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a cena con l'amica


di jessyka
05.05.2016    |    4.202    |    1 9.5
"Mentre cerco nella borsetta le chiavi di casa, trovo arrotolate cinque banconote da cento euro, rimango sorpresa, poi capisco che puttane sembravamo e come..."
Quel sabato sera, era il terzo consecutivo che vedevo annullato all’ultimo momento la cena fuori con mio marito, sempre trattenuto per impegni di lavoro, ormai mi ero cambiata, truccata per bene e non volevo disdire ancora una volta la prenotazione al ristorante. Fu così che telefonai alla mia amica Luisa che in pochi minuti accettò l’invito, il taxi passò prima da lei e poi da me ed insieme giungemmo presso il locale. Mi ero vestita forse troppo appariscente per una serata tra amiche, avevo un tubino rosso, calze rosse, ovviamente non collant, scarpe manco a dirlo rosse con tacco altissimo, un foulard e qualche accessorio inevitabile. Devo dire che anche la mia amica, benché non le avessi detto nulla, sembrava uscita da un locale notturno; mentre mangiavamo, ridevamo del fatto che sembravamo due puttane in pausa cena. Nel ristorante c’erano molte coppie, ma anche qualche uomo solitario e devo ammettere che ci sentivamo osservate, poi sarà colpa del vino a cui non siamo abituate, ma ammetto che abbiamo contribuito ad attirare l’attenzione, facendo salire la gonna in modo esagerato e lanciando sguardi di sfida da ogni parte, anche verso gli uomini accompagnati, perché è ancor più divertente vedere che poi qualcuno si ritrova a discutere con la propria compagna; anzi una ci ha apostrofato come “quelle troie” ma noi ci siamo fatte una risata. Arriva l’ora di uscire, ma mentre siamo quasi sulla porta, un signore molto elegante dai modi raffinati, ci chiede se volessimo un passaggio; io e Luisa ci scambiamo uno sguardo, ma prima ancora che dessimo una risposta si avvicina un secondo tizio, sempre ben vestito e gentilissimo, capiamo che sono insieme, penso perché no, risparmiamo il taxi e così anticipo la risposta senza consultare Luisa, che però mi sembra davvero ubriaca, perché continua a ridere di nulla ed è persino malferma sulle gambe. Come siamo fuori, una grossa berlina scura si ferma, esce l’autista e apre lo sportello posteriore, saliamo tutti e quattro e prima di partire il conducente chiede: “Alla villa, eccellenza?” Lui annuisce e l’auto parte, penso chissà chi è costui, ma dopotutto sono curiosa della sorpresa e non domando nemmeno dove stiamo andando, infatti da li a poco è proprio lui e dice di chiamarsi Aldo, a dirmi che vogliono mostraci le bellezze della città, ci credono turiste? Io ci abito da anni, ma lascio stare. Brindiamo anche in auto, Luisa ormai è andata completa, io solo un po’ euforica, o almeno così mi ricordo. Una mezz’ora e l’auto entra nel parco di una grande casa antica, ma molto curata, attorno un giardino ordinato ricco di fiori, il tutto ben illuminato da innumerevoli lampioni. Scendiamo ed entriamo, una villa da sogno, una scala di marmo che va al piano di sopra, arriviamo in un enorme salone, dove quadri e mobili di pregio riempiono ogni lato, tappeti ovunque, divani, poltrone … ma che facciamo qui, gli domando. Lui mi fa sedere e poi si accomoda accanto a me, mettendosi a parlare del più e del meno, come ci conoscessimo da tempo, sto al gioco, anche se non so perché non mi presento con il mio vero nome e dico di chiamarmi Chiara. Mi versa ancora da bere, è simpatico, poi vedo Luisa che abbracciata con l’amico va nella sala accanto, sempre con l’inseparabile bicchiere in mano. Ad un tratto sento la mano di lui sulla gamba, sale lentamente, subito penso di divincolarmi, ma non faccio in tempo a pensarlo seriamente, che la sua lingua è intrecciata alla mia e mi sdraio con lui sopra che continua a baciarmi e ad accarezzarmi. Il vestito è già a terra, rimango con le calze autoreggenti, un perizoma rosso, il reggiseno non lo avevo nemmeno indossato; mi fa alzare restando lui seduto sul divano, mi osserva, mi fa molti complimenti, mi invita a camminare per la stanza, io lo accontento e mentre vago per il salone, lui si spoglia nudo. Fingo di non vederlo, mi dice di appoggiarmi al mobile e di restare in piedi allargando le gambe, la sua voce diventa autoritaria, ora sono veri e propri ordini che mi impartisce, ha il cazzo eretto ed ogni tanto si tocca, la cosa mi eccita. Si avvicina e mi indica di inginocchiarmi, come mi abbasso, mi fa indossare un collare, forse non sa che sono abituata … con la catena mi conduce facendomi procedere a carponi sino dalla porta finestra, poi mi presenta il suo membro, senza dire nulla lo prendo in bocca ed inizio un pompino da vera troia, lecco bene l’asta, indugio attorno alla cappella, lo faccio sparire tutto in bocca, poi anche le palle, sento che gli piace. Ogni tanto mi prende per i capelli e mi schiaccia verso il suo cazzo, con le mani mi tocca i seni, il sedere, non ha bisogno di forzarmi con la catena, sono molto brava a fare i pompini; sente che sono molto bagnata e mi chiede: “lo vuoi il cazzo, lo vuoi nella fica come si deve?” faccio cenno di si con la testa, mi gira di forza mettendomi a novanta, uno