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Matrimonio ad agosto


di ToroAscendenteLeone
03.09.2023    |    102    |    2 6.0
"Lo comincio a segare, stringendolo forte, come piace a me..."
Faceva caldo, ieri.
Ero ad un matrimonio di amici. Giacca e pantaloni beige, camicia azzurra, scarpe e cinta marroni. Tra gli invitati, le solite vecchie zie, quelle con un abito vergognoso, e lei. Con suo marito vicino. La osservo fumare, mi piacciono le fumatrici che sanno farlo in modo sensuale. Lei mi rimanda lo sguardo, tra la sfida e il divertimento.
La serata scorre noiosa, piatta. Al rinfresco, la punto. Quando ride, il vestito le fa difetto sul seno, non ha nulla se non quell'abito rosa a coprirla. Sento per la prima volta il mio cazzo bussare, e chiedere spiegazioni. Decido di ignorarlo, concentrandomi sul vino.
Al momento di sederci a tavola, scopro con piacere di essere al tavolo con lei, e quell'inutile attrezzo di suo marito. Riesco a finirci seduto vicino, mi presento. Beatrice, il suo nome. Buffo come sarebbe il nome di una donna angelicata del Petrarca, e quanto invece di angelico nei miei pensieri non ci sia nulla. I suoi occhi marroni erano allegri, il suo seno abbondante. Le mani erano curate, le braccia lisce e i suoi capelli biondi erano chiusi in una treccia che avrei voluto usare come maniglia, mentre la scopavo a pecora. Maledetto vino.
Siamo al tavolo, tra il primo dei due secondi, faccio una battuta, lei ride, il suo seno si agita e mi sembra che voglia farsi salutare con una stretta di mano. Maledetto vino.
Le dico di stare attenta, ci metteremmo un attimo a dimenticarci il matrimonio, se liberasse quelle tette.
"E devi sapere che ai matrimoni non metto nemmeno le mutande", mi dice strizzandomi l'occhio.
Mi faccio leggermente indietro con il corpo, poggiandomi alla sedia. Lo faccio per star comodo e perchè, da lì, lei può vedere i contorni del mio cazzo delinearsi dai pantaloni. Quella frase me lo aveva fatto diventare di marmo. Lei lo guarda, lo so che lo guarda. E io osservo lei.
E quel cornuto? Era lì, ci guardava e sorrideva.
"Vado in bagno, mi sono macchiato". Dico a lei, ai miei amici e pregusto una sega, veloce, frenetica, ma necessaria. Non potevo rimanere tutta la notte con quel cazzo a vista mentre passavo tra i tavoli delle vecchie zie.
Mi avvicino al bagno, e la vedo alzarsi.
Lo sapevo.
Non chiudo la porta, la accosto. Mi poggio in piedi, sul lavandino. Tiro fuori il mio cazzo, venoso, bollente, già bagnato. Lo comincio a segare, stringendolo forte, come piace a me.
Dalla fessura della porta, si vedeva solamente la luce interrotta dal mio braccio, che con movimenti sicuri, muoveva la mia mano sulla mia asta.
Lei entra.
E richiude subito.
Mi guarda.
Io la guardo, e non mi fermo. Continuo a segarmi.
Lei incrocia le braccia, si poggia alla porta.
Continuo a toccarmi.
"Gran bel cazzo", mi dice lei. Abbassandosi il vestito, liberando quelle tette enormi, come piacciono a me.
" E devi proprio sentire quanto è buono, meglio del risotto alle erbette di prima". Le rispondo.
"Sì?"
"Sicuro più buono di quello di tuo marito, quel cornuto."
Lei ride, le tette stavolta ballano libere.
Si inginocchia, mi guarda. Ha lo sguardo da porca vera. Lo lecca tutto, dalle palle alla cappella, sputandoci sopra. Poi lo massaggia con la mano.
"Basta con queste mezze cose, se sei qua, io ti voglio scopare." Le dico, serio. Sono stanco di giochini, il mio cazzo è in tiro e vuole sentire quanto è calda.
Lei si alza, io la giro di scatto, la poggio al lavandino.
Dallo specchio riesco a vedere i suoi occhi socchiudersi, mentre la mia mano passa sulla sua figa, bagnata.
Bussano alla porta.
Io le tappo la bocca.
Dico "occupato", mentre entro dentro di lei, di scatto.
La sua schiena si inarca, rendendo più profonda la penetrazione.
E io la guardo, riflessa. Gode lei, godo io.
"Sono Marco". Sentiamo.
Ma chi, il cornuto?
E facciamogli vedere quanto è troia sua moglie, allora.
Mi allungo, mentre sono ancora dentro di lei. Apro, lui entra, chiude.
Siamo stretti in quel bagno, mentre sua moglie, con la bocca tappata, continua a prendersi le mie spinte profonde, incessanti, lunghe. Non amo scopare veloce, mi piace far sentire tutta la lunghezza distendersi.
La mia mano è calda della sua saliva, mentre sento il mio cazzo pulsare.
Lo tiro fuori, lei, come una brava troia, si mette in ginocchio.
Schizzo.
Tanto, tantissimo, getti caldi, lunghi e violenti.
Un po' sulla faccia, un po' per terra.
Mi lascio andare ad un gemito, mentre vedo il marito non resistere col suo cazzetto in mano.
"Adesso che hai visto come si fa, pulisci".
Dico a lui, dopo essermi rivestito.
Guardo lei, le faccio un sorriso.

Che grande troia.
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