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Nipotina Sissy parte 1 - gli zoccoletti della zia -


di Battipanni
31.03.2020    |    19.789    |    32 8.9
"Naturalmente non ho osato muovere neanche un muscolo! Lei si allontanò di un paio di passi e aggiunse:" ah, ho fatto proprio un bel lavoretto, hai il..."
La mia nuova vita da sissy è iniziata una sera d'inizio estate. A quel tempo ero un ragazzino molto giovane, carino, minuto e già un po' efemminato, vivevo con mia zia Carla da qualche settimana in quanto era la mia unica parente rimasta e lei si sarebbe presa cura di me. Mia zia è una bella quarantenne, alta ed elegante, molto rigida nell'educazione, nell'ordine e nella pulizia, ma anche se spesso mi tratta con severità punendomi per le mie mancanze, sa essere amorevole ed affettuosa. E' una donna ligia alle regole e risoluta.
Quella sera mia zia era uscita con una sua amica ed io ero rimasto solo a casa. Dal piano di sopra sono uscito dalla mia stanza per andare di sotto in salotto a guardare la tv, passato davanti alla stanza di mia zia il mio sguardo fu letteralmente rapito dalla visione di un paio di zoccoletti posati ordinatamente in terra vicino al comò. Erano un paio di zoccoletti bianchi in pelle con la suola in legno e sulla sommità c'era applicata una fibietta argentata, avevano un po' di tacco, ma non erano tacchi molto alti. Erano davvero molto carini ed io non ho resistito alla tentazione di indossarli. Sono entrato già tremante ed eccitato in camera, mi sono fermato per un attimo davanti a quelle calzature che avevano spesso fatto capolino nelle mie fantasie, e lentamente infilai il piede destro. La sensazione dell'arco di pelle che stringeva leggermente l'attaccatura delle dita del mio piede fu un qualcosa di eccitante e di umiliante allo stesso tempo che provocò in me una forte erezione. Col cuore che batteva mi alzai sullo zoccoletto e infilai anche il piede sinistro. Stare in piedi sui tacchi, sentire i muscoli dei polpacci che tiravano leggermente ed il culetto che spingeva automaticamente in fuori provocò in me una specie di ubriacatura, una vertigine, che aumentò d'intensità quando mossi i primi passi verso lo specchio, ed il ticchettio grave dei tacchi sul parquet e lo schiocco della suola in legno sotto la pianta dei piedi, non fecero che aumentare quelle sconvolgenti sensazioni. Arrivato davanti allo specchio non riuscivo a staccare gli occhi dalle dita dei miei piedi che sbucavano dalla pelle bianca di quegli zoccoletti, e quasi senza accorgermene, la mia mano andò ad accarezzarmi e bastarono davvero due carezze per farmi esplodere in un orgasmo mai provato prima, sporcai tutte le mutande ma in quel momento non me ne importava per niente.
Rimisi gli zoccoletti al loro posto e le mutande nel cesto della biancheria sporca, e dopo essermi lavato e cambiato me ne andai direttamente a letto, la voglia di guardare la tv mi era completamente scomparsa. Dormii come un angioletto.
La mattina dopo la porta della mia stanza si aprì bruscamente, era mia zia già vestita di tutto punto, accese la luce e con un tono di voce che non presagiva nulla di buono mi disse:"datti una sciacquata e vieni immediatamente in salotto che io e te dobbiamo fare un bel discorsetto!", e quando diceva "bel discorsetto" significavano guai!
