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ACCIDENTI SE ERA APERTO!


di Foro_Romano
03.03.2021    |    21.408    |    18 9.6
"L’uccello schizza all’insù, libero..."
Marino e Prospero sono due poliziotti di ronda, una notte, nel parco pubblico della città. Marino è il più giovane, poco più di venti anni ed è appena entrato nell’Arma. Carino ma non troppo. Piuttosto provinciale, essendo nato in un paesino sperduto tra le montagne. Non è pratico della vita, ancora. Prospero, invece, ha cinquanta anni ben portati. Alto, con un fisico dalla muscolatura perfetta e larghe spalle. Due folti baffi corvini gli incorniciano le labbra, di come non se ne vedono più tanti. Lui è avvezzo alle cose più strane. Ne ha viste tante durante la sua carriera e ne sa una più del diavolo. Così, mentre Marino guida la vettura, lui non fa altro che raccontare di tante situazioni bizzarre vissute in prima persona ma anche di quelle raccontategli dai commilitoni. E’ divertente anche per come le racconta. Essendo originario del Napoletano ha un modo di esprimersi che fa ridere di gusto il giovane. Inoltre, è veramente un bravo maestro per gli allievi alle prime armi.
“Adesso ti faccio vedere come si lavora. Ci sono dei posti, qui, dove ci si appartano le coppiette per fare cose che non si devono fare. In un luogo pubblico come questo, non certo in privato. Lì se ne fanno anche di peggio… Ma tu sei giovane e non dovrei parlare di certe cose con te” dice ammiccando. E giù a ridere tutti e due.
“Bene. Gira qui a desta. Vai piano, molto piano… Ecco, vedi là… quella macchina ferma. Avvicinati senza che se ne accorgano e sparagli i fari addosso. Vedrai come saltano!”
Marino esegue alla lettera le indicazioni e… Bam, beccati! L’uomo al posto di guida spalanca gli occhi dalla paura e si irrigidisce, mentre chi è chinato su di lui, inginocchiato al posto del passeggero e con le terga scoperte e accarezzate, non si accorge subito della pattuglia ma, interrotto dal soprassalto dell’altro, si sfila (a malincuore) il cazzo che stava succhiando dalla bocca. Si rivestono rapidamente.
I due agenti sono già fuori degli sportelli e intimano loro di scendere per il riconoscimento. L’uomo alla guida è il più spaventato, mentre… sorpresa! L’altro è un ragazzo giovanissimo che sembra non preoccuparsi tanto. Sa che le forze dell’ordine non sono poi così cattive. Gli è capitato altre volte. Fanno la manfrina di chiedere i documenti solo per controllare che non siano dei ricercati, ma poi li fanno andare via senza problemi.
“Vi prego, lasciatemi andare. Sono sposato, ho figli. Non mi rovinate” piagnucola l’uomo.
I due carabinieri controllano i documenti. Una chiamata alla centrale per controllare che non abbiano pendenze.
“OK, signore. Può andare ma non si faccia beccare un’altra volta altrimenti la sbatto dentro” dice Prospero con aria truce.
“Si, agente, certo, certo” e fanno per risalire in macchina.
“No tu no. Tu vieni al comando con noi, caro ragazzino. Caro… Adriano, giusto? Noi già ci conosciamo. Non è la prima volta che ti pesco a fare certe cose. Anzi, sono un po’ troppe volte. Oggi non te la cavi facilmente, bello mio. Ti dovrò punire. Sali sulla volante”. Intanto, col loro permesso, l’uomo sposato mette in moto e scappa via come un gatto”.

“Marino, devo fare una cosa. Intanto porta il fermato nella camera degli interrogatori”.
“Ma non lo mettiamo in cella?”
“Vorrei prima parlargli. Gli farò un bel discorsetto. E’ così giovane che, se non gli sporchiamo la fedina penale, può ancora cambiare vita”.
“E’ giovane ma maggiorenne”.
“Si, si, lo so, ma lascia fare a me”.
“Bah, Prospero, a me sembra che tu sia troppo indulgente”.
“Ho più esperienza. Lascia fare a me”.
“Ok, come vuoi”.

“Bene, eccoci qui a quattrocchi, ragazzino. Prima di arrestarti, vorrei sapere una cosa da te”.
Questa volta Adriano ha capito che si fa sul serio. Questa volta ha paura. Trema come una foglia. Neanche il fascino di quell’uomo così virile ed attraente riesce a distoglierlo dal pericolo di quello che deve affrontare. Non ha paura di ciò che penseranno i genitori, che già hanno accettato le sue tendenze, e né gli amici di scuola o del quartiere perché anche loro sanno e, bene o male, quasi tutti hanno provato le sue capacità. Ovviamente, però, nessuno deve sapere. La paura è nel finire ufficialmente bollato come un pericoloso depravato e questo potrebbe rovinargli la vita. Annuisce.
“Che… che cosa vuole sapere?”
Il militare gli si siede a fianco.
