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La mia prima volta


di Dafne82_T
11.07.2024    |    16.200    |    11 9.8
"Se non te la senti torni a casa..."
Quando mi scrive per la prima volta, vado subito a curiosare sul suo profilo: cinquant'anni, alto, brizzolato, barbetta di due giorni. Indossa un completo elegante, camicia e giacca e in mano ha un calice di champagne. La foto ritrae una festa o magari un capodanno. Lui sorride e capisco subito che non è uno di quei sorrisi da posa, ma l'espressione di qualcuno che è veramente felice di essere chi è e di fare ciò che fa. C'è solo questa foto, ma mi basta.
Il suo messaggio dice: "ciao Dafne, sono anni che cerco una come te. Finalmente ti ho trovata. E ti renderò la donna che entrambi vogliamo che tu sia".
La prima cosa che penso è: "eccone un altro che parla e poi non fa nulla", eppure sento che questa volta c'è qualcosa di diverso.
Io sono ovviamente spaventata perché ho davvero una fifa matta a mettermi in gioco. Finché ci si nasconde dietro un monitor è un conto, ma fare il grande salto è un altro. Comunque so già che un uomo così attraente non può accontentarsi di una non-donna quindi, in un certo senso, mi tranquillizzo, tornando nella mia zona di comfort. Mi premuro di rispondergli, certa che non abbia letto con attenzione il mio profilo, chiarendo ciò che in molti fanno fatica a capire: "Ciao, sono molto lusingata dalle tue attenzioni ma se hai letto il mio profilo avrai capito che ancora non sono una donna e che non ho mai avuto la possibilità di fare esperimenti con il travestimento, con i trucchi, con gli indumenti, con gli atteggiamenti. Sono a tutti gli effetti un uomo, anche se soltanto esteriormente. So anche che il mio fisico minuto mi potrebbe permettere una trasformazione molto convincente, se fatta da mani sapienti. Ma vivendo con amici (che non potrebbero mai comprendermi) non ho mai potuto permettermi di sperimentare nulla. Non ho un posto dove tenere con cura le mie cose da donna e, se proprio devo dirla tutta, con il mio stipendio da impiegata mi è difficile pure poter pensare di spendere soldi in estetista, scarpe, vestiti, gioielli, trucchi, eccetera. Inoltre mi posso tranquillamente definire una classica verginella, con tutte le paure di chi approccia la propria sessualità per la prima volta. In parole povere sono molto lontana dall'essere chi entrambi vogliamo che sia, e difficilmente riuscirò a superare quest'ostacolo d asola. Comunque ti ringrazio per l'interessamento. Fortunata colei che può cedere alle tue avances"
Clicco su invio e chiudo la chat, sapendo già che quella splendida fantasia è finita.
Infatti noto che visualizza il messaggio ma non mi risponde più. Si sapeva, del resto.
Mi dimentico di lui e per una settimana mi tocca cestinare decine di messaggi banali. Vogliono tutti femminilizzarmi, ma nessuno può realmente farlo.
Ma una sera trovo un altro suo messaggio che mi lascia senza parole: "Scusami se non ti ho risposto prima ma il mio lavoro a volte mi consuma fino al midollo. Volevo dirti che ho letto attentamente il tuo profilo e so bene con chi ho a che fare. Se ti dico che ti renderò chi vogliamo che tu sia è così, puoi starne sicura. Adesso dimmi che ti fidi di me!"
Io ci rimugino su. Mi sembra impossibile. Forse una fregatura? Gli rispondo in modo asettico: "Non preoccuparti, capisco che il lavoro sia logorante, non hai idea di quanto sia stressata io. Perdonami ma non so davvero di chi posso fidarmi. Stare qui è allo stesso tempo elettrizzante ma anche spaventoso. Non sai chi puoi incontrare. Mi chiedo come facciano tutti a vincere le loro paure. Comunque, credimi, sono una causa persa".
"Dafne," fa lui, "non voglio rinunciare a quest'occasione. So riconoscere una persona vera quando ne incontro una e rinunciare a te sarebbe per me motivo di grande rammarico. Dimmi, di che zona sei?"
"Torrino", dico io. "E tu?"
