trio
Il segreto dei piaceri inaspettati - Cap 1
di Abbaduke
12.01.2025 |
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"Ma non era solo la luce delle candele a farla brillare stasera: c'era qualcos'altro, qualcosa che ribolliva sotto la superficie..."
L'aria della sera era densa di tensione inespressa, quella che aleggia nello spazio tra le parole, tra gli sguardi. Il dolce ronzio del jazz risuonava in sottofondo, il fioco chiarore della candela sul tavolo proiettava ombre tremolanti sui nostri volti. Mia moglie, Lila, sedeva di fronte a me, le sue dita tracciavano distrattamente il bordo del suo bicchiere di vino. I suoi riccioli scuri le incorniciavano perfettamente il viso, catturando la luce in un modo che la faceva sembrare quasi eterea. Ma non era solo la luce delle candele a farla brillare stasera: c'era qualcos'altro, qualcosa che ribolliva sotto la superficie. Di fronte a lei sedeva Marco, un mio collega, anche se "collega" sembrava troppo formale per il modo in cui la sua presenza sembrava riempire la stanza. Era sempre stato affascinante, ma stasera c'era un certo nervosismo in lui, una sicurezza silenziosa che mi faceva stringere lo stomaco in modi che non riuscivo a definire. Il suo sguardo si soffermò su Lila un po' troppo a lungo, e quando rise per qualcosa che aveva detto, non era solo cortesia. Era... famelico. Sorseggiai il mio vino, cercando di ignorare il modo in cui il mio battito cardiaco accelerava. Non doveva succedere. Marco era solo un amico, qualcuno di cui mi fidavo abbastanza da invitarlo a casa nostra, per condividere i pasti. Ma con il passare della notte, sentivo le dinamiche cambiare, l'aria carica di qualcosa di elettrico."Allora, Lila", disse Marco, sporgendosi leggermente in avanti, con voce bassa e pacata. "Non mi hai mai raccontato come vi siete conosciuti. Sono curioso."
Lei sorrise, i suoi occhi incontrarono i miei per un breve momento prima di voltarsi di nuovo verso di lui. "Non è la storia più emozionante", iniziò, con voce calda e melodica. "Eravamo in una caffetteria. Ha rovesciato il suo caffellatte sul mio vestito e, invece di scusarsi, ha fatto una battuta terribile sul fatto che voleva rivedermi perché me ne doveva uno nuovo.
"Marco ridacchiò, senza mai staccare gli occhi dai suoi. "Sembra che non abbia perso tempo." "Non l'ha fatto," concordò Lila, le sue labbra si curvarono in un piccolo sorriso. "Ma credo di aver capito fin da allora che c'era qualcosa di speciale in lui." Mi spostai sul sedile, combattuta tra l'orgoglio e qualcosa di più oscuro, qualcosa di possessivo. Era mia, non è vero? Eppure, il modo in cui guardava Marco, il modo in cui sembravano seguire il loro ritmo, mi faceva mettere tutto in discussione.
La conversazione scorreva senza sforzo, ma c'era una corrente sotterranea che non potevo ignorare. La mano di Marco sfiorò quella di Lila mentre prendeva il sale, e lei non si ritrasse. Invece, si fermò, il suo respiro si fermò leggermente, prima di continuare a parlare come se nulla fosse accaduto. Ma lo vidi: il modo in cui le sue guance arrossarono, il modo in cui i suoi occhi si posarono su di lui per un secondo in più del necessario.
Quando arrivò il dessert, la tensione era palpabile. La gamba di Marco sfiorò la mia sotto il tavolo, e quando lo guardai, c'era un luccichio consapevole nei suoi occhi, come se potesse vedere attraverso di me. Cosa voleva? Mi chiesi, con il cuore che mi batteva forte. O, cosa più importante, cosa volevo io?
Mentre la serata volgeva al termine, Marco si alzò, stiracchiandosi con noncuranza. "Grazie a entrambi per la cena", disse con voce sincera. "È raro trovare una compagnia così piacevole".
Lila gli sorrise, con un'espressione dolce ma... indagatrice. "Quando vuoi", rispose. "Qui sei sempre il benvenuto".
Le parole rimasero sospese nell'aria, cariche di significato. Quando Marco si mosse per andarsene, si fermò accanto alla sua sedia, chinandosi leggermente come per salutarla. Ma invece di allontanarsi, si avvicinò, le sue labbra le sfiorarono la guancia in un gesto che era fin troppo intimo per dei semplici amici.
Il mio respiro si bloccò in gola, un'ondata di gelosia e qualcos'altro (eccitazione?) mi inondò le vene. Lila non si ritrasse. Se non altro, si appoggiò a lui, le sue labbra si schiusero leggermente come se stesse assaporando il momento.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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