi niente di meglio da fare che farmi vedere con le tue dita quanti tu sia bagnata.
“Grazie dei massaggi, ma io… voglio scopare e fare schifezze, mio caro!!!”
Ti prendo per mano e ti porto alle docce, quelle vicino alla vasca idromassaggio. Mi spoglio mostrandoti il cazzo duro che tu osservi con voglia.
“E adesso?” mi chiedi. Io per tutta riposta ti tolgo l’accappatoio e ti porto con me sotto la doccia: il getto è caldo e nebulizzato come se fosse una bomboletta spray e ci accarezza dolcemente la pelle. Ci laviamo per entrare in idromassaggio, ti spingo con la schiena contro il muro e incapace di resistere oltre ti penetro sollevandoti una gamba. Tu mi lasci fare finché non lo vediamo: un uomo, sui quarant’anni o poco più, vicino a noi, ci osserva: ha il cazzo durissimo e grosso. È nudo, con le braccia incrociate e molto vicino a te.
“Non sono mai stata tra le attenzioni di due uomini insieme...” mi dici.
“Ti piace?”
“E’ molto bello… è un bell’uomo...”
“Prendilo...” dico, strofinando il mio pube sul tuo. Lo prendi in mano mentre ti scopo: ci baciamo, ma io devo guardare la tua mano masturbare quel cazzo grosso e duro. Nella vasca la donna di prima non c’è più, si sarà sicuramente appartata con i suoi amici: ci sono solo alcune persone, uomini e donne, che guardano lo spettacolo di noi tre. Guardo ancora la tua mano con quel cazzone stretto. Esco da te, con molta fatica devo dire, e tu prendi anche me in mano. Ci masturbi entrambi, e poi finalmente ti inginocchi e inizi a succhiarci tutti e due. Prima me, poi prendi confidenza con lui: qualche bacio timido sul glande, poi percorri l’asta con le labbra e infine lo accogli nella tua bocca carica di voglia.
“Dio è bellissimo averne due!!!” dici tra una succhiata e l’altra. Ci succhi, strofini tra loro le nostre cappelle per leccarle e farci godere. Io, che non disdegno ogni tanto di fare un pompino, mi godo il contatto di quella cappella bagnata della tua saliva con la mia. Avendo già goduto ampiamente faccio fatica a godere ancora, adesso, ma il tuo nuovo amico non resiste alla tua bocca e te la riempie di seme caldo che tu questa volta bevi con avidità, e qui una punta di invidia nei tuoi confronti la sento: è un pezzo che non faccio un pompino, e la sensazione dello schizzo dello sperma sulla lingua mi piace.
“Voglio fare tutto, stanotte!!!” dici alzandoti, accarezzandoci ancora i cazzi.
Noi siamo ancora duri, e ci infiliamo sotto la doccia strofinandoci contro di te. Sei in mezzo a noi, baci prima uno poi l’altro, lascivamente, con la lingua, le nostre mani ti esplorano, e i nostri cazzi duri strofinano contro le tue cosce.
“Non qui...” mi dici piano. Capisco al volo le tue intenzioni, ti prendo per mano e faccio segno al nostro amico di seguirci. Ci inoltriamo nel labirinto in penombra fatto di stanzine riservate; seguiti da vari maschi eccitati da quanto hanno visto, rallento volutamente il passo: lascio che ti passino di fianco, lascio che le loro mani ti tocchino piano: ti fermo e ti apro l’accappatoio denudandoti, ti metto schiena al muro iniziando a scoparti piano baciandoti il collo: ai tuoi fianchi ci sono il nostro amico e altri due, che con i cazzi duri esposti aspettano qualcosa da te: e tu, troia come non mai, mentre il mio cazzo ti fruga la figa bagnatissima, li tocchi e li masturbi piano nel corridoio buio, baciando le loro bocche con la lingua. Non li fai finire, però: mi porti via prendendo la mia mano, e ci appartiamo in una stanzina con un grande materasso: chiudiamo la porta, siamo io, te e il nostro amico che si presenta:
“Ich bin Hans” dice. Ci presentiamo anche noi in fretta, tu vuoi giocare: ti siedi sul materasso di pelle e inizi a succhiare di nuovo il cazzone di Hans mentre dai buchi nelle pareti qualcuno ha infilato il cazzo: come prima, sei circondata da quattro uomini che ti vogliono come non mai. Hans gode della tua bocca, lo vedo estasiato, una tua mano afferra prima uno dei cazzi sconosciuti e poi l’altro, e a me non resta che puntare il mio verso il tuo viso nella speranza che tu voglia donare anche a me un po' di piacere: ma non mi presti attenzione, vuoi Hans… ti tocco in mezzo alle gambe, sussulti dal piacere, ti lecco i piedi mentre ancora Hans è nella tua bocca.
Ho capito che per un po' questo è tutto quello che riuscirò ad avere di te: i piedi. Ora è Hans a darti piacere, ti lecca e beve ogni goccia di te, tu godi e con le mani accarezzi ancora i cazzi sconosciuti, li masturbi e li succhi. Ti guardo mentre ne hai in bocca uno.
“Ti diverti?” ti chiedo con tenerezza, sentendomi un po' stupido, dato che in un momento del genere sento la tenerezza come uan cosa del tutto fuori luogo.
“Haaa haaa” mi dici soltanto, sorridendo, con la lingua di fuori, a solleticare una di quelle cappelle.
Ti guardo, negli occhi devo avere scritto che ho voglia di aiutarti a succhiare uno di quei bei cazzi:
“Aiutami… succhialo con me...”
“Posso?” riesco solo a chiederti.
“Dai!!!”
Senza farmi pregare, la mia bocca inizia a succhiare insieme a te, le lingue si rincorrono veloci dietro quel glande duro. Ci alterniamo tra uno e l’altro, le mani li masturbano, io sono eccitatissimo, mentre Hans ti porta all’orgasmo con la sua lingua.
“Come si dice scopami in tedesco?” mi chiedi.
“Fick mir”.
