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La cartella nascosta nel suo PC - Parte Finale


di Hank1980
31.08.2022    |    4.706    |    2 8.6
"Per un attimo cercò di essere lucida, e realizzò che stava tornando con me dopo avermi ripetutamente tradito con altri uomini e dopo che avevamo fatto sesso..."
Mi diressi verso casa di Giuseppe, ero esausto, parcheggiai, Simona scese dall’auto e disse, faccio subito, la vidi citofonare e sparire dentro quel portone.
Restai solo in auto, era stata una serata piena, avevo rifatto sesso con Simona dopo tutto quello che era successo, ci eravamo ritrovati, ci eravamo capiti e finalmente accettati. Ero incredulo ed ancora eccitato per quella doppia penetrazione, vedevo la mia donna con occhi diversi, come una Dea.
Quanto successo, per quanto mi eccitasse, da un lato mi preoccupava, cercai di razionalizzare e ripensai al fatto che fosse stata presa da dietro da uno sconosciuto che le aveva goduto dentro, temevo che la situazione potesse sfuggirmi di mano. Insomma, ero confuso, e soprattutto ero solo in auto, con un persistente odore si salviette imbevute, con le quali ci eravamo ripuliti, ripensavo al fatto di essere entrato in contatto con lo sperma di un altro uomo, colato via dall’ano di Simona, ripensavo al fatto di averlo dovuto pulire via. Ripensavo a Simona e al suo essersi ripulita tutte le sborrate di quella sera. E poi, come soprassalto ritornai alla realtà con il pensiero di Simona e Giuseppe, realizzai che Simona era appena salita da lui, ricordai le sue parole, quel avermi detto e non detto quanto successo o meno con Giuseppe, credevo dovesse solo prendere la sua roba, ma potevo star tranquillo? Ricominciai ad eccitarmi e a preoccuparmi, ma non ebbi il tempo di continuare con le mie elucubrazioni, la vidi uscire dal portone e ritornare verso di me.

Simona scese dall’auto, si diresse verso il portone di Giuseppe, anche per lei era tutto nuovo, era come in una spirale di confusione, di libertà e di ritrovata complicità, con me, ma non solo. Quella sera Giuseppe era il suo appuntamento, lei nutriva delle aspettative, ma la serata era andata in tutt’altra maniera, Giuseppe quella sera era stata più una guida verso la scoperta di se stessa. Giuseppe era passato da un sesso sotto ricatto, ad una dolce avventura, ad un appuntamento e poi ad una guida verso nuovi confini. Decise di non rispondere alla mia domanda riguardo quanto successo tra lei e Giuseppe perché reputava quanto successo una cosa sua e di Giuseppe, e dentro di sé non era pronta a rinunciarci. Arrivò al citofono e suonò. Allo stesso tempo notò il portone socchiuso ed entrò senza nemmeno attendere la risposta, era nuovamente eccitata, sapeva che una volta dentro casa di Giuseppe sarebbe potuto risuccedere qualcosa, sapeva che oramai io avrei accettato la cosa, anche attendere in auto mentre lei avrebbe consumato un rapporto con il suo, a questo punto, amante. Tra questi pensieri si ritrovò dietro la porta di casa di Giuseppe, ma era chiusa. Suonò il campanello, ma non aprì nessuno. Si rese conto che in quello stato d’ansia aveva dimenticato di attendere la risposta al citofono. Prese il telefono dalla borsa, aveva la batteria a terra, riuscì solo a mandare un messaggio a Giuseppe:
“Sono passata da te, non ci sei, avrei voluto vederti”.
Sospirò, si sentì strana, delusa, come se quel gioco, quella magia si fosse interrotta, e rimaneva solo un gran casino da mettere a posto. Infatti, se fino a qualche minuto fa’, complice anche l’adrenalina della serata, era entusiasta di vivere una nuova storia con me, priva di taboo, adesso ci vedeva più problemi che soluzioni. Per un attimo cercò di essere lucida, e realizzò che stava tornando con me dopo avermi ripetutamente tradito con altri uomini e dopo che avevamo fatto sesso di fronte a diverse persone e sopratutto con un ragazzetto che le aveva praticato sesso anale, sverginandola da dietro. Simona non era questo,non lo era mai stata, e non avrebbe mai accettato una relazione così, almeno con me. Ma era stanca, adesso era delusa, voleva solo tornare a casa, dormirci su. Una bella dormita in certe situazioni è miracolosa.

