Racconti Erotici > Gay & Bisex > IL TAGLIABOSCHI
Gay & Bisex

IL TAGLIABOSCHI


di Foro_Romano
20.08.2015    |    20.919    |    7 9.5
"A quel punto l'uomo si sdraiò sulla schiena del suo oggetto di piacere, facendogliela aderire al vello del suo torace..."
Era sempre stato in quei boschi. Era nato tra quelle montagne. Ne conosceva ogni angolo a menadito, ogni percorso che s'inerpicava lungo i loro fianchi. Il padre era un grosso imprenditore della legna. La sua azienda ogni anno tagliava un certo numero di alberi già preventivamente scelti da esperti statali. I grandi tronchi venivano poi tagliati e lavorati nella falegnameria e spediti ai committenti. Era cresciuto nella legna ma anche tra i nerboruti lavoranti stagionali della stessa.
Lui era l'opposto. Era minuto, magro e piccolino, ed i capelli biondi lo facevano apparire, nell'insieme, ancora più fragile. Era comunque un bel ragazzo di diciotto anni, ricco di famiglia, e le ragazzine del paese lo avevano già adocchiato. Qualcuna si era fatta avanti timidamente, altre, pur di averlo per prime, gli si erano offerte spudoratamente ricevendone, però, un netto rifiuto che avevano creduto dipendesse dal fatto che apparteneva ad una famiglia profondamente cattolica e che, forse, avevano esagerato apparendo, ai suoi occhi, quasi delle prostitute.
Era ancora vergine ma, in realtà, dipendeva dal fatto che il ragazzo non aveva ancora deciso la sua sessualità. Dentro si sé era combattuto tra quello che gli avevano insegnato ed una sua indubbia tendenza verso gli uomini. Gli erano sempre piaciuti tutti quei maschi muscolosi e, spesso, pelosi che giravano nell'azienda del padre. Doveva prendere una decisione. Ormai era adulto, ma di certo le donne non gli interessavano affatto.
Ora ne adocchiava uno, ora un altro e poi, la sera, da anni, non faceva altro che farsi delle seghe ristoratrici prima di addormentarsi nel suo letto. Lo sapeva, non poteva andare avanti così, doveva decidersi. Ma che fare? Il fato gli venne incontro.
Un giorno un uomo lo colpì più degli altri, più di tutti quelli che aveva visto lì prima. Avrà avuto trentacinque anni, alto quasi un metro e novanta, un ampio torace ricoperto di pelo, un collo taurino, virile che più non si può. Il pelo lo ricopriva tutto, anche su braccia e gambe, evidenziati da potenti muscoli, e gli arrivava anche sulle mani. Mani grandi, capaci di tenere ben ferma la sega elettrica con cui tagliava i grossi tronchi. Vederlo in canottiera e pantaloncini corti era uno spettacolo della natura.
Il ragazzo ne era affascinato. Si potrebbe dire che se ne era innamorato subito. Da tante sere era lui l'oggetto dei suoi sogni. S'immaginava di averlo addosso, eccitato, che lo possedeva, lo faceva suo. A lui si sarebbe dato volentieri, senza alcuna remora.
Gli uomini, alla fine della giornata di lavoro, andavano a cambiarsi in uno stanzone della segheria, dove avevano i loro armadietti. Chissà perché il ragazzo, a quell'ora, era sempre lì, con una scusa o l'altra. Dagli sguardi che lanciava in giro qualcuno aveva già capito l'antifona ma preferiva starsene zitto o ci rideva su nascostamente con un amico perché era il figlio del padrone ed era meglio non parlarne.
Forse l'aveva fatto apposta o forse no ma un giorno proprio quel suo preferito era rimasto da solo a cambiarsi, gli altri erano già tornati a casa. Il ragazzo era lì, muto, seduto su una panca ad osservarlo. I loro sguardi si erano incrociati più volte ma non avevano detto nessuna parola. L'uomo si tolse gli abiti da lavoro lentamente, rimanendo in mutande. "Mio dio, che pacco!" pensò. Senza i vestiti era ancora più evidente. Gli occhi famelici gli si posarono sopra, quasi a spogliarlo dell'ultimo tessuto.