“Fick mir, Hans...” fai guardandolo e accarezzandogli il cazzone con i piedi.
Hans mette un preservativo, si inginocchia davanti a te, ti apre le gambe. Io mi avvicino per vedere meglio il momento in cui lui entrerà dentro di te. Guardo e il cuore pompa adrenalina a mille, tremo dall’eccitazione. Lo punta sul buco, lo strofina un attimo.
“Fick mir...” Hans spinge, Hans entra. Rovesci gli occhi all’indietro, la bocca aperta.
“Diiiiiiooo che cazzo favoloso Diiiooo-hoo-hoo-hoo...” dici. Hans inizia a muoversi avanti e indietro dentro di te. Al posto dei cazzi ora ci sono due mani che ti toccano i seni, il suono dei movimenti di Hans e dei vostri respiri, il mio cazzo ora sulla tua bocca, che avida mi succhia.
“Cazzo che bello farlo in treee!!!” quasi urli dal piacere e dall’eccitazione. Hans ti scopa, ti gira e ti rigira, in tutte le posizioni, e il mio cazzo segue sempre la tua bocca. Ora sei seduta su di lui, e io ti lecco l’ano. Lo voglio. Stasera, sarai davvero scopata da due uomini.
“Dai sì!!! Dammelo anche tu, voglio provare!!! Fatemi impazzire dai che muoio stasera!!!”
Prendo dal distributore appeso al muro del lubrificante intimo, lo spalmo generosamente nel tuo ano e piano spingo per entrare dentro di te: sono sconvolto dalla morbidezza e dalla rilassatezza del tuo ano, nonostante il cazzone di Hans già dentro il tuo corpo. Quante volte vieni? Non le contiamo, e il bello in tutto questo è che hai sempre un cazzo in bocca, qualunque cosa ti venga fatta. Ora sono io sdraiato, tu sopra di me, e Hans ti prende dietro.
“Cazzo che grosso!!! Dio che male!!!”
“Vuoi che si fermi?”
“Ma sei scemo?”
“Fick mir Hans!!!” gli ordini. E lui, secco, entra in te. Ti sfonda. Ti scopa ancora. Io posso solo stare fermo: lui ti scopa come se io non ci fossi, sento io la forza dei suoi colpi, e ti vedo impazzire di piacere al punto che inizi a piangere e a supplicarci di farti godere ancora. E ancora, i due di prima spiano lo spettacolo dai buchi nel muro.
“Quanto sto godendo stasera???” mi dici singhiozzando. Ti bacio, finché io e Hans non ne possiamo più:
“Possiamo godere sul tuo viso?” ti chiedo, anche se è una richiesta superflua.
“Sìììhhh!!!” dici, sfinita. Io e Hans ci posizioniamo su di te, e in pochi secondi veniamo un po' sul tuo bel viso e un po' sulla tua bocca. Ho voglia di sperma, e ti bacio, aiutandoti a pulirti il viso con la mia lingua. Siamo seduti tutti e tre, poi Hans ci saluta:
“Du bist wunderbar, Martina, aber ich muss arbeiten morgen… gute nacht, und vielen dank!!!” e ti da un bacio sulla guancia.
“Che ha detto?”
“Che sei una donna stupenda, ma domani deve lavorare e ti ringrazia di quello che gli hai regalato”.
“Come si dice grazie e buona notte?”
“Danke hans… un gute nacht!!!”
“Allora… Danke Hans, und gute nacht!!!” Hans se ne va e ci lascia soli.
“Io e te dobbiamo fare un discorsetto” mi dici mettendomi un piede in bocca. “Non mi avevi detto che sei bisex...”
“Beh… solo il cazzo. Mi piace il cazzo, sì”. Rispondo succhiando il tuo alluce. Succhiandolo proprio come se fosse un cazzo, accarezzandoti il tallone. Tu ti sfiori il clitoride, mentre io succhio avido quel piede che desidero da... quanti anni? Da troppi anni.
“Buono a sapersi, per la nostra nottata di follie… e qui dentro di cazzi ce ne sono fin troppi, mio caro.” E io sono di nuovo bello duro.
Rimettiamo gli accappatoi e usciamo dalla stanzina, dove i due cazzi anonimi ora acquisiscono un corpo: altri due begli uomini che non dicono nulla, ma basta loro un tuo sguardo per capire che possono seguirci. Andiamo a rilassarci in idromassaggio: ti osservo mentre ti denudi, lasci cadere l’accappatoio per terra, ti avvicini alla vasca, e con quel movimentio femminile che solo voi donne sapete fare, sfili le infradito e seguita dai due uomini entri in vasca.Ti ritrovi seduta in mezzo a me e a uno di loro. Non servono parole, solo la voglia di rilassarsi per godersi il calore dell’acqua mossa e il bollore dei sensi: tu mi tocchi con la mano destra, io senza alcun pudore tocco l’uomo alla mia destra mentre quello alla tua sinistra è proteso verso di te: ti vedo sospirare, capisco bene che ti sta toccando, e dal suo sguardo capisco bene che tu stai toccando lui. La mia mano sisnistra è appoggiata sulla tua coscia mentre il tuo amico ti bacia con la lingua. Adoro la sensazione di sentire la tua gamba in una mano e un bel cazzo nell’altra, ma tutto il sesso di prima mi ha fatto venire bisogno di allontanarmi un momento per andare alla toilette.
“Ti lascio sola un attimo… scusami...”
“Vai tranquillo, sono in buone mani, come vedi...”
“No, sono loro a essere in buone mani… divertiti...” ti dico, baciandoti la guancia.
In toilette mi libero, poi decido di fumare una sigaretta nell’area riservata: faccio quattro chiacchiere con una coppia, e lei è evidentemente interessata a me: lo mostra senza problemi aprendo le gambe e mostrandomi il suo pube peloso mentre il marito si masturba. Ha dei bei piedi ed è una bella donna: mi inginocchio a baciarle un piede, lo strofino con il mio cazzo di nuovo duro, ma spiego gentilmente che oltre questo non posso fare questa sera: sono in compagnia… saluto educatamente la coppia delusa dalla mancata scopata e torno da te: ti trovo in idromassaggio con i due cazzi di prima in bocca. Te li succhi e li lavori senza ritegno, e loro godono estasiati delle tue attenzioni.
Mi accomodo di fianco a loro, e tu ora sei impegnata con tre cazzi: intorno a te la gente continua a guardare lo spettacolo, incantata dalla tua bellezza e dalla tua sfacciataggine. In acqua non si può fare penetrazione, e allora ti propongo di appartarci. Acconsenti con gioia e ti osservo di nuovo mentre ti vesti: sei bellissima anche così. Seguiti da vari maschi e dalla coppia di prima che mi ha ritrovato, ci inoltriamo di nuovo nel labirinto ed entriamo nella dark room: a tentoni troviamo il letto e ti sdrai insieme ai tuoi amici. Altra gente entra e li sentiamo che si avvicinano discretamente. Inizi a fare sesso con i tuoi amici della vasca, circondata dai corpi caldi che si masturbano e ti toccano nel buio: sei leccata, toccata, scopata, succhi cazzi, io non posso averti: sei talmente circondata da uomini sconosciuti che non riesco ad avvicinarmi a te più di tanto: come al solito, posso avere solo i tuoi piedi e sentire che non hai nemmeno avuto il tempo di togliere le infradito mi eccita ancora di più. Nel buio ti perdo e ti ritrovo sempre a tentoni, ti sento godere con la bocca, a volte piena di cazzo. Quanti ne stai facendo contenti? Li sento godere su di te, dentro di te, nella tua bocca… e io mi godo la bocca della signora di prima, che nel buio è riuscita ad avventarsi sul mio cazzo: tu ti fermi solo quando senti che tutti hanno goduto. E solo allora, con la voce sfinita, mi chiedi di uscire dal buio, e nel corridoio ritroviamo i nostri due amici. Ti guardo: hai il viso pieno di sperma non ancora pulito.
“Puliscimi, forza...” mi ordini mettendoti con le spalle al muro. Ti penetro e inizio a leccarti il viso e le labbra con passione, mentre le nostre mani toccano quei due cazzi stupendi di prima.
Ti scopo, sto per venire ancora, ma tu mi fai uscire.
“Sono pulita, andiamo a casa ora”.
Sono un po' deluso. Speravo in altre follie…
“Con loro… in tranquillità...”
“Ahhh…” Il cazzo che per la delusione si era rilassato, è tornato istantaneamente bello dritto.
Chiedo ai due se vogliono seguirci, e accettano volentieri. Ci rivestiamo e insieme andiamo verso casa mia. Tra un cambio di treno e l’altro, ad Alexanderplatz, ci scaldiamo chiacchierando e bevendo vin brulè. Facciamo apprezzamenti su di te, che ti fanno arrossire quando te li traduco. Durante il viaggio in treno ti toccano le gambe: adesso sono io, seduto di fronte a voi, a guardarvi mentre vi divertite a far eccitare i viaggiatori, facendo finta di non conoscervi.
“Non avrei mai mai mai pensato che fossi così zoccola”.
“Voglio solo sentirmi viva viva viva!!!”
“E ci stai riuscendo, mi sembra...”
“Oh sì” rispondi camminando e tastando i cazzi di Franz e Andreas sopra i jeans.
Appena in casa ti metti comoda: resti in ciabatte e ordini a noi di spogliarci. Siamo tutti e tre con i cazzi duri puntati verso di te, vogliosi di averti. Ci avviciniamo al tuo cenno. Sei seduta sul divano, e le tue mani passano in rassegna i nostri membri.
“Ho ancora voglia di scopare...” dici. “Traduciglielo”.
Io traduco e loro si guardano spavaldi. Hai i loro cazzi in mano.
“Questi bei cazzoni sanno come far divertire una donna. Dì loro di aspettarci qui, che arriviamo subito”.
“Bitte warten hier, wir kommen sofort...”
“Ja, kein problem...” dice uno dei due. Mi porti in camera e mi baci appassionatamente, poi cambi mood:
“Ora però mi voglio divertire… tu pensi che io sia zoccola, eh?”
“Beh...”
“Vero… ma ora la zoccola sarai tu”.
“Che vuoi dire?”
Tiri fuori dalla valigia dei collant.
“Indossali, forza.”
“Scusa?”
“Niente storie… stanotte comando io...”
“Ma...”
“Forza!!! se vuoi divertirti ancora...”
“Uffa… ma mi vergogno...”
“Dai che tanto non li vediamo più… e comunque, se mi vuoi ancora, devi obbedire a me!!! Sono stanca di essere sempre la donna sottomessa, almeno stasera voglio comandare io!!! Dai!!!” e mi prendi inmano il cazzo stringendolo forte. Poi inizi a spogliarti. Resti solo con le autoreggenti.
“Dai, forza!!! Ho sempre sognato di avere un bello schiavetto tutto per me...”
Di malavoglia, obbedisco al tuo ordine. Metto i tuoi collant neri, e devo dire che mi piace il contatto del nylon sulla mia pelle, al punto che il cazzo costretto dalla mutandina diventa ancora più duro, e tu lo noti tastandolo:
“Ohhh!!! Lo vedi che ti piace??? guarda qui che bel pistolone che abbiamo!!! Dai, chiama gli altri due!!! Forza!!!”
“Franz, Andreas, kommen sie!!!”
Loro arrivano e quando me vedono con i tuoi collant capiscono al volo l’anda che ha preso la serata, memori di quanto la mia bocca ha fatto loro prima.
Tu ti sdrai sul letto e fai segno loro di sdraiarsi al tuo fianco, così ora sei in mezzo a loro che ti baciano il collo e ti toccano i seni.
“Tu inginocchiati, e preparaci a scopare, forza!!! Sai cosa devi fare!!!”
