Luca e il colloquio

Luca, il ragazzo della cugina di Elisabetta, era venuto a casa. Luca viveva in Puglia e quella volta era venuto a stare da noi a Milano per qualche giorno per un colloquio in un'azienda della zona.
Luca era un bel ragazzo, con dei modi gentili e molto fisico con tutti. L'anno prima però avevo notato che questa fisicità era molto più sentita nei confronti di Elisabetta. Uscivamo la sera e con indifferenza, mentre passeggiavamo, appoggiava la mano sulla sua schiena e inevitabilmente scivolava giù. Elisabetta non diceva nulla e la cugina non ci faceva neanche caso. Io evitavo di parlarne per non sembrare troppo paranoico. La prima sera a casa era trascorsa normalmente. Il giorno dopo ebbe il colloquio e andò bene, al punto che decidemmo di festeggiare con una pizza. Ovviamente mi offrii di andarla a prendere e lasciai Elisabetta a preparare gli affettati e Luca ad apparecchiare la tavola. Arrivai a metà strada dalla pizzeria quando mi accorsi che avevo dimenticato il portafogli. Tornai a casa. Uscendo avevo lasciato per sbaglio la porta leggermente aperta quindi entrai senza produrre alcun rumore. Stavo per entrare in cucina quando intravidi dalla porta semichiusa che Luca e Elisabetta si stavano baciando e non si erano accorti del mio arrivo. Decisi di rimanere a guardare. Lui le stava toccando il sedere con passione e lei ad occhi chiusi pareva godersi il momento. Lei indossava una semplice vestaglia di casa quindi quando la mise sul tavolo della cucina e le aprì le gambe, per me fu facile vedere. Rimase seduta sul ciglio del tavolo e con i piedi appoggiati cercava lo sguardo di Luca. Lo vidi spostarle leggermente gli slip e perdere il naso nel pelo di Elisabetta. La vidi godere. Con una mano si reggeva al tavolo e con l'altra teneva i capelli di lui tirandoli a se ogni colpo di lingua.
Dopo qualche minuto lei scese dal tavolo e lo spinse sulla sedia. In poco gli aprì la cerniera e iniziò a segarlo con una mano mentre si toglieva le mutande con l'altra. Si mise sopra di lui. Dalla mia prospettiva vedevo solo i pantaloni fermi sotto le ginocchia di Luca e elisabetta che si muoveva sopra di lui. Iniziò a strusciarsi. lei gli cingeva il collo con le braccia e lui usava le mani per toccarla. Smise di strusciarsi e la vidi iniziare a muovere qualcosa con la mano. Vidi il pene di Luca perdersi sotto la gonna di elisabetta. Le mani di lui si direzionarono solo sul sedere di lei tenendole su il vestito e reggendola. Lei cominciò a fare su e giù, le sue ginocchia a distendersi e piegarsi mentre con le mani si accarezzava i capelli. Ero bloccato. Non sapevo come reagire. I mugugni di lei diventarono parole respirate. I colpi divennero sempre più insistenti, le parole sempre più lente divennero un gridolino strozzato e poi si fermarono. Lui diede due colpi spasmodici con le gambe e lei si accasciò su di lui. Iniziai ad allontanarmi. Lo scricchiolio della sedia mentre lei si alzava coprì il rumore che feci uscendo di casa. Tornai dopo 20 minuti e trovai la tavola della sala apparecchiata e già pronta con i salumi. Con una scusa entrai in cucina. Ancora profumava di lei. La sedia era rimasta in mezzo alla stanza. La serata proseguì come se nulla fosse successo e festeggiammo il colloquio di Luca. La mattina dopo lo accompagnai in stazione e mi salutò abbracciandomi come un fratello e ringraziandomi per l'ospitalità. Concluse con una frase che mi fece intendere molte cose: "Spero che io qui sia il benvenuto!".
"Sempre" risposi.