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La testimone di nozze - Cap. VIII - Bussando alla stessa porta


di Membro VIP di Annunci69.it Baal_e_Musa
10.07.2023    |    9.430    |    3 9.8
"” “Vai in Giappone?” “A volte l’Oriente può essere più vicino di quanto sembri…” “Cercherò di aprire la porta nel modo più consono…” “Ecco”, replicai, ..."
I giorni rimanenti scivolarono tra contatti sensuali, promesse più o meno esplicite fatte ai nostri sensi, e aspettative per la mia successiva trasferta a Roma. Quando giunsi nella capitale – stavolta dovevo fermarmi 3 giorni – ammetto che ero piuttosto su di giri.
La prima giornata scivolò comunque serena, distratto com’ero dai miei impegni lavorativi, ma il contatto via whatsapp rimase abbastanza costante.
“Stasera avrai mica preso impegni..”, mi chiese retoricamente Ada.
“Certo che si, e dovresti saperlo…”
“Dammi qualche delucidazione..”
“Busserò ad una porta amica, e lì mi accoglierà una geisha pronta ad offrirmi la sua pelle e le sue porte..”
“Vai in Giappone?”
“A volte l’Oriente può essere più vicino di quanto sembri…”
“Cercherò di aprire la porta nel modo più consono…”
“Ecco”, replicai, “io pensavo proprio a questo…”
“Cioè???”
“Diciamo che per farmi contento basta una doccia, una canotta, e se proprio c’è qualcosa che vuoi custodire un perizomino…”
“E’ questa la tua fantasia, mio Eroe?”
“Diciamo che mi piace pensarti così…”
“Vedremo il protocollo di Kyoto (e non c’entra nulla l’ambiente) cosa ti riserva”
Più tardi, confermai il mio arrivo per le 21, e concordammo che stavolta non fosse il caso di avvertire i rispettivi coniugi…Una cena tra amici “scoppiati” è evento simpatico, due consecutive rischiavano di suonare allarmanti.
Una volta giunto a destinazione, chiamai l’ascensore, avvertendo Ada che ero arrivato.
Nell’attesa, incrociai il suo vicino di casa, un uomo pressappoco della mia età o di qualche anno più grande, che sapevo sposato con due figli. Più di una volta aveva aiutato la mia testimone con il trasloco, allorquando aveva preso possesso dell’appartamento: ricordo, a quel tempo, di aver ironizzato sull’estrema disponibilità del tipo (che nella sua vita cupa aveva ricevuto questa vicina sola soletta…), della gelosia della moglie (che non aveva gradito la filantropia del coniuge), del fatto che una sera – prima della nuova avventura – lo avessimo beccato a telefonare in macchina…cosa alquanto strana, per un padre di famiglia che non avesse un amante…
Ci salutammo con cordialità, senza scambiare parole se non delle chiacchiere di circostanza, giungendo al piano, che era evidentemente lo stesso. Lì si consumò una scena inaspettata quanto gustosa…
Ada era in piedi, la porta socchiusa e lei proprio lì sulla soglia.
Bellissima, scalza, con indosso una canotta blu, ed un perizomino dello stesso colore, appoggiata allo stipite sulla gamba sinistra tesa a fungere d’appoggio, la gamba destra lievemente piegata. Sexy, davvero come le avevo chiesto… Appariva ai miei occhi come una modella di intimo, ma più vera, niente di patinato.
Solo che…non c’erano solo i miei di occhi! Infatti non era previsto che da quell’ascensore uscissi non da solo, ma accompagnato dal suo vicino di casa! Lui rimase in silenzio per un lunghissimo istante, comunque inferiore al tempo che intercorse tra il suo “che te ne pare”, il mio occhiolino allusivo, ed il “Buonasera…Ada” del suo vicino.
Ada lo salutò ultraimbarazzata, nell’istante in cui io mi avvicinai a “coprirla” con la mia figura, e per il tempo – decisamente prolungato – nel quale lui provò ad infilare la chiave nella toppa, credo che i suoi occhi non smisero di cercare le curve della mia neoamante. Avvicinandomi, notai la particolarità del suo perizomino – che aveva un piccolo foro a forma di cuore proprio sul monte di venere – ed il rilievo dei capezzoli coperti soltanto dalla canotta. Chiudemmo la porta mentre il tipo era ancora lì…
“Ma ti rendi conto, Max…mi ha vistaaa” – mi disse sottovoce mentre la stringevo a me.
“Capita, su pianerottoli affollati…”- replicai, ghermendole una chiappa, sodissima, e avvicinandomi a baciarla.
“Si..ma..”, rispose mentre assaggiavo la sua lingua, “che figura…penserà che ho l’amante”.
“Dici? Magari pensa solo che sei bona..”, furono le mie parole mentre cercavo il suo collo, non lasciando il suo culo.
“Si, e che sono facile…”
“A me basta che lo sia con me..”, dissi deciso, mentre il mio dito medio scostava il laccetto del perizoma, insinuandosi nel suo buchetto posteriore.
“Dici che mi ha visto la figa?”
“Forse, ma tranquilla..non lo dirà mica alla moglie”, mentre l’altra mano si infilava sotto la canotta, a stringerle i seni.
“Mmm…insomma..piaciuta la sorpresa”, e mi sbottonava la camicia.
“Molto..sei come ti sognavo”, e bevevo la sua saliva, sopravvivendo ai piccoli morsi cui le nostre labbra, mormorando, si sottoponevano vicendevolmente.
Le sfilai la canotta, un attimo prima che Ada si accovacciasse a maneggiare la mia cintura, e a slacciarmi i jeans. Calati alle ginocchia, la mia testimone mi apparve più famelica che mai, nell’atto di imboccare il mio cazzo, quasi completamente scappellato.
“Mi piace il modo in cui mi dici che ti sono mancato…”, la compiacqui stuzzicandola.
“Mmm…slurp…veramente per ora mi è mancato più lui”, fu la sua replica, che fece sussultare il mio membro nella sua bocca. Stavolta non chiesi, non obiettai: sapeva benissimo cosa fare, come farlo, e quanto mi piaceva. Mi godevo la lingua che saettava sulla mia cappella gonfia, mentre le labbra di questa splendida ragazza stringevano l’asta in un “su e giù” devoto, splendido e senza sosta alcuna.
Aveva i capezzoli duri, una mano delicata alla base del mio membro, che divorava, col viso stravolto, mentre dall’alto ammiravo quella cascata di riccioli chiari scuotersi ogni volta che la cappella le carezzava l’ugola.
“Dovresti stare sempre così, Ada”, le dissi inarcando il bacino, quasi a soffocarla per un attimo. Il suo nasino a sfiorare il ciuffo del mio pelo, gli occhi verdi – profondissimi – che mi parvero sussurrare tutte le voglie nascoste di ciascuna sposa del mondo.
Non rimase così, perché ero ultra eccitato, rigido, e volevo possederla.
“Devo scoparti, Ada”
Mi guardò, ancora con il cazzo in bocca. Un istante lunghissimo, in cui limonò con la mia cappella. Lingua, labbra vermiglie, peli, cazzo, vene. Palle massaggiate dal suo tocco, capezzoli duri, pelle candida, il suo sorriso e la mia estasi. L’odore di cazzo, le sue gambe piegate in ginocchio ma schiuse, con quel perizoma preso per arrapare il suo amante…
“Fallo”, replicò, “fai di me ciò che vuoi”.
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