Io sono eccitatissimo, non avevo mai provato a indossare delle calze da donna nella mia perversione, scopro che mi si è aperto un mondo… e piano inizio a baciarti in mezzo alle gambe, scoprendo che non hai assolutamente bisogno del mio aiuto per eccitarti: sei bagnatissima e bevo tutto il tuo liquido denso.
“Eh ma anche loro devono essere succhiati, forza!!!”
Senza farmelo ripetere inizio a succhiare i cazzoni di Franz e Andreas, adoro sentire le loro cappelle in bocca mentre tu mi ricompensi carezzandomi i capelli.
“Sei più zoccola di me… dovresti vederti… ora un po' a me… bravo… leccami… ohhssììì che bravo...” io mi diverto un sacco a… prepararvi.
“Ora basta, lasciali un po' a me, io direi che siamo pronti...” e senza indugio ti siedi su Franz, quello messo meglio dei due e ti fai riempire dal suo cazzo che inizi a cavalcare selvaggiamente mentre io e Andreas ci masturbiamo sul tuo viso strofinandoti le cappelle sulle labbra. Li succhi a uno a uno poi mi guardi e insieme succhiamo il cazzo di Andreas.
“Leccami il culo mentre scopo… dai...” mi ordini poi. Io non vedo l’ora di avvicinarmi al tuo ano bello rilassato, e di gusto lo lecco guardando il cazzo di Franz sparire ritmicamente dentro di te strappandoti dei gridolini di piacere a ogni affondo. Lecco, ogni tanto il cazzone di Franz esce e lo succhio un po'.
“Sai proprio come comportarti… bravo… brava la mia zoccola...” mi dici mentre ti annuso i piedi. Ora il tuo ano è bello lubrificato, aiutato anche da una generosa dose di olio per massaggi e fai segno ad Andreas di prendersi il tuo culetto: lui non se lo fa ripetere e davanti a me ti incula piano. Ora sei piena e ti vedo godere senza ritegno, nei tuoi occhi leggo dolore e piacere insieme. Ti scopano perfettamente sincronizzati mentre inginocchiato ancora annuso i tuoi piedi, e ancora non conto più i tuoi orgasmi. Ti sdrai su Andreas che ti prende dal fianco e finché Franz ti riempie la bocca io lecco il tuo clitoride, Andreas passa dalla tua vagina al tuo ano e io sono sempre lì pronto a leccare. Poi li riprendi entrambi dentro di te, seduta su Franz e inculata da Andreas: ed è così che li lasci godere dentro di te, per poi sederti sul mio viso mentre loro si riprendono dalla cavalcata.
“Lecca, bevi, pulisci… forza, troietta...” mi ordini: e io sono ben contento di leccare tutto quello che cola dai tuoi orifizi colmi di piacere mentre la tua bocca inizia a leccarmi e succhiarmi il cazzo ancora inguainato dal nylon. E pulendoti l’ano e la vagina ti porto ancora all’orgasmo, tremi e non ti fermi più, adoro sentirti così sconvolta dal piacere finché definitivamente ti rilassi insieme a Franz e Andreas.
“Portaci da bere, forza...”
Faccio per togliermi le calze.
“No!!! Resta così!!!” e ridi insieme ai due, che pur non parlando una parola di italiano hanno capito perfettamente cosa hai appena detto. Umiliato e ancora eccitato, vi porto da bere: chiacchieriamo un po' per poi congedarci da loro con la scusa che si è fatto tardi e dobbiamo dormire. Mi obbligi ad accompagnarli alla porta ancora con le tue calze addosso e quando siamo soli, finalmente, ti lasci scopare con tenerezza da me ringraziandoti per la splendida serata che ti ho fatto passare: scopiamo, io ho ancora addosso le tue calze, e ci addormentiamo così, io dietro di te, dentro di te, abbracciandoti finché il sonno ci soprende esausti dalla giornata e dalla serata di pazzie.


Al mattino mi accogli con il caffè a letto:
“Oggi te lo sei meritato… portami a vedere ancora la città ti prego...”
Mi riprendo dal sonno residuo mentre mi accarezzi il cazzo di nuovo duro e penso che voglio proprio accontentarti. Ma per questa mattina, solo passeggiate per noi, e mi godrò il tuo braccio intorno al mio mentre ti mostro le meraviglie di questa fantastica città: allontano con gentilezza la tua bocca dal mio glande gonfio e bagnato della saliva che vi hai sputato sopra.
“No cara, al massimo questa mattina una doccia insieme… e poi via a passaeggio!!!”
“Ok ci sto!!!”.
L’acqua calda ci accarezza dolcemente, ci laviamo a vicenda godendo del contatto tra i nostri corpi, siamo ancora eccitatissimi.
“Devo fare pipì...” mi dici.
“Beh… falla...”
“Posso?”
“Non devi chiedermelo dai!!!” dico pensando che tu debbba uscire dal box.
Solo quando mi dici: “Allora inginocchiati, forza...” capisco cosa intendevi.
“Dai… che mi scappa!!!” mi inginocchio davanti al tuo pube: apri le gambe e con le dita divarichi la vagina, gettandomi addosso un favoloso schizzo di urina bollente e salata che lecco. Ho il cazzo durissimo, mi tocco mentre bevo il tuo nettare in questo gioco che mi eccita da impazzire.
Mi sciacquo dal corpo i residui della tua pipì, poi sono io a ordinarti di muoverti.
Usciamo dalla doccia, ci vestiamo, e mentre usciamo tu chiami al telefono tuo marito. Gli dici che il viaggio di lavoro sta andando bene anche se è noioso, che sarai a casa per la vigilia di Natale e parlate alcuni minuti di cose banali mentre io ti tocco il culo fasciato dalla gonna aderente.
Unter den linden, il viale alberato delle passeggiate e dei locali con i tavolini all’aperto e le vecchie condutture del gas a vista dipinte di rosa è favoloso con le decorazioni natalizie, giriamo per Friedrichstrasse con i suoi negozi di lusso e ci perdiamo per le vie di Kreuzberg, il quartiere turco pieno di negozi di kebab e mercati caratteristici dove compri una sciarpa per tua madre.
