tradimenti
Cornuto per amore
di UnconventionalSex
12.10.2024 |
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4
"Vuoi per il fascino di qualcosa di proibito..."
Questo racconto è frutto di una bellissima conoscenza con una coppia del sito.
L' idea e la voglia di pubblicare un racconto insieme ci ha spinto in questa avventura.
Tre prospettive diverse descrivono le emozioni e lo stato d' animo del capo, della moglie, e del marito.
Un intreccio di sensazioni forti e contrastanti per i protagonisti.
Probabilmente non tutti leggeranno fino alla fine, ma chi lo farà sarà perché è stato coinvolto pienamente nella lettura.
Fino alla fine.
Il sesso è l’arte di controllare la mancanza di controllo. P. Coelho
Mercoledì. Ore 17.00. E una cena di lavoro programmata per le 20.30. Esce da lavoro alla solita ora, l’aria fredda di novembre è tagliente, arriva dritta nelle ossa. Lungo la spina dorsale. Sale in macchina, una delle sue canzoni preferite smorza l’umore elettrico della giornata. Negrita, Bambole. Lungo sospiro di sollievo. E di corsa a casa. Sa che ad attenderla c’è una rapida ma intensa sessione di allenamento prima di prepararsi. L’acqua bollente della doccia lava via la stanchezza di una giornata interminabile. Il bagnoschiuma al miele scivola lungo il corpo definendole le curve. Una doccia che non dovrebbe avere fine. Tic tac. Il tempo scorre. Da lì a poco sarebbe arrivato l’autista. Un filo di trucco sul viso, punta il focus sugli occhi con matita e mascara nero, le labbra accarezzate da un gloss nude lucido. Sulla pelle qualche goccia di profumo: Narciso Rodriguez for Her sembra adatto alla serata. Indossa con cura un paio di autoreggenti a rete nere. L’intimo prevede del pizzo grigio perla. Elegante ma deciso. Tocca all’abito. Una giacca doppio petto di un bellissimo rosa acceso, bottoni dorati sul davanti e una cintura che le fascia la vita. Décolleté nero lucido tacco 12. Pronta. Prima di indossare il soprabito prende un post-it e lascia sul tavolo un messaggio per suo marito, non ancora rientrato dal lavoro: -ti lascio l’indirizzo dell’albergo per il dopo cena. A dopo Amore. Ti amo- . Chiude dietro di sé la porta di casa e sale in auto. L’autista la informa che ci vorranno all’incirca 40 minuti prima di raggiungere il luogo dell’incontro. Benissimo, pensa, ci sarà il tempo per riorganizzare le idee e stemperare la tensione. Già. Ma come? La stima intellettuale reciproca sfociava inevitabilmente in attrazione. Palpabile. Riusciva solo a pensare che è vero che l’attrazione mentale non toglie i vestiti di dosso, ma è in grado di bagnare la carne senza nemmeno toccarla. E qui di attrazione ce n’era parecchia in questo senso. Favorita anche dal fatto che il suo capo è suo coetaneo. Affascinante. Nell’aspetto e nei modi. Uno di quegli uomini mai fuori luogo, di quelli che sanno fin dove spingersi senza cadere nel banale. Veloci di pensiero. Un fuoriclasse insomma. Di quelli che intrigano. Vuoi per il ruolo. Vuoi per il fatto di essere entrambi sposati. Vuoi per il fascino di qualcosa di proibito. Vuoi perchè già a quel “dei dettagli ne discutiamo mercoledì a cena” sapeva come sarebbe andata la cena. E il dopo cena. A tre. Una morsa allo stomaco la riporta alla realtà. Non è più nervosismo. È effervescenza. Frenesia. Smania.
Ore 18.30
La giornata fitta di impegni e l'ultimo cliente appena salutato aprono lo scenario alla serata. Una cena di lavoro programmata con la sua collaboratrice lo accompagneranno probabilmente fino alla mattina successiva. Le luci del giorno sono scese già da un po' e i fari delle auto lungo l'autostrada sembrano disegnare un lungo serpentone illuminato in entrambe le direzioni. Il traffico di questo orario mette a dura prova la sua pazienza ma questa non è la sera per irritarsi e attaccarsi furiosamente al clacson cercando sorpassi improbabili o gincane controproducenti. Il sottofondo musicale degli stealers wheel ed il clima gradevole nell'abitacolo lo guidano fino al garage dell'hotel. Si presenta circa una mezz'ora prima dell'orario concordato dando disposizioni al personale della struttura sull'arrivo della Signora che sarà in sua compagnia e sul tavolo già riservato da qualche giorno. Giusto il tempo di salire nella stanza togliere l'abito da lavoro ed infilarsi nella doccia comfortevole e spaziosa. Doccia shampoo forte, sportivo che lascia una fragranza forte e fresca sulla pelle. Relax. Acqua calda che scorre su tutto il corpo e spazza via la schiuma insieme allo stress della giornata. Si asciuga con cura e lentamente, controllando l'orario sullo smartphone.
Tutto regolare.
Un messaggio di lei che lo avvisa circa l'ora di arrivo, accompagnato da una foto che lascia intravedere delle calze a rete molto seducenti ed eleganti. Gli scappa un sorriso ed un sussulto al ventre ma non c'è molto tempo per voli pindarici. Una sistemata a barba e capelli, crema sul viso e qualche spruzzo di dsquared wood dalle note legnose e speziate. Uscendo dal bagno estrae dal trolley un paio di jeans scuri, una camicia bianca piegata con cura ed un blazer blu notte. Ai piedi stivaletti neri in pelle per un outfit casual serale. È pronto per la cena.
20.15..L’auto accosta davanti all’albergo. Eccoci, pensa. Entrata nella hall, dopo i primi dovuti convenevoli, il maître la invita a salire in terrazza per un aperitivo. La vista è stupenda, la luna che si riflette sul lago incornicia a dovere quei pochi istanti in solitudine. John Coltrane in sottofondo concilia perfettamente i pensieri mentre sorseggia Il suo prosecco. Freddo al punto giusto. Sa che da lì a poco non sarebbe più stata sola a godere di quella vista.
