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Prime Esperienze

L'amore per il sesso


di Passionale36
02.03.2019    |    19.608    |    4 8.8
""Ti piace il cazzo è", mi disse, "si mi piace il tuo cazzo, amo il tuo cazzo", "è tutto tuo Amore", mi disse..."
Mi presento, sono Alice, una ragazza, anzi, direi una donna di 44 anni che vive in questa casa da circa 2 anni, una casa che sognavo fin da quando a 20 anni mi promettevo che avrei avuto un giorno una villetta tutta mia tra le colline di Siena, ed ora sto qui, dentro un sogno coronato.

Capisco di essere fortunata, ma ora che i miei figli sono tutti e tre in vacanza e mio marito sta lavorando, benedico questo silenzio che mi permette di affusolarmi su questo divano e pensare alla mia vita, a quello che ero e a quello che sono oggi.

Oggi sono una donna in carriera, ho un lavoro come avvocato penale che mi gratifica e mi rende appagata ed un marito che mi sta accanto nei momenti di difficoltà. Ma per arrivare a ciò che sono ho dovuto capirmi, ho dovuto lottare contro ciò che non ero ma che credevo di essere, o forse solo gli altri volevano che fossi.

Avevo venti anni e studiavo diritto all’università degli studi di Siena, vivevo con i miei genitori e come figlia unica avevo, appunto, il privilegio di una stanza tutta per me. Durante la settimana studiavo e non mi prendevo svaghi, ma il fine settimana cercavo di rimediare e uscivo con le amiche in giro per locali e in cerca di ragazzi carini. Le mie amiche avevano successo decisamente più di me, ma non perché fossero più belle, ma perché erano decisamente molto più disinibite rispetto a me, non gliel’ho mai detto ma secondo i miei pensieri loro erano proprio delle troiette, sempre pronte a fare esperienze e a far godere il loro pube.
A me piaceva il sesso, ne ero decisamente attratta, ma non ero tipo da farlo con persone che non mi piacevano in maniera totale, ne tantomeno con sconosciuti presi cosi a caso in discoteca.

Una sera ci ritroviamo io e le mie due amiche Sara e Francesca a casa mia, si parlava di ragazzi e ad un certo punto Sara mi fa: "Ma lo sai che tu piaci a Giulio". Giulio era un ragazzo bellissimo, cioè non solo bellissimo, ma il più bello dell’università, moro con gli occhi verdi, un fisico scolpito da 10 anni di nuoto agonistico e amato da madre natura che gli ha donato un pene di dimensioni notevoli, almeno cosi dicevano le mie amiche che lo avevano visto in costume.
"Sara, ma come te ne esci", le dico io, "ma ti pare che Giulio sta dietro a me", "invece è cosi", mi dice lei, "me lo ha detto il suo miglior amico che mi sono scopato ieri sera dopo la disco". Potevo crederci, se era vero, e lo era sicuramente, che Sara avesse fatto sesso con questo tipo, era allora vero anche il pettegolezzo su Giulio.
Per farla breve neanche una settimana dopo io ero la sua ragazza ufficiale.

Lui era un tipo decisamente molto trasgressivo e mi ha insegnato ciò che vuol dire fare sesso. Con lui ho avuto le mie prime esperienze sessuali, a cominciare da ciò che vengono comunemente chiamati rapporti orali. Le prime volte ero molto imbranata, mi imbarazzava quando mi guardava negli occhi eccitato e sentivo il suo pene da sotto gli slip che spingeva forte sul mio pube.

