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Parcheggiare bene l’auto, come è difficile per me. Per fortuna c’è chi mi aiuta!
di passivocaserta
27.07.2014 |
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"Era un Venerdì sera e per problemi sul lavoro avevo fatto tardissimo, molto più tardi del previsto..."
Era un Venerdì sera e per problemi sul lavoro avevo fatto tardissimo, molto più tardi del previsto. Ero preoccupato per la mia auto, il parcheggio privato che utilizzavo ogni giorno alle 22.00 chiudeva e avevo solo un quarto d’ora di tempo per raggiungerlo e prendere l’auto per tornare a casa.Trafelato arrivai al parcheggio, salutai il vigilante seduto nel suo piccolo ufficio e mi diressi verso l’auto. Mmm che brutta sorpresa! Questa cosa dopo una giornata dura di lavoro proprio non ci voleva. La mia auto si trovava stretta tra un pilastro e un’altra auto. Avevo paura, nel tirarla fuori, di urtare il pilastro o l’auto nuova di zecca parcheggiata accanto alla mia.
Per evitare ogni tipo di problema andai dal vigilante e gli chiesi il favore di spostare la mia auto fuori da quello spazio ristretto del parcheggio al fine di potermene andare.
Il tipo, un bel ragazzo virile, con aria scocciata lasciò la sua postazione e mi accompagnò nei pressi della mia auto.
Gli diedi le chiavi, salì nella mia auto e in un colpo solo riuscì a portare la mia vettura fuori da quell’angusto spazio. Che frana che sono con le auto.
Mentre il vigilante stava uscendo dall’auto la sua attenzione fu catturata da un borsone aperto poso sul lato posteriore della vettura. Dal borsone fuoriusciva della biancheria intima in pizzo e una parrucca bionda.
Appena sceso dall’auto il vigilante, facendolo apposta, si mise a guardare dal finestrino dell’auto il contenuto del borsone posto sui sedili posteriori.
Fui colto da un grosso imbarazzo e come è mio solito il mio viso avvampò di un rosso pompeano.
Il tipo mi lanciò uno sguardo ammiccante e arrapato; tuttavia non mi disse nulla e tornò alla sua postazione.
Misi in moto l’auto e lentamente mi recai verso l’uscita dove trovai , in piedi, il vigilante che mi fece segno di volermi dire qualcosa.
Abbassai il finestrino per sentire cosa avesse da dirmi.
“Sa, lei è un nostro cliente affezionato. Ha mai pensato di farsi un abbonamento mensile anziché pagare il parcheggio quotidianamente? Andrebbe a risparmiare molto. Se viene un attimo in ufficio le mostro i dettagli dell’offerta relativa all’abbonamento. Lasci l’auto pure lì in quello spazio, tanto a quest’ora non viene più nessuno. Per sicurezza però non lasci nulla nella vettura, lo porti con sé”, queste furono le brevi frasi che il vigilante mi comunicò allorquando stavo per uscire dal parcheggio.
Parcheggiai l’auto, presi il borsone e seguii il tipo nell’ufficio. Appena mi sedetti di fronte al vigilante, notai che mentre spiegava i dettagli dell’offerta, si passava la lingua tra le labbra.
Pensai che avesse le labbra secche.
“Sto per chiudere il parcheggio. Non ho nulla in programma per stasera. Vogliamo fare una cosa eccitante assieme?”, così all’improvviso introdusse l’argomento che con l’offerta dell’abbonamento non c’entrava nulla.
Imbarazzato e sorpreso dalla proposta gli risposi : “ Che cosa ha in mente di fare?”.
E lui di rimando : “ Innanzitutto dammi del tu. Volevo andare a bere qualcosa con te. Andiamo a farci una passeggiata a Napoli . Guido io la tua auto, perché ho capito che non ami guidare. Però tu dovrai travestirti per me. Lo puoi fare qui, nel bagno dell’ufficio”.
La proposta era davvero molto eccitante. Mi metteva in moto tutta l’area cerebrale deputata alle pulsioni sessuali e mi mandava alle alte temperature ogni singola cellula del corpo.
Senza indugiare oltre, presi il borsone e mi chiusi in bagno. Tempo un quarto d’ora , mi truccai e mi vestii.
Uscii con una minigonna rosa con paillettes argento , un body bianco in pizzo trasparente, autoreggenti bianche e un paio di decolletè argento con tacco a spillo 13 cm, guanti in pizzo bianco. Il tutto era completato da una parrucca bionda lunga, un trucco abbastanza evidente e una spruzzata di un profumo dolce alla vaniglia e muschio bianco.
