Racconti Erotici > Gay & Bisex > LA POSTA IN GIOCO (COLLETTIVO)
Gay & Bisex

LA POSTA IN GIOCO (COLLETTIVO)


di Foro_Romano
02.08.2016    |    9.457    |    3 8.2
"Ogni tanto portiamo loro da bere, svuotiamo i posacenere e facciamo qualunque cosa ci chiedono..."
Sono stato cinque anni col mio Marco e sono stati indimenticabili. Devo dire che lo amo ancora tanto. Adesso ho 25 anni e lui 47. Avevo avuto poche avventure prima di lui, quanto basta per fare esperienza nell'uso della bocca e del mio buco di culo. Mi sono sempre piaciuti gli uomini maturi, forti e sicuri di sé. Così, appena l'ho conosciuto, mi sono innamorato cotto. La sua barba corta e brizzolata mi ha affascinato subito (ma anche il suo cazzo grosso e lungo ha la sua responsabilità).
Dopo un paio di anni di clandestinità mi sono deciso: ho detto tutto ai miei genitori e sono andato a vivere con lui. Certo per loro è stato un brutto colpo, ma solo perché non se lo aspettavano, dato che sono un ragazzo normale e nessuno poteva pensare che avessi certe tendenze. Ma alla fine lo hanno accettato come "genero", anche se hanno pressoché la stessa età.
Lui è un professionista e guadagna bene così io mi sono dedicato alla gestione della casa, come una brava mogliettina. Ho sempre adorato dedicarmi tutto a lui e lui mi ha sempre pagato profumatamente. In natura, s'intende. Non mi ha mai fatto mancare il cazzo. Ha quella che gli Americani considerano una malattia (che scemi!). E' arrivato a chiavarmi anche undici volte in una notte. Vado matto per il suo cazzo, così grosso e lungo, leggermente ricurvo all'insù, nodoso e con le vene in evidenza specialmente quando è in tiro. Non ne ho più potuto fare a meno.
Unico suo difetto è la passione per il gioco a carte. Ogni settimana si incontra con altri tre suoi amici, più o meno della sua età, per giocare a pocker. Dato che sono tutti benestanti, la posta in gioco è sempre troppo alta ed il mio Marco, purtroppo, perde quasi sempre. Così, dopo qualche discussione, abbiamo fatto un accordo. Dato che giocano sempre in contanti per non farsi scoprire ed avere fastidi dalla Finanza per gioco d'azzardo, abbiamo deciso di programmare un tetto da non superare in caso di perdita. Anche gli amici sono stati d'accordo e tutto è filato liscio per un po'.
Gli incontri avvengono sempre in casa del suo amico Stefano. Bell'uomo baffuto, cinquant'anni molto ben portati, che convive col suo amichetto Andrea, più giovane di me di cinque anni. Una checchina ma molto simpatica col quale è nata una certa complicità, dato che tutti e due eravamo a servizio dei nostri "mariti".
Gli altri due amici di Marco sono invece bisessuali. Sono sposati e con figli ma non dispiace loro di farsi qualche ragazzo ogni tanto purché non danneggi la loro immagine sociale di irreprensibili padri di famiglia.
La scorsa settimana eravamo riuniti come sempre per questa benedetta loro partita. Quando giocano non si deve sentire volare una mosca, così io ed Andrea stiamo spesso a parlottare e ridere in cucina. Ogni tanto portiamo loro da bere, svuotiamo i posacenere e facciamo qualunque cosa ci chiedono. Ad un certo punto ci sentiamo chiamare dal padrone di casa.
"Troietteee, venite qui".
Naturalmente siamo andati subito in salotto per sentire di cosa avessero bisogno. Fu il mio Marco ad alzarsi e venirmi vicino. Mi appoggiò un braccio sulla spalla e, con aria contrita, mi disse:
"Paolo, ascolta. Scusami ma mi sono lasciato prendere la mano. Mi dispiace... non ti arrabbiare... ecco..." e non riusciva ad andare avanti.
Intervenne Stefano. "Tuo marito ha perso un po' troppo questa volta".
"Ma come", dissi io. "Ma se abbiamo deciso che non avresti superato una certa cifra! Quanto hai perso?"
"Infatti non ha superato quella cifra", aggiunse Stefano.
"Allora? Che significa?"
"Significa che il tuo Marco ha rilanciato con dell'altro ed ha perso ancora".
"Altro? Che altro?", ho detto preoccupato.
Prima che l'amico proseguisse, Marco ha ripreso a parlare. "Vedi... ero preso dal gioco e non mi sono reso conto... Ho rilanciato e ho messo te nella posta... e... ho perso".
"Io??? Che vuol dire che mi hai perso?"
E Stefano, soddisfatto "Vuol dire che adesso sei a disposizione di tutti noi. Finalmente! Ho sempre desiderato scoparti. A quanto ne so sei un gran bel porcellino".
Ero esterrefatto. "Tu mi hai perso in gioco? Mi hai perso in gioco???"
Marco mi accarezzò una guancia. "Scusami, cucciolo mio, ma non posso più farci niente".
"Non sò se ti piacciamo ma tu sei un bel bocconcino", disse un'altro e mi si avvicinò e cominciò a spogliarmi. Io ero rimasto di sasso e non mossi un dito. Avevo una stretta al cuore che non sò descrivere.