Ho ancora in mente la prima volta che si è spogliato nudo. Avevo davanti ai miei occhi il suo pene, duro, turgido, non so quanto poteva essere lungo ma ai miei occhi era lunghissimo. Lui mi prese la mano e se la mise proprio li, avevo il suo cazzo in mano ed ero tesa, nervosa, come se avessi un biglietto della lotteria vincente, "Massaggialo Amore", mi disse, e io cominciai un lento movimento su e giù, più il suo respiro aumentava più la mia mano aumentava il ritmo, ad un certo punto lui mi prese in braccio e mi portò in bagno, mi poggiò sulla lavatrice e mi disse: "voglio leccartela."
Avrei voluto fermarlo, dirgli che mi vergognavo e che nessuno mi aveva mai visto nuda ma non riuscivo a proferire parola, ero eccitata, ora lo so, ma in quel momento non riuscivo a capire cosa avessi.
Mi tolse la gonna, poi le calze, avevo le gambe nude ora e vidi il suo viso scivolare giù sui miei piedi e appoggiare le labbra sul mignolo destro, e da li usare la lingua su di me.
"Mi piace il tuo sapore", mi disse, poi riprese a leccare salendo lungo le mie cosce, "mi piace come mi lecchi", gli dissi e queste mie parole lo fecero ancora più eccitare. Con i denti prese l’elastico intorno allo slip e mordendolo lo fece scivolare giù, mi allargò le gambe, ero nuda con la mia figa colante davanti al suo viso mentre il mio di viso era rosso dalla vergogna ma ora so anche dall’eccitazione.
"Vuoi che te la lecco Amore?" Non risposi, non riuscii a rispondere, ma per lui quello fu un si e la sua lingua cominciò a girare intorno al mio interno cosce.
Non capii più niente, ansimavo prima ancora di sentirla avvicinarsi alle mie piccole e grandi labbra e lanciai un urlo quando la sentii dentro di me.
Me la leccò non so per quanto, sentivo il calore della sua lingua salire dalla mia figa al mio cervello, intense vampate di piacere mi inondavano la mente e offuscavano la vista, "prendimi la testa se vuoi e segui il mio movimento", mi disse, ma non lo feci.
Poi si alzò di scatto, "lo vuoi dentro?" Capii volesse dire un dito, gli dissi di si, ma quando vidi che la sua mano andava a prendere il suo pene e ad indirizzarlo su di me capii che mi avrebbe riempito con qualcosa di molto più voluminoso che un semplice dito. Avrei potuto fermarlo ma ero eccitata, troppo eccitata, ed urlai di dolore quando entrò dentro di me. Sentivo lo schiocco delle sue palle che sbattevano contro il mio pube, lo sentivo scivolare tutto dentro di me senza nessun tipo di resistenza, i miei umori colavano dal suo cazzo e la mia eccitazione era al massimo, cominciai a pensare di essere una troia quando cominciai a sentire il bisogno di avere un altro cazzo da leccare mentre venivo montata da lui, ma mentre pensavo ciò, sentii qualcosa di caldo inondarmi la pancia e capii che era lo sperma che entrava dentro di me con la forza di un mare in burrasca, ed io urlai il mio orgasmo sentendolo colare dalla mia figa .

Da quel giorno ogni volta che ci vedevamo lui voleva fare qualcosa con me, ricordo il giorno che mi ha insegnato a godere facendolo “venire”.
"Lo vedi il mio cazzo", disse, "ti piace vero, prova a toccarlo con le labbra", "ma non l’ho mai assaggiato, magari non mi piace "dissi io, "non ti preoccupare, ti piacerà, fidati", allora mi avvicinai alla sua cappella, ne sentii il suo odore forte ,ne ero un po’ disgustata e mi fermai, ma la sua mano mi prese la testa e l’attirò a se, dicendomi, “toccalo non aver paura", e le mie labbra si poggiarono sulla sua cappella, "ecco cosi, brava, ora tira fuori la lingua", la tirai fuori e cominciai a leccare il buchetto al centro della cappella, da dove quando ha lo stimolo ogni uomo urina, ma non ebbi disgusto, mi piaceva. Leccai la punta come fosse un gelato e la cappella come fosse la ciliegina su una torta, mi piaceva quel suo sapore dolciastro, cazzo se mi piaceva.