Sono le 20.30..rientra a casa, stanco da una giornata pesante che non voleva finire. Apre la porta e viene accolto soltanto da una scia di profumo, il profumo di sua moglie. Nient'altro. Sa perfettamente che aveva una cena di lavoro. Ne hanno discusso tanto. Viene subito sovrastato da ciò che pensa e da ciò che immagina. Accende le luci e sul mobile dell'ingresso trova un pacchetto ed un biglietto: gli indica un indirizzo d'hotel e un dolcissimo ti amo. Più sotto un post scriptum ed una emoticon furbetta con scritto “non te ne pentirai!”. Cosa avrà in mente? Pensa. Sensazione di gelosia ed eccitazione lo pervadono. Toglie velocemente le scarpe e si porta verso il bagno. Anche lì dannatamente profumoso di Lei. Leva i vestiti e si getta sotto la doccia. Passano i minuti e il pensiero di Lei sbatte violentemente nella sua testa quasi come un martello pneumatico. Esce, si asciuga, calza i suoi slip e si porta in salotto dove decide di aprire il suo pacchettino. Trova dentro una gabbietta di castità e un altro biglietto: “Raggiungici con addosso questa. Ti piacerà! Ti desidero”. L’unico pensiero che urla nella sua testa adesso è quello di andare in quel fottuto albergo. Sa perfettamente cosa piace a sua moglie. Lo sa anche meglio di lei. Indossa la camicia azzurra che adora e i dsquared chiari. E la sua gabbietta.
Intanto, in albergo, dopo aver chiamato in reception per assicurarsi dell'arrivo della Signora, lui percorre i tre piani di scale a piedi per sciogliere il corpo e schiarire la voce. Il maître gli va incontro, accompagnandolo al terrazzo illuminato con luci soffuse che sembrano estendere la splendida vista sul lago illuminato dalla luna. Pochi tavoli, ben distanti l'uno dall'altro, un'atmosfera intima e romantica. Si sentono i brusii delle persone che parlano e il rumore delle posate che poggiano sui piatti. In sottofondo musica jazz. Vicino al tavolo riservato in fondo al terrazzo la vede in piedi, che sta sorseggiando lentamente il suo prosecco di benvenuto mentre si gode la visione del lago. Si ferma un attimo ad osservarla. I suoi tacchi neri slanciano la sua figura, esaltando quelle gambe ben delineate e un lato B molto invitante. La sua giacca rosa e i suoi capelli lisci e biondi sembrano attrarre la luna che la illumina e sembra quasi accarezzarla.
Prende un bicchiere di prosecco dall'ingresso e si avvicina lentamente a lei immersa nel paesaggio: “Bel panorama, vero?". La domanda la distoglie immediatamente dai suoi pensieri e la mano poggiata sulla schiena spezza il respiro. Ogni singolo dito infonde una piccola scossa. “Da togliere il fiato” risponde. La mano è ancora lì, ben salda appena sotto alla cinta del vestito. Gli occhi negli occhi che fino a quel punto erano fissi sul panorama. Chi dei due avrebbe distolto per primo lo sguardo?
Secondi che sembrano giorni, senza che nessuno parli. In quegli attimi si percepisce il desiderio di entrambi. Un piccolo sorriso malizioso mentre lui la guarda ammirato da tanta sensualità.
Dalla testa ai piedi, lentamente, risalendo nuovamente fino al viso. Le scosta appena i capelli dietro l'orecchio sorridendole.
Un ultimo sorso al prosecco prima di farla sedere e mettersi comodo di fronte a lei.
L'intesa mentale e la voglia di strapparsi subito i vestiti di dosso si respirano nell'aria e quel silenzio iniziale è più profondo di tante parole. Un'intesa nata e coltivata nei muri dell'ufficio senza mai fare un accenno diretto a qualcosa, ma con semplici giochi di sguardi che sembrano infiammare ogni volta gli ambienti di lavoro. Fin quando lui, ammirato dalle sue capacità lavorative e dalla sensualità che emana, decide di invitarla a cena per proporle un ruolo più vicino al suo. Quasi sullo stesso piano. Una sorta di estensione alla sua persona in ambito lavorativo. Ma entrambi sanno nell'inconscio che è solo il pretesto per andare a fondo e dare libero sfogo all'attrazione. Non c'è alcun menù per quella cena. Ha già scelto tutto lui. Eccoli lì. Uno di fronte all’altra. Da vero gentiluomo l’ha fatta sedere mentre con la mano le ha sfiorato le spalle. Piccoli ed impercettibili contatti che risuonano forti e chiari. Accavalla le gambe, scosta i capelli da un lato e scruta con attenzione la situazione nell’attesa che sia lui a rompere il ghiaccio. Non si fa attendere. Comme d’habitude. “Sei qui da poco ma ti ho già manifestato la mia soddisfazione per il tuo lavoro. Mi piacerebbe proporti uno step in più di carriera. Il lavoro aumenta costantemente e la gestione diventa più complessa.” Il tono di voce, nonostante sia un formale incontro di lavoro, è caldo e accogliente. Un tono che riesce subito ad accorciare la distanza che c’è, o che in situazioni convenzionali dovrebbe esserci, tra capo e collaboratrice. “Hai la mia completa attenzione. Uno step in più? Parlamene” Interviene. Avida di sapere e incuriosita da quelle parole. “Ho bisogno di una persona fidata ed affidabile, di bella presenza come sei tu, che possa affiancarmi nella gestione dei clienti più importanti e più grandi. Un estensione mia insomma. Non è una proposta che faccio a tutte le colleghe, e tu sei l’unica a cui chiederó prima di fare una ricerca esterna che preferirei evitare visto che per me sei tu la persona giusta”.
-penso che sarebbe meglio strapparti i vestiti di dosso- era ciò che tuonava nella sua testa mentre gustava l’ottimo vino bianco dalla struttura moderata e dall’aromaticità spiccata e rinfrescante, accuratamente selezionato per iniziare la cena con delle crudité di pesce.
