tradimenti
Una pausa...ben poco casta
di SebiBello
28.08.2017 |
20.180 |
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"Invece di mettermi l’animo in pace e di tentare di migliorare io peggiorai ulteriormente: ormai vivevo per scoprire cosa lei facesse/con chi stesse..."
Premetto che non vado fiero di quanto sto per raccontare ma penso che la mia storia possa essere di esempio per altri che si siano trovati nella stessa situazione. Tutto iniziò qualche anno fa, al termine di una lunga relazione con una magnifica ragazza, Elena. Le volevo molto bene ma dopo molto tempo passato insieme la magia era finita e ormai notavamo reciprocamente solo i difetti dell’altro, piuttosto che i pregi. In aggiunta una sera Elena lasciò la sua password sul app facebook del mio cellulare permettendomi di avere accesso incondizionato a tutte le sue chat. Così scoprì di un certo Giacomo, un suo compaesano di cui non sapevo nulla e che invece pareva provarci insistentemente con lei.Da quel momento persi completamente la testa, diventai un vero stalker leggendole sempre i messaggi e diventando letteralmente paranoico. Ovviamente questo portò la situazione all’esasperazione e ben presto lei mi chiese una pausa. Invece di mettermi l’animo in pace e di tentare di migliorare io peggiorai ulteriormente: ormai vivevo per scoprire cosa lei facesse/con chi stesse. Bramavo di trovare quelle prove di un tradimento che mi avrebbe fatto passare dalla parte del giusto e che, ora me ne rendo conto, non era in realtà mai esistito. Una sera mentre controllando la sua posta in arrivo notai un messaggio in arrivo da Giacomo:
“Ehi, ti ho vista al Florida, eri bellissima…dove sei ora?”
Da quel momento aggiornai l’applicazione ogni trenta secondi finchè Elena rispose:
“Ahah mma non è verl. Ora siamo al Vida L’coa, vienni ar offrici da bre?”
Essendo Elena una ragazza molto colta capii subito da tutti quegli errori che era alticcia se non decisamente ubriaca. Era un sabato sera ed ero con dei miei amici a sessanta chilometri circa dal locale in questione ma mi inventai una scusa e mi precipitai lì in macchina. Non so cosa avessi in mente di fare, ero arrabbiato, preoccupato e nervosissimo allo stesso tempo: volevo assolutamente quello che stava accadendo con i miei occhi. Giunsi al locale in meno di 50 minuti ma di lei non c’era traccia. Scorsi le sue amiche, visivamente sbronze, che si divertivano con tre o quattro ragazzi ma per fortuna non mi videro. Stavo quindi per tornarmene a casa quando mi venne in mente di andare a controllare nel posto in cui ci appartavamo in macchina, poco lontano da quel locale. Senza quasi accorgermene imboccai la stradina di campagna che portava lì e ben presto scorsi una macchina, nel posto esatto dove ci fermavamo io e lei di solito. Passai oltre parcheggiai abbastanza lontano affinchè non mi vedessero: non so come spiegarlo ma ero certo che fossero loro, sebbene non conoscessi la macchina del tipo.
Mi avvicinai e notai che due figure erano avvighiate sul cofano della macchina. Dovete sapere che lì vicino sta una grossa fabbrica che lavora anche la notte così che, nonostante fosse buio pesto, riuscivo a vedere abbastanza distintamente. Non riuscivo tuttavia a capire se fosse lei o meno così mi avvicinai a meno di cinque metri e mi nascosi dietro un albero. In realtà i due erano molto indaffarati e non sembravano badare a ciò che li circondava: le mutande di lei erano abbandonata per terra ai loro piedi e mentre limonavano selvaggiamente lui le infilava due dita nella vagina. Sentivo i loro gemiti sommessi e poco dopo, quando lui iniziò a baciarle il collo continuando il suo lavoro di mano, la scorsi in viso: era Elena, con i sui capelli a caschetto tutti sudati e i grandi occhi chiusi per il piacere Riuscivo quasi a scorgere il rossore che le colora le gote appena la situazione inizia a surriscaldarsi. Volevo andare lì e separarli, prendermela con qualcuno ma invece qualcosa mi paralizzava. Senza accorgermene mi trovai con il cazzo duro in mano, era di marmo! Intanto il ragazzo aveva tolto il vestito ad Elena lasciandola con il solo reggiseno a sostenerle i seni, piccoli ma estremamente sodi. Le leccava la figa con foga e lei sembrava godere parecchio, gemendo senza paura di essere sentita. Lei sembrava ormai sul punto di venire ma il ragazzo voleva di più così estrasse un preservativo dal portafoglio, lo infilò velocemente e iniziò e penetrarla mentre lei lo cingeva forte con le gambe. Ovviamente la mia visuale era limitata dal buio ma dopo tutte le volte in cui avevamo fatto l’amore riuscivo a vedere tutto come fosse alla luce pomeriggio: vedevo i piccoli peli che le contornano la vagina bagnati di umori, vedevo le sue labbra avvolgere il cazzo di quello sconosciuto come fossero dita bramose, vedevo le sue tette, ormai sfuggite alla morsa del reggiseno, muoversi su e giù a ritmo del respiro e dei colpi ricevuti. Lei pareva godere parecchio, inarcando la schiena e ficcando le unghie nella schiena di Giacomo (o almeno immaginavo fosse lui). Poi però i colpi di lui si fecero meno forti e ben presto fu costretto a fermarsi. A quanto pare anche lui non era proprio sobrio e il suo soldato aveva deciso di ritirarsi dalle armi. Elena tuttavia era infoiata come solo lei sa essere e non si perse d’animo: sfilò il preservativo e iniziò a fargli uno dei suo proverbiali pompini. Sentivo quasi la sua bocca sulla cappella, con la lingua che ne esplorava il perimetro e la sua gola che succhiava, mente con le mani mi massaggiava i testicoli. Ben presto il ragazzo fu di nuovo pronto ma, a quanto pareva, aveva finito i preservativi. Pensavo che Elena, che aveva sempre avuto una paura folle di rimanere incinta, si fermasse lì ma invece mi sorprese di nuovo. Si mise a novanta appoggiata alla macchina e si lubrificò con la saliva il buco proibito e allargandosi le chiappe. Ricordavo come lei amasse il sesso anale ma mai avrei pensato che si spingesse a tanto. Non appena lui le fu dentro venni come non mi capitava da tempo, più e più volte, con un godimento incredibile. Giacomo intanto continuava a stantufarla, non pareva troppo dotato ma a quanto pare ci sapeva fare dato che lei urlava di piacere invitandolo a spingere “sempre più in fondo”. Anche in questo caso mi sentivo letteralmente al posto di Giacomo, con le mani a stringere le spalle di Elena, spingendomela vicino, in modo che lei fosse il più vicino a me, mentre i testicoli sbattevano sulla sua vagina da cui volavano schizzi di piacere. Non passò molto tuttavia che il ragazzo venne, uscendo appena in tempo e inondando la schiena e i capelli castani di Elena di sborra.
In quel momento mi sembrò che lei mi avesse visto e che mi fissasse così me ne andai affannosamente tentando di fare meno rumore possibile. Mi vergognavo per quello che avevo fatto ma avevo le palle vuote come non mai e il fortissimo dubbio che lei mi avesse visto e godesse di ciò mi faceva letteralmente impazzire. Avevo già il cazzo duro un' altra volta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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