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Non si parla con la bocca piena


di renko
04.09.2024    |    13.651    |    25 9.8
"All'uscita dal bar ho la piacevole sorpresa di trovare Giuliana che mi aspetta..."
Finalmente, dopo anni di treni presi al volo ad orari assassini, mi hanno trasferito in una filiale vicina a casa. Una ventina di minuti di auto e sono seduto nel mio comodo ufficio.
L'abitudine alle alzatacce alle 5 di mattina però é difficile da perdere da un giorno all'altro. Così, considerata l'impossibilità di poltrire a letto oltre una certa ora, ho deciso di uscire di casa comunque molto presto e di fermarmi per un caffé e una scorsa ai giornali in un bar poco distante da casa.
La proprietaria si chiama Mara, un nome che mi piace molto, inoltre é molto simpatica, ci sa fare con i clienti, mi ha presto preso in simpatia e conserva per me le brioches migliori, almeno così mi garantisce ogni mattina. Chissà se lo fa con tutti...
Davanti al bar c'é un piccolo parcheggio per i clienti e la fermata del bus che porta in città. Ogni mattina, quando parcheggio l'auto vedo sempre le stesse persone in attesa dell'arrivo del bus. Saluto sempre tutti con affetto e compassione per loro, memore dei miei anni da pendolare, al freddo o sotto il sole torrido, sempre con la speranza che il mezzo che mi deve portare al lavoro non ritardi e con la paura che non passi proprio.
Non conosco personalmente nessuno di loro, ma quel rapido scambio con cui ci auguriamo una buona giornata a vicenda, prima che io mi infili nel bar, é diventata una piacevole consuetudine. In particolare ho notato che interrompe per un istante l'espressione triste di una signora che avrà circa la mia età. Il sorriso che si apre sul suo bel volto nell'augurarmi il buongiorno ne mette in evidenza la bellezza dei lineamenti, peccato si spenga subito quando torna ad abassare gli occhi, nonostante io ultimamente mi soffermi qualche attimo in più alla ricerca di uno scambio di sguardi.
Mi ha incuriosito fin dal primo giorno in cui l'ho notata. E' una bella signora sulla cinquantina, sempre molto curata e ben vestita. Fisico sportivo, tipico di chi ama le camminate in montagna o all'aria aperta, molto comune tra gli abitanti della mia vallata. Tiene i capelli cortissimi, un filo di trucco ne mette in risalto la bellezza, impreziosita dagli inevitabili segni che il passare del tempo pennella sui volti delle donne. Ciò che mi ha colpito di lei é soprattutto lo sguardo. Triste, come ho detto, pare alla ricerca di qualcosa che non sa dove cercare. Non rassegnato ma preoccupato, quasi angosciato, inquieto e smarrito.
Da buon lettore e divoratore di romanzi mi é impossibile non fantasticare su ogni particolare che noto nelle persone che incontro e costruirci sopra delle storie, che a volte diventano anche dei racconti.
Questa mattina, all'uscita dal bar dopo aver ricevuto dalle mani di Mara "la migliore brioche" in circolazione e bevuto il mio caffé, trovo ancora alcune persone in attesa del bus. Strano perché solitamente il mezzo arriva poco dopo il mio arrivo ogni mattina. Sento che si scambiano lamentele e capisco che c'é stato un guasto e che sono rimasti tutti appiedati. In pochi minuti ciascuno di loro, alcuni smadonnando come solo i veneti e i toscani riescono a fare, trova la soluzione al problema di come raggiungere il posto di lavoro. Nel piazzale rimane solo la signora, che sembra non sapere come risolvere il problema. Tiene il cellulare all'orecchio ma pare che nessuno risponda alla sua chiamata. Non guarda nella mia direzione, anche se ormai siamo le uniche due persone nel raggio di qualche metro, credo addirittura che sia preoccupata che io le rivolga la parola, almeno questa é l'impressione che ho.
Non voglio importunarla e sono quasi sul punto di risalire in auto quando lei si gira leggermente verso di me e sono colpito dal suo sguardo sconfortato. Evidentemente i suoi tentativi di cercare aiuto sono andati a vuoto. Non posso lasciarla così. Mi avvicino con discrezione e le chiedo: "Ci sono dei problemi? Posso aiutarla?"
"No, grazie. Non si preoccupi. In qualche modo farò..."
"A proposito, io mi chiamo Renko, ci salutiamo ogni mattina ma non ci conosciamo." Sorrido per allentare la tensione che percepisco dalla nostra vicinanza.
Mi guarda negli occhi, uno sguardo intenso, un attimo di esitazione, un sorriso che finalmente ricambia il mio. "Mi scusi, sono proprio nel panico. Molto piacere io sono Giuliana."
Prendo la mano che mi porge timidamente e la sento fredda e tremante, la stringo un istante più del lecito per avvolgerla col calore della mia. Il contatto c'é stato finalmente, la reazione chimica pure, vediamo gli esiti.
"Se posso fare qualcosa me lo dica pure."
"Mio marito mi accompagna in auto alla fermata del bus ma poi va a lavorare. Ho provato a chiamarlo ma non risponde, e neanche le mie figlie. Così sono bloccata qui, a piedi. Aspetterò il prossimo bus ma passa tra un'ora..."
"Macché! Ho la macchina e vado anch'io in città, le do un passaggio molto volentieri."
"Non vorrei disturbare, davvero posso aspettare il prossimo bus."
"Nessun disturbo, non mi costa nulla e anzi mi fa molto piacere avere compagnia, venga la prego."
"Allora grazie. In realtà un ritardo al lavoro stamattina mi avrebbe procurato non pochi problemi." Un altro sorriso fa una fugace apparizione sul viso di Giuliana e io ne apprezzo la bellezza.
Mi dice dove lavora e per me é solo una piccola deviazione. Durante il breve tragitto parliamo delle solite banalità, lavoro, meteo, ecc. Decidiamo presto di darci del "tu", il "lei" ci pare ormai fuori luogo. E' una compagnia piacevole, nascosta dietro un velo di tristezza, che però sparisce dopo qualche scambio di battute. Sembra quasi che non veda l'ora di poter accantonare ciò che la angoscia per potersi rilassare e concedersi al buonumore. Arrivati a destinazione ci salutiamo scambiandoci l'arrivederci a domani mattina.
L'indomani arrivo al bar come al solito e salutando gli aspiranti passeggeri del bus scherzo: "Speriamo arrivi oggi..." Beccandomi i giusti improperi e qualche accidente che accolgo con un sorriso. Giuliana mi saluta con un sorriso un po' più lungo di quelli dei precedenti giorni e stavolta non abbassa gli occhi a terra come fa di solito. "Tutto bene al lavoro ieri?" Le chiedo sorridendole anch'io. Non mi risponde ma mi fa cenno di sì col capo. La saluto con la mano ed entro da Mara che ha già nel vassoio la preziosa brioche.
All'uscita dal bar ho la piacevole sorpresa di trovare Giuliana che mi aspetta.
"Ciao!" Le dico colto alla sprovvista, non sapendo cosa altro aggiungere.
"Ciao, mi chiedevo se potevi darmi un passaggio anche oggi..." Chiede timidamente.
"Ma certo, con piacere, dai vieni." Rispondo sinceramente contento della sua iniziativa.
In auto riprendiamo la piacevole conversazione del giorno prima, lo scambio di battute si fa più confidenziale, ridiamo allegramente e stiamo bene entrambi. Ad un tratto lei mi confessa:
"Sai, stamattina speravo che il bus avesse un altro guasto..." subito dopo abbassa gli occhi già pentita di quanto mi ha rivelato.
"Le cose da fare sono due: o sabotiamo ogni giorno tutti gli autobus della Dolomiti Bus o fai a meno di salire su quello che passa e sali sulla mia auto." Propongo con espressione fintamente seria.
"Facciamo la seconda opzione, che mi sembra più semplice!" Ridiamo insieme e finalmente la tristezza sembra scomparsa dal suo volto. Adesso sembra trasformata, i lineamenti rilassati, lo sguardo solare e il sorriso sincero. I pochi minuti di strada insieme fino a destinazione trascorrono leggeri e allegri. Ci diamo appuntamento per il giorno seguente direttamente al bar, concordiamo colazione e viaggio insieme. Nel salutarmi mi rivolge un:
"Grazie, davvero..." Che ho l'impressione non si riferisca al solo passaggio...