“Penso non sia necessaria una ricerca esterna. Se reputi di avere già per le mani la persona giusta, non vedo intoppi”
Rispose con una certa fermezza. Forse dettata da tanta fiducia riservatale.
“Benissimo era la risposta che volevo. Per ora mi basta questo. A nessuno dei due piace pregare e perdere tempo. Per questo ho già stilato il contratto. Ci aspetta in camera, insieme a due amari di intesa.” La cena procede divinamente assumendo a questo punto toni meno formali e conversando piacevolmente del più e del meno. Entrambi hanno la capacità di mettere l’altro a proprio agio. In pochi frangenti, con naturalezza, sono stati dismessi gli abiti da lavoro, cambiando l’andamento della serata. Prosegue il gioco di sguardi adornato da un ping pong di battute e allusioni. Persino i respiri si fanno più lunghi e intensi.
“Chiedo scusa. Vado un momento alla toilette”. E così si alza, gli sorride e si incammina, sfiorando appena il suo braccio poggiato sul tavolo. E al contrario di un uomo, una donna non ti sfiora mai per errore o distrazione. È un uomo di un’acuta intelligenza e sa che non vuole essere seguita. Non ancora. Non in quel momento. E la congeda con un sorriso.
La vede alzarsi, con grazia ed eleganza e un'ondata del suo profumo lo travolge. La sua mano poggiata sul braccio scalda improvvisamente il sangue nelle sue vene e sorridendole resta in attesa che torni dalla toilette. Mentre si incammina verso l'ingresso del terrazzo non le toglie gli occhi di dosso. Osserva i suoi passi e le sue gambe che si muovono sinuosamente su quei tacchi.
Ogni passo ed ogni tocco sul pavimento scandiscono il desiderio che prova per lei. Quando lei scompare dalla sua vista, si volta verso il lago ad osservare le luci riflesse nell'acqua.
Lei entra in toilette inalando tutta l’aria che riesce ed espiandola dalla bocca, quasi a voler buttar fuori tutta l’euforia di quella cena. Si appoggia al lavandino e fissa il suo riflesso nello specchio. È ora di alzare il tiro. Esce e ritorna verso il tavolo. Questa volta è lei che si prende qualche secondo per osservarlo mentre ha lo sguardo rivolto verso la vetrata che lascia intravedere le stelle. Si avvicina piano piano alle sue spalle. “Eccomi. Scusa per l’attesa” dice piano avvicinandosi al suo orecchio, mentre la sua mano scivola dalla spalla al petto. Sente il respiro di lui bloccarsi per un momento. Prende la sedia e la sposta sul lato del tavolo in modo da essere più vicini e non più uno di fronte all’altro. La piccola e intima sala si è piano piano svuotata e in sottofondo si può sentire piacevolmente “I’ve got You under my skin” di Frank Sinatra accompagnare il fine cena e l’arrivo dei caffè. Bollenti. Obbligatoriamente senza zucchero.
“Devo ammettere che sono stata molto bene a cena questa sera.” Inizia lei. Questa volta è lui ad ascoltarla con attenzione. “Non ne dubitavo in realtà, ne è semplicemente stata la conferma. Oramai hai imparato a conoscermi, sono selvatica per natura. Ascolto tutti e parlo con pochi. Con Te, nonostante i nostri ruoli, è stato tutto spontaneo”. Prosegue, non lasciando il tempo ad una risposta.
“Mi sono accorta con piacere che hai passato gran parte della cena a guardarmi le labbra. Ti ho osservato deglutire ogni qualvolta la mia lingua le inumidiva. Fermami se mi sto sbagliando”.
Il suo gomito è appoggiato al tavolo, il viso sostenuto solamente da pollice e indice. Lo sguardo fisso su di lei. Il silenzio e il sogghigno lasciano intendere che lei debba proseguire. Va avanti.
“Ti parlo francamente: siamo adulti, intelligenti e riservati. So che ciò che dirò ora resterà assolutamente confidenziale, indipendentemente da come proseguirà dopo. Detto questo, percepisco forte e chiara la chimica che c’è. Inutile negarla. Talmente forte che ne ho parlato con mio marito nell’istante esatto in cui qualche giorno fa ho accettato questo invito a cena. Consapevole del fatto che avrebbe potuto esortarmi ad annullarlo. Non lo ha fatto. Mi ama veramente oltre ogni misura ed io anche. Gli ho spiegato come mi sento. Siamo giovani, innamoratissimi, con un tale livello di fiducia da permetterci qualsiasi sperimentazione. Amiamo entrambi la trasgressione. Tanto da sentirmi libera nel dirgli che provo una certa attrazione per il mio capo. Tanto da volerlo. Tanto da volervi entrambi. Insieme. Stasera.” Le parole le escono come un fiume in piena. “Devo anche confessarti che nell’istante in cui sono ritornata dalla toilette, ho infilato nel taschino del tuo blazer blu notte il mio perizoma sfilato poco prima. E mio marito al rientro a casa ha trovato un bigliettino sul tavolo con segnato l’indirizzo dell’albergo e l’invito a raggiungerci per un amaro”. Gli occhi negli occhi. Stabili. Qualche istante di silenzio che sembra eterno. “Ora, non so cosa deciderà di fare mio marito, così come non so cosa deciderai di fare tu. So cosa farò io. Tra qualche istante mi alzerò e mi dirigerò verso l’ascensore. Sta a Te decidere se raggiungermi. O lasciarmi salire da sola”. La osserva mentre parla. Decisa, sfrontata e sicura di ciò che dice. Ogni sua parola è come la conferma perentoria dell' idea che ha di lei. Lui sa perfettamente che lei è una donna dal carattere forte. Passionale. Quasi indomabile. Di quelle con cui non sempre è facile rapportarsi. È brace ardente. Difficile abbracciala una così. Una così puoi solo metterla spalle al muro.