Ecco, la vidi tornare, entrò in auto, non dissi nulla, la guardai e lei disse:
“Non c’era nessuno, dai, andiamo, magari torniamo un’altra volta”
Misi in moto e partii. Notai il suo cambio d’umore le chiesi se fosse tutto apposto e lei rispose di sì.
Arrivammo a casa, non parlammo dell’accaduto, ci sistemammo, feci una doccia, lei la fece dopo di me e andammo a letto.
Simona mi dette la buonanotte e abbassò d’intensità la abat-jour, si girò di lato, dandomi le spalle e si mise a dormire. Io non potei fare a meno di guardarla, così sinuosa nelle sue curve, con quella camicia da notte in seta che le velava il corpo, finalmente di nuovo mia, come sempre a casa, sul nostro letto, mi mancava. Poi ripensai a quanto successo, anche io ero confuso, non era la mia compagna di sempre, qualche ora prima godeva con altri uomini, e soprattutto non riuscivo a smettere di pensare al suo orgasmo, così forte, mentre un ragazzo sconosciuto le veniva in culo. Era la mia donna, dovevo averla, completamente, dovevo prendere il suo culo, sverginato solo qualche ora prima, per sentirla tutta mia. La guardai ancora sentendo crescere l’eccitazione, con un piede di accarezzò un polpaccio, la camicia da notte era più tirata su sul fianco in alto, quello che non poggiava sul letto, la bretellina era scesa dalla spalla. Sentii ero completamente eccitato, così mi avvicinai, le spostai i capelli e le baciai il collo, lei disse di essere stanca, la ribaciai facendo pressione con il mio corpo, in modo tale che dalla posizione in cui era, di lato, finisse a pancia sotto.
Lei disse:
“Cosa fai?”
Io non risposi, le montai su, da dietro, le alzai la camicia da notte, le spostai lo slip, lei disse nuovamente:
“Cosa stai facendo, dai è tardi..”
Tirai fuori l’uccello e lo puntai sul suo ano, sputai un po' di saliva nella mia mano e le bagnai l’ano per poi fare pressione con il mio uccello.
Simona sentiva il mio peso, aveva ben capito, fin da subito, cosa volevo. Non era in vena, ma capì la mia determinazione, mise una mano sul mio pube, quasi ad allontanarmi, ma trovò tutta la mia eccitazione, sapeva che arrivati a quel punto avrebbe dovuto respingermi con vigore e decisione per farmi desistere, ma non se la sentiva di tirarsi indietro ed essere brusca dopo che si era concessa in quel modo davanti a me. Cercò timidamente di svincolarsi, ma io ero su di lei, premetti il mio uccello, sentii entrare la punta, il mio pene era abbastanza più grande di quello di quel ragazzo, faceva fatica. Simona disse:
“Fai piano, fai piano, mi fai male..”
Io ero fuori di me, non ero mai stato più eccitato in tutta la mia vita, detti un colpo di reni, questa volta entrai con tutta la cappella.
Simona si sentì aprire, emise un gemito, capì che non mi sarei fermato, così cercò di farmi andare avanti, fino a godere, evitando affondi decisi con le mani sui miei fianchi da dietro. Intanto iniziò a tornare in lei l'eccitazione, il sesso anale era qualcosa del tutto nuovo, ma iniziava ad intrigarla.
Iniziai a muovermi, era strettissima, ad ogni affondo Simona da dietro cercava di guidarmi per non farmi esagerare, mentre con una mano aveva preso a toccarsi, ma ero troppo eccitato, girai il mio viso di lato e vidi, riflessa nello specchio, l’immagine di quella sodomizzazione, Simona era pancia sotto, con il viso girato verso lo specchio, gli occhi chiusi, i denti stretti, cosce chiuse, mano verso il pube, polpacci in alto, tra le mie gambe, e piedi incrociati, sopra di lei c’ero io, con il mio pube piantato sul suo culo, che facevo piccoli affondi, ma decisi, sentivo i miei testicoli strusciarle le natiche, sentivo l’eccitazione aumentare, volevo venire, mettere il mio seme lì dove al momento era entrato ed aveva eiaculato solo un altro uomo, non riuscii più a trattenermi, ero vicino a venire, le presi la mano con cui pilotava i miei movimenti e la portai via, con una mano presi il suo polso e lo portai sopra la sua testa, iniziai ad entrare con più decisione e a scoparle il culo sempre con più foga, in preda alla libido, la scena riflessa nello specchio era ipnotica, quasi irresistibile, ad ogni affondo vedevo il suo culo muoversi sotto i miei colpi, Simona emetteva dei gemiti, stavo per venire mentre mi godevo la scena dal riflesso dello specchio, sentivo i brividi e l’orgasmo avvicinarsi, poi affondai il colpo in profondità, Simona si inarcò, con una mano le le afferrai un seno, lo strinsi, lei disse:
“Piano, fai piano”
Oramai era tutto dentro, non so cosa mi prese, ero quasi in trance.
Iniziai a scoparle il culo con tutta la forza che avevo in corpo, e la sentii tremare sotto di me, era probabilmente venuta.
Simona venne, e passato l'orgasmo che placava il dolore iniziò a sentirsi completamente in balia della mia libido, le mie dimensioni unite a quegli affondi le causavano dolore, sperava che venissi quanto prima così disse:
“Vieni, ti prego, vieni..”
Non dovette aspettare a lungo, le strinsi il seno, aumentai ancora il ritmo, ecco, sentivo arrivare l’orgasmo, sentii tutte le mie energie passare attraverso il mio corpo e concentrarsi nella zona pelvica fino a salire verso il glande, ben piantato nel suo culo, fino ad esplodere finalmente in un orgasmo furioso che mi costrinse ad emettere grugniti animaleschi, affondai tutto il mio cazzo nel suo culo e iniziai a sborrare, ad ogni pulsazione spingevo più in profondità. Simona sentiva il mio pube premere con vigore, cercando di entrare nel suo culo più di quanto fosse possibile, faceva male, ma sapeva che sarebbe finito presto, mi sentì tirarmi indietro e poi riaffondare, inondandola di sperma ancora una volta, e ancora, lo sperma le stava lubrificando ulteriormente l’ano, rendendole accettabile la foga di quel orgasmo incontenibile, ad ogni ulteriore affondo sentiva la pressione dello sperma e del mio cazzo, fino a quando il ritmo e la pressione calò, era completamente aperta. Io ero esausto, continuavo ad entrare ed uscire, sempre più lentamente, fino a quando non affondai dentro di lei per l’ultima volta, stremato e le caddi addosso. Simona sentì la mia stretta sui suoi polsi allentarsi, allo stesso modo sul suo seno. Mi sentì entrarle dentro l’ultima volta e rilassarmi su di lei, senza tirarlo fuori. Fece per girarsi, mi spostai e le caddi da un lato, Simona sentì uscire il mio pene dal suo sfintere, si sentì svuotarsi e allo stesso modo sentì scivolare via il mio sperma, sentì le pareti dell’ano rilassarsi e, finalmente libera, si alzò e andò verso il bagno senza dire una parola. Io rimasi a letto. Ero sfinito.

Simona era in bagno, cercando di ripulirsi dal mio sperma, le parve chiaro che non era l’inizio di un nuovo rapporto senza taboo, ma era la fine della nostra storia. Ok, poteva essere l’oggetto sessuale di un uomo in determinate circostanze, ma non poteva accettare di esserlo per il suo uomo, quello con cui avrebbe dovuto condividere la vita. Pensò a quest’ultimo atto sessuale con me come ad un regalo di addio. Capì chiaramente che non c’era più nulla da salvare, più nulla fare.

Ero scosso, mi ero lasciato prendere dalla foga, non mi era mai capitato di godere senza concentrarmi anche sul suo piacere, ma ero convinto che avremmo avuto tempo per rifarci adesso che non avevamo più limiti. La vidi uscire dal bagno, era bellissima, le andai incontro, feci per baciarla ma lei mi allontanò, disse:
“E’ finita”.
