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Prime Esperienze

Mercoledì ore 18


di Membro VIP di Annunci69.it Ele66ele
23.06.2024    |    69    |    0 8.0
"Spingo la lingua in cerca della sua..."
Busso. Due colpi secchi sul legno. Silenzio.
La porta è questa. Palazzo in una zona residenziale di Milano, quarto piano, interno ventuno.
Nessun rumore.
Inizio a pensare che sia stato uno scherzo. E io un coglione a crederci.
Ci siamo conosciuti in una chat due mesi fa. Piacevoli chiacchierate, qualche foto scambiata. Poi la mia proposta di vederci e lei che accetta.
Perché avrebbe dovuto in fondo?
Busso ancora.
Un quasi sconosciuto. Perché mai una persona sana di mente avrebbe dovuto darmi un appuntamento? E poi così, da soli?
Silenzio.
Mi volto verso le scale.
La voce mi coglie all’improvviso. “Buonasera”.
Stupito mi giro verso la porta. E’ socchiusa. Un braccio nudo nello spiraglio.
Entro senza fare parola.
La porta si chiude silenziosamente alle mie spalle, come si era aperta, con un leggero “clic”.
Lei si è già voltata e cammina nel corridoio verso l’interno.
Non ho avuto neppure il tempo di vedere il suo volto.
Sensazioni.
Il contatto delle suole delle mie scarpe con la moquette leggera del corridoio.
Adesso i miei occhi sono incollati ai capelli corvini che ondeggiano morbidi passo dopo passo, alle spalle nude, alla sua pelle candida.
Addosso ha solo il reggiseno e le mutandine. Un coordinato di pizzo nero che mette in evidenza la pelle candida e le curve morbide delle sue natiche.
Lo sguardo è fisso sul triangolino di pizzo nero che scompare nel solco del culetto rotondo.
La stanza in fondo al corridoio è in penombra, l’ampia vetrata coperta da una pesante tenda rossa, le luci basse.
“Vi presento, lui è Marco, puoi chiamarlo così, e Marco, lui è Dario. Benvenuti!”
Benvenuti?
Lo vedo.
E’ seduto su una poltrona di cuoio rosso, nell’angolo accanto alla vetrata. Avrà qualche anno meno di me, barba curata, indossa un completo blu gessato con camicia bianca, senza cravatta, come me.
Ha gli occhi chiari e uno sguardo magnetico.
Sembra a suo agio, a differenza di me.
Mi saluta sollevando il bicchiere che sta sorseggiando.
“Vuoi qualcosa da bere Dario? Ho preparato un Cuba Libre a Marco.”
“Chi è?”
“Vi ho presentati, è Marco. E tu sei Dario.”
Tento di rielaborare i miei pensieri. Avevo immaginato il nostro incontro in tanti modi e con tanti esiti differenti. Avevo pensato a come presentarmi, al dopo, e a tutti i dopo del dopo.
Ora è tutto inutile.
Non ho più uno schema a cui aggrapparmi.
“Non mi avevi… E’ tuo marito? Il tuo uomo? Il tuo amante?”
“Dario… E’ Marco, stop. Ed è qui.”
“Ma tu…”
“Io? Io ti ho invitato qui, punto. Mi sono accordata con entrambi, nella maniera più semplice possibile.”
“Ma, lui…”
“Lui, tu, io. Quante domande. Inutili. Siete qui per un solo motivo. Entrambi mi avete detto e promesso che avreste fatto qualsiasi cosa per il mio piacere. Non è usuale per un uomo. E ho apprezzato molto questo. Visto il tuo dubbio ve lo chiedo una volta ancora. Per quale motivo siete qui?
“Per il tuo piacere. E prometto che farò qualsiasi cosa per te.” Risponde secco Marco.
Il mio dubbio. magari ne avessi uno solo.
Sono tentato di voltarmi e uscire, tornare in strada e passeggiare pensando a cosa poteva essere o doveva essere.
Invece…
“L’ho detto e lo confermo. Sono qui per il tuo piacere, ai tuoi ordini.”
Non ho mai fatto sesso in tre, anche se nelle mie fantasie l’idea di farlo con due donne è sempre stata ben presente. In fondo condividere una donna con un altro uomo può essere altrettanto intrigante e eccitante.
Non ci ho neppure pensato, ora sono qui e voglio vivere questa esperienza inattesa fino in fondo.
“Bene, abbiamo chiarito perché siete qui. Non vi sembra però maleducato restare così, vestiti di tutto punto, al cospetto di una signora in evidente deshabillé?
Non fatemi sentire a disagio, signori, vi prego, spogliatevi.” Sorride rivolgendo ad entrambi un falso sorriso pudico.
