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GIRETTO IN BARCA A VELA. 6 di 8 - i bagni in alto mare


di solo-mare
30.03.2020    |    5.655    |    8 9.8
"Proposi mentre ci avvicinavamo lentamente a terra di fare un bagno in alto mare, il vento stava calando il mare era in pratica piatto, a 6 miglia dalla terra..."
GIRETTO IN BARCA A VELA. 6 di 8 - i bagni in alto mare
Tutto quanto raccontato in precedenza sul capitolo 5 avveniva mentre la barca navigava a vela solo con il fiocco in una rotta verso sud ovest. La terra quasi non si vedeva più. Saremmo stati ad almeno 6 miglia dalla costa, il profondimetro segnava più di 100 metri di profondità.
Inverti la rotta giacché per arrivare a terra ci sarebbero volute almeno 2 ore, il vento era leggero e con una sola vela non riusciva a fare più di 3 nodi (3 miglia nautiche l’ora circa – il miglio circa 1,9 km).
Eravamo tutti stanchi, sudati, con liquidi seminali e vaginali addosso.
Tornammo tutti nel pozzetto, sole cominciava a picchiare forte, aprimmo il bimini top da barca (l’ombrellone della barca) per mettere in ombra il pozzetto dove ci trovavamo ora .
Preparai un cocktail analcolico ghiacciato a base di sweppes- succo d’arancia, menta e poco martini per calmare anche l’arsura che ci aveva colpito tutti e tre dopo i giochi.
Nessuno si era rivestito, e si girava in costume adamitico come se quello fosse stato sempre il nostro abito.
Proposi mentre ci avvicinavamo lentamente a terra di fare un bagno in alto mare, il vento stava calando il mare era in pratica piatto, a 6 miglia dalla terra con più di 100 metri di profondità l’acqua è pulitissima e trasparentissima.
Eva e Marco furono entusiasti della proposta e presero i loro teli mare che avevano lasciato sui materassini e li portarono nel pozzetto stendendoli sopra i cuscini delle panche per quando sarebbero usciti dall’acqua.
Iniziai la manovra per fare il bagni, portai la prua al vento e chiesi a Marco di cazzare la cima dell’avvolgifiocco.
Marco non ci riusciva, non comprendeva che doveva cazzare la cima con più forza, ma anche io dovevo tenere la prua della barca più precisa nelle direzione contraria al vento cosi che il fiocco sforzasse poco nell’avvolgersi. La colpa di tale imprecisione era tutta di Eva che sulla panca aveva iniziato a toccarsi per far passare l’attesa e il mio occhio e quello del compagno era sempre su di lei.
Avvolto il genova ripresi la rotta verso terra senza vela spinto dalla lieve termica che portava verso terra che spingeva di fatto la barca di poppa, molto lentamente praticamente alla deriva.
Apri i passaggi verso la spiaggina (un piccolo prendisole a poppa quasi a livello del mare) feci cadere in mare la scaletta per risalire in barca, assicurai un grosso parabordo ad un lunga e grossa cima e lo buttai in mare quale sicurezza per la coppia che si doveva buttare in mare.
Fatto tutto ciò invitai i miei ospiti a tuffarsi in mare ricordando loro che la barca non era ferma e che appena in acqua dovevano afferrare la cima di sicurezza e se lascita stare sempre a due bracciate a nuoto da essa.
Ambedue i miei compagni di giornata erano dei buoni nuotatori, Marco fece un tuffo in avanti infilandosi in mare come un coltello caldo nel burro e si affrettò a prendere la cima di sicurezza poi invito Eva a buttarsi dicendo che era bellissimo, che l’acqua non era fredda e rimase ad aspettare la sua metà.
Eva voleva tuffarsi di piedi, dalla spiaggina con un piede testo la temperatura del mare che poi non era cosi alta e decisi di scendere in acqua utilizzando la scaletta, disse che era li per tale scopo.