Mi lavai velocemente faccia e denti e scesi in salotto, la zia Carla mi aspettava seduta sulla poltrona, con le gambe accavallate e agitando nervosamente sul pavimento il piede d'appoggio fasciato da bellissimi sandali neri dove spuntavano le sue unghie perfettamente smaltate di rosso. Il mio sguardo cadde subito sul tavolino basso dove mia zia aveva adagiato ordinatamente i famosi zoccoletti della sera prima, e vicino le mie mutande stropicciate dove ero venuto copiosamente. Il mio sguardo si abbassò velocemente, sentii le mie guance diventare incandescenti e avvertivo lo sguardo di mia zia che mi fissava ma non diceva una parola e continuava ad agitare il suo piede. Io mi sentii svenire e rimasi in quella posizione, in piedi e con lo sguardo basso, per un tempo che a me sembrò infinito. Probabilmente non avevo riposizionato gli zoccoletti nella stessa posizione e lei se ne era accorta. Ad un certo punto, con tono inquisitorio disse:"Andrea(Andrea è appunto il mio nome), ieri sera hai indossato i miei zoccoletti?"
Ed io senza nessuna convinzione:"no zia Carla".
Lei scattò in piedi come una pantera e mi assestò due ceffoni, uno di palmo sulla guancia sinistra e uno di dorso sulla guancia destra che mi fecero fischiare le orecchie.
Prese un respiro e con tono quasi spazientito:"ti ripeto la domanda, ieri sera hai indossato i miei zoccoletti?"
Ed io con ancor meno convinzione:"no zia Carla".
Quasi non finii la risposta che mi appioppò altri due forti ceffoni che per poco non mi fecero perdere l'equilibrio. Avevo gli occhi gonfi di lacrime, e mentre la prima scendeva sulla mia guancia arrossata un po' per la vergogna e molto per le sberle la zia Carla, questa volta alzando la voce, mi ripetè:"ieri sera hai indossato i miei zoccoletti?"
Mentre ormai le lacrime scendevano copiose sulle mie guance io annuii senza alzare il mio sguardo neanche di un millimetro per la paura d'incrociare il suo.
"Bene" disse lei, andando a prendere le mie mutande con due dita e agitandomele davanti al viso, "e dopo cos'hai fatto?"
Singhiozzando per l'umiliazione riuscii solo a balbettare:"ti prego zia, non farmelo dire, mi vergogno troppo!"
Mia zia buttò le mutande sul pavimento, scosse la testa senza togliermi lo sguardo di dosso e disse in tono tra il severo e lo schifato:"te lo dico io cosa hai fatto, hai indossato i miei zoccoletti, ti sei eccitato perchè so che intimamente sei una femminuccia, e ti sei fatto una sega!"
Io a quel punto cominciai a piangere umiliato e imbarazzato come mai sono stato in vita mia, e continuò:"sono proprio delusa dal tuo comportamento, non riesci a tenere a freno i più bassi istinti, sono solo le puttanelle da strada che si comportano come te, le puttanelle e i morti di seghe. Ma non ti preoccupare, per quello che hai fatto avrai la tua punizione. Adesso spogliati completamente e senza fiatare!"
Io ubbidii piangente, tremante ed impaurito per quello che sarebbe stata la mia punizione, mi spogliai e con una mano coprii il mio giovane pene coronato da una peluria morbida e rada. Mia zia con tono sarcastico:"togli subito quella mano dal tuo uccellino, non mi dire che adesso ti vergogni? Ieri però non ti vergognavi ad indossare i miei zoccoletti e a masturbarti! Forza Andrea, sai cosa succede adesso, vai a prendere una sedia e posizionala in mezzo al salotto!"
Io sapevo cosa sarebbe successo, mi avrebbe fatto distendere di traverso sulle sue gambe a pancia in giù, con le mani che toccano il pavimento ed i piedi che sfiorano terra, e in quella umiliante posizione mi avrebbe fatto il culetto rosso a suon di sculacciate.
Ubbidii e posizionai la sedia come mi disse, lei prese gli zoccoletti incriminati e li posizionò in terra alla destra della sedia, si sedette, mi prese per un braccio e con un forte strattone mi fece sdraiare sulle sue gambe, così da ritrovarmi col fondo schiena completamente esposto e il mio viso a pochi centimetri da quelle calzature che sono state la scintilla per quello che mi sarebbe successo in futuro.