I giorni seguenti andiamo al lavoro sempre con la mia auto, dopo aver fatto una veloce colazione al bar, dove Mara magicamente ha raddoppiato le brioches migliori e ce le riserva ogni mattina. Ho notato che Giuliana ultimamente si presenta con gonne un po' più corte di quelle che indossava all'inizio. Un bottoncino in più sbottonato delle camicette, a volte spalle scoperte, insomma mi é impossibile non sbirciare mentre guido e quello che vedo mi piace proprio.
Una cosa che ho imparato delle donne, una delle pochissime in realtà, é che quando guardiamo loro il seno o il culo, convinti di non essere scoperti, loro invece sanno benissimo cosa stiamo facendo, e anche quale parte anatomica ci interessa. Sono convinto che anche Giuliana sappia benissimo l'effetto che fa su di me e allora azzardo qualche battutina un po' più spinta, per vedere come reagisce.
"Bella la camicetta che hai oggi, ti sta molto bene! Peccato che abbia tutti quei bottoni..." Rido sperando di evitare una sua reazione sbagliata.
"Ti piace? Perché ce l'hai coi bottoni? Preferisci le zip?" Tiro un sospiro di sollievo, non si é offesa.
"No, no, mi piacciono i bottoni, li adoro, specialmente quelli sbottonati!" Stavolta sorrido solo leggermente e la guardo negli occhi malizioso.
"Beh, la metà sono sbottonati..."
"Sì, ma quelli abbottonati nascondono la parte più interessante..."
Ridiamo alle mie stupide battute, evidentemente il rapporto tra di noi si é fatto intimo abbastanza da poter scherzare anche sul sesso. Ne prendo atto con soddisfazione quando lei mi sorprende:
"Sono contenta che trovi interessanti le mie tette, pensavo di non piacere più a nessuno, meriti un premio..."
Lentamente sbottona un bottoncino e apre un po' la camicetta con le due mani. Posso vedere il reggiseno blu che racchiude due tette niente male. Qualcosa inizia ad agitarsi nei miei slip.
"Complienti, davvero molto belle! Però devo farmi venire in mente battute migliori, che valgano almeno due bottoni, magari tre..."
Ride divertita e, secondo me, anche un po' eccitata.
"Questa non é male, direi che ne vale due di bottoni." E piano, piano altri due bottoncini salutano le loro asole. Ora la camicetta é aperta fino all'ombellico. E' abbronzata, ha una bella pelle e un profumo sensuale.
"Questo non vale però! Così mi lasci senza parole e non riesco a pensare ad altre battute..."
"Pensane di divertenti per domani, oggi ormai siamo arrivati."
Quasi mi dimenticavo di svoltare nella stradina dove c'é il posto di lavoro di Giuliana, preso da pensieri ben più intriganti. Cazzo! Proprio ora che l'atmosfera si stava scaldando. Si abbottona i tre bottoni che avevo vinto e ci salutiamo dandoci appuntamento per domani.
"Dammi un incentivo extra però se vuoi nuove battute." Le chiedo con malizia.
"E cioé?" Mi risponde interessata.
"Domani non indossare il reggiseno, per esempio." Ci provo, ormai il ghiaccio é rotto, anzi quasi sciolto...
"Non ti facevo così birichino!" Ride sinceramente divertita.
"Mi accontenterai?" Con faccina supplichevole.
"Vedremo..." Apre lo sportello e scende agile, non senza prima sorprendermi ancora con un velocissimo bacio a stampo sulla bocca, che non mi lascia il tempo di ricambiare.
La mattina dopo non vedo l'ora che Giuliana salga in macchina per ricominciare il giochino bruscamente interrotto il giorno prima. Il sorriso che le illumina il volto quando mi vede scendere dall'auto conferma che anche lei era impaziente di riprendere i discorsi di ieri. Caffé e bioches di Mara spariscono in un istante, e siamo seduti in auto uno di fianco all'altra.
Appena lasciamo il parcheggio del bar la guardo e mi lamento che oggi abbia indossato una giacchettina, leggera ma chiusa fino al collo.
"Speravo che mi accontentassi... ho passato tutta la notte a pensare a battute divertenti..."
Ride sbarazzina. "E chi ti ha detto che non l'abbia fatto?" Mi risponde abbassando la zip della giacca di pochi centimetri. Non riesco a vedere cosa e soprattutto se indossi qualcosa sotto. Il vedo-non-vedo mi fa impazzire! Lei gioca abilmente con la mia eccitazione lasciandomi nel dubbio più assoluto.