“Guardami, guardami negli occhi. Ecco, così. E dimmi. Perché fai certe cose? Ti costringe qualcuno?”
Il ragazzo nega con la testa. “No, nessuno mi costringe”.
“Ma allora perché lo fai?”
“Perché… ecco… perché mi piace”.
“Ti piace? Ma come fa a piacerti!”
Fa spallucce. “Mi piace, ecco tutto”.
“Ma dai. Sei un ragazzo. Ti dovrebbero piacere le ragazze. Sei mai stato con una ragazza?”
“Si, si, ne ho avute un paio ma… mi piacciono più i maschi”.
“Non riesco a capacitarmi. Che piacere puoi provare a… a… beh, parliamo chiaro, a prendere in bocca un cazzo”.
“Non è solo prenderlo in bocca. E’ il sapore, l’idea di far godere un uomo. Ecco… Io godo nel far godere”.
“Ma quando godono gli uomini schizzano seme e tu…”
“Si, mi piace anche bere la loro sborra”.
“Ma è disgustoso!”
“Ma perché? Sua moglie o le donne che ha avuto non glielo hanno mai fatto? Ha forse detto loro che è disgustoso?”
“No mai nessuna ha ingoiato il mio sperma. Disgusta anche loro, giustamente”.
“Mi dispiace per lei. Come fa a dire che cosa è giusto e cosa è sbagliato?”
“Ma è una legge di natura, ragazzo. Lo sperma serve per riprodurre, non è una cosa… una cosa da bere”.
“Allora vuole dirmi che lei è venuto solo quando ha procreato i suoi figli? Quanti ne ha?”
“Due, ma questo che centra?”
“Centra eccome. Non mi dica che ha goduto solo due volte nella vita. Si sarà pure tirato qualche sega, almeno da giovane!”
“E va bene. Pure ponendo che hai ragione, ma come si fa a godere nella bocca di un maschio? Non è meglio in una vagina?”
“Lo vada a chiedere a tutti i maschi sposati che ho fatto godere nella mia bocca. Le diranno pure che è molto meglio la mia di bocca che quella delle loro femmine schizzinose, che si tirano indietro proprio nel momento migliore”.
“Ma poi immagino che non fai solo quella pratica. Ti hanno pure sodomizzato, scommetto”.
“Certo, ci può scommettere. Ma non mi hanno sodomizzato. Sono io che mi sono fatto sodomizzare”.
“Vuoi dire che ti piace pure fare quello?”
“Si mi piace anche quello”.
“Ma non ti fa male?”
“All’inizio ma poi, quando cominciano a darci dentro di brutto, è come se il dolore sparisse e rimane solo il piacere”.
“Ma il piacere di che?”
“Di essere sottomesso a quello del maschio. Dare e ricevere piacere. Non è forse questo, alla fine, il motivo per cui si scopa? Altro che solo per riprodurre, come dice lei”.
Il militare è frastornato. Deve ammettere che il ragazzo non ha tutti i torti.
“E… E… Questa pratica, dico la sodomizzazione, l’hai praticata molte volte?”
“Beh, no… qualche volta… Mi piace ma per chi mi ha preso?”
“E’ chiaro che sei un malato di sesso”.
“Ma mica sto tutto il giorno e tutti i giorni a fare sesso! Solo quando mi va”.
“E stasera era una di quelle sere che ti va”.
“Beh, si, non lo nego. E ancora ne ho voglia. Lei no?” e, con gesto impudico, gli mette una mano sul rigonfiamento dei pantaloni che, durante il colloquio, si è andato sempre più evidenziando.
“Che… che fai?”
“Shhh”, fa il ragazzo con l’indice dell’altra mano sulla sua bocca. Lui rimane come inebetito. Le piccole mani gli slacciano la cintura, il bottone, gli scendono la zip. “Non è che qualcuno può entrare?”
“Nnnno. Quando c’è la luce rossa vuol dire che nessuno può entrare e interrompere l’interrogatorio”.
“Bene, allora siamo tranquilli”. Le manine afferrano il bordo delle mutande e il poliziotto, chissà perché, istintivamente si alza un po’ dalla sedia e, da solo, si cala il tutto a mezza coscia. L’uccello schizza all’insù, libero.
“Ma che bell’uccello che ha! L’ho sempre detto che quello degli uomini maturi è molto più bello”.
Non gli lascia il tempo di replicare e la cappella è già circondata da quelle belle labbra carnose. La lingua gli vortica intorno, la ripulisce di quanto l’aveva lordata durante tutto il giorno. Sa di piscio, sa di selvaggio, sa di maschio. Il tempo di rendersene conto e gran parte del cazzo sparisce nella bocca famelica.
“Aaahhh”. L’uomo guarda in giù e vede la bella faccia da angioletto con due occhioni sbarrati che lo fissano, la bocca deformata dalla dimensione ragguardevole della sua minchia. Un attimo e tutto finisce fino in gola, il naso affondato nei peli. “Ooohhh caaazzzooo”.