Il primo sculaccione arrivò forte e preciso sulla chiappa destra, io emisi un piccolo gridolino, ma a quello ne seguirono altri, altri ed altri ancora. Le sculacciate fioccavano forti e precise sul mio culetto che ormai doveva essere bello rosso, e riempivano la stanza del loro suono inconfondibile. Dopo dieci minuti che mia zia mi sculacciava con forza ma in silenzio, io piangevo e frignavo ma non osavo tentare di divincolarmi per paura che la mia punizione diventasse molto più severa. Ad un certo punto non ce la feci più e comincia ad implorare mia zia:" ahi, ti supplico zia"...SCIAF...SCIAF..."ti supplico, ti scongiuro, basta, mi brucia da morire"...SCIAF...SCIAF...e lei:"dico io quando avrai ricevuto abbastanza sculacciate e non tu, capito? Quello che hai fatto è molto grave e meriti una punizione che ricorderai per un bel po'! Se ti piace comportarti da sgualdrina allora verrai trattata come tale! D'ora in poi le regole in questa casa cambieranno radicalmente!"...SCIAF...SCIAF..."ti supplico zia, ti chiedo perdono, perdono!"
Ad un tratto, dopo centinaia di sonore sculacciate si fermò, e con tono cupo mi disse:"vedi Andrea, queste sono le conseguenze per il tuo comportamento, ma queste sono solo le prime, la tua vita, d'ora in poi avrà un bel cambiamento!". Io non capivo quello che volesse dire, ma immaginavo che non sarebbe stato nulla di buono. Poi aggiunse:"adesso passami uno degli zoccoletti che hai sotto il naso, sbrigati!". Ho capito subito quello che voleva dire e provai ad implorare perdono, a promettere che mi sarei comportato bene e che non avrei più toccato le sue cose. Per tutta risposta mi ha tirato un sonoro ceffone sulla nuca e con tono che non ammetteva replica disse:"non farmelo ripetere un'altra volta altrimenti vado a prendere la cinghia e ti prometto che te ne darò tante che non potrai sederti per una settimana!". Io, ormai senza un briciolo di dignità con gli occhi bordeaux per le tante lacrime versate, presi tremante lo zoccoletto di legno e glielo porsi. Lei lo impugno con mano ferma e cominciò a sculacciarmi.
Se la sera prima quelle calzature erano state così dolci con i miei sensi, adesso presentavano il conto con gli interessi. Non ero mai stato sculacciato con lo zoccolo di legno e il dolore che provocavano era insopportabile. Io piangevo farfugliando scuse ma erano completamente ignorate dalla zia, concentrata solamente a colpirmi con forza e precisione. Ormai non avevo quasi più forze per il troppo piangere e dopo una cinquantina di colpi la zia si fermò. Con la mano libera mi sollevò la caviglia e disse:"adesso la mia piccola sgualdrinella fa vedere alla sua zietta come le stanno questi belli zoccoletti!" e così dicendo m'infilò con forza nel piede che teneva sollevato lo zoccoletto che fino a pochi istanti prima aveva usato per sculacciarmi. Io piansi ancora più forte ma non avevo più le forze per protestare, e quando mi disse di passargli anche l'altro zoccolo, glielo porsi dicendo semplicemente :"sì zietta!"