"Sei senza reggiseno?" Domando speranzoso.
"E chi lo sa!" Risponde misteriosa.
Abbiamo ripreso il gioco erotico di ieri alla grande. Solo che non mi viene proprio in mente cosa dirle per ottenere ancora qualche centimetro di zip.
"Sono troppo sconvolto! Non mi ricordo neanche una delle battute vinci bottoni..." Piagnucolo sperando di impietosirla.
"Va bene, ti do un piccolo incentivo..." Altri centimetri di zip si aprono lentamente. Pochi in realtà, ma ancora non vedo cosa indossa sotto.
"Guarda che se mi viene un infarto devi fare l'autostop per andare al lavoro..."
Le strappo un sorriso divertito. "Questa era carina..." Ziiiiiiiiiiiipppp... Ora vedo la scollatura e l'inizio del seno. Nessuna traccia di camicette o magliette...
"Sarebbe anche una bella morte, ma solo se prima riuscissi a completare la discesa della zip!"
"Un po' macabra ma va premiata..." Ziiiiiiiiiipppp.... L'areola scura fa capolino dalla odiata giacchettina. Un altro sforzo e vincerò anche i capezzoli, da lì in poi tutta discesa...
"Sarà un'impresa per il becchino che dovrà vestirmi nascondere l'erezione che si troverà davanti!"
"Questa é veramente brutta e non voglio essere responsabile di un delitto." Richiude la zip fino al collo con un movimento rapidissimo azzerando tutti i punti faticosamente ottenuti come avessi fatto un tilt al flipper.
Che coglione! Mi sono giocato la vittoria ormai ad un passo per una battuta stupida. La guardo allibito. La scopro a sorridere sotto i baffi (che non ha). Sta giocando al gatto, anzi alla gattina, col topo con me. Come sempre le donne mi girano e rigirano come vogliono a loro piacimento. Ma, come sempre, mi sorprendono quando meno me lo aspetto.
"Non portarmi in ufficio oggi, ti va?" Mi chiede fissandomi negli occhi maliziosa.
"Certo che mi va, e prometto niente più battute per il resto del giorno."
Guido fino al belvedere sul lago, nella piazzola non c'é nessuno a quest'ora di una giornata lavorativa. Appena spengo l'auto mi guarda e finalmente ci baciamo come si deve. Le nostre lingue si cercano impazienti. La attiro a me con una mano dietro la nuca, non oppone resistenza. Mi mordicchia il labbro e poi ci passa la lingua morbida e umida. Scendo a baciarle il collo, lei inclina la testa all'indietro e sospira eccitata. Afferro la zip e la apro, finalmente senza fermate intermedie. Controllo, non indossa niente sotto. Un sorriso soddisfatto mi si stampa sul volto. Ha delle tette molto belle, abbronzatura integrale, areole e capezzoli scuri che risaltano nonostante il colore ambrato della pelle. Le stringo il seno ancora sodo e inizio a leccarlo, prendo tra i denti il capezzolo delicatamente, poi stringo un po' di più e infine lo libero per succhiarlo ora che si é indurito e gonfiato. La sento gemere di piacere, mi tiene la testa sul suo seno e si gode le mie carezze. Poi mi respinge e mi guarda: "Ora tocca a me..."
Mi slaccia la cintura e mi apre i pantaloni. Con poche mosse si impossessa del mio amichetto ormai abbondantemente sveglio. Lo stringe in mano, ne soppesa dimensioni e consistenza, inizia a segarlo lentamente. Quando decide che é pronto ci passa la lingua per inumidirlo. Poi lo fa sparire nella sua bocca e per me é l'estasi. Emette dei suoni gutturali quando tenta di farlo entrare completamente in bocca, intanto mi accarezza le palle molto delicatamente. Un pompino stratosferico! In pochi minuti ce l'ho duro come raramente mi é capitato. Giuliana apprezza il successo che ha ottenuto sul mio fratellino. Continua a pompare assatanata.
"Se continui così non avrò un infarto, ma un'altra reazione é sicura..." La avviso ansimando.
"Avevi detto niente più battute per oggi." Mi risponde senza interrompere quello che sta facendo.
Mi verrebbe la battuta: "Non si parla con la bocca piena." Ma decido di lasciare perdere...
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