Si accorse che l'uomo lo stava osservando e subito dopo cominciò ad avvicinarsi, lento, come una pantera che punta la preda, e gli si piazzò davanti. Il grosso bozzo proprio davanti al suo naso. Ne poteva sentire l'afrore di maschio, di sesso. La grossa mano lo prese per la nuca e gli schiacciò il viso sopra, senza che lui reagisse in alcuna maniera. Gli fece sentire la corposità del suo attrezzo. Poi, tenendogli la testa con le due mani, gliela strusciò più volte sopra emettendo piccoli suoni di approvazione, man mano che l'uccello cambiava dimensione. Diventava sempre più grosso in lunghezza ed in larghezza. E sempre più duro.
Ad un certo punto lo lasciò per tirare giù le mutante a mezza gamba. Il grosso cazzo schizzò in avanti, con tutto il suo profumo inebriante. La punta della cappella a contatto con le tenere labbra del biondino. Non poté resistere. Il suo cervello non si pose neppure la domanda se farlo oppure no. Aprì la bocca per far entrare il glande e la lingua cominciò a spennellarlo. Era la prima volta ma fu spontaneo, il gesto gli venne naturale.
A l'uomo però non bastò. Tenendolo fermo con le mani, cominciò ad infilargli pian piano anche il fusto ma il tutto era troppo grosso, la piccola bocca, non ancora allenata, non ce la faceva, gli faceva male alla mascella, gli venivano i conati. Lo tirò via per fargli prendere respiro. Il cucciolo lo guardò dal basso poi, di sua iniziativa, si rituffò in quell'affondo. Ce la mise tutta per dare piacere al suo idolo. Fuori e dentro, fuori e dentro, fino a raggiungere, per un attimo, la base di quel tronco e risfilarlo di colpo per prendere fiato. Lo guardò ancora per leggere negli occhi la gratitudine e la ottenne. Capì da solo che però non bastava e tornò al lavoro con più lena di prima. Fuori e dentro, fuori e dentro, su e giù, su e giù, con sempre maggiore foga, con sempre maggiore esperienza.
Il cazzo era diventato di marmo, le vene che lo ricoprivano erano al massimo del loro turgore, la cappella aveva assunto un colore violaceo, il corpo dell'uomo era scosso sempre più da tremori. "Ahhhh, siiiii, siiii, cosiiii, siiii, bravo, bravoooo, siiii". I versi dell'uomo lo incitavano a continuare e lui continuò, senza un minimo di tregua, sempre più veloce, finché "Ahhhhhgrrrrr". Con un urlo animalesco l'uomo gli tenne ferma la testa e gli si scaricò dentro. Fiotti e fiotti di sborra gli riempirono la bocca, l'esofago, e il ragazzo bevve, bevve tutto quel che poteva ed era tanta, così tanta che una parte gli uscì dai lati della bocca per colargli lungo il mento.
Quanto tutto fu finito il grosso membro, semieretto e umido, si sfilò. Si guardarono e l'uomo raccolse con un dito la sborra fuoriuscita e la mise nella bocca, che si riaprì vogliosa e cominciò ad assaporarne il gusto. Era il sapore del suo uomo, quello. E quanto era buono!
Nel ricordare come il suo grosso cazzo andava e veniva in quella piccola bocca e nel constatare quanto quel tenero ragazzino era stato troia disposta a tutto per lui, a farlo godere mettendosi a sua disposizione, il suo membro, ancora non del tutto floscio, ricominciò ad intostarsi. Subito il piccolo fu felice di aiutarlo riprendendolo in bocca e ricominciando a lavorarselo con la lingua e con le labbra, questa volta con ancor più esperienza. Non ci volle molto perché il grosso palo tornò di marmo.
