Prime Esperienze
Non sapendo che cosa fosse una coppia cuck..
di alessio_vr
10.11.2016 |
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"Eccomi sempre qua, con il desiderio di voler condurre una vita normale, ma nella ormai comprovata impossibilità di riuscirci..."
Avevo 21 anni e, da bravo studente e atleta della circoscrizione sportiva, la situazione più erotica e proibita che mi fosse passata per la mente era quella dettata dai pensieri dedicati quotidianamente a Sabrina C., una ragazza con la quale avevo fatto le medie insieme e che, grazie ad una sua carezza involontaria trasmessa sul bus della gita di classe nel paese vicino, non fu più dimenticata. 9 anni dopo ecco che, in fila al supermercato, con il carrello pieno, faccio passare davanti a me una signora, sposata, con 15 anni più di me, pertanto senza malizia alcuna nel dirle: Prego Signora, passi pure. L’elegante sposa mi passava avanti e sorridendo si allontanava presto da questo ingenuo e fortunato ragazzo che non aveva idea che Sabrina C. sarebbe presto diventata solo un pallido ricordo da chiudere a chiave in un cassetto ormai impolverato. Ebbene, uscito dal supermercato, la Signora mi stava attendendo (credetemi, non sono un tipo abituato a queste cose). Di aspetto piuttosto comune, ho un viso che ispira più simpatia che sesso. Ero quindi in un felice disagio, mascherato da un espressione di pietra, specie nel sentire le sue parole: ciao, mi chiamo Stefania e vedere di questi tempi una persona così giovane e gentile, non è più cosa troppo comune. Se ti va, lasciami il numero, che qualche volta ci si sente. Senza indugio, le do quello di casa, sicuro che avrei reso fiero papà e mammà!!
Qualche mese dopo, suona il telefono, ed alla risposta “ciao, sono Stefania, la signora del supermercato”, improvvisamente il suo profumo poco marcato che avevo ormai dimenticato, tornava a far da cornice alla mia giornata. Dopo qualche minuto di piacevoli convenevoli: “Ti propongo una cosa carina, ma diversa. Sabato pomeriggio ti aspetterei in una camera di albergo e tu ti presenti. Sarà per te una esperienza nuova, credo!”. Per farla breve, quanto più possibile, pieno di timori che crescevano con il passare dei minuti, quel pomeriggio mi presentavo alla hall dell’albergo e date le mie generalità, venivo invitato a procedere. Bussavo quindi senza fare troppo scalpore, alla porta della 312. Mi apre Stefania, elegante, il suo profumo era adesso ovunque, marcato e il suo sorriso che la prima volta mi era stato forse celato, splendeva ora davanti ai miei occhi increduli, che testimoniavano il desiderio che avessi di saltarle al collo e tutta la fatica con cui invece mantenevo un comportamento da perfetto signorino di media borghesia. Chiusa la porta dietro di me, Stefania si spostava e non ho idea di cosa avessero potuto trasmettere i miei occhi invece allora: ammanettato ad un tavolino, con un bavaglio stretto dentro la bocca, giaceva un Signore che, in boxer e canottiera, mi guardava e non si muoveva. Stefania:”questo è Franco, mio marito”! Una paresi facciale deve avermi colpito istantaneamente e da maschio alpha predatore, mi ritrovavo adesso nella figura di un personaggio confuso che non sa come comportarsi allorché gli si presenti la Signora Fletcher: sarò io il prossimo a morire? La Stefania mi rincuorò subito: non ti preoccupare Ale, questo è un nostro gioco e lui è consenziente tanto quanto lo sono io e, speriamo, lo sia anche tu. Pertanto non dargli peso”. Vi descrivo quanto è accaduto nei successivi minuti. Stefania si dirige a prendere una bottiglia di champagne, mi chiede di aprirla (“di questa ne ha bisogno anche lui dopo” disse), posa il suo tacco sul boxer del marito, sempre più a fondo, il marito geme, il mio cazzo all’improvviso ritorna vivo, la sua scarpa affonda sempre più sul pisello del povero (non sapendo ancora il concetto) cuck. Vi risparmio i dettagli sessuali consueti, ma non questo: Stefania a pecora, il marito pieno di saliva caduta dalla moglie dopo avermi succhiato e grazie a mirati sputi sul suo viso, stavo per venire, mi tolgo da dentro e lei con sapiente perizia, mi toglie il profilattico al volo e mi punta la cappella innanzi il viso del poveraccio: un flusso incolpevole di sperma lo ricopre e gli insulti da Lei proferiti verso lo sposino inerme non facevano altro che aumentarne la gittata. Lei pulisce tutto il mio uccello per bene e gli sputa in testa ciò che rimaneva del mio piacere. Tutto d’un tratto il suo viso torna ad essere docile ed accomodante e mi dice: Non lo lasceremo mica così? Io, volto ora a somma pietà, le rispondo: certamente no!! E subito pentitomi, Lei lo trascina in vasca e lo lava, ma non per il tramite del doccino, ma della sua vescica che lo ha battezzato, chissà per quale ennesima volta. Sconvolto, questa volta seriamente, esco dalla camera e mi dirigo verso casa. Quella coppia mi aveva spalancato le porte della lussuria più sfrenata e, come gli Eagles avevano raccontato, dall’Hotel California non sono riuscito ad uscire nemmeno io. Eccomi sempre qua, con il desiderio di voler condurre una vita normale, ma nella ormai comprovata impossibilità di riuscirci. La triade sesso – lussuria – peccato è da allora la mia droga e tutto il resto non conta. Stefania ti amo e ti odio per quanto hai fatto!
Un discepolo dell’innocenza di un peccato, che sebbene non faccia male a nessuno, non può essere condiviso, se non con voi.
Amen!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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