Ah… tua madre… a pranzo ci sediamo in un locale frequentato da studenti che si chiama Anita Wronsky. Si mangia benissimo, il posto è bello con quell’aria da ricercato ostello della gioventù per artisti e i camerieri sono simpatici. Stanchi del freddo, andiamo in un centro commerciale nella zona dello zoo: è vecchio, ma i negozi sono carini e ti diverti a osservare l’orologio ad acqua colorato di verde fluorescente. Entriamo in un negozio e ti diverti a farmi eccitare provando scarpe e ciabatte di tutti i tipi, mostrandomi di continuo i tuoi piedi fasciati dai collant rossi che avevi il primo giorno.
“A cosa stai pensando?” mi chiedi mentre ti aiuto a provare delle decoltè spuntate rosse che sfumano al nero.
“ Ho una voglia pazza di scoparti, riempirti del mio cazzo e sborrare dentro di te. Di fare le schifezze che abbiamo combinato ieri sera”. Penso che vorrei dirti questo.
“Sta bene tua madre?” invece ti chiedo.
“Oooooohhh che scemaaa!!! Mi ha detto di darti questa!!!” mi fai: peschi dalla borsa una busta e me la dai.
“Una lettera?”
“Sì… ha detto che sperava di farti piacere se ti mandava i suoi saluti così, io non l’ho letta...”
“Oh grazie!!! E comunque non pensavo solo a quello...”
“E a cosa pensavi?”
“Che ho una voglia pazza di scoparti, riempirti del mio cazzo e sborrare dentro di te. Di fare le schifezze che abbiamo combinato ieri sera”.
“Ah… ce l’hai duro, eh...” dici tastandomi il cazzo col piede mentre sono ancora inginocchiato. “Pensavo di non piacerti più… allora compro proprio queste… e queste ciabatte con la zeppa… così magari ti viene voglia di passare in Italia a salutarmi...”
“Guarda, te lo giuro che ripasso!!!”
Paghiamo e usciamo a passeggiare: altro giro in metro fino ad Alexanderplatz, la squallida piazza dal fascino magnetico con la sua torre della tv: fa ancora luce, decidiamo di salire con i velocissimi ascensori per uno sguardo panoramico della città. Guardiamo giù, abbracciati e ci baciamo. Dalle nostre labbra traspare tutta la voglia che abbiamo di prenderci ancora. Scendiamo e tu osservi che è davvero come ti dicevo: l’odore di Berlino è particolare e ti resta dentro e che sai già che non lo dimenticherai mai. Ti faccio vedere Frankfurter Allèe, la strada enorme con i palazzi costruiti dai comunisti a scopo dimostrativo, che piano piano digradano verso quel look tipico di Berlino est: casermoni anonimi tutti uguali dall’aspetto alienante. Torniamo indietro perché fa buio e ha iniziato a nevicare ancora.
“Dai, andiamo a bere qualcosa e poi a casa… ho ancora voglia di scopare con te...” mi fai. sei bellissima, così dolce e troia al tempo stesso, con la neve che ti cade addosso piano piano. Anche io ho voglia di scopare con te, ma prima ho una sorpresa in serbo per te. Ti porto a casa per lasciare giù le sporte dello shopping, non ti lascio il tempo di metterti comoda. Vuoi scopare? Vuoi troieggiare? Benissimo. Scoperai e troieggerai. Tu protesti, vorresti una doccia calda, vorresti riposare.
“Riposerai dopo, ora marsch!!!”
“Stronzo!!!”
“Muoversi, donna!!!”. Tu bofonchi, avevi già tolto gli stivali, ma mi lasci fare. Ti riporto nella zona dello zoo, piena di mercatini di Natale e di sexy shop. Entriamo da Beate Uhse, un sexy shop bellissimo il cui piano superiore è occupato dal museo del sesso: Beate Uhse è la donna che ha reso commerciale il sesso in Germania, diffuso i sexy shop e contribuito ad aprire le menti di molti scopatori tedeschi. Giriamo per il sexy shop, compriamo dei completini per te, un vibratore che non vedi l’ora di provare e un altro paio di ciabatte da troia, poi andiamo al piano di sopra: facciamo una visita al museo e poi… ti faccio entrare nel cinema annesso al museo. Cinema porno, ovviamente.
“Ohhh… porcellone...” dici guardando la morettina che si fa scopare da tre stalloni. Ci sediamo di fianco a un bel tipo con il cazzo già fuori. Si stava smanettando, e quando siamo entrati ha smesso coprendosi alla meglio con la giacca.
Sei in mezzo a noi, io non faccio e non dico nulla. Al massimo ti accarezzo le gambe. Lui guarda un po' lo schermo e un po' te mentre si accarezza il cazzo con discrezione. Io decido di toglierti gli stivali e farti indossare le ciabatte che abbiamo preso giù: hanno la zeppa, e mi eccitano un sacco. Tu capisci l’antifona e inizi a giocarci nel buio facendole dondolare e sfilandole di continuo. Lui guarda poi finalmente si decide a toccarti le gambe, che tu apri prontamente. Gli tocchi il cazzo e lui ovviamente lascia fare: ha un bel cazzo anche se non enorme. Io tiro fuori il mio, e ora entrambe le tue mani sono occupate. Ci masturbi piano, e uno alla volta ci baci sulla bocca. Mi inginocchio ad annusarti i piedi: i collant usati puzzano un po', e questo mi eccita da impazzire. Annuso e bacio le tue gambe, guardo la tua mano lavorare il cazzo dello sconosciuto, che ha iniziato a frugarti tra le gambe: per aiutarlo, ti apro i collant strappandoli.
Ti sposta le mutandine e inizia a toccarti. Ti sento godere del suo tocco un po' rude, ti piace… ti penetra con le dita mentre la tua mano lo masturba. Ora voglio la tua bocca e mi alzo in piedi di fronte a te: per quello che permette la posizione, mi succhi, poi anche lui si alza e ora siamo di fronte a te: succhi entrambi, uno alla volta, ci prendi insieme, ti strofini i cazzi sul bel viso, poi hai un’idea: fai sedere lui e inizi a masturbarlo con i piedi.
“Succhia...” mi ordini. Cazzo. Questo è troppo eccitante per me: con il cuore in gola inizio a succhiare quel cazzo, godendo simultaneamente dell’odore dei tuoi piedi. Lo succhio un po', poi prendendomi per i capelli mi allontani.
“Siediti… qua...” mi indichi la poltroncina. Ti siedi su di me dandomi le spalle e prendi in bocca lui. Le immagini sullo schermo si susseguono oscene, e io eccitato come sono vengo dopo pochissimi movimenti dentro di te. Ma tu continui a muoverti anche se il mio cazzo ha già schizzato tutta la sborra che avevo dentro da stamattina.
“Hai già sborrato… maledetto… mi toccherà prendermi lui...”
Ti alzi e fai segno a lui di sedersi, mentre altre persone entrate nel buio osservano la scena: sono talmente eccitati che anche un’altra coppia ha deciso di imitarci scopando selvaggiamente e altri uomini si toccano i cazzi guardando lo spettacolo che stiamo dando. Ti siedi sul tuo amico e inizi a scoparlo, te ne vieni in silenzio mentre hai ancora il mio cazzo in mano. Ora è il suo turno di venire: ti riempie la figa di sperma caldo mentre io ti sto leccando il clitoride. Finito di giocare, decidiamo di tornare a casa, ma prima devo scendere al negozio a prenderti dei collant di ricambio, dato che questi sono stati strappati. Quando torno ti vedo con due cazzi in bocca, di quegli uomini che si stavano toccando osservandoci, e altri due stanno impegnando l’altra ragazza. Ovvio che devo aspettare che finiscano di godere della tua bocca favolosa, che non appena viene riempita tu non esiti a farmi baciare per condividere con me tutto quello sperma che contiene: le lingue giocano, i fili di sperma ci sporcano e ci lecchiamo per pulirci a vicenda in un gioco che sa di intima complicità…
“Andiamo a casa, ora… sono davvero stanca...” dici pulendo l’ultima goccia dal tuo mento.
“Oh, hai finito di fare la troia per oggi...”
“Scemo… senti chi parla… e poi, chi è che mi ha portato qui???” ridi mettendo i collant nuovi che ti ho comprato.

Torniamo a casa, ci scaldiamo in doccia insieme dove mi regali altra pipì… e facciamo l’amore sotto l’acqua bollente, tenendoci strettissimi graffiandoci le schiene mentre godiamo tra i vapori profumati. Ti vesti, metti le autoreggenti della sera prima con le ciabatte e insisti per prepararmi tu la cena. Accetto volentieri, ma non ti lascio lavorare in pace, sempre in ginocchio per annusare i tuoi piedi e le tue gambe e per toccarti il culo e la vagina sempre bagnata. Sei una cuoca fantastica, mi gusto la tua cena ascoltando le tue chiacchiere, la tv e il nylon sulle tue gambe con le quali non smetti mai di stuzzicarmi. E infatti finito di cenare, ancora con la tavola apparecchiata te ne esci così: “Mi hai aperto un mondo con questa storia dei piedi. Penso che d’ora in avanti chi vorrà scopare con me dovrà adorarmeli come fai tu, anche se non a tutti piacciono come a te...”
Provo un senso di gelosia a sentirti parlare così, mi fa un po' male a dire la verità, ma come al solito mi eccita.
“Già… non a tutti piace annusarli, non a tutti piace l’odore dei piedi in effetti. Spero che in futuro quando ci rivedremo mi ci lascerai giocare ancora...”
“Oh puoi contarci, mi auguro che tu passi in Italia a trovarci di nuovo. Ci manchi sai… e i miei piedi ti aspetteranno sempre...” e detto questo senza sparecchiare appoggi i piedi sulla tavola, così, senza nemmeno togliere le ciabatte.
“Devo chiamare mio marito… passami il telefono...” io mi alzo, ti passo il telefono e mi siedo nuovamente a tavola. Tu chiami tuo marito e ci chiacchieri, dondoli le ciabatte guardandomi mentre parli, e con la mano le indichi. Le tolgo, le annuso, annuso i tuoi piedi e le tue gambe. Amo il tuo odore, mi ci perdo. Finita la telefonata con tuo marito chiami la tua amica Sara. E qui resto colpito: chiacchierate, le racconti tutto quello che hai combinato in questi giorni e anche quello che sto facendo ora:
“Sì sì sì, è qui… mi sta annusando i piedi e me li sta scopando… sì sì sì si diverte proprio… e scopa alla grande. È un gran maiale!!! Mi ha fatto di tutto davvero… certo, quando ci vediamo ti racconto tutto… ciao Sara, a presto!!!”
“Cazzo ma le dici tutto tutto tutto? E se parla con tuo marito???”
“Tranquillo, è peggio di me… e ci copriamo le spalle a vicenda” dici ridendo.
“Siete proprio due troie...” dico, scopandoti i piedi, poi ti tolgo le calze e quando sono al culmine dell’eccitazione li sporco di sperma.
“Maiale… ora li lecchi...”
“Sì…” sbanfo tutto eccitato: lecco con ingordigia il mio sperma dai tuoi piedi e quando sono ripuliti mi siedo.
“Senti… domani devo rientrare… ultima notte di porcate insieme?”
“Ultima fino alla prossima...”
“Esatto… ovvio...”
“Ci sto!!! Ma stasera andiamo in un altro club, non alla spa. Voglio godermi le nostre porcate vedendoti vestita di tutto punto. Ti va?”
“Perfetto!!!” ci prepariamo, tu sei bellissima con le autoreggenti e un vestito corto da infarto, tutto di raso nero e attillato. Gli stivali ti donano, ma metti nella borsa le scarpe spuntate che abbiamo comprato, e non vedo l’ora di vederti passeggiare per il club vestita così e di godermi gli sguardi di tutti i presenti.