"Scendi giu lungo l’asta Amore, leccami le palle e poi risali e prova a prenderlo in bocca", mi disse lui e io lo feci. La mia lingua prese a scendere lungo il suo cazzo gonfio e arrivati alle palle ne ciucciò una ad una, con avidità, mi stava davvero piacendo il suo sapore e sentirlo ansimare aumentava la mia voglia di prenderlo in bocca. Risalii con la lingua e arrivata di nuovo all’altezza della sua cappella feci un bel respiro e provai a prenderlo in bocca. Riuscii a prenderne solo un piccolo pezzo ma mi piaceva, cazzo se mi piaceva. Lui prese la mia testa e obbligava i miei movimenti. "Si, brava, leccalo tutto, cosi, in gola leccalo, ti piace? Dimmelo, ti piace il cazzo?" "Si mi piace il tuo cazzo", gli dissi, e ripresi a leccarlo. La mia lingua lo bagnava e le mie labbra lo asciugavano, lo sentivo crescere nella mia bocca e diventare duro come il marmo. Non riuscivo a prenderlo tutto in gola ma almeno la metà era dentro di me e più sentivo i suoi respiri aumentare e più lo inserivo dentro la mia bocca, forse sarei riuscita a prenderlo tutto se non avessi sentito lui gridare, "vengooo", e uno schizzo mi arrivò dritto in gola. "Continua a leccare, non fermarti ti prego", disse lui, e io presa dalla foga, dall’eccitazione e dalle sue parole continuai a leccare riempendomi il seno del suo sperma e lasciando che il suo cazzo si afflosciasse nelle mie labbra.

Passarono i mesi e ormai ogni volta che ci vedevamo era una giornata di sesso, a volte preliminari frettolosi, a volte scopate selvagge, come quella volta a scuola.

Stavamo assistendo ad una monotona lezione di italiano quando sentii una mano che mi sfiora le cosce. Lui stava seduto accanto a me e dai suoi occhi capii subito che si era eccitato. La lezione non è che fosse eccitante ma non ebbi modo di pensarci in quanto la sua mano era impertinente e stava già toccando il mio pube dal sottile strato del perizoma. Quel giorno lo avevo messo rosso con sopra una mini gonna rossa e bianca abbastanza larga da farci passare la sua mano senza tanta fatica. "Che fai", gli dissi, "niente, ho voglia della tua figa", mi rispose, "basta che mi dici di fermarmi e mi fermerò", disse. La sua mano si intromise dentro il perizoma e arrivò alla mia figa che trovò già fradicia dei miei umori. Cominciò a masturbarmi prima dolcemente poi sempre più forte e veloce. Ti prego fermati, ti prego, questo era ciò che volevo dire ma ciò che pensavo era, continua, continua ti prego. Due dita erano dentro di me e stavo per godere quando la lezione finì. Velocemente lui tolse le mani dalla mia figa in calore, si alzò e prendendomi per un braccio mi costrinse a seguirlo.
Arrivammo davanti al bagno dei maschi. “Entro un attimo aspetta qui” disse. Uscì un minuto dopo, mi prese per un braccio e mi trascinò dentro. Entrammo dentro uno scompartimento vuoto e cominciammo a baciarci con foga. Le mie mani cercavano il suo pene e le sue la mia figa. Mi inginocchiai, tirai giù i suoi jeans e cominciai a leccarglielo e a succhiarglielo con avidità. "Ti piace il cazzo è", mi disse, "si mi piace il tuo cazzo, amo il tuo cazzo", "è tutto tuo Amore", mi disse. Dopo minuti che glielo leccavo, mi prese per i capelli e mi fece mettere in piedi, mi sbatté al muro e con forza entrò come il burro dentro di me. Cominciò a scoparmi sempre più forte, "ti piace scopare vero, ti piace essere scopata vero", mi disse "si mi piace essere scopata da te", gli dissi. "Spingi, spingi, scopami" gli sussurrai e lui aumentò il ritmo fino a schizzare dentro di me, non prima di avermi sentito godere urlando a bassa voce per non farmi sentire da fuori il bagno.