"Sono di Roma Nord, ma conosco bene la tua zona. Facciamo così, domani è sabato. Io alle quattro del pomeriggio mi faccio trovare in piazza, al parcheggio. Mi riconoscerai, non temere. Se ti va puoi farti una passeggiata e venire a vedere con i tuoi occhi. Se non te la senti torni a casa. Non devi neanche avvicinarti se non vuoi. Non saprò mai chi sei".
"Non lo so" dico io.
"Tesoro, adesso devo andare, ma ci conto. A domani. Buona serata e un bacio".
"Ma lo hai capito che sono un uomo?" ribatto.
"No che non lo sei. Tutto di te sa di femminilità. E io non vedo che quella. A domani, ciao!"
Il giorno seguente ho già pensato che non ho nessuna intenzione di farmi quella passeggiata, ma Maria, una mia amica, mi chiede se posso accompagnarla in un posto. Io neanche ci penso più alla proposta del giorno prima e, senza volere, mentre camminiamo ci ritroviamo a passare proprio davanti alla piazza. E lo vedo, bello come nella foto, appoggiato al cofano della sua berlina sportiva scura. Un fresco completo di lino avvolge il suo corpo abbronzato. Mi fermo soltanto un secondo per osservarlo e Maria mi chiede "tutto ok?". Le dico di sì e continuiamo a passeggiare.
Domenica. Un altro suo messaggio: "So che eri lì e che hai avuto paura. Tranquilla, lo capisco. Ma se ti dico che ti desidero è così. E non mi voglio arrendere. Continuerò a essere lì per i prossimi quattro sabati, quindi hai tutto il tempo per pensarci. Un bacio grande, mia dolce Dafne".
Arrossisco nel leggerlo. È molto carino, devo ammetterlo.
I successivi quattro sabato, penso sempre di fare finalmente il grande passo, ma poi me la faccio sotto e non mi presento. L'ultimo sabato è il più brutto. Alle tre e mezzo sono ancora a letto, reduce da una settimana massacrante, e sono triste. Molto triste. So che tutto si gioca in questi ultimi minuti. Poi lo perderò per sempre.
Arrivano le quattro. Piango come una ragazzina.
Passo una settimana da schifo, dicendomi che non valgo nulla, che sono una cagasotto, mi vergogno di me stessa. Ho perso la mia univa vera opportunità. Lo rimpiangerò per tutta la vita. Triste e sconfortata, vado a prendere un gelato con Maria e, mentre rientro a casa, noto la sua berlina nera in piazza. Sono vestita da poveraccia, un jeans e una maglietta, mi vergogno da morire. Mi avvicino un po' per guardare meglio, ma di lui neanche l'ombra. C'è solo la macchina. Mi sembra che ci sia qualcuno dentro, e mi avvicino ancora un pochino. Mi sento battere due dita sulla spalla e mi giro e...
Eccolo, davanti a me, bello e sorridente.
Io balbetto, non so che dire. Lui mi prende la mano e la bacia delicatamente: "Temevo che non sarebbe mai capitato. Ma la vita ci ha fatto un regalo bellissimo!" Mi sorride e io mi sciolgo.
Ma non riesco a dire nient'altro che "Cosa?"
Lui mi cinge con un braccio e mi accompagna verso la macchina. Mi apre lo sportello. Io lo guardo. "Devo andare scusami," gli faccio. Lui mi poggia un dito sulle labbra e dice: "Shh, stasera realizzerò i nostri sogni", e delicatamente mi spinge sul sedile posteriore. Lui fa il giro e si mette alla guida. "Una vera principessa ha bisogno di un autista", mi guarda attraverso lo specchietto e mi sorride di nuovo.
Un'ora dopo mi accompagna nel suo appartamento e suona il campanello. Sulla soglia compaiono due ragazze sui trentacinque, camicetta bianca e gonna nera. "Buonasera, Dafne", mi dicono. "Benvenuta, accomodati." MI fanno strada e lui mi dice: "Susy e Silvia si occuperanno di te. Fidati di loro e fidati di me". Mi accarezza sulla guancia e sparisce dietro una porta oltre un corridoio scuro. Susy e Silvia mi prendono per mano e mi fanno accomodare in un vestibolo. Aprono un armadio e dei cassetti. Poi mi fanno strada verso il bagno. Susy dice: "Avrai bisogno di rinfrescarti. Fai pure. C'è un accappatoio pulito. Bussa quando hai fatto".
Io mi sento come Alice nel paese delle meraviglie (e del terrore anche) e non sapendo che altro fare, mi faccio la doccia.
Quando esco busso alla porta e le due ragazze mi fanno sedere su un pouf e iniziano a prendersi cura di me. Una delle due usa il rasoio e poi una crema sulle gambe. L'altra si occupa del mio viso. Mi accarezza una guancia e sotto il collo. "Sei abbastanza liscia, ma con questa, nel giro di pochi minuti, la tua pelle sarà come la seta", dice e mi applica una crema morbidissima.
Io perdo la cognizione del tempo, ci vuole circa un'ora per prepararmi. Non c'è neanche uno specchio e non so come sto diventando. Silvia mi prende una parrucca rosso scuro con taglio a caschetto e, dopo avermi fermato i capelli, me la infila. Susy mi fa alzare e mi cinge con un bustino bordeaux. Lo stringe bene. "Hai un po' di maniglie dell'amore, ma con questo non si noterà nulla", mi fa. Poi prende un completino intimo di cotone (il reggiseno è strano, come se fosse imbottito e effettivamente crea volume), sempre bordeaux, un paio di collant e me li infila delicatamente. Silvia finisce l'opera abbottonandomi una camicetta di lino nera e allacciandomi una gonna nera. Infine mi porge un paio di decollete, non troppo alte. Faccio fatica a starci. "Non riesco a camminarci" dico e Susy mi risponde "Non preoccuparti".
Silvia mi fa strada verso un'anticamera dove c'è un ampio specchio. Quando mi vedo mi viene un groppo in gola. Finalmente sono Dafne, così come si sono sempre immaginata. Quella che ho di fronte è del tutto una donna, una donna vera! Nessuno intuirebbe mai che sotto si nasconde un uomo. Poi Susy mi fa indossare una mascherina attraverso cui non posso vedere nulla e mi accompagna facendomi strada prendendomi delicatamente per un braccio. "Non avere paura, non ti accadrà nulla di male", dice. Poi sento la porta richiudersi alle mie spalle.
Silenzio.
Dei passi che si avvicinano.
La sua voce: "Sei proprio come ti ho sempre immaginata". Ha una voce calda, sensuale. "Sei bellissima!" e mi sfiora le labbra con le sue.
"Io, io..." balbetto. "Non so cosa dire..."
"Non devi dire nulla piccola. Ringraziami soltanto".
"Gr... Grazie".
Lo sento sorridere. "Ringraziami bene, da brava". E gentilmente pone le sue mani forte sulle mie spalle e con decisione mi invita a inginocchiarmi sulla moquette. Io ho il cuore che mi scoppia nel petto.
Sento il rumore della fibbia e poi il sibilo della zip. Ho paura. Sto per rialzarmi, ma la sua mano decisa mi preme sulla testa, invitandomi a stare ferma.
Un profumo intenso mi arriva alle narici e un secondo dopo sento qualcosa appoggiarsi alle mie labbra. È liscio e leggermente umido. "Tira fuori la lingua, piccola" mi dice Lui. "Dai, su".
Timidamente faccio come mi dice e piano piano prendo confidenza con ciò che lui mi sta porgendo. Non ci vuole molto a farlo diventare scivoloso e mentre lo assaporo lo sento innalzarsi sempre più, verso il labbro superiore e poi sul naso, mentre diventa rigido come il marmo.
Senza neanche accorgermene, guidata dal ritmo della sua mano e del suo bacino, mi ritrovo ad assaporarlo avidamente, gustandomi quei deliziosi fili sottili che mi rimangono incollati alle labbra. A poco a poco e sempre più deciso lui esplora tutta la mia bocca, le mie guance, e va un po' più in giù, sapendo bene quando fermarsi. Ogni tanto lo toglie e me lo spalma sul viso. Sento la pelle delle mie guance diventare umide e poi torna nella mia bocca, usandola per almeno dieci minuti buoni e permettendomi di gustarlo approfonditamente. "Ora, allunga la linguetta, piccola" mi dice, e io faccio come chiede. Sento il peso dei suoi attributi sulla punta e un odore e un sapore più pungente mi fanno venire voglia di assaporare meglio. Sento il tessuto ruvido dei suoi testicoli sfregare sulla mia lingua, mentre diventano anch'essi sempre più duri e pieni. Lui inizia a gemere sommessamente, e io mi sento così lusingata.
Poi lo sfila e si allontana.
Non lo sento più.
Rimango in silenzio, con il respiro affannato.
"Che succede?" chiedo.
Dopo un po' sento nuovamente i passi in avvicinamento. "Apri bene, su, da brava, piccola Dafne". E io apro bene la bocca. Lo sento nuovamente infilarsi, spingendo verso un lato della guancia. "Di più, piccola, devi aprire bene bene, su", mi fa. E io apro bene. La punta del membro mi gonfia la guancia sinistra, ma poi sento qualcos'altro introdursi... Qualcosa mi gonfia la guancia destra e capisco che davanti a me ho due persone. Faccio per togliermi la mascherina ma due mani forti mi fermano "No no no no no no" mi dice una voce maschile mai sentita. Poi di nuovo la sua, più famigliare: "Stai andando benissimo, piccola. Mi stai ringraziando come si deve". E queste parole mi rendono orgogliosa e comincio a succhiare avidamente entrambi i membri. Hanno un sapore diverso ma ormai sento quell'aroma in tutta la mia bocca e inizio ad ansimare per la bontà di quel sapore di maschio così forte. "Apri bene, apri beeeeneeee" mi dice lui e io apro bene.
Il primo schizzo mi coglie di sorpresa, infrangendosi sulle mie labbra. Lo sento cadere sulle gambe. Apro meglio la bocca e sento il secondo, e poi il terzo, riempirmela. Mi accorgo che proprio in quel momento inizia a schizzare anche l'altro, che una consistenza diversa. I due liquidi si mescolano nella mia bocca e io d'istinto lo sputo fuori. I due si tirano fuori e io inizio a sputare, ma sento altri due nuovi membri impossessarsi della mia bocca e ricominciare a usarla. "Sei proprio brava, piccola Dafne, sapevo che non mi avresti deluso", lo sento dire. Non ci vuole molto che il terzo membro si appoggia sulla mia fronte e inizia a far colare il suo seme molto liquido su tutto il mio viso. Il quarto invece mi schizza direttamente in gola, provocandomi un leggero conato istintivo.
Si sfilano entrambi e sento di nuovo il suo prendere possesso della mia bocca. Lo riconosco ormai. Mi cinge la testa con entrambe le mani e a poco a poco spinge sempre di più, fino ad addomesticare la mia gola. Sento i testicoli sbattermi sulle labbra, il suo aroma di maschio dentro di me. Lui geme di piacere, sempre di più, fino al suo grido di estasi. A quel punto sento il suo schizzo forte, pieno e denso dentro di me. In un secondo mi riempie la bocca e la gola ed è così denso che sembra una gelatina. Sento alcuni parti più solide navigare tra la parte più liquida. Lui mi afferra la mandibola e la gola. "Adesso manda tutto giù. Da brava, piccola mia, da brava. Fammi felice".
E io lo faccio felice.
Sento un click e una luce mi abbaglia attraverso la mascherina.
Poi sento del movimento, come di gente che esce.
Lui mi toglie la mascherina e senza che io faccia in tempo a rendermene conto, cercando di riprendere il respiro, mi scatta una foto.
Poi me le fa vedere entrambe. Nella prima ci sono io con tutti e cinque loro davanti con i membri in mano.
Nella seconda ci sono io senza mascherina, interamente ricoperta di sperma, con la lingua di fuori. I miei abiti sono completamente inzuppati.
"Adesso sì che sei una vera donna, piccola" mi dice.
Mi fa un altro sei suoi sorrisi e finalmente mi sento me stessa, Dafne.
Ed è così che immagino la mia prima volta.
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