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La baia del peccato - Paola & Luca


di iPaoletta
31.01.2025    |    392    |    1 9.4
"Avevo una gran voglia di dominarlo e farlo schizzare, volevo sentire il suo sperma dentro la mia bocca e credo che Luca fece un grande sforzo nel fermarmi e..."
Il sole di Otranto era già alto quando mi allontanai dal lettino, lasciando Andrea immerso nella lettura del suo noiosissimo ed infinito libro.

Avevamo scelto la solita caletta della Baia dei Turchi per passare la giornata al mare. Andrea veniva da un anno lavorativo molto intenso e l'unico desiderio per quella vacanza era trascorrere il tempo in assoluto relax, leggendo. E io mi annoiavo, da morire.

Il mare cristallino pugliese scintillava sotto la luce dorata del mattino e la spiaggia cominciava a riempirsi di turisti e bagnanti. Il caldo mi accarezzava la pelle, esaltando l’abbronzatura dorata che avevo conquistato a fatica nei primi giorni di vacanza. Il bikini bianco aderiva perfettamente alle mie curve, mettendo in risalto i fianchi morbidi e il seno sodo, mentre le gocce di sudore scivolavano lungo la linea della schiena scoperta.

Tolsi il pareo, lasciandolo scivolare sui piedi nudi, e mi diressi verso la riva, lasciando che le onde fresche mi accarezzassero le caviglie. A differenza di mio marito che è sempre stato un vero pigrone io, Paola, ho sempre adorato fare lunghe passeggiate sulla battigia.
L’acqua mi fece rabbrividire, un contrasto piacevole con il calore del sole che bruciava la pelle e, nonostante il gran caldo di quella estate, mi venne la pelle d’oca. I capezzoli divennero ben turgidi e, sotto il tessuto leggero del mio costume da bagno, erano molto evidenti tanto è che tutte le persone che incrociavo non disdegnavano di far cadere lo sguardo sul mio seno e su quei capezzoli che sembravano gridare al mondo: “mordeteci!”.

Fu mentre passeggiavo distrattamente che lo vidi ancora.
Luca era poco lontano, seduto sulla sua tavola da sup, con il corpo abbronzato e scolpito, il petto ampio e definito che brillava di goccioline salate. I suoi muscoli guizzavano sotto la pelle tesa e il costume azzurro si adattava perfettamente ai suoi fianchi stretti. Lo avevo conosciuto appena arrivati al villaggio e avevo già notato quanto fosse sempre impegnato a fare sport e a giocare come un ragazzino. Ed avevo notato anche il suo sguardo sfrontato che sembrava spogliarmi ogni volta che mi incrociava mettendomi sempre in imbarazzo, anche avanti a mio marito.
Lui mi sorrise e, scivolando giù dalla tavola, si avvicinò con passo sicuro. Le gocce d’acqua colavano lungo i canali dei suoi perfetti addominali e, ad essere sinceri, credo che anche a me iniziò a colare qualcosa tra le mie gambe.
Lo guardavo raggiungermi e non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo sorriso, dal suo petto, dai suoi addominali, dal suo… «Hai mai provato?» chiese, indicando la tavola e risvegliandomi dal torpore nel quale ero caduta.
Scossi la testa, accennando un sorriso «Scusami, non sono molto brava in queste cose».
Luca rise con un lampo malizioso nello sguardo «non è mai troppo tardi per iniziare, se ti affidi a me posso insegnarti tutti i segreti».

Prima che potessi razionalizzare quello che stava accadendo, annuì con un cenno del capo. Cogliendo l'attimo Luca mi prese prontamente la mano trascinandomi in acqua. Il contatto delle sue dita forti con le mie mi fece avvampare il ventre.
Ci allontanammo di qualche metro dalla riva, dove l'acqua era abbastanza profonda da avvolgere i nostri corpi senza farli scomparire alla vista. Luca mi posiziono tra sé ed il sup, dietro di me; le sue braccia tenevano la tavola ferma e nel frattempo iniziò ad impartirmi spiegazioni su come bilanciarmi.
Non ho idea di cosa stesse dicendo quando, ad un certo punto, mi fece «Rilassati» sussurrandomi vicino all'orecchio.
Chiusi gli occhi per un istante. La voce profonda di Luca mi scivolò dentro, insinuandosi nei miei pensieri più sconci. Sentivo il calore del suo corpo dietro di me, il torace solido che sfiorava la mia schiena, la forza delle sue braccia che tenevano la tavola e me in posizione.
«Così» disse Luca e nel farlo le sue dita si posarono sulla curva della mia pancia piatta, scivolando poi più in basso con una lentezza esasperante. Istintivamente, inarcai leggermente la schiena, con il cuore che martellava nel petto. Mi ritrovai naturalmente accoccolata avanti al mio “istruttore”, i nostri corpi che si adattavano l'uno a l'altro; sentivo il torace duro dietro la mia schiena e, più in basso, sentivo il suo sesso appoggiato pericolosamente tra i miei glutei.
Ero ancora avanti a lui quando mi disse «Ora prova a salirci». La risposta mi uscì di bocca con una naturalezza che non riconobbi e, senza manco pensarci, dissi «Parli ancora della tavola o ti stai riferendo ad altro?».

Senza aspettare la sua risposta mi voltai trovando i suoi occhi a pochi centimetri dai miei.
Ci fissammo un attimo, poi fu lui a muoversi per primo.
Le sue labbra trovarono le mie con una sicurezza disarmante, un bacio lento ma inesorabile che mi accese dentro un fuoco che da troppo tempo non veniva alimentato.
Aggrappandomi alle sue larghe spalle, gemetti contro la sua bocca ma lo fermai subito: eravamo in acqua a pochi metri dalla riva e praticamente ci trovavamo ancora a portata della vista di mio marito!
«Scusami, non so cosa mi sia successo, credo ci sia stato un fraintendimento, sono sposata e lì, sotto quell'ombrellone, c'è mio marito che potrebbe aver visto tutto».
Luca mi guardò con un sorriso sornione e, sistemandosi il ciuffo bagnato dei suoi capelli mi disse: «hai ragione ma...se avesse visto qualcosa forse avrebbe già chiuso quel libro, non credi? E poi, se proprio non vuoi...perché continui a cingermi la vita con le tue gambe?».
Che imbarazzo! Aveva ragione, istintivamente mi ero aggrappata come una cozza al corpo di Luca cingendolo con le gambe e portando così la mia figa pulsante a stretto contatto del suo cazzo duro.

Senza attendere una mia risposta, fu ancora lui a prendere l'iniziativa. Con le tue possenti braccia mi staccò da lui e mi sollevò sulla tavola ordinandomi di restare seduta e ferma per non cadere. Obbedì silenziosamente. Quindi, con un agile movimento, anche lui salì mettendosi abilmente in piedi avanti a me e, impugnando la pagaia, iniziò a remare. Pur non capendo dove mi stesse portando non dissi nulla, preferì godermi la situazione timorosa di risvegliarmi da quel fantastico sogno.
Il “ratto delle sabine”, pensai nella mia testa.

Il mio “marinaio” iniziò a spingere forte facendo prendere velocità alla nostra “imbarcazione” di fortuna; vedevo i suoi muscoli contrarsi, fendeva il mare come un dio e, guardandomi, disse sorridendo «ti porto a vedere una spiaggetta isolata non tanto distante, tu nel frattempo goditi il viaggio e smettila di guardarmi con quegli occhioni da cerbiatta che finisce che mi fai distrarre e per farmi perdere l'equilibrio».
Alla sua battuta mi scappò una risatina, “occhioni da cerbiatta”! Ormai avevo perso memoria e assolutamente non ricordavo più da quanto tempo mio marito Andrea, sempre affaccendato con le questioni immanenti, non notava quando lo guardavo con uno sguardo diverso da quello quotidiano.

Avevo davvero voglia di stare lì su quella tavola in quella strana ed audace situazione e mi faceva piacere farlo capire a Luca.
Così, mentre il mio Caronte mi traghettava verso quello che intimamente speravo sarebbe diventato il nostro inferno, mi slacciai il reggiseno e mi adagiai sulla tavola sotto i cocenti raggi del sole che illuminarono le mie procaci forme.
«Sapevo che avevi delle tette bellissime, hai un corpo stupendo! Mi sei piaciuta sin dal primo momento che ti ho vista» disse Luca guardando i miei bianchi seni sui quali il bikini aveva disegnato un netto segno dell'abbronzatura.

Eravamo oramai abbastanza distanti dagli sguardi indiscreti della spiaggia e pensai di rompere definitivamente tutte le barriere andando oltre. Slacciando i laccetti del mio costume, tolsi l'ultimo pezzo di tessuto che copriva il mio corpo desideroso di attenzioni.
Luca ebbe un sussulto, evidentemente credeva di aver cacciato una preda non rendendosi conto che in realtà la preda, sin dal primo momento, era stato lui.
«Wow, mi lasci senza parole» disse lui e io, allargando le gambe e mostrando la mia intimità senza alcun ritegno «Spero di restare senza parole anche io». La mia figa depilata ed avida era in bella mostra avanti al mio capitano di vascello; il bianco dell'abbronzatura lasciato dal costume metteva ancora più in risalto le carnose labbra umide e rosate e, alla vista del mio sesso, notai un improvviso rigonfiamento nel costume di Luca.
«Ho le mani impegnate e non posso sculacciarti come meriteresti ma sappi che questo scherzetto ti costerà caro» mi sorrise con un sorriso diabolico quando, controllando la rotta del sup, raggiungemmo finalmente la caletta.

Soli, in un angolo di paradiso tutto per noi ma...con un movimento brusco della tavola lo stronzo mi fece perdere l'equilibrio e mi fece rotolare in acqua. Mentre ancora annaspavo le sue braccia mi ripescarono e dopo avermi tirato su mi adagiò sul bagnasciuga.
«Così impari a provocarmi, sgualdrina!» disse ridendo.

Stavo per provare a lamentarmi del trattamento poco galante appena subito quando senza alcuna titubanza lui prese la mia testa tra le mani ed infilò il suo membro salato nel mia avida bocca.
Io proprio come una bambina imbronciata alla quale viene dato un lecca lecca, subito mi calmai ed inizia a lavorarmi quel cazzo che tanto avevo desiderato.
«Brava! Speravo proprio che tu fossi tanto brava quanto bella!».
Volevo impressionarlo. Sono sempre stata molto brava brava a far pompini e così, senza fermare la mia opera, aprii gli occhi e lo guardai fisso in segno di sfida e mi feci calare tutto il suo cazzo fin dentro la gola. Fu lui a non sostenere la mia arte e tremante chiuse gli occhi godendosi il piacere che gli stavo donando.

Avevo una gran voglia di dominarlo e farlo schizzare, volevo sentire il suo sperma dentro la mia bocca e credo che Luca fece un grande sforzo nel fermarmi e nell'evitare di godere.
Togliendo il lecca lecca alla sua bambina mi sollevo ed iniziò a baciare il mio collo, mordicchiando la pelle sensibile sotto l'orecchio, mentre le sue mani iniziarono a esplorare con più audacia il mio corpo.
Le dita di Luca sfiorarono prima il fianco dei mie seni, quindi scivolarono giù, lungo il ventre.
Mi guardò bene negli occhi prima di infilare la mano tra le mie gambe per meglio assaporare il piacere di vedermi in suo controllo.
Un'ondata di piacere mi investì quando il suo tocco esperto trovò il punto giusto.
Le gambe mi cedettero e mi dovetti aggrappare saldamente alle sue spalle per non crollare. Il respiro divenne affannoso mentre le dita di Luca giocavano con il mio clitoride infiammato. Ogni carezza era un'ondata di desiderio che bruciava il mio corpo completamente pervaso di piacere. Ero completamente schiava del mio padrone.
«Hai visto, sei molto brava col sup e scommetto che se continuerai con queste lezioni ogni giorno presto diventerai una professionista!» mi schernì lui dandomi dei forti morsi che, oltre a lasciarmi dei segni evidenti, evidentemente stabilivano in modo inequivocabile che il più forte era lui.
Annuii incapace di articolare parole. Sentivo i suoi denti nella mia carne e il mio corpo che si scioglieva sotto il suo tocco. Il piacere mi attraversava come un brivido elettrico, volevo di più!

«Voglio imparare in fretta! Se puoi, ho bisogno di lezioni di recupero anche più volte al giorno, allenami come meglio credi» e nel pronunciare queste parole mi girai e mi inginocchiai sulla sabbia mettendomi a pecorina. Allargai con le mani i miei glutei ed offrì al mio audace compagno di avventura tutta la mia femminilità.
Luca non si fece pregare e senza alcuna esitazione si fece spazio nel mio sesso inzuppato di umori. Iniziò a martellarmi ritmicamente provocandomi in pochissimo tempo un potente orgasmo che sottolineai con dei potenti mugolii.
Ma lui non era ancora soddisfatto. Ed io ero la sua sgualdrina lì, completamente alla sua mercé.
«Rilassati un attimo» fu l'ultima cosa che sentì pronunciare prima che tirasse fuori dalla mia figa sbrodolante il suo cazzo per poi sbattermelo di prepotenza nel mio stretto culo. Provai una sensazione indescrivibile, un misto tra un dolore lancinante ed il piacere più perverso. Sentivo il suo membro esplorare le mie viscere, sconquassare il mio corpo ed i miei pensieri. Avrei voluto non finisse mai. Mi scopò senza ritegno, mi chiavava e mi chiamava puttana. Ed io rispondevo: «Sì! Sono una puttana alla quale piace il tuo cazzo! Scopami! Non ho mai goduto così! Riempimi!»