Restai di sasso, cercai di chiederle spiegazioni, mi disse che tutto quello che era successo per lei era troppo e che, per quanto il sesso fosse importante nella sua vita, non poteva avere un ruolo predominante su tutto, anche sui sentimenti. così le chiesi:
“C’entra qualcosa Giuseppe?”
Simona si sentì toccare nel vivo e rispose:
“Davvero, non rendere tutto più difficile”
“Rispondimi, cosa è successo?”
Così si girò di scatto, mi guardò fisso e disse:
“Tutto, è successo tutto quello che doveva succedere”
Restai di sasso, restai lì a vederla prendere le sue robe, non cercai di fermarla, mi disse che sarebbe ritornata a prendere il resto, mi si fece vicino, mi accarezzò il viso, mi baciò sulle labbra e mi disse addio. Ero distrutto, mi resi conto che fino a poco prima avevo completamente posseduto il suo corpo, ma non la sua mente, mi resi conto di averla persa ormai da tempo. Rimasi solo in casa, mi versai un bicchiere e tirai giù.

Simona entrò in una camera di albergo, si mise a letto e, finalmente, crollò.
Si svegliò l’indomani, fece colazione, controllò il cellulare, ma era ancora spento, così lo mise in carica e si fece una doccia. Una volta finito rientrò in camera da letto e vide una notifica sul telefono. Immaginava che fossi io, ma era Giuseppe. Simona sorrise, aprì il messaggio con impazienza e lesse:
“Non sono a casa, mi fa piacere tu sia venuta a cercarmi, arrivo”
Poi un altro messaggio
“Sono a casa, Dove sei?”
Di nuovo quella sensazione da liceale, da ragazzina, di nuovo quell’entusiasmo, quindi chiamò Giuseppe, sentiva gli squilli susseguirsi fino a quando non sentì la sua voce:
“Pronto”
“Sono io, Simona, ieri sono venuta da te per prendere la mia roba, ma non eri in casa, mi si è scaricato il cellulare”
“Ciao, ah ok, posso portartela io a casa se vuoi, vi trovo nel pomeriggio”
Simona rispose:
“Non sono a casa, sono andata via, non è andata come pensavamo, è finita, sono in albergo”
“Dai dimmi dove sei così ti porto la roba e parliamo un pò”.

Giuseppe prese le chiavi dell’auto e si diresse verso il suo albergo, era dispiaciuto per me e Simona, ma allo stesso tempo sentiva di non doversi più necessariamente farsi da parte, come la sera prima in cui era sparito, palesando un non volersi mettere ancora in mezzo a noi.

Era passata un’ora da quella telefonata, Giuseppe sarebbe arrivato di lì a poco, Simona si era fatta bella, profumava di pulito dopo la doccia, indossava un pantaloncino e una canotta, aveva la coda ai capelli e un trucco leggerissimo, quasi non si notava, era scalza, era ansiosa di rivederlo, anche se un pò intimorita da quello che sarebbe potuto succedere, tra le domande e i dubbi sentì bussare alla sua porta, aprì, era Giuseppe entrò, le sorrise, le consegnò la valigia con le sue robe e le disse:
“Vuoi che resti?”
Simona rispose “Si, voglio che resti, ho bisogno di parlare di tutto quello che è successo, ho bisogno che mi aiuti a fare chiarezza, ma ti prego, non voglio andare oltre”. Simona sottolineò questo quasi per timore di non riuscire a respingere l’iniziativa di Giuseppe, ma fisicamente era stremata dal sesso del giorno precedente, sesso che aveva ricoperto tutto,
apporti, sentimenti, aveva avuto un ruolo troppo predominante nell’ultimo tempo e SImona voleva far spazio ad altro.