Per tutto il tempo in cui le ha parlato, l’ha guardata senza mai staccarle gli occhi di dosso. Con calma e con un tono di voce quasi sibillino le dice che ciò che lei ha appena confessato tutto d’un fiato gli è piaciuto molto.
"Sai, quello che dici mi piace molto.
Anche io sono stato davvero bene e la chimica che tu percepisci è la stessa per me.
Credo che questo non potrà che aiutare ed elevare la nostra nuova collaborazione.
Per quanto riguarda il resto, se credi che io sia rimasto spiazzato, ti sbagli baby.
L'avevo capito. Quel tuo essere selvatica ma allo stesso passionale. Ma soprattutto la tua cavigliera portata a destra. Ne conosco il significato. Una donna impegnata, ma allo stesso tempo aperta al corteggiamento, alla trasgressione di coppia. Una donna autoritaria, che sa ciò che vuole. La stellina agganciata mi ha fatto anche capire che tuo marito ne è consapevole, per questo motivo sono quasi sicuro che non mancherà al tuo invito."
E quel fare un po’ sfacciato che le fa sapere di non esserne stupito. “Se credi di avermi spiazzato,ti sbagli baby” si ripeteva nella sua testa. Che sfrontato le viene da pensare. In certi momenti è così sfacciato da diventare dannatamente sexy. E maledettamente attento ai dettagli: cavigliera, atteggiamenti, sguardi. Terminato il caffè, lasciano la terrazza e si ritrovano ben presto di fronte all’ascensore. La mano di lui è di nuovo sulla schiena. Di nuovo sotto la cinta del vestito. Ancora quei brividi. Questa volta più forti, dritti fino al ventre. Lui estrae e le porge la chiave elettronica dal taschino del blazer insieme al perizoma infilatole poco prima. Senza farsi notare lo stringe nel pugno chiuso. La guarda negli occhi, lo annusa, sorride. Lei stringe nella sua mano destra quella chiave elettronica donatale pochi istanti prima insieme ad un sorriso. “Piano tre, stanza 16. Ci vediamo tra qualche minuto, giusto il tempo di bermi un amaro e comunicare l'arrivo di un terzo ospite”. Carattere dominante. A nessuno dei due piace cedere. È un bel testa a testa tra i due. Un continuo gioco di dominio e sottomissione. Una eccitantissima linea sottile che delimita un valzer di pensieri peccaminosi. Pochi istanti e le porte si aprono. L’istinto le suggerisce di prenderlo per la camicia bianca e tirarlo a sé fin dentro l’ascensore. Giusto per fargli capire che se vuole, è lei a condurre il gioco. Ma non è questa la serata per farlo. Decide di seguire la testa e avviarsi in camera sola con se stessa e i suoi pensieri. Entra in ascensore dandogli le spalle. Appena prima che le porte si chiudano alza gli occhi attraverso lo specchio cercando il suo sguardo e notando con piacere gli occhi di lui che la stanno già spogliando e con un occhiolino d'intesa la congeda. Infiniti attimi scandiscono i tre piani e il contrasto dei pensieri che fanno capolino nella sua testa. Piano 3º. Stanza 16. Entra e accende le luci giusto il tempo di dare una rapida occhiata alla stanza. Spaziosa e accogliente. Intima. Dallo stile moderno e dai toni neutri sulla scala dei grigi. Il piccolo corridoio d’ingresso precede quella che è la stanza padronale vera e propria. Un bel letto king size con lenzuola di seta bianche al centro. Sul tavolino all’angolo oltre a tre bicchieri per l’amaro, una candela. Decide di accenderla e lasciarle sprigionare la fragranza all’orchidea che avrebbe fatto da sfondo a qualcosa che aveva finora solo immaginato. Si sposta verso il bagno. Una rapida sistemata prima di tornare in camera. Non prima di essersi diretta verso la porta per lasciarla socchiusa. Luci spente. Sa perfettamente che il tempo dell’amaro sarebbe terminato da lì a poco.
Una volta arrivata in camera, si sofferma ai piedi del bellissimo letto in ferro battuto. Poggia le mani sulla spalliera e volge lo sguardo alla parete sopra la testata del letto. A farla da padrona uno dei suoi quadri preferiti. La grande onda di Kanagawa di Hokusai. Adora quell’opera: la protagonista assoluta è la potenza della natura. Potenza. Esattamente. Al piano di sotto nel frattempo lui sorseggia l'amaro, mentre sta pregustando quello che succederà da lí a pochi minuti. Inutile pensare a come muoversi e cosa fare. Sarà l' istinto a farla da padrone e quello che lei ha sempre suscitato in lui è il momento di dimostrarglielo con i fatti.
Ultimo sorso e via, su per le tre rampe di scale che lo separano dalla stanza. Appena imboccato il corridoio del terzo piano vede in lontananza la stanza 16 lasciata socchiusa. Si avvicina alla porta lentamente. E mentre lei è assorta nei suoi pensieri, sente chiudersi la porta della stanza. Passi lenti ma decisi si avvicinano.
La trova in piedi di spalle che guarda la spalliera del letto e il grande quadro appeso. Si sofferma nuovamente qualche secondo. Osserva la bellezza di quelle gambe coperte dalle calze a rete, e può vedere il pizzo dell' autoreggente che fa capolino dall' orlo del suo vestito. Lei sente i suoi occhi addosso. Li avverte dalla testa ai piedi, prepotenti e sfacciati. Esattamente come può esserlo lui. Uno di quei caratteri che poco collimano con il genere di persone con cui a lei piace avere a che fare. Ma lui sa dosare perfettamente sfrontatezza e discrezione. E questo la manda fuori di testa. Resta di spalle ma riesce a percepire la sua presenza pericolosamente vicina. Dietro di lei. Le note legnose del profumo mischiate a quelle della sua pelle emanano un certo calore che la tocca e la oltrepassa tanto da farle perdere un battito. Socchiude gli occhi, quasi a voler comprendere quel momento non solo con la vista, ma con tutti i sensi a sua disposizione. Le si avvicina, esattamente dietro a lei. Sposta i suoi capelli da un lato solamente con l’indice, mentre il pollice accompagna il movimento lungo il tratto delle spalle. Un respiro caldo lambisce la distanza che intercorre tra la base del collo e il lobo dell’orecchio. Vedi i brividi cospargere le sue braccia. Poi d'un tratto, una pacca decisa sul suo culo la fa sussultare. Lei è sempre girata di spalle. Lui la afferra con una presa sul braccio e la mette con le spalle al muro. Si guardano negli occhi qualche istante. La brama e il desiderio di averla adesso sono fortissimi. Riprende a baciarle il collo fino ad arrivare vicino alle sue labbra. Un bacio lungo e delicato. È sua adesso, tra le sue mani ed al suo cospetto. Le mani di lui che prima bloccavano quelle di lei sopra la sua testa, adesso cominciano a percorrere tutto il corpo fino ad arrivare al seno. Lei si sente venerata, cercata, voluta. Quel seno così bello in mostra, sul quale lui ha fantasticato parecchio. Con un movimento rapido ed efficace abbassa le spalline del vestito e slaccia il reggiseno. La vista di quei capezzoli duri e tesi pronti ad essere succhiati sono la prima dimostrazione della sua eccitazione. Eccitazione che sale di più, quando pensa che tra poco potrebbero non essere più soli nella stanza. In un attimo la bocca e la lingua del suo capo li stanno succhiando, baciando, circumnavigando. Per quanto lei cerchi di mantenere un certo self control, è la sua testa che decide di spegnere i pensieri. E si abbandona a quel momento. Brividi, vede i suoi brividi ovunque sul corpo. Dopo poco lui si abbassa, alzandole appena il vestito e trovandola senza il perizoma che stava nel suo taschino del blazer ora adagiato alla sedia. Lei appoggia una gamba sulla sua spalla, come a dirgli, prendimi sono tua, fammi ciò che vuoi. Con la mano percorre la sua gamba, dalla caviglia fino all’attaccatura dell’autoreggente. Si avvicina al suo piacere, lo sfiora, lo annusa fino a spostarsi alla zona inguinale percorrendo con la lingua i centimetri che lo separano dal paradiso. Ora la sua bocca è proprio li attaccata. Con la lingua inizia dei movimenti leggeri e lenti e vedendola sussultare capisce che il trattamento le piace. Il suo ventre spinge verso la sua bocca come a volerla tutta. E da lì comincia con un trattamento che in pochi minuti la porta ad una prima ondata intensa di piacere. Le mani di lei sui suoi capelli, i versetti di piacere e la testa che ciondola all'indietro ne sono la dimostrazione. Sta godendo. Le piace. Non riesce a farne a meno. Non c’è logica. C’è solo istinto. Le piace ricevere piacere, essere baciata, leccata, toccata in ogni centimetro del suo corpo. Sentire quel brivido nel basso ventre, insistente, così silenzioso ma così assordante.
Nonostante la tensione iniziale, si rilassa. Il cuore è tachicardico. Potente. Come il quadro che adora. Le sue mani tengono ben salda la testa di lui per qualche istante, giusto il tempo di regolarizzare il battito e i respiri. Una scarica di adrenalina amplifica il momento. Lei lo fa alzare. Un sorriso appena accennato sul volto di entrambi. E in un attimo ora è lui spalle al muro. Un bacio profondo mentre le mani di lei iniziano a slacciare i piccoli bottoni della camicia. Uno dopo l’altro. Lentamente. Fino alla cinta. La camicia ora è aperta, lasciando intravedere il petto e gli addominali tipici degli uomini sportivi. Poi si ferma. Gli occhi di lui che fino a quel momento erano fissi su di lei, si chiudono, quasi a voler imprimere nella memoria quegli attimi di fugace trasgressione.
Lei si avvicina lì, dove il gioco è iniziato. Dietro il collo, tra l’orecchio e la spalla, dove assapori la pelle, senti il profumo, il primo brivido, quando il cuore inizia ad accelerare. Piccoli baci accompagnati dallo sfioro delle sue dita scendono sul petto, e i fianchi. Dio mio, i fianchi la fanno impazzire. Ne percorre ogni centimetro con la lingua fino a trovarsi in ginocchio.
Slaccia la cintura e lascia scivolare alle caviglie i jeans scuri insieme agli slip, scoprendo con piacere la sua erezione già pronta per lei. Piccoli movimenti concentrici sul suo inguine che lo mandano in estasi. Lo capisce dalle mani infilate tra i suoi capelli. Un po’ a voler accompagnare il movimento, un po’ per deciderne l’andamento. Dominio e sottomissione. Sempre. Ma ora è lei ad avere il controllo, lui non può far altro che lasciarla fare. E lei non si fa attendere. La sua lingua che pochi secondi prima era sul suo inguine, ora è sulle sue palle. Le bacia, le lecca, le succhia con avida maestria. Sale rapidamente con la lingua per tutta la lunghezza della sua erezione fino a prendere il suo cazzo in bocca. Lenti e intensi movimenti su e giù, intervallati da giochi di lingua lo portano quasi ad esplodere in un primo lungo e veemente attimo di piacere. Si rialza. Il braccio di lui le cinge la vita. Si fissano. E anche lei si scopre tutta bagnata da una meravigliosa eccitazione.
I pensieri di suo marito nel frattempo passano dalla rabbia all’eccitazione per tutta la durata del viaggio. E in 40 minuti, è lì. Parcheggia. Entra nella hall alle 23 spaccate e si dirige verso il concierge. Si fa indicare il numero della stanza mentre stringe tra le mani la chiave elettronica appena consegnatagli. Si raccomanda di non avvisare del suo arrivo, mentre chiede gentilmente un amaro da portare con sé. Doppio. Un primo sorso ed entra in ascensore. Tasto 3. Le porte si aprono mostrando il corridoio. La progressione numerica delle prime camere fa intuire subito dove si deve dirigere. Segue la moquette grigio antracite passo dopo passo. Fuoco nelle vene. Difficile gestire emozioni così forti e contrastanti. Combattuto tra la voglia di strapparsi di dosso quella gabbietta, aprire la porta, prendere sua moglie e andarsene o entrare per godersi la scena di quello che immagina stia succedendo. E giocare insieme. Si ferma un istante. Gemiti di piacere provenienti dalla stanza si avvertono chiaramente. Quella lì dentro è sua moglie e Dio solo sa cosa sta facendo. Se la immagina mentre le vengono strappati i vestiti di dosso, bagnata di piacere, mentre tra le sue gambe ha la testa di un altro uomo. E le mani. E la lingua. I mugolii si fanno insistenti. Non solo quelli di sua moglie, anche quelli del suo capo. Sa perfettamente quanto le piaccia far godere un uomo. È particolarmente brava in questo: prendere il cazzo in bocca e giocarci con abilità e destrezza fino a farlo andare in estasi. Un altro sorso. Poggia il bicchiere sul tavolino antistante la camera. Numero 16. La sua erezione costretta nella gabbietta sta diventando quasi intollerabile. Sa che deve controllarla. E sa che quello è un chiaro segnale di ciò che volente o nolente, in quel momento, desidera più di ogni altra cosa. Entra. Viene accolto dal suo profumo. Sfaccettature floreali e legnose. Di nuovo.
È accecato dal desiderio. Irrefrenabile. Ingovernabile. Percorre il piccolo corridoio, in silenzio e in un attimo, sono tutti e tre lì. Si appoggia con la spalla alla parete, li osserva per qualche istante. La vista è da bloccare il battito. Esattamente come aveva intuito. Sua moglie alle prese con il cazzo del suo capo. La osserva mentre lo succhia, lo massaggia e lo lecca in maniera estremamente sensuale. Non si accorge nemmeno del sorriso che è comparso sul suo volto. Lei si ferma, ha avvertito la sua presenza in camera. Si volta. I loro sguardi si incrociano per un attimo e sorridendogli gli dà uno sguardo di benvenuto e riprende il trattamento. Lui richiude la porta, trova posto sulla poltrona vicina al letto e si accomoda ad osservare ammirato e dannatamente eccitato. Lei è nuda, in ginocchio. E può vedere benissimo la sua bocca avvolgere tutto il suo membro.
Lampante la tensione sessuale che c’è in quelle quattro mura. Lei prosegue nel gioco di bocca, non riesce a farne a meno. Ci mette tutta la passione che ha dentro. E sapere di essere osservata, la eccita ancor di più. Uno sguardo compiaciuto a suo marito mentre la osserva dedicarsi ad un altro uomo. Uno sguardo effervescente al suo capo che ha tirato fuori questo lato di lei. Succhia ancora più intensamente. Lo sente. La voglia cresce di nuovo, sente il suo piacere salire. È pronto per lei. Allora si ferma. Non vuole farlo venire. Non subito. Oramai è sfrontata. Dominante. Sente per la prima volta di avere il controllo assoluto. Non su uno. Ma su due uomini. Adora quella sensazione. Si alza, afferra il suo cazzo e tenendolo in mano come fosse al guinzaglio, si avvicina a suo marito. Si siede su di lui. Lo bacia con passione mentre tiene saldo il membro del suo capo. E lì, così, inizia a massaggiarlo, e a segarlo, su e giù. Ad un soffio da suo marito che, impietrito, assiste alla scena, ed è disperatamente eccitato. Affonda di nuovo con la bocca, per fargli capire che sì. Ora può venire. Un lungo, intenso e vigoroso orgasmo le riempie la bocca. Nel silenzio si riescono solo a percepire i respiri che cercano un modo per placarsi. Impossibile con tutta quell’adrenalina.
Dopo questa prima intensa esplosione di emozioni, lui la fa rialzare e la tira a sé. Un fugace bacio prima di farla girare verso suo marito. Ora è alle sue spalle, con il braccio le cinge il ventre mente la bacia sul collo. Gli occhi di lei sono chiusi. Soddisfatti. Gli occhi di lui sono fissi su quelli di suo marito. Si stacca. “È tua per adesso”. Dice con tono compiaciuto mentre va verso il tavolino. La sensazione di benessere fisico provocatagli da quel favoloso pompino, a pochi centimetri dal volto del marito, lo invoglia a sorseggiare ancora un po' di amaro presente nel frigo bar della stanza. Lei torna verso la poltrona, gli occhi sono fissi su suo marito. Occhi di ghiaccio. Difficile interpretare quello sguardo. Così ricco di odio e di amore al tempo stesso. Così forte da arrivare diritto nell’anima. Si ferma di fronte a lui. Si passa il pollice sul labbro inferiore. Quasi a voler sottolineare quell’atto peccaminoso. Poi si inginocchia. Prende il suo viso tra le mani. Un lunghissimo ed intenso bacio, un intreccio di lingue, mentre nella bocca ha ancora il sapore di un altro uomo. “Ti piace quello che senti?” Le domanda. Lui annuisce. “È il sapore dell’uomo che ho appena fatto godere” prosegue. E inizia a sbottonare la camicia azzurra che rende suo marito meravigliosamente sexy. La scosta lasciando intravedere il petto. Ne percorre con la lingua ogni linea, fino ad arrivare ai jeans. Li slaccia e con decisione li abbassa, insieme agli slip. Eccola lì. Come richiesto, aveva esaudito il suo ennesimo desiderio. Tanta eccitazione costretta in quella gabbietta. Essere l’unica a possederne la chiave per poterla togliere, la rende decisa e intraprendente. E pericolosamente eccitata. Si avvicina al suo inguine. Solo a sentirne il respiro caldo così vicino, ha un sussulto. La implora di levargliela. Il desiderio di averla è ingovernabile. Lei si ferma.
Si gira verso il suo capo, gli sorride maliziosa. Torna con lo sguardo su suo marito. “Non ancora”.
Torna con la bocca sul suo ventre. Lo sfiora e lo bacia. I piccoli schiocchi iniziali lasciano presto spazio a movimenti di lingua più decisi e imperanti. Le mani di suo marito ora sono sulla sua nuca. Stringono i capelli in una presa determinata mentre la sua testa rivolta all’indietro poggia sullo schienale della poltrona. I suoi occhi sono chiusi come a voler godere a pieno di quell’istante. La trepidazione propaga velocemente. Lei si alza, si siede nuovamente sopra di lui. A cavalcioni, come un’amazzone. Lo tira a sé, e lo bacia. Lungo e interminabile. Forte e passionale. Caldo e pieno di amore.
Click. Sgancia la gabbietta liberandolo da quella costrizione. In un frangente si sente sollevare. E giù. Di prepotenza. Fino in fondo. Si ritrova lì, impalata sul suo cazzo. Lascia che sia lui a deciderne l’intensità. Prende le sue mani e le poggia sui suoi fianchi. Su. Giù. Sempre più forte. Dopo essersi servito da bere intanto, il suo capo si siede sul letto vicino alla poltrona dove lei sta cavalcando il marito. Vista da dietro è uno spettacolo. La schiena nuda che si inarca, i capelli ora legati con una favolosa coda alta che si muove ritmicamente. I suoi gemiti, le mani del marito sui suoi fianchi come ad assecondare la sua cavalcata. Si sta godendo il momento, totalmente coinvolta nel raggiungimento del piacere, incurante di ciò che il mondo esterno possa pensare di lei. Una donna amante della lussuria e della passione. In una stanza con il marito e il suo capo, al quale ha appena succhiato il cazzo in modo sapiente. Ora sta galoppando, sempre più decisa. Dopo qualche minuto di osservazione, il suo cazzo torna duro e l'eccitazione lampante. Si avvicina a lei, le mette due mani sulle tette che stanno sballonzolando su e giù. Poi si sposta in fianco a lei. Una mano sulla testa, ad indicarle la direzione da prendere. Si guardano. Un attimo basta per farle capire che lo deve prendere in bocca e senza esitazione riprende a succhiare. Il marito nel vedere quella scena non riesce a trattenersi e mentre lei aumenta la velocità della cavalcata segando il suo capo esplodono entrambi in un potente orgasmo. Giusto qualche secondo di pausa, per riprendere fiato, prima che il capo le prenda la mano, e guardando il marito gli dice: “Bene, ora se permetti torna mia. Me la voglio gustare. Da solo. Tu puoi stare a guardare tranquillo. Anzi, nel frattempo prepara tre bicchieri per dopo." Soltanto il tempo di riequilibrare i brividi di piacere appena provato e si alza a preparare i drink. Due sul tavolino, mentre il suo lo porta con sé, risedendosi sulla poltrona in attesa di gustarsi la scena. La mano tesa e imperante verso di lei è stata stretta con desiderio. Il tempo dei giochi era ufficialmente iniziato. Difficili da spiegare quelle sensazioni per una maniaca del controllo come lei. Nella sua testa non c’era più il giusto o lo sbagliato. Non c’era più lo spazio per la preoccupazione di non poter avere piena gestione della situazione. Era assolutamente è completamente accecata dal desiderio. Carnale. Nessun sentimento in gioco se non la passione. Ammaliata da tanto godimento. Adesso lo voleva. Voleva il suo capo dentro di sé. E voleva che suo marito la guardasse mentre veniva scopata a dovere, prima di permettergli di partecipare. Il suo capo seduto sul bordo di un letto ancora intonso. Lei in piedi di fronte a lui. Sente le sue mani che dalle spalle percorrono con le unghie la schiena fino ad arrivare al culo, mentre le bacia il ventre la tira a sé con un movimento felino. Come una tigre pronta ad azzannare. La terra trema sotto i suoi piedi, ed in un attimo è sul letto, supina. Le sue braccia sono bloccate da quelle del suo capo sopra la testa, su di lei un uomo che non è suo marito. Gli occhi fissi e penetranti precedono l’attimo in cui, il suo cazzo é dentro di lei. Fino in fondo. Talmente inteso da farle inarcare la schiena. Un gemito di piacere. Le sue braccia ora sono libere. Libere di tirarselo addosso. Libere di sentirlo.
Di toccarlo. Di graffiarlo persino. Pelle contro pelle. I movimenti inizialmente lenti e profondi la mandano fuori di testa. Li sente con ogni fibra del suo essere. Il suo bacino accompagna i movimenti scanditi da un ritmo sempre più penetrante. Deciso. Forte. Sesso atteso e desiderato. Finora solamente immaginato, ora ha una forma, un colore, un odore persino. Quella della loro pelle perfettamente amalgamata. Le sue gambe accerchiano la vita del suo capo, con un movimento rapido, adesso è lei sopra di lui. Le mani sul petto. Un sorriso soddisfatto. Un bacio lungo un sogno. Poi si volta alla ricerca dello sguardo compiaciuto di suo marito. “Spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento. E dato che ti piace guardare, impara come si fa a farmi godere.” Imperativa. “Ma…” prova a ribattere. “Non c’è ma. Fai come ti ho chiesto. E fallo subito. E non appena avremo finito, verrai a pulire. Il mio orgasmo. E il suo. E lo farai con piacere.” Senza aspettare una risposta, si volta e torna a godersi la sua monta. Prende le braccia del suo capo per farlo alzare e mettersi seduto. Lei è a cavalcioni. I corpi stretti in un abbraccio. Inizia una danza lenta, avanti e indietro. Continuano così fino a quando lei lo guarda e gli dice: “ora, facciamogli sentire quanto mi vuoi. Dominami.” E subito la prende in braccio e la fa alzare. Ora lei è a novanta poggiata sul letto. Una mano le afferra la coda, l’altra stringe il fianco opposto. “Adesso sei mia. E ti faccio ciò che voglio.” E con