E anche questa sera, in metro, non manchi di scandalizzare chiunque abbia la sfortuna di sedersi di fronte a te aprendo le gambe e lasciando intravvedere le mutandine trasparenti, indossate più per bellezza che per utilità.
Arrivati al club ci registriamo, anzi tu ti registri, io sono un volto conosciuto e il proprietario mi saluta con calore, tu togli gli stivali che ancora siamo nella reception e li consegni al guardaroba insieme al giaccone. Indossi le scarpe mentre un paio di soci stanno entrando: mi gusto il loro sguardo voglioso di fronte allo spettacolo delle tue gambe e dei tuoi piedi che entrano nelle scarpe. Entriamo nel club vero e proprio e resti meravigliata da quanto vedi:
“Pensavo a una specie di puttanaio, invece è un posto molto elegante...”
“Qui è tutto abbastanza contenuto in effetti...”: a una prima occhiata può sembrare un normalissimo disco bar: un palco con il palo, la console del dj, divanetti e zone con dei baldacchini semi trasparenti. A ben guardare l’abbigliamento delle persone lascia capire che forse siamo in un locale libertino: le gonne sono più corte di un normale disco pub, anche se l’atmosfera nella media è abbastanza normale: gente che beve, chiacchiera, si conosce.
“E’ di là… nel labirinto… che succede di tutto...”
“Allora, andiamoci...” mi fai.
Ti prendo la mano per portarti nel labirinto quando una scena cattura l’attenzione di tutti: un ballerino dal fisico scolpito si esibisce in uno spogliarello sul palco e una bella donna vestita in maniera provocante sale con lui: si lega i lunghi capelli e inizia a ballare. È Inga, la moglie del padrone. Ben presto lui è nudo: quando anche il perizoma vola via, lei si inginocchia e inizia a fargli un lavoro di bocca davanti a tutti.
“Mi sto eccitando da morire...” dici.
“Vuoi ballare con loro?” ti dico mentre i due ballano.
“Cazzo sì!!!”
Io non vedo l’ora di godermi lo spettacolo: tu ti avvicini al palco ma non sai se salire o no: i due ti vedono, e con un cenno ti invitano ad avvicinarti. A questo punto sali sul palco e ti ritrovi a ballare tra il corpo seminudo di lei e quello completamente nudo di lui. Le loro mani ti accarezzano, e tu tocchi l’addome e il petto scolpiti del ballerino. Vi baciate mentre una tua mano scivola sul suo cazzo durissimo. È a questo punto che ti inginocchi a succhiarglielo, aiutata dalla mano di Inga. Ben presto anche lei si inginocchia con te e le vostre bocche giocano a deliziare il cazzo del bel ballerino mulatto. Anche io sono durissimo nei pantaloni, mi gusto con finta indifferenza il Jameson e lo spettacolo di voi due che portate all’orgasmo il ballerino tra le incitazioni e gli applausi dei presenti. Lo sperma arriva sul tuo viso e Inga non esita a ripulirlo con le dita e a portarselo alla bocca per chiudere lo spettacolo.
Torni da me con il vestito che si è alzato a mostrare il tuo culo sodo sottolineato dalle mutandine trasparenti.
“Sei davvero troia!!!”
“Dopo questa notte con me, ti sembrerà tutto noioso nella vita, mio caro...” mi dici baciandomi la bocca, con la lingua che sa ancora di cazzo e di sperma.
Bevi un sorso del mio whisky che poi io mi affretto a finire.
“Andiamo… voglio fare la troia, stasera...”
“Solo stasera?”
“Andiamo…” mi ordini.
Giriamo per la parte nascosta del club: come alla sauna, un labirinto di stanzine e salottini appartati: la dark room, una sala dedicata ai giochi sado maso, un salottino con divanetti e film porno in proiezione e una sala massaggi con tanto di lettino e olii profumati a disposizione dei soci. L’unica differenza tra qui e la sauna è che qui si gira vestiti ed è un po' meno luminoso e tutte le pareti sono dipinte di nero. Due uomini ci seguono nel buio, conoscono bene le stradine del labirinto, e fanno in modo di trovare a incrociarsi con noi mentre ti tengo per mano nel punto più stretto. Uno si struscia il cazzo su di te, l’altro ti tocca senza ritegno il culo alzandoti il vestito e dentrambi, senza dire nulla, si allontanano.
“Mi hanno toccata...”
“E tu? Ti sei eccitata?” ti chiedo mettendoti spalle al muro e toccandoti la vagina bagnata.
“Sì… e li ho toccati anche io...” dici tastandomi l’erezione. Ti sfilo le mutandine e me le metto in tasca. Ti bacio con la lingua e infilo due dita dentro di te. “Sciack sciack!!!” fa la tua vagina mentre la frugo, tirandoti verso di me.
“Stasera giri senza, troia”.
“Va bene...”
Continuiamo il giro e i due uomini ci incrociano di nuovo. Questa volta decido di non tenerti per mano mentre passiamo vicino a loro. Voglio vedere cosa fai, anche se già lo so.
Uno ti passa davanti e l’altro dietro: tu li lasci fare. Uno strofina il suo cazzo sul tuo culo, l’altro ti alza il vestito e ti accarezza il pelo. Vi abbracciate e vi baciate con la lingua mentre l’altro ti stuzzica i seni e le natiche ormai nude. Ti baciano il collo, e io guardo toccandomi sopra i pantaloni. Tu ricambi i loro baci e cerchi le loro lingue, quando non sono impegnate a solleticarti i capezzoli. E io guardo.
I loro cazzi sono già fuori dai pantaloni, saldi nelle tue mani: tu masturbi e vi baciate, le loro mani ti frugano dappertutto, io mi avvicino col cazzo in mano e adesso le tue attenzioni sono anche per me. Ti inginocchi e a turno ci assaggi, e sai come farci impazzire con la tua bocca delicata e avvolgente. Ci appartiamo in una stanzetta dove, complice la penombra, i vestiti scivolano via che è un piacere: sei sdraiata a pancia in su: il mio cazzo e quello di un altro uomo li hai già in faccia, l’altro uomo ti sta leccando tra le gambe e apprezza il gusto dei tuoi umori mentre il tuo bacino si alza e si abbassa dal materasso ritmicamente, a incitarlo: sei più presa a godere della sua lingua che a succhiare i nostri cazzi durissimi, riprendi a leccarci e a succhiarci solo quando ti ha portato all’orgasmo per poi penetrarti con lentezza ripiegandoti le gambe all’indietro. Io annuso i tuoi piedi mentre il primo uomo arriva all’orgasmo liberandosi dentro di te.