Se lo fece bagnare per bene ficcandoglielo spesso fino in gola per fargli produrre più saliva, poi lo piegò in avanti, mettendolo a pecorina, gli girò intorno. Coi pollici gli aprì lo spacco tra le chiappette. Dopo aver rimirato per qualche istante la splendida visione del piccolo buchino roseo ancora inviolato, ben sapendo che presto non sarebbe più stato così, puntò la mazza e spinse.
Avrebbe voluto essere delicato ma, al passaggio dell'enorme cappella, il muscolo anale si ruppe (se ne poté sentire il rumore). Il piccolo, benché disposto a tutto per quel maschio, non poté trattenere un grido, spezzato a metà dalla provvida mano dell'uomo sulla sua bocca. Quello non ebbe altra scelta che sprofondare di botto tutto nel morbido intestino, fino alle palle. Tutto si fermò per un istante, compreso il loro respiro ma poi cominciò la monta animalesca, dura, profonda, e ambedue furono catapultati nel piacere più sublime. La scopata durò un bel po' finché il buco, ormai sfasciato e spanato, non oppose più alcuna resistenza. A quel punto l'uomo si sdraiò sulla schiena del suo oggetto di piacere, facendogliela aderire al vello del suo torace. Gli passò un braccio, forte e peloso, sotto la gola e, sussurrandogli all'orecchio "Troiaaaaa, prendiii", gli scaricò in culo tutto il succo dei suoi coglioni.
E non era finita! Quando riprese fiato e lentamente uscì da lui vide il suo membro tutto impiastrato di umori anali, della sua sborra e del sangue virginale e lo vide ancora incredibilmente in tiro. Non volle perdere l'occasione. Passò davanti al piccolo ancora a quattro zampe e prese a smanettarsi furiosamente. Quello alzò i teneri occhi pieni d'amore per lui e questo gli fece superare il limite. Schizzò, schizzò e schizzò ancora ricoprendogli tutta la faccia ed i capelli di sperma cremoso.
Non poteva crederci. Solo allora si rese conto che quel cucciolo lo aveva fatto venire ben tre volte di seguito. Non gli era mai successo con nessuna femmina, anche la più puttana. Se ne sentì innamorato anche lui. Ma no, che andava pensando, lui col figlio del padrone, con un altro maschio, che aveva combinato. Ma l'affetto che provava era veramente forte, non poteva negarlo a sé stesso.
Iniziarono ad incontrarsi a casa del taglialegna dove, sul suo letto, il ragazzino fu squarciato ancora molte e molte volte fino alla fine della stagione di lavoro. Venne poi la separazione, difficile, ma doveva servire anche per fare chiarezza nelle idee di ambedue. Di fatto il ragazzo era certo di essere innamorato e la distanza tra loro lo faceva soffrire enormemente, mentre l'uomo si rese conto che ogni volta che scopava una femmina non faceva altro che pensare al suo dolce biondino.
La volta successiva, quando tornò per il lavoro stagionale, ebbe una sorpresa. Seppe dal padrone che il figlio, che vedeva sempre triste e malinconico, gli aveva confidato, alla fine, quello che c'era stato tra loro e l'amore che provava per lui. Gli chiese se quell'amore fosse corrisposto. Alla risposta affermativa, per la felicità del figlio, benché la differenza di età fosse notevole, tanto che il padre era di poco più grande di lui, accettò la loro relazione ed accondiscese al suo trasferimento a casa del tagliaboschi a cui non importò nulla dei commenti dei colleghi.
Ambedue furono strafelici perché potevano finalmente stare assieme e la prima sera, di nuovo soli, festeggiarono con una grande scopata. Il maschio se lo sbatté alla grande per tutta la notte, riempiendolo ovunque della sua sempre abbondante sborra e il biondino poté risentirne il sapore e godere nel farsela schizzare su per il culetto ormai definitivamente sfasciato.

(fine)

Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per IL TAGLIABOSCHI:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni