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Gay & Bisex

ISTRUTTORE DISTRUTTORE


di Foro_Romano
15.11.2016    |    25.824    |    5 9.5
"Voglio avere quante più esperienze possibili e poi, se mi fanno un pompino, chi se ne frega se la bocca appartiene ad una femmina o ad un maschietto..."
(Racconto n. 71)

Ho appena compiuto 18 anni e faccio la quinta superiore perché in terza sono stato bocciato. Beh, un anno poco importa, specialmente perché adesso ho preso a studiare seriamente ed a scuola vado più che bene. Forse ripetere un anno mi ha fatto bene. Ho però un cruccio che mi porto appresso da anni. Ho un fisico piccolino ed un viso forse troppo fanciullesco, tanto che dimostro meno anni di quanti ne ho. Non ho problemi nei rapporti con i miei compagni ma mi prendono sempre in giro per il mio aspetto.
Scherzando, mi trattano da bambino benché sia più vecchio di loro, anche se solo di un anno. Ero stufo di tutto questo ed ho pensato che, forse, rinforzandomi il fisico e la muscolatura, le cose sarebbero cambiate. Così, visto che vicino casa mia c’è una palestra di karate, ho pensato di iscrivermi. I miei non si sono opposti. Anzi, mi hanno sostenuto e mi hanno detto che era una buona idea, così mi hanno pagato l’iscrizione al corso.
Si trattava di tre giorni a settimana, quelli dispari. All’inizio eravamo in quindici ma poi alcuni hanno lasciato e siamo rimasti in dieci. Dopo pochissimi mesi il mio corpo si è sviluppato ma senza esagerazione. Adesso sono di sicuro più attraente e, se prima le ragazze volevano stare con me solo per giocare alle mamme, ora mi si offrono sfacciatamente. Che zoccole!
Le migliori non me le sono fatte scappare e me le sono pomiciate. Qualcuna mi ha fatto anche un pompino. Però, per essere sincero, ho accettato proposte anche da qualche ragazzo che non ho certo rifiutato. Voglio avere quante più esperienze possibili e poi, se mi fanno un pompino, chi se ne frega se la bocca appartiene ad una femmina o ad un maschietto. L’importante è che lo facciano bene.
Beh, poi, per dirvela proprio tutta, anche io mi sono lasciato andare a farne qualcuno e non mi è dispiaciuto affatto. Anzi, in questi ultimi tempi ne faccio sempre di più. E’ cominciato sempre più a piacermi, tanto che mi sono domandato se stavo diventando ricchione. Sta di fatto che alcune notti ho sognato di essere addirittura posseduto ma non da un ragazzo come me ma da un uomo maturo che non vedevo mai in faccia ma mi attizzava così tanto che mi è capitato di sborrare nel sonno.
Ho cominciato a guardarmi intorno, ad osservare gli uomini ed a pensare, dentro di me, questo si, questo forse, questo no assolutamente. Quello che mi piaceva più di tutti era il mio istruttore di karate. Alto almeno un metro e 90, con un fisico perfetto, due grossi baffi che lo rendono molto virile e molto peloso. Ha 43 anni. Forse qualcuno penserà che è troppo vecchio per me ma mi piace. Che ci posso fare? Dalle chiacchiere ho saputo che è separato da poco dalla moglie e subito la mia fantasia (specialmente la notte) mi ha immaginato mentre lo aiutavo a soddisfare le sue esigenze di maschio, godendone anche io di conseguenza.
Durante le lezioni l’ho osservato attentamente. Ci fa sempre gareggiare tra noi e molto raramente si avvicina per farci vedere come si fa una mossa fatta bene ma, quando capita che mi tocca, io sentivo come una scossa ed un fremito mi percorreva per tutto il corpo. Ho avuto paura di essermene proprio innamorato. Lui purtroppo è assolutamente etero e forse era proprio questo a renderlo ancora più attraente ai miei occhi.
Me lo guardavo, a volte, con aria incantata e ogni tanto ho incrociato il suo sguardo ma non riuscivo a capire se se ne era accorto. Dopo le gare andiamo tutti alle docce, che sono separate tra loro ma aperte sul davanti e lui approfitta di quei momenti per venire spesso a dirci qualcosa o dare qualche consiglio a qualcuno di noi. Però mi sembra di aver notato che, in questi ultimi tempi, si soffermava a guardarmi mentre mi lavavo. Seppur con una remota speranza io ho fatto finta di niente ma mi sono girato a mostrargli il culetto ed ho infilato la mano nel solco, verso il buchetto, per insaponarmi. Insomma, ho fatto di tutto per attirare la sua attenzione.