Era bellissimo vedere il corpo di Eva che si muoveva lentamente sulla spiaggina per scendere in mare, arrivo all’ultimo gradino della scaletta con l’acqua che gli arrivava sopra le ginocchia si rannicchiò sulle stesse dicendo, l’acqua ora bagnava tutto il corpo fino alle tette, lei disse che era freddina ma poi si lascio dalla scaletta ed andò a prendere la cima di sicurezza.
Con i due corpo che facevano da ancora galleggiante la barca diminuii fortemente la sua deriva quasi a fermarsi.
Eva e Marco si abbracciarono felici di quel loro bagno in alto mare con 200 metri di acqua sotto di loro. Si baciavano leccavano si avvitavano tra di loro come due delfini che giocavano, nudi come i delfini, ma eccitati, nonostante l’acqua di mare non fosse eccessivamente calda, grazie alle immersioni subacquee di Eva che utilizzava il membro di lui come se fosse un boccaglio a Marco era tornata una possente erezione.
Eva ne approfittò per abbracciare Marco per farsi penetrare. Non è facile penetrare una donna sospesi nel fluido, manca un punto di appoggio e se si smette di nuotare si affonda.
I due alla fine ci riuscirono, provando una sensazione unica scopare come in assenza di gravità. Ogni tanto affondavano sotto il pelo dell’acqua fino a quando uno dei due muoveva le braccia per tornare a galla portado con se l’altro abbracciato.
Uno spettacolo da vedere e da provare, io che ero rimasto a bordo per la sicurezza dei miei ospiti iniziavo a provare forti sentimenti di invidia.
E’ bellissima quella situazione ma è abbastanza difficile venire.
Il vento che era calato totalmente aveva di fatto pianta la barca, nemmeno quel minimo movimento di quando si è alla deriva ma questo aveva consenti ai due amanti di abbracciarsi lasciando la cima di sicurezza senza allontanarsi troppo dalla barca.
Si incominciava a far tardi allora proposi un altro gioco di mare. Eva e Marco dovevano passare la cima di sicurezza, (un cima lunga, grossa ma non ruvida al cui finale era legato un grosso parabordo) in mezzo alle gambe, io avrei avviato il motore e lentamente mi sarei avviato verso terra.
Loro approvarono il gioco ed io piano piano mi avviai verso terra, la cima si tesò sia il parabordo che galleggiava, come i corpi dei due anche loro che galleggiava, nonché il movimento portarono la cima nella fica di Eva e sullo scroto di Marco.
Aumentando un poco l’andatura, i due cominciarono a percepire un flusso intenso di acqua nelle parti intime, come un idromassaggio al massimo della pressione e una grossa cima che massaggiava clitoride e scroto dei due che si doveva tenere attaccati con le mani alla cima per non arretrare.
Dopo un po’ di quest’andatura vidi gli occhi estasiati fino a quando mi fecero cenno di terminare il gioco perché lo sforzo sulle braccia non era indifferente.
Fermai la barca e feci salire a bordo i due. Arrivati sulla spiaggina diligentemente sciacquai con la doccetta che ivi si trova Eva per toglierli il sale di dosso.
Feci molta attenzione a dissalare le parti intime di Eva, entrando con le dita nella vagina e nel culetto nel fare tale operazione la mia erezione ando al massimo, feci entrare Eva nel pozzetto e messo velocemente un preservativo la penetrai a pecorina, purtroppo durai poco giacché lo spettacolino che mi era stato presentato mi aveva surriscaldato.
Eva ci rimase male, ora non aveva piu alcuna vergogna ma Marco che aveva fatto la doccia da solo sulla spiaggina dopo essersi seduto sul suo telo mare che aveva lasciato sulla sua panca la prese e la impalò dicendo che non era riuscito a venire in acqua e ora voleva svuotare le sue palle io misi le prua verso terra il motore quasi al massimo, il pilota automatico e mi misi a guardare con molto piacere la vista di Eva che cavalcava come un amazone il suo uomo.