Parlarono a lungo, Simona disse che non era fatta per quel mondo, ammise che quanto successo in quel club era stato dettato da ingenuità, alcol e … dall’inaspettatezza della cosa. disse:
“Sai, mi aspettavo di passare una serata con te, non di ritrovarmi in balia di emozioni e uomini”
Giuseppe disse: “Cosa vuoi dire”
Simona rispose in tutta sincerità, oramai giocando a carte scoperte:
“Voglio dire che vedevo quella serata come un appuntamento, senza pensare ad altro, avrei voluto godermi la serata con te, a parte tutto, l’avrei preferito”
Giuseppe capì dove Simona voleva arrivare e disse:
“Avrai capito che la mia vita intima è abbastanza particolare, ma aver condiviso una serata con te è stato grandioso, anche se… se fossi la mia donna farei attenzione a condividerti..”
La situazione stava diventando sempre più emozionante, Simona sorrise, lo guardò e fece un passo verso di lui e disse:
“A cos’altro faresti attenzione se fossi la tua donna?”
“Farei attenzione a non mantenere tutta questa distanza tra noi”
Simona gli si fece ancora più vicino e lui continuò
“Farei attenzione alle tue esigenze”
Simona era davanti a lui e disse
“Sembra che tu ci stia provando con me”
“Può darsi, ma ho promesso di non toccarti, come mi hai chiesto, e sono un uomo di parola”
A questo punto Simona si lasciò andare e lo baciò profondamente, Giuseppe ricambiò il bacio, lei prese a sbottonargli la cintura e lui iniziò a baciarle il collo. Simona lo spinse sul letto e tirò giù i pantaloni e i boxer, gli salì su, si sfilò i pantaloncini, scese con una mano e prese il suo uccello, lo diresse verso la sua vagina, spostò gli slip e lo fece scivolare dentro. Simona prese a montarlo, continuava a baciarlo, erano praticamente entrambi vestiti, Simona lo montava con foga, strusciando il clitoride, sentì quasi subito arrivare l’orgasmo, gli morse un labbro, e venne.
Giuseppe era ancora dentro di lei, iniziò con le mani a toccarle il culo, fino a finire con le dita sul suo ano. Simona trasalì, lo bloccò.
“Scusa, ma dopo ieri, dopo Carlo, è bene che si riposi un pò quel buchetto” Non fece menzione di quanto successo con me la sera prima.
Scivolò tra le gambe di Giuseppe, si avvicinò con il viso al suo cazzo, prese a manturbarlo, era assolutamente attratta da quel cazzo perfetto, dritto e grosso, pensava spesso al piacere che le aveva dato succhiarlo, così, avvicinò le labbra, lo baciò, e fece scivolare la cappella in bocca, prese ad accarezzarlo con la lingua, per poi partire con la vera e propria fellatio. Giuseppe era in estasi, aveva avuto molte donne, ma Simona era diversa, Simona era quella brava ragazza che di professione faceva l’avvocato, era la ragazza storica del suo amico, il suo desiderio più nascosto, era quella ragazza seria, elegante, quella che non tradirebbe mai, quella che era salita da lui per aiutarlo a seguito di un incidente automobilistico e che si era concessa solo in quanto ricattata. Ora Simona era tra le sue gambe, gli accarezzava dolcemente i testicoli e succhiava il suo cazzo con dedizione e passione, non era più la donna del suo amico, così le prese il viso tra le mani, le sfilò l’uccello dalla bocca, la guardò intensamente e le disse:
“Voglio che adesso tu sia la mia compagna”
Simona rimase di sasso, non rispose
Giuseppe si alzò in piedi e si spogliò completamente, la prese per la mani, la fece alzare a sua volta e spogliò completamente anche lei, sfilandole la canotta, liberando i suoi seni, baciandoli, leccandole i capezzoli, per poi scendere, sfilarle gli slip. Nello sfilare gli slip le accarezzò le gambe e i piedi fino a quando furono entrambi nudi, così lui disse:
“Voglio che tu sia la mia compagna e che ti conceda completamente a me, come non hai mai fatto”.
Simona era eccitatissima, non capiva bene cosa le stesse chiedendo Giuseppe, essere la sua compagna? In che senso? E poi concedersi completamente? Parlava di sesso anale? Di nuovo? Giuseppe aveva dimensioni notevoli, dopo la notte precedente non sarebbe stato facile per lei.