Ma purtroppo, come tutte le cose, prima o poi finiscono. Con un gemito liberatorio senti Luca svuotare i suoi testicoli dentro di me. Il fiotto del suo seme riempiva il mio culo. Rimasi ferma, con il culo aperto e nel quale Luca strizzò il suo cazzo facendo facendo entrare fino all'ultima goccia del suo nettare prezioso.

Finalmente ero felice, appagata. Dopo giornate trascorse interrogandomi sulla mia sensualità, sulla capacità di essere desiderata, avevo trovato un uomo che aveva saputo darmi quello che cercavo, invano, da mio marito.

«Sei fantastica, ti adoro. Ti voglio ancora» mi disse lui mentre iniziava nuovamente a baciarmi.
«Anche io lo vorrei ma sono sposata e ho difficoltà a trovare la libertà per queste cose. Mi dispiace, non avrei dovuto concedertelo. Temo di aver rischiato già troppo oggi e, sebbene sia stata benissimo, sebbene tu sia fantastico, credo di aver trascorso troppo tempo con te e che se non torniamo in fretta mio marito mi verrà a cercare» dissi mentre ancora gli accarezzavo il cazzo barzotto.

Luca mi guardò sorridente e continuando ad abbracciarmi e baciarmi mi disse «Non devi temere, tuo marito non sarà di intralcio tra di noi. Potremo continuare a vederci senza difficoltà, dove e quando vorremo, oggi ti ho trovata e giuro che non ti perderò».
Lo guardai con un sguardo innamorato e interrogativo sapendo di aver appena ascoltato una fantastica e poetica stronzata colossale «ma che dici? Ti rendi conto che io sono spos...».
Luca mi fece voltare e continuando a toccare il mio corpo mi disse «Guarda lì, verso la radura dietro la spiaggia».

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Non lontano da noi, leggermente nascosto, c'era mio marito Andrea. A quella distanza aveva visto tutto, anche i minimi dettagli. Aveva ascoltato tutto, anche i più sussurati gemiti. E si stava masturbando. Andrea aveva assistito a tutto e si era goduto lo spettacolo, gli era piaciuto.

Quando Andrea vide che lo avevo scoperto maldestramente si rivestì e velocemente si allontanò sparendo nella vegetazione. Ero sbigottita. Non capivo cosa stesse accadendo. Avevo appena finito di tradire mio marito ed ero anche stata scoperta. E avevo scoperto lui spiarmi mentre lo tradivo e masturbarsi godendosi il tradimento.

«Ha visto tutto, sin da quando ci siamo baciati. Lo vedevo da lontano guardarci da sotto l'ombrellone. Inizialmente ho temuto il peggio ma quando poi mi ha fatto cenno con un polllice in su ho capito che non avrebbe avuto nulla in contrario a condividerti con me. È passato dalla terraferma e ha visto tutto, sia il primo bacio sia quando volontariamente ti sei spogliata. E tutto il resto. Tutti i tuoi commenti. I nostri orgasmi. Non si è perso nulla e ha goduto con noi.» mi disse Luca.

Non sapevo cosa dire, una improvvisa e potente sensazione invase il mio cervello. Nel giro di pochi minuti ero passata dall'essere una donna stanca di essere trascurata dal proprio marito all'essere un'amante infedele, ad essere una donna condivisa tra due uomini. E curiosamente, ero felice, eccitata. Probabilmente qualcosa in me si era sbloccato.

Ancora nudi, abbracciai Luca ringraziandolo di tutto. Lo baciai con devozione percependo che grazie soprattutto a lui la mia vita coniugale era irrimediabilmente cambiata e che, probabilmente, stavo andando incontro ad un nuovo ma più soddisfacente equilibrio.

Ora era arrivato il tempo di tornare e di affrontare la realtà; tornare da mio marito, parlare con lui e valutare le nostre reazioni a mente fredda e, soprattutto, non in preda all'eccitazione per scoprire insieme all'uomo della mia vita come andare avanti.
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