Comincia la pompa. Il giovane dà il meglio di sé. Vuole fare bella figura. Gli risulta facile, data la bellezza di quel cazzo massiccio sempre più duro. Ciucciate, leccate, risucchi, tutto gli fa perdere la testa.
“Cazzo, cazzo, cazzo, sei fantastico… Ahhh, siii, siii… Succhia, succhia, troia… Cazzo. E’ da tempo che non faccio più niente con mia moglie. Sono pieno. Sto per scoppiare. Si, così, continua così, bravo, siii… Sto per sborrare, oddio, oddio, ti vengo in bocca… in bocca, per la prima volta in vita mia… Vengo… Vengo… Vengooo”. Un ruggito strozzato, una mano sulla testa e una raffica di spruzzi invadono la bocca del ragazzo che ingoia tutto fino alla fine, mungendo con le labbra l’ultima goccia.
Ma è troppo. “Basta, basta” e gli afferra la testa per sfilarglielo dalle fauci. Il ragazzo sorride con le labbra bagnate.
“Mi sembra che gli sia piaciuta la sua prima volta!”
“Sei un diavolo, puttanella”. La piccola testa appoggiata all’inguine a respirare l’odore di sperma, lo stesso del sapore che ha ancora in bocca. In un lampo, la verga sparisce dentro al giovane per un’ultima succhiata.
“Basta, ho detto. Mi hai svuotato”.
“Macché. Non vede come è ancora duro? Lei ha ancora molta voglia. Non deve reprimerla”.
“E’ vero! Hai ragione. E’ ancora duro!”
“Lasci fare a me”. Ancora qualche pompata e il membro torna rigido come il marmo e caldo come un ferro al fuoco. “Vuole provare anche l’entrata posteriore?”, dice sorridendo il ragazzino.
“Ma che dici? Non ci penso proprio”.
“Non ci deve pensare. Lo faccia e basta”. Il giovane si è alzato, girato, piegato in avanti e denudato il culetto davanti ai suoi occhi. Si sorregge al tavolo appoggiato al muro. Che culo fantastico! Come resistere?
“Non posso. Sono già venuto. Ci metterei troppo prima di venire ancora”.
“Meglio, così la scopata dura di più”, gli dice maliziosamente.
Il cazzo è già completamente bagnato di saliva ma altra gliene mette il giovane, che si umidifica anche il buchino. E’ lui ad afferrare la verga e a puntarla sull’orifizio palpitante.
E’ istintivo. L’uomo afferra i suoi fianchi stretti, che avvolge quasi completamente con le grosse mani, e sferra il primo attacco.
“Sssccchhh, come è morbido!” Altri due colpi e tutto il grosso cazzo sprofonda nelle tenere carni.
“Aaahhh, siii. Mi scopi forte. Non pensi a me, pensi solo a fottermi, senza pietà”.
Prende il via la monta, feroce, brutale, spietata. Era una vita che l’uomo non provava un simile piacere. Forse non lo aveva mai provato. Lo sbatte in maniera selvaggia. Lo dilata, lo sventra, lo squarta, lo svanga in maniera devastante.
“Prendi puttana. Prendi questo, e questo, e questo, scrofa, cagna, vacca, lurido frocio rottinculo. Altro che poche volte. Senti come sei largo. Chissà quanti cazzi ha preso qui dentro”. Era aperto il ragazzino. Accidenti se era aperto!
L’interrogatorio durò ancora una mezzora fatta di gemiti, mugolii, ansimi, sospiri, lamenti, grugniti, guaiti. Quando l’ebbe definitivamente scannato, gli scaricò dentro un’altra ondata di densa sborra, grugnendo come un maiale, mentre il “malcapitato” guaiva sbrodolando sul pavimento.
L’uomo si piegò su di lui, tenendolo stretto a sé fino a che il cazzo moscio non sgusciò fuori seguito da una serie di grumi bianchi che colavano lungo le gambe del ragazzo.
“Incredibile! Non posso credere di averlo fatto, di aver goduto così tanto… e due volte, poi!”
“Grazie, signore. Anche a me è piaciuto tantissimo. Lei è l’uomo che fa per me, quello che ho sempre desiderato. Vorrei che..”
“Vorresti farlo altre volte?”
“Ecco, si, la prego. Le prometto che non le creerò dei problemi. Sarò un amante discreto. Solo, la vorrei ancora dentro di me”.
“Sei un maialino sfrontato. Va bene ma… solo se la smetti di andare a cercare cazzi in giro. Ti dovrai accontentare solo del mio”.
“Mi promette che non me lo farà mai mancare?”
“Ok, te lo prometto. Ho una casa sfitta dove potremo andare. Così potrò scoparti su un letto e ti scoperò tanto che non potrai rimpiangere nessun altro”.
Un bacio profondo, intenso, passionale fa da sigillo del loro patto.

Escono dalla stanza.
“Lui è libero. Ha promesso che non si farà più beccare in certi posti. Vero?”
“Si, si. Mi ha convinto”, ammise il ragazzo e gli fa l’occhiolino di nascosto prima di andar via.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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