Giuseppe le adagiò sul letto e disse “Non devi rispondermi a parole, ma con i fatti”
Adagiò Simona sul letto, le aprì le cosce e iniziò a baciarla, le leccava il clitoride, la vagina e poi scese sull’ano, vide che Simona era ancora arrossata, continuò a leccare, Simona mentre Giuseppe la leccava, sussurrava:
“Vuoi davvero che sia la tua compagna?”
E Giuseppe prese a leccarla più intensamente, sentiva Simona riempire il suo viso di umori, prese a spalmarli con la lingua sull’ano, Simona lo afferrò per i capelli, iniziò a tremare e venne ancora. Era pronta, era rilassata. Giuseppe la girò a pancia sotto, vide Simona irrigidirsi, le baciò la schiena, la tranquillizzò, prese a sfiorarla piacevolmente, le si mise sopra, ma non cercò di penetrarla subito, le lasciò del tempo, le passò una mano sotto la pancia e scese nuovamente verso la vagina, Simona ricominciò a bagnarsi. Simona era completamente sdraiata pancia sotto, come era stata presa da me la notte prima, Lui le disse:
“Alza il sedere, e aprilo con le mani”
Simona obbedì, portò il sedere verso l’alto, portò le sue mani verso il sedere e aprì le natiche, il suo buchino era esposto. Giuseppe leccò nuovamente il suo ano, con la lingua raccolse i suoi umori e li diresse lì, per una maggiore lubrificazione, poi puntò il cazzo e disse:
“Stai tranquilla, e come ti ha insegnato Carlo, spingi verso l’esterno”
“Ho paura che tu mi faccia male, se troppo grosso” disse lei, ma Giuseppe, con decisione iniziò ad entrare.
Simona sentiva nuovamente aprirsi, ma nonostante le dimensioni di Giuseppe fossero maggiori, la lubrificazione rendeva tutto più facile. Lui con una mano prese a toccarla e masturbarla, mentre continuava ad entrare. Iniziò a muoversi dentro di lei. Inaspettatamente, per quanto le dimensioni di Giuseppe la riempissero, e per quanto ricominciasse a provare dolore, iniziò a provare piacere complice anche il fatto che Giuseppe prese a masturbarla con più vigore, e il piacere le rendeva sopportabile quelle penetrazione anale, inaspettatamente, Simona sentì arrivare nuovamente l’orgasmo, così ricadde con le anche sul letto, Giuseppe continuava a scoparla da dietro e Simona venne. Godette di un orgasmo molto forte. Subito dopo, mentre Giuseppe continuava a scoparle il culo lei disse:
“Non penso di poter andare avanti ancora per molto, stai per venire?”
Giuseppe capì che Simona era al limite, sapeva bene che le prima volte bisognava andarci piano, il sesso doveva essere piacevole per entrambi, sempre, così si tirò via, lentamente, la fece girare pancia sopra, la tirò a sè, le aprì le cosce e lo mise dentro, Simona sentì la piacevole sensazione di essere riempita, finalmanete, nel posto giusto, era in preda dei colpi di Giuseppe, che le sembrava eccitatissimo, Simona era sfinita da tutti quegli orgasmi così decise di dare una mano a Giuseppe per raggiunere il suo orgasmo, tirò su le gambe e mise i piedi sul suo petto, Giuseppe la prese dalle cavigli, prese a scoparla con più foga, mise i piedi curati di Simona sul suo viso, finalmente quello smalto rosso era tutto per lui, continuafa a dare colpi decisi, e vedeva sotto di sè il corpo di Simona così pulito, candido, i suoi seni ondeggiare ritmicamente sotto i colpi, finalmente lui stava per venire.
Simona disse:
“Giuseppe, non prendo la pillola, vieni fuori”
Ma voleva comunque regalargli tutta se stessa e così aggiunse e disse per la prima volta nella sua vita:
“Vienimi in bocca”
Giuseppe uscì, fece come richiesto, salì verso la sua bocca, le si mise sopra, Simona aprì la bocca, prese il suo uccello e Giuseppe, in preda all’organso, iniziò ad affondare nella gola di Simona come se fosse una vagina.