decisone entra di nuovo dentro di lei. La sente caldissima, e questo lo invoglia a spingere ancora più forte. Ancora più a fondo, eccitato da quei gemiti che sono impossibili da trattenere. Le sensazioni sono talmente intense che lei spinge il suo culo verso di lui, ripetutamente, tanto da farlo sbattere sempre più forte. Selvaggio. La mano tra i capelli spinge la sua testa contro il materasso. Adesso è lui ad avere il pieno controllo delle loro emozioni. E a lei questa cosa piace da morire. No. Le piace da vivere. Poi le si avvicina all’orecchio: “ora alza il viso, e fai sentire a tuo marito il tuo orgasmo potente pervaderti” mentre spinge con tutte le forze. E in un attimo eccolo. Uno degli orgasmi più intensi mai provati. I brividi pervadono e invadono il corpo oramai privo del suo controllo. Scopata a dovere. Poi girando solamente la testa gli dice: “Voglio che mi vieni addosso.” La solleva senza girarla. Le bacia il collo. Una mano sul seno e una tra le gambe. Con le dita si fa largo, la sente incredibilmente bagnata. Entra con un dito, poi con due. Poi le tira fuori e sfiora il clitoride. La testa di lei è appoggiata alla sua spalla. Con la lingua le sfiora l’orecchio. I brividi che sente scorrere nelle vene la rendono totalmente inerme. Abbandonata. Sedotta. Si ritrova presto di nuovo sdraiata sulla schiena. Lui ancora dentro di lei. Il suo cazzo scorre benissimo, i suoi umori sono un lubrificante perfetto. Rapide spinte lo portano in pochi istanti ad uscire. Lei prende il suo cazzo tra le mani e si lascia inondare dal suo orgasmo. Caldissima sborra cola ovunque. Seno, ventre, ombelico. Poi si sdraia di fianco a lei. Si guardano. Si placano. “Ora chiama tuo marito e fatti ripulire.” Lei alza appena la testa, guarda suo marito e con un cenno gli intima di alzarsi e andare verso di loro: “ora pulisci tutto. Nemmeno una goccia deve restare. E quando avrai finito, se avrai fatto il tuo dovere, avrai la tua ricompensa”. Si alza. Quasi stordito da tanta fermezza. Sua moglie è ufficialmente entrata nei panni della Sua Signora. Quei panni che lei ha sempre sostenuto di non saper indossare, ora le calzavano divinamente, come un abito su misura. Galvanizzato. Fiero perfino. Si siede sul letto restando qualche secondo ad osservare da vicino il corpo di sua moglie. Quel corpo fino ad allora inviolato, era stato il protagonista di uno degli spettacoli più erotici di sempre. Ben presto la sua bocca è sul ventre. Si muove con intensità. “Tutto.” Le sussurra. Su. Dall’ombelico al seno. Ripulendo e succhiando i capezzoli. Il suo cazzo é durissimo. Freme.
Vorrebbe entrare di prepotenza dentro di lei, un po’ per punirla e un po’ per punire sé stesso, ma sa che non può. Non è quello il suo comando. Prosegue. Una volta ripulita dalla sborra, è il momento di scendere tra le sue gambe e concentrarsi sulla sua figa. Lei lo ferma: “ora, ti concedo il lusso di ripulirmi. Non voglio essere sfiorata se non dalla tua bocca e non voglio toccarti in alcun modo. Ma puoi godere anche tu. Fatti una sega. Così posso vedere quanto ti è piaciuto ciò a cui hai assistito. Ma…non sporcare.” Sfrontata. La sua bocca ora è lì, dentro al suo piacere. La sente calda, gonfia, fottutamente soddisfatta. Non riesce a far altro che continuare a leccarla fino all’ultima goccia. Sapore dolce. Nuovo. La mano intorno al suo cazzo si muove su e giù, rapidamente, fino a farlo venire. Copiosamente. Sua moglie lo osserva appagata e compiaciuta. “Sei stato bravo. Vai pure a ripulirti.” Si alza, in silenzio, va verso il bagno e chiude la porta dietro di sé. In un lunghissimo sospiro lei butta fuori tutta l’elettricità che ha addosso. Si volta a guardare il suo capo. “Non ho un termine adeguato a quanto appena accaduto. Ma è stato bellissimo”. Lui appoggia una mano sul suo viso e la bacia. “Sì.” Non sono indispensabili altre parole. In quelle due lettere è racchiuso tutto quello che non è necessario dire. Lei si alza da quel letto e si riveste. Non vuole lavare via l’odore del sesso che ha addosso. Non ancora. Lo farà a casa. Quando si spoglierà di vestiti ed emozioni. Il suo capo resta sdraiato sul letto. La seta bianca del lenzuolo gli copre appena il ventre. La osserva. Lei sente i suoi occhi addosso. Ad ogni movimento. Va verso il tavolino e prende i due bicchieri. Gliene porge uno. “Cin. Allora. A questa nuova, proficua collaborazione”. Un brindisi che sanno perfettamente essere solamente l’inizio. Nel frattempo suo marito esce dal bagno e li raggiunge. Prende il drink del capo di sua moglie dalle sue mani e ne beve un sorso. “Noi ora andiamo.” Tono fermo. Si sorridono.
Prende la mano di sua moglie, la tira verso di sé e fa strada verso l’uscita. Mentre apre la porta, lei si ferma: “solo un attimo.” Torna in stanza. Un rapido sguardo al suo quadro preferito. Ora è ancora più potente. Sorride. Si dirige verso il suo capo. Lo bacia. Intensamente. “A domani.”
Lui la guarda con sguardo fiero e soddisfatto porgendole il contratto poggiato sul comodino vicino. Lei senza nemmeno leggerlo passa velocemente all'ultima pagina mettendo la firma ufficiale che decreta il suo nuovo ruolo. Mette la penna nella borsetta tenendola come souvenir. Un ultimo sguardo complice. Poi si volta e torna all’ingresso. Riprende la mano di suo marito ed escono da quella stanza che ha sancito l’inizio di qualcosa di meraviglioso. Perchè in fondo, non è colpa nostra, se le cose proibite ci fanno sentire così fottutamente vivi.
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