"Non te la prendere", disse il terzo amico. "Sarà solo per questa volta. Avrai a disposizione tutti i nostri cazzi. Per un troia come te dovrebbe essere un piacere. Guarda il lato positivo".
In quel momento capii che forse aveva ragione e sarebbe anche andato a scorno di Marco. "E io?", disse la checchina al suo uomo. "Mi tradisci così platealmente?"
"Macché, vieni qui" ed annunciò "Anche il mio Andrea sarà a disposizione di tutti. Approfittatene amici". Vidi che tutti erano eccitati all'idea di un'orgia generale, anzi di una "gang bang" ai danni (?) di noi due poveri ragazzi. Mi sembrò piacevolmente soddisfatto anche il mio uomo.
In breve, tutti fummo nudi ed ebbi subito tutti addosso escluso Marco che, stravaccato a cosce large su un divano, si stava subito facendo sbocchinare da quell'altra troietta. Aveva gli occhi chiusi e se la godeva alla grande ed allora anche io mi lasciai andare.
Mi inginocchiai davanti agli altri tre cazzi e cominciai a spompinarmeli a turno. Devo dire che erano tutti ben dotati, in particolar modo il padrone di casa che, quando toccava a lui, mi spingeva la testa fino a farmi toccare il pelo con le labbra, soffocandomi con la mazza in gola. Detti il meglio di me, quasi per rabbia. Quando quelle belle minchie furono durissime e completamente zuppe della mia saliva, mi misero a pecora sulla moquette e uno degli amici mi leccò il buchino, aprendomi le chiappe con i pollici, mentre io, con la bocca, mi dedicavo ancora agli altri.
Quando puntò la grossa cappella e prima ancora di entrarmi dentro, si sentì un urlo. Era quell'altra puttanella che era stata infilzata di botto da Marco, che aveva preso a fotterla senza pietà. L'eccitazione di tutti era alle stelle. Il mio primo cazzo in culo non si fece attendere che pochi secondi e anch'io fui impalato fino in fondo. Gridai anch'io ma non si sentì che un gorgoglio perché, in quel momento avevo la gola occupata dal grosso cazzo di Stefano.
"Ahhh, che puttane che siete! Siete sempre affamate di cazzi e si vede" disse mentre si sentivano grugniti, gridolini di goduria, sciacquettio di buchi spanati, sbattimento di palle, turpiloqui. Quando qualcuno si scaricava dentro Andrea veniva subito sostituito ma l'ammucchiata di tutti gli altri l'ho subita sempre io. Mi hanno sfondato in tutte le posizioni possibili, anche con forza selvaggia. Avevo bocca e culo sempre strapieni di cazzi e di sborra. Ognuno di loro se ne venne più volte. Non sono stato lì a contarle, ma credo di aver ricevuto almeno trenta sborrate nei miei buchi e ne avrò bevuto almeno un litro.
Anche il mio uomo partecipò alla turnazione e, quando mi montò tenendomi le gambe alzate, gli gridai in faccia "Stronzo", mentre godevo sotto i suoi potenti colpi di cazzo. Per due volte ebbi due di quelle grosse minchie piantate contemporaneamente in culo, mentre il terzo, a quella vista, non resistette e mi venne in bocca facendomela bere tutta. L'odore di sborra invadeva la stanza ed era puro godimento per tutti.
Quando i maschi furono completamente spompati, io e Andrea ci ritrovammo sdraiati esausti, l'uno sul pavimento e l'altro sul divano, completamente coperti di sperma che ci colava fuori in abbondanza anche dalla bocca e dal culo sfasciato.
Mentre i maschi brindavano alla buona riuscita della serata, complimentandosi l'uno con l'altro per le loro prestazioni, noi due andammo in bagno a scaricare gli intestini ed a lavarci. Potemmo così vederci a vicenda i danni che avevano riportato i nostri culetti slabbrati e, ripensando a quello che avevamo subito, benché anche noi fossimo venuti più volte, ci siamo dovuti segare per l'eccitazione.
Però a Marco non gliel'ho perdonato. Da quella sera l'ho lasciato e sono tornato dai miei. Mi telefona ma non gli rispondo. Mi manda messaggini in continuazione per chiedermi scusa ma io non mi faccio sentire. Voglio farlo soffrire per quello che ha fatto.
Però mi manca. Mi manca il suo amore. Mi mancano le sue tante scopate giornaliere. Gli deve essere di lezione per sapersi controllare nel gioco. Tra qualche giorno, quando il mio culetto non mi farà più male, ho deciso che mi farò risentire e tornerò da lui. In fondo gli voglio bene e so che lui ne vuole a me. Saremo ancora l'uno per l'altro e, forse, anche più uniti.
Però... non mi dispiacerebbe se qualche volta la cosa si ripetesse. In fin dei conti sono troia, che ci posso fare?

(Si tratta di un racconto di fantasia. Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per LA POSTA IN GIOCO (COLLETTIVO):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni