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All'ombra del desiderio - Parte 2 - Luca


di iPaoletta
07.02.2025    |    3    |    0 8.0
"Aveva ragione, il mio cazzo era decisamente over size e a vedere quello di suo marito capii che lei non era stata viziata in questo senso..."
Avevo profondamente sperato che quella mia paziente cadesse ai miei piedi ma davvero non credevo fosse possibile arrivare a tanto.
Ammetto che il mio fascino ha sempre riscosso notevoli successi tra il pubblico femminile ma, quando conobbi Paola, la sensazione fu diversa e non mi sembrò affatto facile poter immaginare di riuscire ad andare oltre al banale rapporto professionale.

Quando la vidi la prima volta era un noioso pomeriggio estivo, uno dei tanti.

Lei venne al mio studio accompagnata dal marito. Una bella coppia: lui indossava un abito sartoriale impeccabile, cravatta, gemelli, scarpe di pelle lucidate alla perfezione; tutti dettagli che rivelavano un gusto impeccabile.
Porgeva il braccio a sua moglie, Paola, donna sui 30/35 anni di straordinaria bellezza che immediatamente catturò la mia attenzione, con naturalezza. Aveva una pelle luminosa, linearmente delicati ed armoniosi. Gli occhi di un verde chiaro lasciavano trasparire una luce irresistibile. Le sue labbra, perfettamente disegnate, si curvano in un sorriso incantatore. I suoi capelli, lunghi e setosi, ondeggiano leggeri ad ogni movimento, incorniciando il suo volto con eleganza. La sua silhouette era armoniosa, con una vita sottile che si fondeva con i suoi fianchi sinuosi e seducenti. Il seno, pieno e proporzionato esaltava la sua femminilità mentre la schiena leggermente arcuata sottolineava la sua postura sensuale.

Quando le chiesi di spogliarsi mi guardò con degli occhioni da cerbiatta impaurita e disse: “devo togliere tutto?”. Con un sorriso la rassicurai dicendole di non preoccuparsi e che sarebbe bastato togliere solo la magliettina in modo da permettermi di capire bene su quali parti del corpo intervenire.

Grazie al mio lavoro ho la fortuna di maneggiare tantissimi corpi femminili, più o meno belli, più o meno giovani.
Bè quello di Paola era stupendo! Quelle tette erano semplicemente perfette e pensai immediatamente che erano troppo castigate in quell'anonimo reggiseno bianco e che…ohhh ma che diamine! La mia testa va sempre oltre! E poi lì davanti c'era il marito che vigilava scrupolosamente su ogni mio movimento!
I coniugi erano venuti da me per una banale contrattura che stava infastidendo Paola da tempo, un problema che avrei risolto in poche sedute e che quindi, probabilmente, da lì a poco non l’avrei più rivista. Un vero peccato.

Impaziente di mettere le mani su quel delizioso corpo, la feci stendere sul lettino ed iniziai subito con alcuni test e mirati esercizi.
Devo ammettere che vedere le mie pazienti “soffrire” sotto le mie mani provoca sempre in me un certo piacere sadico. Vedere poi il marito guardare e bho, quasi compiacersi dei mugolii di Paola, trasmise una strana eccitazione nelle mie parti basse. Ma diamine…sono un professionista e, per quanto fortemente attratto da quella donna e da tutta la situazione, mi comportai nel più professionale dei modi, provando a sistemare tutta la catena cinetica della paziente.

Nel frattempo tenni lontani i miei più profondi e loschi pensieri distraendomi alla meno peggio. Così, mentre procedevo con la terapia, rassicuravo il marito circa le condizioni della moglie e rispondevo alla mia segretaria che, nel frattempo, fissava in base ai miei impegni i successivi appuntamenti con i vari pazienti.
Tutto pur di evitare che il mio secondo cervello, quello posto tra le gambe, prendesse il sopravvento.
Al termine della terapia invitai la coppia a fermarsi in segreteria per stabilire il successivo appuntamento e li congedai.

Solita routine, pensai.

La settimana dopo, quando la segretaria mi annuncio che la signora Paola era al telefonò, pensai che, come spesso accade, la paziente si era sentita meglio e mi stava per liquidare con una banale scusa.

“Buongiorno dottore”
“Buongiorno Signora Paola, mi dica”
“No la prego, Paola”
“Ma certo Paola, diamoci del tu”
“La ringrazio cioè grazie, Luca. Prima di tutto volevo farle i complimenti per la terapia della scorsa settimana, devo ammettere che mi sono sentita subito meglio”
“Ma figurati, la tua è una banale contrattura, nulla che un bravo fisioterapista non riesce a risolvere”
“Mi piacerebbe darti ragione ma in realtà ero già stata in un altro studio e, come hai potuto notare, non avevo risolto la forte limitazione al movimento del braccio. Comunque, volevo chiederti una cosa, non so se posso”
“Ma certo, dimmi tutto”
“Volevo sapere se fai anche servizio domiciliare, ho difficoltà a raggiungere il tuo studio e, se per te va bene, preferirei continuare le sedute a casa mia”.
Ovviamente accettai di buon grado fissando l’appuntamento per quel pomeriggio stesso. Avevo già alcuni appuntamenti presso lo studio ma disdirli non sarebbe stato un mio problema, con un messaggio avvisai la segretaria di rischedulare l'agenda e mi preparai alla visita domiciliare.

Era un pomeriggio alfoso e quando giunsi all'indirizzo che mi aveva comunicato Paola rimasi senza parole.
Che fosse una coppia agiata non c'erano dubbi ma, onestamente, non mi aspettavo tanto.
Una graziosa villetta, molto elegante, le cui facciate erano arricchite da ampie porte finestre che si affacciavano su un delizioso giardino. Sul lato si intravedeva una piscina e dietro mi sembrò di scorgere un campo da paddle.

Citofonai.

“Sì, chi è?”
“Paola? Sono Luca, il fisioterapista”
“Certo entra, ti stavo aspettando. Ti apro il cancello principale. Parcheggia l'auto nel vialetto. Mi troverai all'ingresso avanti al patio”
L'asciai l'auto e mi incamminai lungo il vialetto quando finalmente la vidi. Mi aspettava sull'uscio di casa. Era bellissima, forse anche più di quello che ricordavo. Indossava una vestaglia color cipria. Il tessuto leggero scorreva lungo il suo corpo nudo modellandolo e non lasciando nulla all'immaginazione. Potevo distinguere chiaramente i suoi audaci capezzoli che, al di sotto di quella che mi sembrava della preziosa seta, svettavano orgogliosi.

Mi accolse come si farebbe con un caro amico, stampandomi un bacio sulla guancia e strappandomi un sorriso. Quindi mi condusse senza indugio verso l'ampia camera da letto al centro della quale sistemai il lettino e tutto il necessario.

Sicuro di vedere da lì a breve comparire suo marito o probabilmente un maggiordomo con qualche bevanda dissetante da ricconi, chiesi:
“E tuo marito Andrea?”
“bha, chi lo sa” rispose lei “sempre in giro, sempre in riunione. Ormai per parlare con lui sono costretta a prendere un appuntamento!” disse scherzando ma evidentemente manco troppo. Poi continuando disse “ho cancellato tutti i miei impegni per dedicarmi a questa seduta. Anzi, ora che ci penso, tolgo anche tutte le suonerie per evitare di essere disturbati. Spero che anche tu abbia il giusto tempo da dedicarmi. Quando vuoi, io sono pronta”.

Non mi pareva vero. Io e Paola soli a casa sua.
Dovevo giocare bene le mie carte.

In modo molto professionale spiegai i dettagli della contrattura e del tipo di terapie che avremmo fatto. Intanto continuavo a sistemare i prodotti prendendomi tutto il tempo necessario mentre, nel frattempo, osservavo le bellissime foto esposte nella camera. La foto del matrimonio, le foto a cavallo, foto di gite e vacanze e...cazzo! Foto in topless in barca! Wow! Ancora era meglio di quello che avevo immaginato.

“Che belle foto” commentai “ed ecco spiegato come mai non avevo notato segni dell'abbronzatura”
“bè si, diciamo pure che non gradisco quegli orribili segnacci sulla mia pelle” e nel fare questo, girandosi di spalle, lasciò calare lungo le spalle la vestaglia mostrandomi la sua nuda schiena.

Una visione dalla forte carica erotica apparve alla mia vista. Avrei voluto cingerla da dietro immediatamente e, strizzandole le tette, piegarla avanti a me per possederla selvaggiamente.

Ma quel sottile gioco di seduzione si stava facendo interessante, ormai era chiaro che Paola stava provando a sedurmi. Però mi faceva piacere continuare a giocare ancora un po' con lei. Avrei dovuto pazientare solo un altro pochino.

La feci adagiare sul lettino ed iniziai quella che inizialmente doveva essere una terapia curativa ma che invece, fin dall'inizio, divenne un massaggio connotato da una forte carica sensuale.
L'aroma dell'olio essenziale al vetiver aveva già saturato la stanza inebriando le nostre narici.
Paola giaceva sul lettino, la sua muscolatura si rilassava sempre di più sotto i miei abili tocchi. Le mie mani scorrevano lungo il suo corpo, percorrendolo dal collo e le spalle scendendo giù fino alla zona lombare.
Sentivo il respiro di Paola farsi sempre più lento per poi rianimarsi ogni qual volta mi avvicinavo ai suoi punti più sensibili.

Quando le mie mani scesero lungo i suoi fianchi notai che la sua schiena si era inarcata leggermente mettendo ancora più in evidenza i suoi sodi glutei.
Le abbassi ulteriormente la vestaglia scoprendo completamente il suo corpo. Indossava un tanga ricamato, minuscolo, che solcava con un filo il suo culo perfetto. Il mio massaggio iniziò a concentrarsi su quella visione celestiale. Le mie dita scorrevano lungo la curva delle sue natiche passando sotto le cuciture del suo tanga e sfiorando l'intimità di Paola. Ad ogni passaggio sentivo le mie mani inumidirsi e percepivo dentro di me crescere la voglia di liberare il mio sesso.

Seguendo l'interno coscia feci scorrere le mie mani tra le sue gambe risalendo fino al suo clitoride. Le mie mani si bagnavano dei suoi umori. La sentii gemere e, sotto il mio tocco, la vidi allargare leggermente le gambe proprio come se mi stesse invitando a concentrare le mie attenzioni maggiormente verso la sua intimità.

Ormai le carte erano state scoperte, non aveva senso perdere altro tempo ed era giunto il tempo di ottenere quello che più desideravo.

“sei così tesa, Paola, voglio che ti lasci andare completamente”.

Non se lo fece dire due volte e, come una cagnetta ubbidiente, divarico oscenamente le gambe.
Mentre il mio cazzo spingeva nelle mutande impaziente di adempiere al suo ruolo, continuai a masturbare Paola.

“Ti prego continua” mi implorò ma io non ero andato lì per far godere una donna, il piacere doveva essere mio e lei avrebbe goduto quando e come avrei deciso io.

Così mi fermai. Mi allontanai dal lettino di qualche passo e mi spogliai di fronte alla mia spettatrice. Non mi staccava gli occhi di dosso. Ammirava ogni centimetro della mia pelle indugiando con lo sguardo verso il mio pene eretto. Evidentemente pregustando quello che stava per accadere, la sentii deglutire.

Fu in quel momento che ebbi una strana sensazione. Alzai lo sguardo e nel farlo mi accorsi che fuori la porta, nella penombra, qualcun altro si stava godendo lo spettacolo.

Andrea il marito di Paola ci aveva scoperti e stava per incombere su di noi.

Il suo viso mi apparve immediatamente strano, forse lo shock era stato troppo grande, scoprire di essere tradito da sua moglie, nella propria casa, è un qualcosa di insopportabile che ti mette a dura prova.
Ma poi guardai meglio. Forse non era così incazzato.

Andrea impugnava con fermezza il suo cazzo dal quale cadevano delle gocce di sperma. Si era segato, aveva appena goduto guardando sua moglie fare la troia con me.
Mantenni il contatto visivo con Andrea e, facendogli un cenno di complicità, mi riavvicinai a Paola che, ignara di tutto, attendeva prona sul lettino la mia mossa.

“Bene, vediamo se finalmente sei bella rilassata” le dissi e, facendo un occhiolino ad Andrea, le infilai senza tanti preamboli il pollice nell’ano ed il resto della mano nella figa.
“bene, vedo che la contrattura sta sparendo” le dissi penetrandola sempre più a fondo
“ahhh si, ti prego continua” mi implorò lei dissimulando una smorfia di dolore.

Decisi che era il momento di prendermi quello che mi spettava.
Mi posi avanti a Paola puntando il mio cazzo verso la sua bocca.
“Sei stupendo!” disse Paola “è grande…molto grande per me!”.
Aveva ragione, il mio cazzo era decisamente over size e a vedere quello di suo marito capii che lei non era stata viziata in questo senso.
La guardai beffardo e le dissi “preparati che tra poco del mio cazzo non potrai più farne a meno”.
Tenendole la testa ferma con le mani, le infilai il cazzo tutto in gola.. Vedevo Paola in difficoltà, non era evidentemente pronta a gestire le mie dimensioni.
“Succhia bene!” le dissi e intanto feci cenno ad Andrea di riprendere a segarsi.

Paola succhiava avidamente il mio cazzo mentre con dei mugolii sottolineava quanto le piacesse farlo.
“Brava! Sei una brava pompinara! Scommetto che a te il cazzo piace tanto e che quello di tuo marito non ti basta, vero?”
Paola annuì e, fermandosi un attimo, mi disse implorando: “Non avevo mai tradito Andrea, lo amo e non potrei mai farlo soffrire. Promettimi che questa cosa resterà tra di noi e potrai continuare a fare di me quello che vorrai”

Continua la settimana prossima con (forse) l'ultimo episodio, narrato da Paola
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