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Riunioni di lavoro


di Membro VIP di Annunci69.it Lunatrv
26.02.2024    |    1.092    |    11 9.9
"Lui era sempre gentile e mi riempiva di complimenti anche se non nascondeva la sua natura autoritaria..."
Dopo il primo incontro con Alberto, il nostro rapporto si era consolidato e ormai la sua presenza era divenuta per me un elemento rassicurante dietro cui vincevo la mia timidezza e le insicurezze che ancora avevo nella mia vita enfemme. A volte ci sentivamo al cellulare, altre volte in chat. Lui era sempre gentile e mi riempiva di complimenti anche se non nascondeva la sua natura autoritaria. Infatti, parlando con me, non mancava di affermare che le “femmine come me” andavano trattate con dolcezza ma con fermezza e con mano ferma. Insomma era un vero maschilista! Un giorno di fine ottobre, mi telefonò dicendomi che aveva casa libera, perché la moglie era partita e voleva vedermi. Io ero un po’ incerta, cercai di prendere tempo, ma lui fu molto brusco e perentorio, mi disse di non fare l’indecisa e di obbedirgli da brava femminuccia, aggiunse che se volevo continuare il mio rapporto con lui, avrei dovuto essere sottomessa e pronta a eseguire quello che mi avrebbe ordinato. Compresi che in fondo avere un uomo, che fosse per me una guida e un punto di riferimento, era quello che volevo nel mio ruolo femminile, perciò accettai l’appuntamento senza discutere.
Il giorno stabilito decisi di arrivare a casa di Alberto avendo già indossato la lingerie femminile che avevo preparato, perciò, al di sotto dei soliti abiti maschili, oltre alle calze e al body, con i seni imbottiti, mi infilai un perizoma alquanto stretto, che avevo comprato qualche giorno prima e che mi era gradito perché avvertivo molto bene il filo posteriore che si insinuava tra i globi delle natiche. Lo feci non solo perché in tal modo, avrei velocizzato la mia preparazione femminile, ma anche perché mi eccitava, camminare per strada indossando della elegante lingerie magari fantasticando di qualche malizioso passante che avrebbe potuto scoprire il mio segreto intravvedendo qualche particolare del mio abbigliamento, come la sagoma del perizoma o la calza velata che i rivestiva i piedi.
E fu così che mi presentai casa di Alberto che fece in modo da farmi entrare direttamente in bagno per trasformarmi, cosa che feci prestando grande attenzione ai particolari. Al di sopra dell'intimo, tutto rigorosamente nero con nuances rosse, che avevo già messo, mi vestii in modo sexy con camicetta, minigonna elasticizzata e tacchi. Molta cura dedicai poi al trucco che feci in modo un po’ vistoso. Infine, dopo aver indossato la parrucca dei grandi orecchini a cerchio e un paio di bracciali, conclusi, guardandomi allo specchio, che ero abbastanza femmina e troia.
Quindi uscii, presentandomi a lui sculettando con fare invitante.
Alberto fece segno di avvicinarmi, mi abbracciò, palpeggiandomi tutta ma soffermandosi, come al solito, sulle gambe e sul culo. Poi prese la mia mano e se la mise sul pacco.
Cercai di sbottonargli i pantaloni per cominciare a segarlo, ma lui mi fermò dicendomi: aspetta, devo farti una sorpresa, ho di là, nel salotto, due vecchi amici e colleghi con cui dobbiamo parlare di lavoro ma, per rendere l’incontro più leggero e piacevole, ho pensato che anche tu possa prenderne parte, allietandoci con la tua femminilità. Vieni, ti presento ai signori e poi mi farai il piacere, mentre noi parliamo, di servirci del caffè, dei pasticcini e cose varie che ho preparato. Lo farai con grazia femminile, accettando qualche avance che ti potrà essere rivolta. Ho già parlato loro di te, presentandoti come mia amante trav, e sono desiderosi di conoscerti “.
Udite queste parole restai davvero di sasso, non mi aspettavo una cosa simile da lui e cercai di dire che non me la sentivo, che questa situazione era per me del tutto ignota e avevo anche il timore di essere riconosciuta e che, insomma, non immaginavo questa sorpresa. Ma lui replicò seccato: ”non preoccuparti, sei perfettamente mimetizzata con questo trucco e nessuno potrebbe mai riconoscerti, ora basta con questi problemi, fammi la cortesia di fare quanto ti ho detto” queste ultime parole furono pronunciate modo deciso e accompagnate da una forte pacca sul culo. Anche questa volta, nonostante le grosse perplessità che avvertivo, eseguii quanto era stato richiesto e così entrai esitante nel salotto dove, seduti in poltrona, c’erano due corpulenti signori, alquanto maturi, che mi guardarono con aria interessata.
