trans
Venduta
di CagnaGolosa
19.01.2018 |
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"Un oggetto non ha un nome proprio e io perderò quello datomi dal Padrone..."
Avviso chi si accinga a leggere questo breve racconto che non sarà erotico in senso classico o forse non lo sarà affatto. Il Padrone mi ha ordinato di mettere per iscritto i pensieri e le sensazioni di questi ultimi due giorni in cui qualcosa di estremamente importante sta accadendo nella vita di questa cagna.
Se avete voglia di qualcosa che vi mostri l’animo di una schiava in un momento tra i più delicati e cruciali della sua esistenza come schiava potreste trovare il seguito interessante, ma se avete voglia di qualcosa che vi faccia “rizzare il cazzo” allora forse dovreste girare pagina e legger il prossimo racconto.
Grazie per l'attenzione.
Servilmente, eva
“Come da accordi con il tuo Padrone, ti scrivo per fissare un incontro per valutarti.”
Un messaggio in posta elettronica mi dà la scossa.
Chi è? Perché ha la mia e-mail?
Il Padrone mi aveva finora sempre avvisata con un messaggio privato quando mi aveva inviato un nuovo Maschio da soddisfare, un altro Maschio da cui farmi montare.
O mi aveva sempre dato direttamente l’ordine di mandare il mio indirizzo e-mail a un Maschio che mi aveva richiesto per usarmi a suo piacimento.
Mai mi erano arrivate e-mail direttamente.
Lo incontro.
Un Maschio autorevole dalla voce ai modi - pacati ma decisi - alle richieste.
Non mi monta, ma mi porta in giro e mi fa vedere un messaggio del Padrone dove c’è scritto che - le parole sono impresse ancora nella mia mente - che “ho intenzione di cederla: non ho più tempo di gestirla, inoltre è arrivata a un livello per cui non è più necessario che io la addestri oltre - è oramai una vera cagna - perciò se hai un progetto interessante, mi sta bene parlarne.”
Lui mi parla e io continuo a scorrere le parole nei miei occhi “ho intenzione di cederla”, “ho intenzione di cederla”, “ho intenzione di cederla”, “ho intenzione di cederla”, “ho intenzione di cederla”, “ho intenzione di cederla”...
Cederla.
Il Padrone non mi vuole più.
Il Padrone da anni mi conduce, mi porta con sé nei meandri delle sperimentazioni e io lo seguo determinata a compiacerlo, dopo quel primo incontro tanti anni fa tramite un sito di annunci.
Da quel giorno: dilatazioni, gang bang, la costrizione mentale con la sola imposizione del guinzaglio e quella fisica con corde e nastro adesivo e, soprattutto, la cessione della volontà, della… della mia volontà a Lui, che meglio di me sa utilizzarla. Formalizzata con un accordo scritto che ha sancito ogni dettaglio del nostro rapporto e che è orgoglio di questa cagna poter dire di essergli stato sempre fedele e averlo rispettato punto per punto.
Quando il Padrone mi porta con sé in un viaggio o durante le vacanze e posso sperimentare il Suo controllo in ogni istante del giorno e della notte, in quei momenti mi sento viva, in quei momenti, trascorsi soprattutto a quattro zampe, un animale da montare, un oggetto da usare, tutto ha un senso semplice e chiaro, che percepisco sempre come assolutamente non perverso perché lo scopo è evidente e ha un senso che capisco e tutti - il Padrone, il Suo gruppo di amici e amiche e anche quesa cagna - tutti sono soddisfatti e felici. Come potrebbe qualcosa di così bello essere “perverso”? Quando per me è invece estrinsecare al meglio la natura di questa cagna per me e quella di Padrone per lui.
E ora sono confusa e disorientata. Come esser persa in un bosco di un Paese dove non parlano la mia lingua.
Penso che dovrò imparare regole nuove e un linguaggio nuovo. Quando compiacere, quando ciò che faccio è gradito dal Padrone e quando gli è inviso.
Tutto sarà diverso.
Questo Master che mi ha saggiata nei giorni scorsi ha uno stile diverso: più severo nei principi, più incline al possesso del Padrone: mi vuole come un oggetto completamente suo, così come per il Padrone sono (non riesco ancora a dire “ero” ma devo sforzarmi a farlo...) ero la Sua cagna. Ero la Sua troia da veder godere di tutti i Maschi che la montavano, ora sarò uno strumento di piacere per Lui e Lui soltanto e totalmente dedicata.
Sarò il Suo giocattolo, da usare come vacca da montare o come cazzo di gomma da usare sulla Sua altra schiava quando non ha voglia di scoparla, o una vacca da concedere a dei Maschi di tanto in tanto in occasioni, eccezionali, ma altrimenti vincolata e legata nella manifestazione della propria sessualità al Suo unico volere.
Perché:
Una Sua cagna non accetta altri Maschi nemmeno quando è in calore.
Chi è Sua schiava, non tocca il proprio sesso, non si veste quando non deve essere usata, non si dilata se non per prepararsi quando è convocata, non dà sfogo al proprio calore se non per compiacere le Sue richieste quando Lui vuole e quando Lui lo concede. Sempre.
Un oggetto non gode, è usato per godere, e perciò sarò muta durante l’uso e quando non diversamente richiesto da Lui.
Un oggetto sessuale viene preso, usato e poi riposto, perciò Lui mi chiamerà, andrò da Lui, verrò usata come meglio riterrà e poi rimandata a casa.
Un oggetto non ha un nome proprio e io perderò quello datomi dal Padrone.
E perciò c’è una rivoluzione in corso nella vita di questa cagna.
E tremo al pensiero.
Quanto tempo passerà prima che io lo dimentichi? E che Lui dimentichi questa cagna? O l'ha già dimenticata, forse? Si disinteressa già del suo destino, oramai?
Mi ha sempre ricordato che "io ero la Sua cagna, ma lui non era il MIO Padrone”, e quella differenza che mi sembrava sottile e di mera forma quando me la ripeteva dopo avermi montata e fatta montare e aver piegato la mia volontà nella forma che più gli aggradava, magari uscendo da una festa privata con ancora il guinzaglio nella sua mano, quella differenza ora mi colpisce in volto e mi sbatte a terra e mi abbatte e mi stende.
E mi arrendo.
E il nuovo Padrone mi passerà sopra mentre sono lì con la faccia nel fango dei miei pensieri, per prendermi per i capelli e tirarmi su e farmi leccare i suoi piedi.
A quel punto, svuotata e spezzata, a quel punto sarò Sua, per essere di nuovo forgiata nell’immagine che Lui vorrà.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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