Anche la prestazione di Marco terminò ci voleva quasi un’ora per arrivare in una zona dove si poteva calare l’ancora, dove avremmo mangiato uno spaghetto al pesto con prosecco.
Io incominciai a riordinare, asciugai premurosamente Eva, controllai che la cima non avesse prodotto abrasioni nelle sue grandi labra. Per fare queste cose avevo messo Marco al timone, tolto il pilota automatico dato alcuni rudimenti di come di pilota un’imbarcazione, come si tiene una rotta come si controlla profondità, cartografico e motore.
Stavo calcolando i tempi per raggiungere la zona di ancoraggio, i tempi per far bollire l’acqua ed i tempi per cuocere la pasta.
Preparai tutto in prossimità dei fornelli, occorrevano ancora circa 20 minuti per accendere i fornelli con l’obiettivo di buttare la pasta appena arrivati a terra, calare l’ancora, sistemare l’ormeggio, scolare la pasta e condirla.
Per far passare questi 20 minuti invitai Eva a timonare, lei tutto contenta accetto si alzo, vi ricordo che eravamo sempre nudi, e saltellando si posizionò al posto del timoniere che Marco gli aveva ceduto.
Marco si mise al sole a guardare la sua bella e exvergognosa metà che timonava con la ruota.
Purtroppo dopo pochi secondi si deconcentrava dalla rotta allora doveva virare leggermente a destra o a sinistro per riportarla in rotta.
Anch’io ero al sole a guardare la bella nocchiera ma la mia barca che procedeva a zig zag non era sopportabile per me, allora mi alzai, mi posi dietro ad Eva tenendogli le mani sulla ruota del timone e facendo quei piccoli movimenti indispensabili per la tenuta della rotta.
La barca inizio a procedere con una rotta lineare ma per fare queste operazioni il mio cazzo che strusciava tra le chiappe di Eva si era nuovamente svegliato, un’erezione consistente. Di nuovo non seppi resistere, infilato velocemente un preservativo penetrai in piedi la timoniera e la barca prese nuovamente a zigzagare
Non volevo venire nuovamente, a me piace fare tanti assaggini di fica, di bocca, di culo se possibile durante queste belle giornata di mare. Lo faccio spesso con le mie ospito che gradiscono tutti questi assaggini.
Pompai la lei per un poco. Mi misi seduto sulla panca di poppa con lei che cavalcava. Andammo avanti per un poco poi guardando l’ora e la terra che si era notevolmente avvicinata interruppi la cavalcata impostai il pilota automatico e scesi ai fornelli per accendere il gas e mettere a bollire l’acqua per la pasta.
Continuammo un poco con la cavalcata alla ruota del timone ma quando vidi che lo strumento che misurava il pescaggio segnava 10 metri ridussi i giri del motore poi disinnestai l’invertitore lasciando la barca al suo abbrivio. Percorse cosi altri 100/150 metri, il fondale ora era 6 metri presi il telecomando del salpaancora andai a prua, misi l’ancora a pennello. Il mare era molto limpido, sotto cera scoglio e alghe, vidi a occhio che c’erano 4-5 metri di profondità calai circa 20 metri di catena e aspettai che l’ancora ferrasse il fondale, la barca lentamente si pose nella posizione che onda e vento la portavano.
Scesi ai fornelli, tempismo perfetto l’acqua bolliva calai gli spaghetti e mentre cuocevano apparecchiai il tavolino retraibile che era al centro del pozzetto.
Posate, tovaglioli, bicchieri, piatti, come in un ristorante furono messi al suo posto, chiesi l’aiuto di Marco per aprire il prosecco e iniziammo a brindare ancora alla nostra conoscenza ed alla bella giornata di mare che stavamo godendo.
Scesi ai forneli, scolai la pasta, la condii con un eccezionale pesto genovese casalingo. Salito nel pozzetto con la pasta condita sporzionai e ci mettemmo a mangiare tutti e tre.

(SEGUE) - Storia vera scritta durante le pressanti restrizioni COVID19 (si suggerisce di leggerli nell’ordine) mi aspetto un commento.
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