Credo di esserci riuscito perché un giorno ho notato, con la coda dell’occhio che si toccava l’attrezzo sotto la tuta mentre mi osservava. Naturalmente ho aumentato certi movimenti, accarezzandomi il petto, i fianchi e le chiappe in modo più lascivo, con la remota speranza di attizzarlo. Mi sono attardato apposta sotto la doccia. Quando tutti sono andati via ho chiuso l’acqua e sono uscito dal box e lui era lì a porgermi l’asciugamano.
“Senti un po’, ragazzino”, mi ha detto con la sua voce profonda.
“Oddio”, penso tra me. “Adesso me ne dice di tutti i colori”.
“Non è che per caso stai cercando di eccitarmi, finocchietto?” Non sapevo che dire o forse non me ne ha lasciato il tempo. Si è avvicinato, mi ha stretto a sé e si è chinato a darmi un bacio sulle labbra.
“Beh, ci sei riuscito” e le sue grandi mani mi hanno afferrato il sedere. “Senti che belle chiappette sode”. Io quasi gli svengo tra le forti braccia e non reagisco. Mi lascio chiaramente andare, offrendomi a lui.
“Quindi ho ragione. Ti piaccio, vero?”. Ho aperto la bocca forse per dire qualcosa ma mi ha messo un dito sopra per zittirmi. “Anche tu mi piaci, ragazzino sfrontato” e mi bacia di nuovo. Ma questa volta è un bacio vero, profondo. La sua lingua spadroneggiava dentro di me poi ne esce ed ha continuato a leccarmi tutto il viso. Passa poi dalle labbra al naso, agli occhi, alla fronte. Mi lava con la sua saliva tenendomi la testa tra le mani. E’ stata quasi come una prima presa di possesso di me. Ho lasciato fare. Il contatto col suo corpo massiccio mi faceva salire la voglia alle stelle.
“Vediamo che sai fare”. Mi ha messo una mano sulla testa e mi ha costretto ad accosciarmi davanti a lui, all’altezza del suo cazzo. Si è abbassato la tuta e alzato un po’ la maglietta aderente, sbattendomi in faccia la sua mazza dura circondata di folto pelo. Era grossa e piena di vene bluastre in rilievo. Ho tirato fuori la lingua e l’ho subito leccata dalla base alla grande cappella, che ho preso in bocca ed ho succhiato.
“Ahhh, siii, bravooo”. Ho alzato lo sguardo e gli ho sorriso, felice della sua approvazione. Mi sono bagnato le labbra e mi sono ficcato la minchia in bocca cercando di prenderne il più possibile fino in gola. Ho cominciato a succhiarlo e leccarlo mentre lo pompavo velocemente e di gusto. Ha cominciato a vibrare piegando leggermente le ginocchia.
“Cazzooo, siii”. Mi ha messo le mani dietro la nuca, quasi ad accompagnare il mio movimento, ha chiuso gli occhi e si è inarcato in avanti, godendo del mio trattamento. Sentivo di averlo in pugno. Quel gran pezzo di maschio, forte e virile, stava cedendo, vittima del pompino di un giovane come me. Inebriato dall’odore del suo sesso, stavo regalandogli il meglio della mia arte amatoria. Compresi che non sarebbe durato molto quindi mollai il cazzo e passai a leccargli i grossi coglioni pendenti.
“Nooo, puttana troia”. Se l’è preso in mano, bagnato della mia saliva, e se l’è pompato. “La boccaaa, dammi la boccaaa” ha urlato. Subito sono risalito ed ho ripreso la cappella giusto in tempo per farmi schizzare dentro la sua sborra, mentre mi teneva ferma la testa per farmela bere tutta.
“Por…ca tro…ia boc…chi…na…ra”. Queste sue parole strozzate accompagnarono le bordate di densa crema che ingoiai assaporandole una ad una. Gli strinsi poi l’uccello con le labbra per fargli uscire le ultime gocce per non perderne niente mentre si contorceva dal piacere. L’uccello era diventato ipersensibile e ne allontanò velocemente la mia testa. Mi sono alzato. Gli arrivavo al petto. Mi ha accarezzato la testa.
“Sei un portento. E’ stata una delle migliori sborrate della mia vita. Ci sai proprio fare. Se fai così con la bocca chissà col culo” e me lo strizzò di nuovo.
“Vuole provarlo maestro?” gli dissi maliziosamente. Mi pentii quasi subito. Era vero che quell’uomo era il mio sogno però lì ero ancora vergine e prendere in culo un cazzo di quelle dimensioni sarebbe stato certamente molto doloroso.
“Che puttana! Certo che voglio provarlo. Voglio sentirti strillare mentre ti sfondo, piccola zoccola. Facciamo così. Avevo già intenzione di ridurre le lezioni a due a settimana e così sarà per tutti ma tu non dire niente ai tuoi, così il terzo giorno verrai da me e potrò aprirti per bene”. Ebbi paura ma ormai ero in gioco e volli provare fino in fondo.
Andò così che la settimana successiva, feci finta di andare in palestra ed invece andai a casa sua, che era lì vicino. Mi accolse in pantaloncini corti e canottiera. Fantastico! Il suo corpo, alto e tonico, era un trionfo di muscoli e pelo. Ne aveva dappertutto, comprese braccia, mani, schiena.
“Bravo, ragazzo. Hai deciso di venire. Avevo paura che avessi cambiato idea. In questi giorni non ho fatto altro che sognare di scoparti. Mi sono dovuto segare spesso”.
Sorrisi. “Anche io ho pensato spesso a questo e… (arrossii) anche io ho…” Non mi fece finire la frase e mi strinse a sé.
“Beh, adesso sei qui e non perdiamo più tempo”. Mi infilò la lingua in bocca e mi mise le mani sulle chiappette sollevandomi. Non capivo più niente. Mi attaccai al suo collo e risposi alla sua lingua con la mia, mescolando le nostre salive. Poi mi prese per mano e mi condusse dritto in camera da letto.
“La casa te la farò vedere dopo. Cominciamo da qui”. Ridemmo. Iniziò con lo a spogliarmi della tuta e ad accarezzarmi ovunque contemporaneamente. In un attimo anche lui si tolse i suoi due piccoli pezzi di abbigliamento e rimanemmo in mutande. Si sedette sul bordo del letto con me in piedi davanti. Mi girò e, lentamente, mi tirò giù anche quelle scoprendo il mio sedere.
“Meraviglioso!” Con le sue grosse mani lo accarezzava, lo tastava. Infilò i pollici nel solco e lo aprì esponendo alla sua vista il forellino rosa circondato di peletti. Ci si infilò col viso inspirandone voluttuosamente il profumo di carne giovane (così mi disse poi). Con la lingua protesa lo leccò intensamente, cercando anche di entrarmi dentro.
Mi girava la testa. Non avevo mai provato un piacere simile a quello che mi stava dando. Tutto il mio piacere si stava concentrando sul mio buchino e la sua bocca. La goduria durò per un bel po’ ed io stavo per venire senza toccarmi quando mi fece girare e mettere carponi sul letto, con le cosce allargate che sembravo una rana. Finì di spogliarsi anche lui, si piegò su di me, aderendo col suo ampio petto villoso alla mia schiena, facendomi sentire la mazza dura nel solco del culetto, e mi sussurrò all’orecchio:
“Adesso voglio una cosa da te”. Senza lasciarmi dare una risposta o, meglio, fare la domanda retorica, dato che già lo sapevo, disse “Sai cosa può volere un uomo come me da un bel ragazzino come te? Lo sai? Voglio prenderti il culo e fotterti a sangue”.
“No, la prego maestro, non l’ho mai fatto. Ce l’ha troppo grosso. Mi farà troppo male”, dissi mentendo al mio stesso desiderio.
“Perfetto. Sei vergine e io mi prenderò la tua verginità. All’inizio ti farà male ma vedrai che poi ti piacerà. Bisogna però fare in modo che non ti si senta troppo”. Allungò un braccio, prese le sue mutande e me le ficcò in bocca. Cercai blandamente di reagire. L’idea mi faceva schifo, anche se erano piuttosto pulite, ma la cosa mi eccitò ancora di più. Credo che in quel momento il mio buchino, fradicio della sua saliva, si sia rilassato pronto all’invasione. Senza muoversi di molto, puntò la grossa cappella. Un suo braccio muscoloso mi teneva ferme le spalle passandomi sotto la gola, col rischio di strozzarmi, mentre con l’altra mano mi teneva tappata la bocca già ostruita dalle mutande, forse anche per non farmele sputar fuori.
Spinse piano. Io sussultai un poco per il dolore incipiente ma, in quella situazione di sottomissione alla forza del maschio, la voglia era tale che il mio buco si aprì con facilità e tutta la grossa cappella entrò senza trovare difficoltà.
“Ti piace. Eh? Lo sento che ti piace. Lo sapevo. Ti ho desiderato dal primo momento e adesso sei mio”. Il grosso palo si infilò lentamente ma con decisione fino in fondo. “Ahhh… siii… miooo” sospirò.
Il mio grido, attutito com’era, fu più di circostanza che reale. Lo desideravo anch’io. Eccome! “Ahhhmmm”. Cominciò ad entrare ed uscire prima lentamente e poi sempre più veloce. Le mie tenere carni si andarono sempre più conformando alle dimensioni del suo membro duro. Iniziammo tutti e due a gemere di godimento. I miei rantoli più acuti ed i suoi più profondi, più virili. Quando la velocità ebbe raggiunto l’apice ed il mio buco, umido di umori, non faceva più alcuna resistenza, disse perentoriamente.
“Adesso ti sfondo, troia”. Dette degli affondi secchi e decisi che riuscirono a piantare il cazzo ancora più in fondo di dove era arrivato fino a quel momento. Mi sventrò letteralmente, mentre le mie urla soffocate si mescolarono col gorgoglio della saliva che il piacere mi faceva produrre. Le sue mutande ne erano completamente inzuppate.
Dopo le prime cinque potenti spinte ne seguirono altre, ognuna accompagnata da un denso schizzo di sborra sparato nel fondo della mia pancia e da un suo ruggito animalesco. Il piacere ci travolse. Non capivo più niente. Ero la sua preda raggiunta ed annientata. Abbrancò il mio piccolo corpo e restammo così per alcuni minuti, mentre il battito dei nostri cuori andava tornando normale.
Si sfilò lentamente e la sua corposa proboscide si adagiò sulle grosse palle, lucida di umori e di sborra. Si allungò sul letto ancora ansimante, con lo sguardo perso nel vuoto. Aderii al suo corpo villoso, con la testa sulla sua spalla, respirando il sudore della sua ascella. Finalmente trovammo il coraggio di guardarci negli occhi.
Mi sentivo completamente appagato ed il suo sguardo, sottolineato da un sorriso, esprimeva tutta la soddisfazione della vittoria. “Come va, ragazzo? Mi sembra che ti sia piaciuto”. Mi fece notare che ero venuto anche io.
“Si, tanto, anche se mi sento bruciare dietro”. Allungai la mano. “Oddio come è largo! Ed è tutto bagnato”.
“Fai vedere” e mi girò a pancia in giù. “Te l’ho aperto proprio e la mia sborra ti sta uscendo fuori”, disse gongolando. “Mmmm, com’è eccitante vedertelo così!”
Notai che il suo cazzo ebbe un sussulto. Lo presi in mano. Era viscido ed incredibilmente attraente. Mi avvicinai con la testa e lo presi in bocca, slinguandolo per pulirlo completamente col risultato che cominciò a riprendere vigore.
“Cazzo, ma non ti basta mai. Lo vuoi ancora?” Era vero lo volevo ancora così continuai a succhiarlo come una puttana scatenata. “Sei proprio una troia affamata! E’ così che ti voglio. Sarai la mia troia personale, sempre pronta a soddisfarmi e stai sicuro che non ti farò mai mancare il cazzo”.
Poco dopo mi montava alla missionaria con una furia belluina. La sua enorme mazza svangava dentro di me in tutte le direzioni, aprendomi ancora di più. Questa volta ci volle più tempo ma alla fine mi riempì di nuovo di tanto desiderato sperma.
Da quel giorno sono diventato il suo amante e lui il mio uomo, il mio padrone. Mi capita di andare a scuola, il giorno dopo, e non riesco a stare seduto per quanto mi fa male ma quel dolore mi aiuta a non dimenticarlo mai. Peccato che non posso parlarne neanche col mio più stretto compagno.
Alla fine, il mio maestro istruttore mi ha distrutto il culo ma non ne posso fare più a meno. Lo amo.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


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