Lo amavo ogni giorno di più e mi sentivo ogni giorno più vogliosa di fare sesso con lui. Ero curiosa di scoprire cosa avesse in mente per farmi godere ed ero immersa nel pensiero di come donargli piacere. Avevo troppa voglia del suo cazzo e non mi bastava mai.
Ogni giorno che passava ero di più alla sua mercé.

Un pomeriggio di primavera, la temperatura gradevole, il vestitino corto che portavo, la gonna che svolazzava ad ogni piccolo colpo di vento, stavamo facendo shopping per le vie del centro di Roma, era un viaggio che desideravamo tanto e andare in giro accanto a lui mi faceva sentire protetta e felice.
Ad un certo punto lui mi fa: "Ma lo sai che sei sempre più bella, forse è l’aria di Roma ma sei ancora più eccitante degli altri giorni, vieni qui", e mi abbracciò forte e mi mise la lingua nella bocca baciandomi con foga ed eccitazione.
Ma lo sai che ti trovo anche io oggi più eccitante, gli dissi io, lui mi fece girare come una trottola intorno a se stesso e poi mi spinse forte contro il muro. Sentivo le sue mani sul mio seno scendere giù e infilarsi da sotto la gonna, agganciare il mio perizoma di colore nero a forellini rossi e portarselo giù verso i miei piedi, non era possibile, mi stava denudando in pubblico. Ma, cosa fai, gli dissi, ma non feci in tempo a proferire ulteriori parole e vidi i miei slip nella sua mano destra, ero nuda.
"Vieni, andiamo in giro per negozi ora". "Ma mi vergogno", gli dissi, "non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà e poi stai più comoda non è vero?" Bè, si, era vero, ero più comoda ma mi sentivo, non so, come sporca. Andammo in giro per qualche negozio, e io mi sentivo guardata da tutti, sentivo gli occhi dei ragazzi su di me, sulla mia gonna che svolazzava e che poteva far vedere la mia figa liscia e umida, si, umida, perché ero eccitata da questi pensieri.
Entrammo in un negozio che vendeva abbigliamento sportivo, lui prese una maglietta blu con su scritto “ I love the Woman when sleep “, mi prese per mano e mi condusse vicino ad uno stanzino per provarla.
Provai a staccare la mia mano dalla sua, ma sentivo che la sua presa era forte e mi trasportò con li dentro lo stanzino.
Mi baciò, forte, e mentre le sue labbra erano attaccate alle mie, e la sua mano sinistra teneva la maglietta, la sua mano libera toccava la mia figa, umida e vogliosa di lui.
Fu proprio quando sentii la voglia di prenderglielo in bocca, che lui si inginocchiò e tirò fuori dalla tasca un oggetto.
“Cos’è”, gli dissi io, “non parlare, fidati e ammorbidisci la tua figa “.
Lo lasciai fare, e sentii qualcosa di sferico entrare dentro di me, poi sentii la sua lingua leccarmi il clitoride, e subito dopo un altro oggetto sferico entrare dentro di me.
Amavo troppo la sua lingua sulla mia figa, non sarei riuscita mai a dirgli di fermarsi, ma lo fece lui. Si fermò, come se in quel preciso istante fosse venuto giù un temporale e prendendomi per mano mi condusse fuori dal camerino, basita ed eccitata. Per mano continuammo a girare per negozi, ma io non riuscivo più a guardare i vestiti che tanto amavo, la mia sempre voglia di fare shopping, si era tramutata in voglia di scopare e di essere scopata.
Più camminavamo e più sentivo la mia eccitazione crescere, chiesi a Giulio cosa mi avesse messo dentro, e lui mi rispose che tutte le sensazioni che stavo provando erano dovute a due palline legate da un filo. Io, cercando di non far cadere giù l’oggetto che avevo dentro di me, non facevo altro che stimolare le mie piccole e grandi labbra, e ogni piccolo movimento mi avvicinava all’orgasmo.
Sentii colare i miei umori sulle cosce, sentii la sua mano destra scivolare dentro di me mentre stavamo dentro un negozio di intimo, pensai al fatto che se ci fossero state delle telecamere avrebbero ripreso il tutto ma ero eccitata e lo lasciai fare. Lui si avvicinò al mio orecchio e mi disse: "Sei bagnatissima sai, vuoi che ti scopi con le dita?" "Ma sei matto, è pericoloso", gli dissi, e lui si fermò.
In quel momento capii che non volevo assolutamente che si fermasse, avrei voluto farlo li davanti a tutti, prenderglielo in bocca e farmi scopare come una cagna , magari con un altro cazzo di uno sconosciuto da dietro, ma io non sono cosi troia, pensai, e amo solo il suo cazzo.
Quella fu l’ultima volta che pensai una cosa del genere.

Era Luglio e lui dovette andare fuori per lavoro un mese, stavamo all’aeroporto, io piangevo, già mi mancava, e lui mi disse: "Amore, non piangere, mica parto in guerra, tra circa un mese sarò di ritorno e tutto tornerà come prima, voglio però che tu in mia assenza sia fedele", "certo che lo sarò Amore", gli dissi, "ma fedele anche con te stessa" disse lui. "Non capisco cosa vuoi dire", "vuol dire che non devi toccarti ne masturbarti in mia assenza, voglio farlo io al mio ritorno", "va bene Amore, lo farò" gli dissi.

Al decimo giorno dalla sua partenza mentre stavo rilassandomi facendo una doccia sbattei per caso con la mano sulla mia vagina e capii che ero eccitata e che sarebbe stato difficile mantenere la promessa, presi il getto dell’acqua calda e lo indirizzai dritto sul mio clitoride, cominciando a sentirmi calda e ansiosa di abbandonarmi in un orgasmo, sentivo la mia figa pulsare, ma non potevo disobbedire ad una promessa ed uscii di fretta dalla doccia e mi rivestii.

I giorni passarono, erano ormai 20 e la mia eccitazione mi faceva star male, vedevo il sesso anche nella forma delle tazzine del caffè e nelle nuvole immaginavo forme di cazzi enormi o posizioni del kamasutra.
Era tempo di mare e ogni giorno era per me sofferenza pura. Vedevo ragazzi muscolosi avvicinarsi a me, desiderarmi con lo sguardo, strusciarmi con i loro corpi magari per sbaglio e ad ogni strusciamento per me erano brividi di sesso.
Per non parlare del sabato sera, le mie amiche organizzavano uscite in disco e mentre si ballava i corpi erano costretti a strusciarsi, toccarsi e io tornavo a casa sempre bagnatissima, e non di sudore. Non so come feci a resistere, ma ci riuscii.

Ad un mese esatto dalla sua partenza lui era qui davanti a me con una valigia in mano. Mentre lo baciavo ed abbracciavo non riuscivo che a pensare al suo cazzo, al suo sedere sodo e a come mi scopa, non riuscivo che a pensare al momento che avrebbe esaudito la sua promessa, masturbarmi al suo ritorno, ed ora lui era tornato.

La prima notte disse che era stanchissimo e si appisolò appena toccato il letto. Dormiva con un paio di boxer neri aderenti e con la schiena appoggiata al letto, senza maglietta e completamente scoperto e io non chiusi occhio. Non facevo altro che guardarlo, vedere i suoi addominali scolpiti e le sue gambe muscolose, le sue spalle larghe e forti e soprattutto non riuscivo a togliere lo sguardo dal suo cazzo.

Era li, immobile, i suoi boxer lo scolpivano e lo rendevano ancora più bello se ce ne fosse bisogno. Immaginavo di prenderlo in bocca e di riassaporarlo, mi mancava troppo il suo sapore, immaginavo di prenderlo tutto dentro di me e di montarci sopra e cavalcarlo, ero bagnatissima al pensiero di scopare con lui e il fatto di non toccarmi da un mese mi rendeva ancora più desiderosa di averlo tutto per me.