Tolgo la giacca e inizio a sbottonare la camicia. Marco è in piedi e fa lo stesso.
“No, no. Ho detto ‘spogliatevi’. Marco spoglia Dario e viceversa. Non mi sembra poi così difficile.”
Marco sorride e si avvicina a me.
Sono impietrito.
Le sue mani, le mani di un uomo, aprono i bottoni della camicia uno ad uno. Passano ai pantaloni, aprono la fibbia della cintura e abbassano la zip. Sento le sue dita leggere sfiorare i miei boxer facendomi sentire che l’imbarazzo del momento non ha avuto alcun effetto sulla mia eccitazione.
“Bravo Marco! Adesso tocca a te!”
Le mie mani si muovono come quelle di un automa. Sto attento a non sfiorare la sua pelle o il tessuto gonfio degli slip blu.
Siamo entrambi nudi adesso, solo le mutande addosso. L’ultimo baluardo inutile del nostro pudore.
Si avvicina.
Bacia prima lui, a dieci centimetri dai miei occhi. Un bacio profondo, con le lingue che si avvolgono l’una all’altra, morbide.
Mi chiedo se è la prima volta per loro due. La domanda resta sospesa per un attimo.
Si stacca rivolgendosi a me. Sento la lingua aprire le mie labbra con forza e la mia che risponde viva, vitale.
La mano sul collo, mi spinge.
E il bacio diventa un intrico di lingue vogliose che si rincorrono e a cui non sfuggo. Con stupore.
La mano è sui boxer, li abbassa, afferra il cazzo e scopre il glande gonfio.
Lo muove facendolo sfregare su quello dell’altro.
Il bacio a tre continua, la mano si abbassa sull’asta, le dita palpano le palle in maniera morbida e forte.
Mai mi sono sentito così nelle mani di una donna.
Si stacca da noi sedendosi sulla poltrona, con le gambe accavallate.
“Sono contenta, davvero. Mi avete dato atto di essere due persone dalla mente piacevolmente aperta. E siete anche due splendidi esemplari di maschio. Con due uccelli davvero niente male. Sono stata brava e fortunata! Adesso però viene il momento difficile per me. Quello delle scelte. Da chi iniziare? Non vorrei mai che l’altro si sentisse escluso. Spero mi comprendiate. Ma devo farlo. Uso un criterio oggettivo, ho dato appuntamento ad entrambi alla stessa ora, quindi inizio dal primo arrivato.”
Mi sento quasi sollevato dalla sua scelta.
“Marco, tocca a te! In ginocchio. Succhialo per bene e leccalo, fino alle palle, lo adoro!”
La guardo, adagiata morbidamente sul cuoio rosso, le braccia lungo i fianchi e le cosce ben aperte.
Mi abbandono alla bocca e alla lingua di quell’uomo, dimenticando che fra non molto toccherà a me farlo.

“Non vi ho detto una cosa. Credo sia importante. E’ un gioco, una sfida, per mettere un po’ di pepe, se mai fosse necessario. Apprezzo molto quello che fate, e quello che farete.”
Accompagna queste parole con un gesto inequivocabile, muove il braccio, la mano scivola sotto l’elastico degli slip tendendo il pizzo leggero, adesso quasi trasparente.
“Dopo potrei avere voglia di partecipare anche io. E quindi gradirei molto che, per il seguito, conserviate un po’ del contenuto delle vostre palle anche per la sottoscritta. O meglio tutto. Quindi fatelo, fatelo bene, ma fate i bravi.”
Stronza.
Distolgo gli occhi dalle due dita che si muovono lente nel suo sesso. Cerco di pensare ad altro per evitare di venire nella bocca o in faccia al mio compagno.
“Basta così Marco, vediamo cosa sa fare lui.”
Io?
Marco si mette in piedi di fronte a me. Mi inginocchio con lo sguardo basso cercando di evitare l’immagine del suo membro a un palmo dal mio volto.
Quante volte lo hanno fatto a me? Da dove comincio?
“Forza, timidone…” La voce di lei risveglia il mio orgoglio.
Afferro l’uccello, scopro con una punta di piacere che non è duro come il mio.
Scopro la punta, lucida, già bagnata.
Che sapore avrà? Domanda sciocca, quante volte ho leccato il mio sperma dal sesso di una donna?
Passo la lingua sul glande. Mi sembra di sentire un fremito di vita in quella carne.
Scendo giù, la lingua scorre lungo l’asta.
Mi sforzo a leccargli le palle. Lo scroto è più morbido del mio, floscio ma pieno.
Apro la bocca, succhio un testicolo, continuando a leccarlo.
“Bravo Dario!” La voce di lei è bassa, quasi rauca.
Passo all’altro. Poi risalgo, apro la bocca e lo infilo dentro.
Cazzo quanto è grosso, mi sembra di soffocare. E adesso è sodo, pulsante.
Mette una mano sulla mia nuca. Non spinge, mi tiene fermo.
Il suo bacino inizia a oscillare, prima piano, poi sempre più a fondo.
Sento la punta del cazzo in gola. Soffoco, davvero.
“Bravo Marco! Così, scopagli la bocca!” La voce è rotta, il respiro pesante, affannato.
Non la vedo, ma la immagino. E continuo.
“Siiiì…” Un rantolo quasi. “Basta, ti prego. Ti voglio qui.”
Mi volto verso di lei.
Indossa solo le scarpe nere, lucide, col tacco sottile. Il pizzo è una macchia nera ai suoi piedi.
Le gambe sollevate e appoggiate ai braccioli. Aperte, spalancate.
Come il suo sesso, sormontato da un ciuffo nero, bagnato dei suoi umori.
Le mani sono sul seno. Lo accarezzano.
“Vieni. Vieni qui Dario. Inginocchiati fra le mie cosce e dimostrami cosa sai fare. Ho goduto guardandovi. Ma non mi basta. E tu, Marco, qui accanto a me, anche tu, la tua bocca, qui.” Dice sollevando il seno con le mani, quasi con un gesto di offerta.
Il primo orgasmo ha lasciato tracce visibili sul cuoio della poltrona e lungo le cosce.
Ne respiro l’odore.
Prima di immergere la lingua in quel lago caldo.

Le mani aggrappate ai capelli mi spostano la testa. Guidano le labbra, la lingua.
Direttrice d’orchestra di una sinfonia di gemiti.
La porta sul clitoride, ormai un simulacro miniaturizzato del mio cazzo.
Lo stringo fra le labbra.
Lo solletico.
Lo mordo.
Spinge. Mi spinge verso il basso.
Affondo la lingua nell’abisso del suo sesso.
Spinge.
Solleva il bacino.
Sento le labbra ormai fra le sue cosce, profonde, sul buchino del suo culo.
Mi fermo.
“Continua!”
Lo lecco descrivendo piccoli cerchi. Ne apprezzo le pieghe.
Freme.
Lo schiudo.
Spingo.
“Un dito.” Geme. “Nel culo.”
Mi fermo. Stacco le labbra da lei.
“Ma lo sto lecc..”
“Continua!” La lingua sprofonda di nuovo fra i suoi brividi.
Allontana Marco dal seno con un gesto brusco. “Marco. Un dito. Mettiglielo nel culo.”
Il culo? Il mio? Il mio culo?
Marco passa le dita della mano sulla coscia bagnata.
Le sue dita umide nel solco dei miei glutei.
Poi il solletico di un polpastrello e la spinta che ne fa scivolare uno dentro.
Sento le due nocche in maniera chiara.
Inizia a muoverlo.
E io, schiavo delle mani di lei, mi piego facendogli spazio.
La mano di lei si muove veloce, le dita percuotono il clitoride davanti ai miei occhi.
Arriva. Come un’onda.
Prima il terremoto, anticipato da un respiro profondo, rauco, poi lo tsunami che inzuppa il mio volto, i capelli, la barba.
“Basta, fermati!” La voce è perentoria, è un ordine.
Siamo in piedi di fronte a lei, accasciata sulla poltrona, con gli occhi ancora rivolti al soffitto, esausta dal secondo orgasmo.
Osservo l’eccitazione di Marco, pari alla mia e noto che ormai ho perso ogni imbarazzo nei miei gesti.
Si alza in silenzio e si dirige verso il letto. Sistema due cuscini e si adagia supina con la schiena sollevata.
Adesso ci guarda, e lo sguardo è quello della cacciatrice che sente di avere le prede in mano.
Fa un cenno a Marco che si avvicina al letto.
Apre le gambe mostrando con naturalezza il sesso bagnato.
Schiude le labbra, le spalanca accennando ad una penetrazione con due dita.
Marco si piega su di lei, il membro scivola fra le cosce, fino alle palle, in maniera naturale.
Il bacino di lui inizia a muoversi ritmicamente. Due spinte.
Lei mette le mani aperte sulle natiche di Marco. Lo blocca.
“Dario, tocca a te guidare.” Apre bene i glutei mostrandomi il buco del culo di lui. Non devo chiedere. L'invito, l'ordine, è chiaro.
“Fermatevi prima di…”
L'ultima indicazione si perde fra le spinte veloci e le urla sorde.

Mi piace. Decisamente.
Mi piace è poco, ma mi piace.
Sono eccitato da morire.
Vedere il mio cazzo che affonda fra due glutei tonici, sodi e decisamente maschili.
Spingo.
Lui si sposta in avanti, affonda dentro di lei.
Prima arriva il lamento rauco di lei, seguito dalla voce maschile che geme per le palle schiacciate fra l’inguine e le cosce.
Spingo.
Tocca a me adesso affondare il colpo.
Il passaggio è stretto, ma cede.
E arrivo a sentire la fitta delle mie palle compresse.
Mi fermo.
Le bocche dei due sono incollate, le labbra unite mosse dalle lingue che vorticano.
Mi piego su di loro.
Le bocche sono lontane dalla mia, irraggiungibili.
Mordo il collo di Marco, appena sotto l’orecchio.
Lo bacio.
E ripartiamo indietro verso un sollievo momentaneo, verso il desiderio di un dolore che è la strada verso il piacere.
Colpo dopo colpo.
Bacio dopo bacio.
“Fermi! No, non così. Adesso tocca a lui.”
Il trio si scioglie e si ricompone.
Non esito.
Il mio culo vergine, ancora per poco, per gli occhi e la bocca di lei.
Non è uno scambio equo.
Non è neppure il prezzo che devo pagare per averla.
E’ quel che devo fare per averla.
E’ quel che voglio.
La punta è stretta fra le sue labbra scivolose.
Mi abbraccia e tappa la mia bocca con la sua.
Le urlo in gola il piacere del calore umido del sesso che abbraccia il mio membro e l’inutile resistenza dei muscoli del mio sfintere esausto.
Mi sento realizzato.
Oggetto del piacere di entrambi.
Mi abbandono.
Un puro strumento nelle mani di Dario.
La mente, libera da ogni altra incombenza, si dedica solo al piacere che sto provando.
Perdo la dimensione del tempo e dello spazio.
La bocca si stacca dalla mia.
Mi bacia teneramente su una gota.
Si fermano.
“Bravo! Bravi! Tre a zero per me.” Sorride “Adesso voglio vedervi godere io. E voglio godere come non mai.”

“Dario, vieni qui.”
Mi prende per mano e mi fa distendere al centro del lettone.
Il mio uccello dimostra tutta la sua eccitazione lucida svettando verticale al centro della scena.
Si mette a cavalcioni su di me.
La penetro con facilità estrema, il replay di un gesto ormai diventato noto.
Occhi negli occhi.
“Ti piacciono le mie tette?” Ride.
“Devo rispondere?” Replico con tono ironico.
“E allora? Che aspetti a succhiarle un po’?”
Faccio leva sugli addominali, sollevo il busto e porto la bocca spalancata al seno.
Lo mordo, quasi come se potessi prenderlo tutto in bocca.
Inizio a leccarlo. Poi chiudo le labbra, lo mordo, continuando a torturare la punta dei capezzoli.
“Mmmm. Sì, così, continua.” La voce si fa bassa, calda. “Ho un ultimo volere. O un ordine se preferite. Adesso, fra poco, non dovete fermarvi, se non quando…”
Mi spinge giù abbassandosi su di me.
Cerca la mia bocca.
Le labbra incollate.
Spingo la lingua in cerca della sua.
Il rantolo sordo nella mia bocca arriva direttamente alla testa.
Insieme alla spinta del suo bacino sotto quella di Marco che le sta penetrando il culetto.
Sento la presenza del suo cazzo dentro di lei. Con il mio.
Il resto è danza.
E’ intinto animale.
Gesti e movimenti che si intonano senza accordo.
Un crescere di sensazioni e di eccitazione.
E’ lei a guidarci con i brividi che diventano tremiti.
Si muove, sembra che voglia divincolarsi dalla nostra stretta, da quell’incastro multiplo in cui si trova.
Esplodo.
Dentro di lei.
Stacca la bocca dalla mia.
Urla. Un ‘siiiì’ infinito.
Seguito da altri schizzi miei e da quelli di Marco.
In una armonia perfetta i nostri tre respiri si fermano insieme per un attimo lunghissimo.
L’incastro si scioglie.
Siamo distesi sul letto.
Poi la sua voce. “Adesso facciamo i bravi, e andiamo a fare la doccia. Insieme ovviamente. Da bravi. E visto che vi ho lasciati liberi di approfittare delle mie grazie, vi toccherà alleviare la tensione dei miei buchini con le vostre lingue.”
Ride.
“Ultima cosa. Fra una settimana. Mercoledì, stessa ora.
Però, a scanso di equivoci ve lo dico.
Potremmo non essere soli.”
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