“Puliscimi...” mi ordini, togliendoti un cazzo di bocca. Io prontamente ubbidisco, e lecco la tua vagina piena dello sperma di uno dei due che è già vicino al tuo viso pronto a farsi succhiare da te. Bevo il tuo piacere misto allo sperma dello sconosciuto, e quando senti che sei ripulita mi togli:
“Ora annusami i piedi… voglio quest’altro cazzone...” io ti accontento, e ti lascio scopare con lui mentre ti faccio da schiavetto. Quest’ultimo uomo ti porta a godere ancora, e solo dopo che lui ti ha riempita per bene ti lasci prendere da me:
“Non leccare, ora voglio che mi scopi con la sua sborra dentro...”: io ti penetro, ti piego le gambe indietro, ti scopo e impazzisco di piacere sentendo, oltre al tuo piacere, anche la sborra del tuo amico schioccare ai colpi del mio cazzo: sono eccitatissimo e vengo presto, anche io dentro di te. Ora i due uomini sono sdraiati vicini, e tu a pecorina assaggi i loro cazzi ancora duri.
“Bevi… forza… bevi tutto...” mi costringi a bere di nuovo lo sperma che esce da te mentre vedo la tua testa che fa su e giù con quei bei cazzi. Quando sei pulita ti prendo ancora, e la notte tra noi va via così: quando i due se ne vanno, beviamo qualcosa e scopiamo ancora con sconosciuti: quanti ne hai accolti questa notte? Tanti… doppie penetrazioni, pompini, sborrate, orgasmi… e io sempre con te… geloso complice, consapevole che più di questo non potrò mai avere da te. Solo a tarda notte decidiamo di rientrare: le metro sono ferme, prendiamo un taxi e tu, sfinita dal piacere, ti addormenti sulla mia spalla. Saliamo in casa, niente doccia: dormiremo insieme quest’ultima notte berlinese sentendo gli odori delle follie che abbiamo fatto in questi pochi giorni: io addormentato dentro di te, stringendoti da dietro. La mattina facciamo colazione in silenzio e ti accompagno all’aeroporto.
Ti lascio al bar mentre esco per una sigaretta, e nel freddo leggo la lettera che mi ha scritto tua madre.
“Ciao!!! So che mia figlia è venuta da te… ho preferito lasciarti questo messaggio di auguri di Natale perché è più caldo di un messaggino nel telefono, so che stai bene e sono contentissima, ma qui abbiamo voglia di vederti… ho voglia di vederti, mi manchi… piccolo mio...”
Penso a tua madre… quella bellissima donna che non mollava le ciabatte e le calze di nylon a momenti nemmeno per andare in spiaggia, ma sempre così elegante, sensuale e femminile… quella donna che quel giorno di primavera, quando sono venuto a trovarti… pioveva… mi ha fatto entrare per asciugarmi. E mentre in mutande mi asciugavo in casa tua, ha notato la mia erezione dovuta proprio a lei… ai suoi piedi, al suo sedere sodo e alle sue gambe lunghe, al suo viso dolce e un po' furbetto, al suo seno piccolo che a volte spuntava dalla maglietta lasciandomi intravvedere un capezzolo, ricordo quel momento di pazzia di entrambi, quando lei si è avvicinata a me carica di voglia… provocante… “lo so che ti piaccio...” diceva… “adesso ti faccio impazzire… e tu fai impazzire me, con questo arnese...” diceva prendendomelo in mano senza togliermi gli slip… e sempre senza togliere calze e ciabatte si è tolta le mutande e seduta sul divano, ha aperto le gambe e io, verginello imbranato, le ho guardato il triangolo di pelo e mi sono inginocchiato a baciarlo come un ragazzo di appena diciotto anni sa fare… scioccato dall’odore mai sentito prima, col cazzo duro come non mai, mi sono seduto di fianco a lei toccandole le gambe… mi ha baciato le labbra e poi si è presa il mio cazzo. Mi ha succhiato un po' e di nuovo, quasi del tutto vestita, sempre seduta sul bordo del divano, si è fatta penetrare da me. È così che ho perso la verginità… e ancora adesso, pensando a quella volta… impazzisco di desiderio… pensando a quanto poco sono durato… a quando ha sorriso del mio orgasmo precoce dentro di lei… io mortificato della magra figura fatta e lei presa a sdrammatizzare e a mettermi a mio agio… si è fatta prendere ancora e questa volta sono durato un po' di più, sentivo i suoi gemiti… io, sfigato coglione verginello da due soldi, ero capace di far godere una donna. L’ho sentita venire grazie a me, e solo dopo averle annusato i piedi e le ciabatte sono riuscito a venire di nuovo. Sempre dentro di lei… e ancora me la sono annusata, mi sono toccato mentre lei mi baciava il cazzo sempre duro, mi ha bevuto e ci siamo baciati, ho gustato il suo sapore, ho dormito un po' sul divano e sono tornato a casa… non abbiamo mai più parlato di quanto accaduto, io e tua madre, ci siamo sempre e solo guardati… sorrido rileggendo la sua lettera e torno da te, è ora che tu ti imbarchi.
Ci salutiamo con un bacio sulle labbra.
“Hey… guarda che ci rivediamo sai, vengo ancora a trovarti… e tu vieni a trovare noi, ok?”
“Oh, garantito che vengo a trovarti...”
“E ricordati, mia madre ha voglia di vederti...”
“Salutami zia Teresa…”
“Ciao, cugino…”
“Ciao, cugina...”
Fine.

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