Il giorno dopo sfortuna volle che ebbi le mestruazioni e dovetti aspettare ancora una settimana, ero eccitata come non mai e gli ormoni erano a duemila. Ricordo benissimo, mi finirono il venerdì e il sabato fu la giornata che cambiò la mia vita.

"Amore, ben svegliata, sono le 10, dai vestiti che usciamo, però non metterti gli slip ok?" "Va bene Amore, dammi mezzora e sono pronta". Uscimmo mano nella mano e andammo in un grosso centro commerciale, era pieno di gente che comprava in saldo e l’odore di tanti maschi con il fatto che ero nuda sotto mi fece subito eccitare.
"E se ti scopo qui davanti a tutti", mi disse, "Amore, non fare lo scemo", "si dai, voglio scoparti qui, voglio possederti in questo istante, tanto lo so che sei già bagnata". Non risposi ma sentivo che aveva ragione, ero bagnatissima. Ogni tanto mentre camminavamo si accostava al mio orecchio e mi dava piccoli baci sul collo o mordeva il lobo dell’orecchio e ciò non faceva altro che aumentare la mia eccitazione.
"Lo vedi quei ragazzi laggiù, ti stanno guardando, perché non fai cadere la busta che hai in mano e ti pieghi a raccoglierla e gli fai vedere che cosa hai sotto?" "Ma sei matto, mi vergogno", "dai, se lo fai poi ti porto subito a casa e scopiamo", ero eccitata, più di un mese di astinenza, avrei fatto di tutto per riassaggiare il suo cazzo, feci scivolare la busta per terra e nel raccoglierla piegai la schiena a 180 gradi e in quel momento credo proprio che quei ragazzi avevano in bella mostra il mio sedere nudo. Non so, sarà stata l’astinenza, ma ero eccitata da quel pensiero, qualcuno mi stava desiderando e stava parlando di me e del mio sedere, mi eccitava l’idea.

"Brava cosi Amore, ora andiamo verso casa", ci incamminammo verso la macchina e di corsa arrivammo a casa di lui.
Buttò le chiavi per terra e cominciò a baciarmi con foga. Le nostre lingue si intrecciavano e le nostre mani cercavano i nostri sessi. Non riuscii a prenderglielo in mano in quanto lui mi prese per un braccio ,mi portò in camera e mi butto sul letto. Prese a spogliarmi, mi tolse le scarpe, la gonna, mi sfilò la magliettina aderente ed il reggiseno, ora era nuda sopra al suo letto pronta per essere posseduta da lui. "Chiudi gli occhi Amore", e mi bendò. "Ma perché mi bendi, voglio vederti", "non preoccuparti, sarà più eccitante fidati", e la mia risposta fu la mia figa che subito cominciò a grondare umori. Mi prese le mani e me le portò in alto sopra la mia testa, un secondo dopo sentii un rumore strano e qualcosa stringermi i polsi , provai a fare resistenza ma capii di essere legata al letto da delle manette. "Amore, cosa vuoi farmi?" Gli dissi, "mi piace vederti indifesa e tutta per me "e mi levò la benda dagli occhi. Lui era completamente nudo davanti ai miei occhi, il suo pene lungo e dritto sembrava che mi chiamasse, i suoi testicoli erano stati appena rasati, non vedevo peli intorno ma la mia vista era accecata dalla bellezza del suo cazzo. "Ti piace il mio cazzo, lo vuoi leccare?" "Si lo voglio leccare, avvicinalo a me", lui si avvicinò, sentivo il suo odore sempre piu forte e vicino, potevo vedere le vene del suo cazzo riempirsi di sangue e la sua cappella farsi piu viola. Tirai fuori la lingua ma proprio in quell’istante lui si allontanò."Noooo, lo voglio, dammelo", gli dissi. "Ti piace il cazzo vero, dimmi che ti piace il cazzo e te lo darò", "si mi piace il tuo cazzo", "no, devi dirmi che ti piacciono tutti i cazzi, non solo il mio", "ma a me piace solo il tuo". "Allora non te lo do", vidi il suo cazzo avvicinarsi al mio capezzolo sinistro e toccarlo, poi quello destro per poi scendere giù accanto alla mia figa e sfiorarla dolcemente."Siii, scopami ti prego, entra dentro di me", "dimmi che vuoi essere scopata da chiunque e lo farò", "noooo io voglio essere scopata solo da te", "e allora non lo farò". Cominciò a masturbarsi davanti al mio viso, cercavo con la lingua di toccarlo, di assaggiarlo ma non riuscivo ad arrivarci, sentivo il suo odore di sesso e cominciai ad ansimare senza essere sfiorata. Ad un certo punto lui si fermò con la mano, prese la mia e mi mise il suo cazzo in mano. Cominciai a masturbarlo con la mano, i miei movimenti scoprivano e ricoprivano la sua cappella bagnata dall’eccitazione, cominciai a sentire il bisogno irrefrenabile di assaggiarla, di sentire il suo cazzo in bocca, ma lui non me lo permetteva. Mentre io continuavo a masturbarlo lui si avvicinò alla mia figa con il viso e cominciai a sentire la sua lingua bagnarmi intorno le grandi labbra, ma non affondava, io volevo essere scopata , anche solo con la lingua , "ti prego leccamela", gli dissi strillando, "mi piace la tua figa, è succosa" , "ti prego leccamela non ce la faccio più", "ti piace il cazzo vero, te ne vuoi scopare altri?" "Siiii mi piace il cazzo, dammelo". A queste mie parole la sua lingua affondò dentro di me , la sentivo leccare e baciare le mie grandi labbra, "si leccamela, cosi". Ebbi un fremito ancora più forte quando sentii le sue labbra ciucciare il mio clitoride gonfio. Sentivo l’orgasmo salire ma lui era bravo, appena ne ero troppo vicina la sua lingua usciva dalla mia figa ormai un lago e baciava il mio seno, ciucciava i miei capezzoli ormai duri, li mordeva e li ciucciava, era un tormento troppo piacevole, volevo godere. "Fammi godere, scopami come una cagna", gli dissi eccitatissima. Lui si alzò , mi levò le manette e mi disse di rivestirmi. "Ma perché, non voglio, sono eccitata". "Fidati Amore, rivestiti, in compenso mentre lo farai io starò qui accanto a te e continuerò a toccarti e baciarti". Mi rimisi la magliettina senza il reggiseno e la gonna senza gli slip, era questo che lui mi chiedeva , e nel frattempo sentivo le sue labbra che mordevano il mio collo , le sue mani che palpavano il mio seno. Ero vestita ora, lui mi alzò la gonna, mi baciò la figa fradicia asciugandola con le labbra e mi condusse verso la porta per uscire.
"Dove andiamo?" Gli chiesi, "andiamo in una bisca a trovare dei miei amici che non vedo da un bel po’, gli devo un favore e ora è il momento di restituirglielo, tu aspetterai in macchina, cinque minuti e poi torniamo a casa", "ok Amore, come vuoi tu".

La bisca era distante solo cinque minuti da casa ma ricordo benissimo che furono i cinque minuti più lunghi della mia vita, mi sembrava di essere partita per un lungo viaggio, non si arrivava mai ed io ero sempre più eccitata al pensiero del suo cazzo dentro di me, dio come mi mancava.
Arrivammo e mi disse di aspettare li. Lo vidi entrare in bisca e uscirne dopo dieci minuti. Vieni un attimo dentro anche tu, voglio presentarteli. Entrammo nella sala biliardo. Era piena di uomini che giocavano , ce ne erano di tutti i tipi, giovani vecchi belli e brutti, ma decisamente i due che mi presentò Giulio erano i più belli e più avvenenti. Erano vestiti con dei jeans e una magliettina strettissima che faceva risaltare i loro fisici. "Piacere, io sono Dario, piacere io sono Sergio, piacere Alice." Dario aveva un fisico da palestrato, asciutto e muscoloso, non troppo alto, Sergio era decisamente più alto ma si intravedevano le cosiddette maniglie dell’amore, ma di certo non era ciccione, insomma, direi che erano tutti e due molto eccitanti.