Riprese a sculacciarmi con la stessa forza e decisione, senza preamboli e incurante del mio pianto. La posizione in cui mia zia mi stava punendo mi offriva la visuale dei suoi bellissimi piedi fasciati dagli splendidi sandali neri che indossava quel giorno, e sul mio piede costretto ad indossare forzatamente lo zoccoletto, piede che ormai senza forze convergeva un pò verso l'interno. Nonostante la situazione, quella visione provocava in me un'eccitazione, eccitazione che purtroppo non sfuggì al tatto delle cosce di mia zia, e lei:"brava la mia sgualdrinella, col mio zoccoletto al piede ti stai di nuovo eccitando, eh? Il lavoro che dovrò fare con te sarà molto lungo, farti il sedere viola è davvero troppo poco!". Così dicendo mi assesto gli ultimi colpi davvero forti e dolorosi, mi infilò di forza anche l'altro zoccoletto e mi ordinò di alzarmi. Singhiozzante e con il viso ormai trasformato dal pianto ubbidii non senza fatica. Le gambe erano molli, tremanti e incerte sopra i tacchi. Mia zia si alzò, mi prese forte per un'orecchio e mi trascinò verso l'angolo della stanza dicendo in tono divertito:"ma guarda la mia sgualdrinella come sgambetta sui tacchi", poi cambiando improvvisamente tono:"ora starai qui in castigo nell'angolo, faccia al muro e mani incrociate sopra la testa, piedi uniti e ben dritto sui tacchi, anzi, dritta sui tacchi, perchè visto che vuoi fare la femminuccia allora mi rivolgerò a te di conseguenza...e vedi di non muoverti neanche di un millimetro, altrimenti riprenderemo il discorsetto daccapo!". Naturalmente non ho osato muovere neanche un muscolo!
Lei si allontanò di un paio di passi e aggiunse:" ah, ho fatto proprio un bel lavoretto, hai il culetto rosso fuoco con qualche bel livido violaceo, credo che per qualche giorno sederti sarà un po' difficile!" e andandosene aggiunse:"adesso rimani in castigo senza muoverti che tra un po' tornerò per illustrarti quello che sarà il tuo futuro!". Ormai ero completamente rassegnato e balbettai:"sì zietta, come vuoi tu!".
Tornò dopo circa un'oretta che ormai avevo smesso di piangere, si accomodò sulla poltrona e mi ordinò di mettermi in piedi di fronte a lei. Mentre la raggiungevo osservava con un sorrisetto la mia camminata incerta sui suoi tacchi e disse:"ci sarà molto lavoro da fare!", e continuò:"quello che è successo oggi è stato davvero irrispettoso e offensivo nei miei confronti, ma mi ha fatto capire quello che già sospettavo, cioè che tu, mio caro Andrea, sei intimamente una femminuccia! Potrei contrastare con le maniere forti questa tua pulsione ma credo che sarebbe tutto inutile perchè prima o poi la tua vera natura verrebbe a galla, quindi ho deciso che d'ora in poi la tua vita si svolgerà al femminile e non più al maschile, indosserai abiti femminili, t'insegnerò a muoverti e a comportarti come una femmina, a pensare come una femmina. Sarò molto severa con te, come i miei genitori lo sono stati con me, una rigida disciplina corporale è alla base di una corretta educazione, ed io ho tutta l'intenzione d'impartirtela. Dovrai rispettare le regole di questa casa che d'ora in poi saranno molto più stringenti, mi rivolgerò a te al femminile e anche tu dovrai farlo. Ad ogni minima mancanza verrai punita severamente! Hai qualche domanda?".
Naturalmente le emozioni che vorticavano in tutto il mio corpo non le avevo mai provate, ma in cuor mio sapevo che mia zia aveva assolutamente ragione. Mi limitai a scuotere la testa con lo sguardo basso.
Mia zia continuò:"Molto bene! rimarrai nuda per il resto della mattinata vestita solo con gli zoccoletti che ieri hai usato per masturbarti e oggi ho usato io per sculacciarti, andrai in camera tua e infilerai tutti i tuoi vestiti nei sacchi della spazzatura, d'ora in poi non ti serviranno più, terrai fuori solo un paio di jeans, una maglietta e un paio di scarpe, che indosserai oggi pomeriggio per andare al centro commerciale a fare compere, dopodichè butteremo anche quelli. Quando avrai finito verrai giù ad aiutarmi a riordinare la casa e a preparare il pranzo. Tutto chiaro?"
Avevo il culetto viola e dolorante, gli occhi gonfi e senza più lacrime, la dignità e l'orgoglio sotto le scarpe, anzi sotto i tacchi.
Ma in fondo ero davvero felice.
"Sì zietta!"

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