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trio

Racconti erotici brevi


di melonius
15.02.2024    |    5.283    |    4 8.0
"Non ero più io a esser padrone, costretto a cadenzare le spinte con il movimento delle sue mani..."
Racconti erotici brevi

IL NUOVO ARRIVATO
Qualunque donna si sentirebbe usata ma io no, mi sorprende essere a mio agio in questa situazione, io normalmente così timida, spesso preda ai involontari imbarazzi, sono semi nuda sui sedili posteriori di una macchina in mezzo a due uomini.
Sentire le loro mani addosso mi ha sconvolto fino alla perdita di ogni controllo, ogni freno inibitorio è crollato e questa alcova improvvisata è ormai satura del mio odore. Mi hanno fatto godere e ora è il mio turno di ricambiare, lo so bene e non aspetto altro, con la curiosità spasmodica di chi prova una cosa per la prima volta.
A sinistra c'è Alfredo, a destra il nuovo arrivato, quello che abbiamo scelto entrambi e che ha detto di chiamarsi Franco, anche se forse non è nemmeno il suo vero nome.
Scelgo lui per primo, so che questa manderà Alfredo in fibrillazione, che susciterà quella reazione su cui abbiamo giocato tante volte ma che per la prima volta sarà reale.
Sbottono i pantaloni di Franco e mi chino su di lui, lo accolgo fra le labbra e lo succhio, porgendo così le terga al mio uomo.
Sento Alfredo che mi stringe da dietro a farmi male, mi tocca.
Avvertendomi così bagnata si sentirà ferito, colpito nell'orgoglio? Non posso fare a meno di domandarmelo, fa anche questo parte del gioco perverso che abbiamo voluto. La risposta non tarda a venire perché con le dita mi sta penetrando come non ha mai fatto, con una violenza a me prima sconosciuta e mi eccito fino a godere di nuovo.
Sento il sesso di Franco vibrarmi fra le labbra, sta per venire e non sono intenzionata a fermarmi.
Alfredo ha smesso di toccarmi e sta strusciando da dietro la sua erezione, ora è dentro di me e mi sbatte con una prepotenza inedita, come volesse marcare il territorio e farmi capire che sono roba sua.
Mi colmano entrambi, mi piace sentirli gemere.
Mezzi nudi ed esausti sul sedile posteriore, ora non sappiamo più cosa dire.
Io e Alfredo ci guardiamo complici, gli stringo la mano e lui mi fa sentire al sicuro, non c'è bisogno di dire nulla e restiamo in silenzio, aspettando solo che Franco vada via il più presto possibile.

EVASIONI
L'uomo stava seduto a cavalcioni sulla sedia nella stanza illuminata da flebili luci arancioni, calde e soffuse. Incrociò le braccia appoggiandosi sullo schienale con il mento osservandola, lei si spogliava lentamente al suono di una musica triste al centro della stanza, una danza con i piedi nudi che sfioravano il prezioso tappeto damascato.
Quando rimase nuda sembrò assalita da un moto di imbarazzo, con l’avambraccio copriva i seni appena pronunciati, con l’altro faceva scivolare la mano sul sesso glabro, finché le venne fuori una voce che portava con se ansia e urgenza:” Cos'altro vuoi ancora?”
L'uomo si prese del tempo per rispondere, scrutando a lungo le forme rotonde, poi con un sorrise crudele rispose:” Che il tuo imbarazzo si trasformi in piacere, sono certo che hai capito perfettamente, ecco cosa voglio: stupiscimi”.

In ginocchio

In ginocchio, fra le sue gambe, accolsi fra i seni i suoi fallici singhiozzi, stringendoli fra loro e lasciando che spingesse in mezzo ogni desiderio, che le turgide voglie mi accarezzassero il collo, finanche le labbra, ogni volta che riusciva a raggiungerle. Stringendo così le mammelle fra le mani cadenzavo i movimenti e le spinte, ne assecondavo i respiri, trasportata dal suo godimento, compiacendomi dalle mie stesse dita che sollecitavano i capezzoli. Intendevo portarlo all’apice, assaggiarlo con la lingua, restare bagnata sul collo, volevo sentire il tiepido seme colarmi addosso.

Pizzi rossi

Accarezzandole i pizzi rossi volli denudare le coppe abbondanti e invitanti, vedere i capezzoli rosa ed eccitati. Fu poi lei a consolare le mie voglie, stringendo la mia eccitazione fra le mammelle. Non ero più io a esser padrone, costretto a cadenzare le spinte con il movimento delle sue mani. Le muoveva sapientemente avvolgendo il piacere, chinando il capo ogni volta che salivo, accogliendomi fra le tumide labbra. Fui assalito da un piacere strano, languido, quasi che i miei schizzi fossero frutto di un’onda che si infrange sul bagnasciuga.

Il dondolio
In quell’ammiccante dondolio la presi da dietro: contro natura dicono alcuni.
Perché era chiaro quel che lei voleva. In quell’incitarmi voluttuoso alla sodomia, desiderava essere colma dappertutto. In quell’osceno assalto diventammo tutt’uno: esseri primordiali e senza morale. Un incanto che, per paradosso, era in perfetta comunione con l’istinto e con la natura, con quegli atavici e indicibili desideri da cui eravamo sempre più sopraffatti.
Continua….
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