Fui presentata come “ la signora Luna “ poi quello più anziano, che riconobbi, essendo un personaggio alquanto noto nel mondo imprenditoriale, mi fece cenno di avvicinarmi e mi disse: ”Alberto ci aveva parlato di te e devo dire che la descrizione che ci aveva fatto è assolutamente veritiera, vieni cara, fatti vedere meglio”. Così dicendo mi fece girare e, sollevando la gonna, mi mise le mani sulle natiche complimentandosi perché le trovava belle, sode e lisce.
A questo punto, anche l’altro signore si unì al palpeggio del mio culo bofonchiando parole di approvazione sulle mie grazie e sulla mia femminilità. Io ero imbarazzatissima, non sapevo cosa fare e stavo davanti a loro imbambolata, a occhi bassi mente venivo palpeggiata e perciò fui contenta quando Alberto mi disse di andare in cucina a prendere delle cose da offrire. Naturalmente uscii sculettando, sicura di avere tutti gli sguardi dei presenti sul mio posteriore.
Mentre stavo preparando il caffè, venne Alberto dicendomi che ero piaciuta e che, per rendere la cosa più intrigante, dovevo togliermi la gonna e indossare un grembiulino che sarebbe stato fissato solo con un fiocco posteriore, lasciandomi, in tal modo, completamente scoperto il sedere e, in quella guisa, avrei dovuto servire al tavolo.
A questo punto, devo confessare che, sebbene l’imbarazzo non fosse del tutto sparito, questa situazione cominciava ad intrigarmi perché l’idea di mostrarmi in modo così spinto, diciamo pure da troia, non mi dispiaceva, anzi mi eccitava. Con questi pensieri stavo per entrare nella sala dell'incontro, quando Alberto mi fermò dicendomi: “Aspetta cara, metti anche questo “ e così dicendo, mi porse un plug anale, non troppo grande ma comunque abbastanza spesso e con un gioiello rosa alla base.
“Non vorrai farmelo mettere?“ Protestai “già mi vergogno ad entrare a chiappe scoperte, ora dovrei anche essere tappata?” Si cara, fai la brava, vedrai che piacerà anche a te essere apprezzata e desiderata“.
Ancora una volta, nonostante fossi perplessa e davvero provassi un serio imbarazzo, accettai l'imposizione del mio mentore e così strinsi i denti, offrii le natiche e mi feci introdurre il plug nel buchino, soffocando un piccolo gemito prodotto dal dolore che un po’ provai. Quindi, cercando di essere disinvolta e di mascherare la vergogna che provavo, nel presentarmi conciata da troia, entrai nella stanza.
Naturalmente al mio apparire, in quella mise, i porcelloni sì animarono, manifestando il loro compiacimento che si accrebbe non poco quando si accorsero del plug che da parte mia cercavo di portare con una certa nonchalance.
Ovviamente il mio sedere fu l’ oggetto principale delle loro attenzioni, per cui ciascuno di essi non manco’ di manipolarlo, leccarlo e palparlo, non facendomi mancare un dito nel buchino che ad un certo punto sostituì il plug. Mentre cercavo di districarmi, in quel groviglio di mani e di bocche, Alberto, che ormai riconoscevo come mio padrone, mi disse: “cara credo che per finire l’opera a questi signori non possa mancare il conforto della tua bocca”, così dicendo, mi fece inginocchiare, ordinandomi di imboccare ciascuno dei presenti. Questi, nel frattempo, si erano seduti sulle loro poltroncine, con il cazzo penzoloni, aspettando che li imboccassi, cosa che feci, constatando con soddisfazione che loro membri - che data la loro non giovane età, non erano al massimo dell’espansione - nella mia bocca raggiungevano forme e consistenze ancora di tutto rispetto. E così li imboccai a turno, sempre stando in ginocchio, ad occhi bassi, perché non avevo il coraggio di guardarli in volto, succhiandoli con devozione fino a soddisfarli, cosa che fecero quasi all’unisonò, eiaculandomi in viso. Per questa mia prestazione ebbi molti apprezzamenti tanto che qualcuno andandosene, lasciò ad Alberto, affinché mi venisse dato, un regalo in danaro. Io ero indecisa, in verità, se accettarlo perché facendolo, in qualche modo, mi sembrava di assumere un ruolo di mercenaria, ma poi accettai fregandomene per quello che qualcuno poteva pensare.
Il giorno dopo ebbi una telefonata da Alberto il quale mi disse che i suoi amici lo avevano contattato dicendogli che erano rimasti piacevolmente sorpresi da me e dalle mie, diciamo, prestazioni e che sarebbero stati felici felici di rivedermi. Aggiunse anche che uno di essi (quello più anziano, che mi aveva messo il dito nel sedere) gli aveva anche detto che ero terribilmente stretta dietro e che, per essere una femmina completa, dovevo essere allargata di culo, perché altrimenti non avrei potuto essere montata senza uno sforzo notevole del maschio e dolori da parte mia e quindi aveva consigliato Alberto, di provvedere affinché con gradualità, ma con fermezza, venissi abituata a prendere calibri di un certo livello. In conclusione, mi disse di prepararmi ad un incontro successivo per portare a termine tale necessità.
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