Il vigilante era rimasto vestito con la sua uniforme. Appena mi vide uscire dal bagno notai che il suo pacco diventò enorme. Si accostò a me e mi slinguò un po’ l’orecchio. “Sei pronta per il viaggio?”, mi chiese.
Ed io abbozzando un sorriso ammaliante gli risposi che con lui sarei andata ovunque.
Salii in auto lato passeggero mentre lui prese il possesso del volante della mia auto.
Uscimmo dal parcheggio, per andare verso il casello autostradale Caserta Nord. Appena imboccata l’autostrada direzione Napoli, lui accese l’autoradio in sottofondo sintonizzandola su una stazione che trasmetteva musica leggera italiana.
Mentre guidava con fare sicuro, mi prese la mano e me la appoggiò sulla sua coscia.
Iniziai a grattargli con le mie unghie lunghe il suo interno coscia, spostando la mano piano piano verso la patta dei pantaloni.
Era durissimo. Un pesce di marmo. Allungai il viso verso di lui e senza farlo distrarre dalla guida, mentre con una mano gli tastavo il pesce, con la bocca iniziai a mordicchiargli orecchio.
Notavo che lui era eccitato al massimo. Percepivo che aveva voglia di girarsi per affondare la sua lingua nella mia. Il mio profumo mischiato all’odore del fondotinta lo avevano mandato ulteriormente in estasi. Gli dissi di prestare attenzione alla guida altrimenti era meglio fermarsi.
Mi disse che andava bene così, che era meglio proseguire per Napoli.
Trascorsero alcuni minuti. Avevo una voglia pazzesca anche perché la sua mano si era insinuata sulle mie gambe. Mi carezzava l’autoreggente e spingeva la sua mano nell’interno coscia.
Non resistevo più. Abbassai la testa sulla sua patta e iniziai a mordicchiargli il cazzo da sopra i pantaloni dell’uniforme mentre lui continuava a guidare.
Sentivo che gemeva e che guidava con difficoltà.
Sollevai la testa, aprii la cerniera del pantalone e tirai fuori il cazzo in tutto il suo fulgore.
Iniziai a segarlo con le mani guantate in pizzo bianco. Ma lui ora guidava con troppa difficoltà.
Capimmo entrambi che era necessario fermarsi per evitare qualche incidente.
Alla prima piazzola di sosta accostò l’auto. Si chiuse la lampo, scese dall’auto e venne presso il lato passeggero.
Io aprii lo sportello dell’auto, lui era all’impiedi .Così come mi trovavo seduta, gli aprii la patta del pantalone e iniziai a sfamarmi del suo pesce. Prima gli presi in bocca le palle che divorai fino quasi ad inghiottirle e poi iniziai a succhiarlo avidamente. Avevo voglia di dissetarmi di lui, della sua sborra.
Iniziai a spompinarlo con passione. Sentivo le sue mani rudi che spingevano la mia testa sempre più a fondo. Le sue dita mi perlustravano il bordo delle labbra. Mi alzò la testa e i baciò con passione infilandomi tutte la lingua dentro.
Mi fece alzare in piedi . Chiuse la portiera dell’auto e mi fece appoggiare ad essa. Iniziò a scoparmi il culo, prima con dolcezza e poi con forza.
Vedevo le auto che sfrecciavano mentre lui, fottendomi il culo, mi faceva visitare il paradiso. Muoveva il suo pesce a ritmo regolare e perlustrava ogni centimetro del mio ano. Tanto spingeva quasi da farci entrare anche le palle dentro. Le sue mani sul mio petto che mi strizzavano capezzoli, la sua lingua nella mia e il suo cazzo a sfondarmi il culo.
Vidi passare un camion che rallentò in prossimità della nostra auto per poi proseguire.
Ero eccitatissima e lui un gran toro da monta. Stava quasi per venire, lo avvertivo dai gemiti che si facevano sempre più insistenti e pesanti.
Mi fece girare e abbassare. Dopo aver sbattuto il suo cazzo lungo il mio viso, rimise la banana in bocca e ripresi a succhiarla. Dopo pochi colpi mi inondò la bocca della sua sborra calda.
Dal basso mi gustavo lo spettacolo della sua espressione di godimento mentre continuavo a succhiarlo fino all’ultima goccia. Il suo cazzo uscì pulito dalla mia bocca.
Ripassai il rossetto e risalii in auto dopo essermi data un’aggiustata ai vestiti.
Lui riprese la guida alla volta di Napoli. Mi disse che voleva portarmi a fare una passeggiata sul lungomare e che quello che avevamo appena concluso era solo un assaggio della notte che ci attendeva.
Pensai che in fondo non era poi una così grande sciagura non saper parcheggiare bene l’auto se questo dava la possibilità di conoscere persone come il mio parcheggiatore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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