schiaffo su una natica, come a ribadire che sono la sua schiava e con un colpo deciso mi penetra iniziando a fottermi. Alterna colpi violenti, ad altri leggeri, ha una grande resistenza, mugolo come una troia, godo davvero moltissimo. Ad un certo punto vedo che il suo amico entra nel salone, penso a Luisa, ma è proprio lui che rivolgendosi all’amico, che comunque non smette di sbattermi, dice: “era troppo ubriaca, si è addormentata” Aldo senza consultarmi lo invita a partecipare, io troppo presa dagli orgasmi, non faccio in tempo a pensare che cosa stia succedendo, che mi ritrovo un cazzo anche in bocca. Poco dopo si danno il cambio, ora è l’altro che mi scopa, il suo cazzo è ancor più grosso. Aldo poi si siede sul divano e mi fa andare sopra di lui, lo sento sino in fondo mentre mi sta succhiando i capezzoli e martoriando i seni. Non so se non ci avevo pensato, o se invece lo stavo aspettando, ma mentre uno mi scopa, sento l’altro che ha puntato il cazzo sul mio buchino, lo bagna con i miei umori, lo stuzzica con il dito, sino a quando non sento un allargamento deciso, quasi uno sfondamento, mi sembra debba spaccarmi, uscire dalla gola. Prende a stantuffare con regolarità, arriva sino in fondo, sento le sue palle che sbattono, Aldo attende senza toglierlo, che l’amico sia entrato tutto e poi anche lui inizia ritmato, non so per quanto mi abbiano sbattuta, ad un certo punto li sento uscire, mi fanno sedere sul divano, solo pochi secondi e fiotti di caldo sperma mi coprono il viso, mi scendono sul corpo, si fanno ripulire dalla mia lingua i cazzi ormai esausti, anch’io sono distrutta, in tutti i sensi. Aldo riprende il tono di voce dolce e gentile che aveva in precedenza e mi accompagna in bagno dove posso fare una bella doccia, l’amico mi porta i miei vestiti e mi manda un bacio. Più tardi mentre mi sono appena ricomposta e resa presentabile, rivedo Luisa che si scusa per essersi addormentata, ha perso la cognizione del tempo, pensa che abbiamo atteso il suo risveglio chiacchierando in salotto per tre ore. Aldo chiama l’autista, poi mi dice: “se non vi dispiace, vi accompagnerà lui a casa, io mi devo alzare tra poche ore, mi scuserete” Nessun problema, basta avere il passaggio, ci salutiamo come se niente fosse e andiamo. Una volta arrivate a casa, ma già prima in auto, capisco che Luisa non si è accorta di ciò che ho fatto, ma penserò domani se è il caso di informarla. Mentre cerco nella borsetta le chiavi di casa, trovo arrotolate cinque banconote da cento euro, rimango sorpresa, poi capisco che puttane sembravamo e come puttana io sono stata pagata, rido, imbarazzata, ma divertita. Fortuna, o destino, dopo nemmeno dieci minuti che sono rincasata, arriva mio marito, ha avuto un importante appuntamento di lavoro dice, anzi l’indomani si sarebbe incontrato con il capo per la firma definitiva sull’accordo tra due grandi aziende. Soldi in più per lui, soldi ed abiti per me, pensavo. E’ tutto eccitato e mentre mi spoglio per andare a letto, si avvicina e mi fa sentire che ha il cazzo duro. Lo guardo con l’espressione triste: “ho un mal di testa incredibile, ti prego scusami, domani” In realtà qualcosa di arrossato che mi fa male c’è, ma non è la testa. Il pomeriggio del giorno seguente, mi sto preparando per uscire, voglio andare a vedere se Luisa ricorda di aver visto o sentito qualcosa, ma mentre saluto mio marito, lui mi prega di accompagnarlo, è il grande giorno, mi spiega che tutti questi personaggi sono sempre accompagnati da belle donne, alcuni utilizzano persino delle escort solo per fare scena. Anzi vestiti meglio che puoi, io posso fare bella figura senza noleggiare una troia e poi, è cosa di mezz’ora, una prassi, vedrai. Non posso rifiutare, mi cambio un’altra volta; quando mi vede mi fa i complimenti ed allunga le mani sotto al vestitino, con uno schiaffetto simbolico lo calmo e partiamo verso un Hotel dove c’è una sala a noi riservata. Entriamo, c’è un tavolo di cristallo enorme, circondato da un’infinità di sedie, poi quattro coppie di signori che rappresentano le due ditte ed un anziano notaio con accanto una segretaria. Dopo i convenevoli ci annunciano che il grande capo è in ritardo ma che sta arrivando, passa ancora una buona mezz’ora, prima che i signori si alzino in piedi per salutare in maniera quasi servile il boss, tra una stretta di mano e l’altra, arriva anche davanti a me, allungo la mano, sollevo lo sguardo e resto inebetita, è Aldo. Lui mi fissa per un attimo, poi mi sorride e dice: “piacere” penso, certo che te ne ho dato di piacere … Poi è il momento delle firme e via ancora con i saluti, il capo ha sempre poco tempo, ma quando saluta mio marito gli dice: “lo sa che lei ha proprio una bella moglie?” Lui imbarazzato sorride e ringrazia, io arrossisco proprio come il mio buchino, quando tutti si avviano agli ascensori e ci si saluta, Aldo stringendomi la mano, mi consegna un biglietto da visita, che faccio sparire nel decolté senza farmene accorgere. Solo più tardi riuscirò a leggere cosa ha scritto sul retro: “domenica Hotel Crystal, Suite 1, ti voglio” ... e ora?
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