Simona sentì il cazzo di Giuseppe finirle in gola, iniziare a pulsare, la cappella gonfiarsi, sentiva il suo sapore e quello di Giuseppe e sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto fare i conti con il suo sperma, infatti, dopo l’uccello di Giuseppe diventò di marmo e iniziò a spruzzare, sentì gli schizzi finirle in gola, tirò giù e lo afferrò con una mano e cercò di portare a termine quella venuta senza rischiare di soffocare, un secondo fiotto denso e corposo le riempì la bocca, lei ne sentì il gusto ne assaporò la consistenza, era il sapore di Giuseppe, ricordava bene quel sapore, sentiva lo sperma sulla lingua e tirò giù, si preparò al prossimo schizzo, il terzo era meno potente come getto, ma più cario di seme, nella foga le colò via un pò al lato della bocca, il resto lo tirò giù, Giuseppe eiaculò completamente tutto nella sua bocca e una volta finito SImona continuò a tenerlo in bocca, giocando con la lingua, era ancora duro, Giuseppe si tirò via, scese, era ancora in erezione, la baciò profondamente, lei prese a leccare la lingua di lui come fino a poco prima gli leccava la cappella, un bacio impastato, al sapore di sesso. Simona era contenta di aver fatto godere in quel modo Giuseppe, e lo assecondò, accogliendo il suo corpo, aprì le cosce e con sorpresa sentì Giuseppe spingere ed entrare dentro di lei ancora una volta, lei disse:
“Ancora? ne hai ancora?”
E lui rispose:
“Sono eccitatissimo” prese nuovamente a muoversi dentro di lei mentre le lingue si intrecciavano, lui le cadde addosso, tra le sue gambe, le mani afferrarono le natiche di Simona e iniziò a dare affondi veloci e decisi, aveva il viso tra la spalla e il collo di lei, ne sentiva l’odore della pelle, durò poco, e le disse:
“Sto per godere… voglio godere dentro di te….. Stringimi”
Simona vide il suo volto, vulnerabile, sembrava un ragazzino voglioso, voglioso di lei, non di sesso, ma di lei, sentiva Giuseppe aumentare il ritmo, sapeva che questa volta le sarebbe venuto dentro, la cosa la eccitò, sentì quel bruciore, quella voglia di urinare, sentì salire quel nuovo orgasmo a cui l’aveva iniziata Fausto, così incrociò le gammbe dietro la schiena di Giuseppe lo strinse a se, premette con le gambe sul suo sedere, come a farlo entrare il più possibile e disse:
“Vieni dentro, vieni tutto dentro di me” iniziò a tremare e a gemere, stringendo Giuseppe, proprio come lui aveva chiesto. Lui sentì irrigidirsi i testicoli, diventare di marmo, sentì una forte contrazione pelvica e iniziò a schizzare dentro di lei, in fondo, nella più bella missionaria della sua vita mentre sotto il suo orgasmo, Simona tremava e godeva, muovendosi in maniera convulsa. Poci dopo tutto si calmò, erano stremati, lui le rimase dentro, non smettevano di baciarsi, poi si guardarono, scoppiarono a ridere e ripresero a baciarsi.


Accesi una sigaretta, mi faceva bene ogni tanto stare solo, da quando Simona mi aveva lasciato erano passati ormai tre anni, avevo avuto altre relazioni, ma nulla di serio. Non l’avevo più risentita, persi i contatti anche con Giuseppe, avevo bisogno di cambiare aria, frequentare gente nuova. Pensai di tornare in quel club, ma non non lo feci mai, non ne sentivo più il bisogno, come non sentii più la voglia di condividere le altre donne che avevo, era una cosa che mi eccitava solo con Simona, forse perchè era l’unica che amavo e che avevo amato davvero, non so.. Tirai un’altra boccata alla sigaretta, mi guardai intorno, vidi un uomo di spalle che spingeva un passeggino, le si fece vicino una donna bellissima, mi sembrava di conoscerli, si, certo, li conoscevo molto bene. Mi prese come un pugno allo stomaco, ma stavano bene insieme, avevano un figlio e sembravano felici, lei era sensuale, come sempre, anche con un semplice jeans, anche se di un altro uomo, anche se non più mia…. Tirai l’ultima boccata a quella sigaretta, chiusi gli occhi, era una boccata profonda e amara, riaprii gli occhi e la buttai via.

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