"Lo sai questi due ragazzetti che lavoro fanno?" "Bè, non saprei", dissi io, "lavorano in un beauty massage e fanno dei massaggi spettacolari". "Wow, mi servirebbe proprio un bel messaggio ora", dissi senza pensarci. "Se Giulio non ha nulla in contrario possiamo fartelo subito, c’è una stanza privata qui e possiamo usare quella, sai, il vantaggio di essere soci di questa bisca", "niente in contrario Sergio, facci strada", rispose Giulio.

Mentre ci incamminavamo verso la sala io e Giulio eravamo dietro e sentivo la sua mano insinuarsi da dietro il mio sedere e toccarmi la figa. Ero un lago. "Qui dietro c’è un piccolo stanzino, spogliati e mettiti in slip e reggiseno e poi torna qui". Cavolo, pensai, ecco perché ero cosi eccitata, chissà se qualcuno aveva visto che non portavo intimo e indubbiamente i capezzoli turgidi si sono notati e questa cosa mi aveva eccitato ancora di più. "Amore, vengo con te" , disse Giulio e mi seguì nello stanzino. "Amore, ma io non ho intimo, come faccio? "Non preoccuparti, cosa pensavi avessi dentro questa busta "e tirò fuori un perizoma con reggiseno leopardato . Mi levò la gonna e la maglietta e mi fece indossare l’intimo, prima di farlo però si avvicinò alla mia figa e senza preavviso ci mise due dita dentro. Ebbi un sussulto, "ahi, mi fai male", dissi, ma lui cominciò un veloce dentro e fuori di me e causa astinenza , la mia eccitazione fu subito molto alta. Subito mi bagnai e il mio respiro aumentò, "si Amore, continua cosi, si si", dissi, la sua bocca ora annusava i miei umori e cominciò a leccarmi il clitoride, mi scopava con le dita mentre con la lingua giocava con il clitoride, chissà se i due ragazzi li fuori ascoltavano i miei mugugni , cercavo di tenermi il più possibile ma non riuscivo a non emettere suoni, sentii l’orgasmo salire, la mia vagina era gonfia e pronta ad esplodere quando lui si fermò , mi fece indossare velocemente l’intimo e mi fece entrare nella sala dove erano in attesa i due ragazzi.
Si erano cambiati anche loro e avevano due calzoncini aderenti di color nero, solo quello, e i miei occhi andarono subito nelle loro parti intime, erano coperti ma sembravano avere davvero due bei cazzi. Mi sentii un po’ troia nel pensare queste cose ma ero troppo eccitata, avevo un orgasmo vicinissimo e lontano più di un mese, avevo bisogno di godere, ma dovevo resistere per far contento Giulio e poi donarmi completamente a lui.
"Vieni, mettiti distesa pancia in sotto, iniziamo il massaggio, io mi metto qui fuori e aspetto", disse Giulio, "a dopo Amore" e mi diede un dolce bacio sulle labbra.

Sergio cominciò a massaggiarmi il collo mentre Dario le gambe, mi stavo rilassando, avevo quattro mani che toccavano il mio corpo e lo facevano in modo molto sensuale e calmo ma sentivo la mia figa pulsare ancora per il quasi orgasmo di qualche minuto prima. Dario prese dell’olio e sentii le sue mani calde strofinarsi sulla mia schiena e ridiscendere fino al mio sedere. Mi stava massaggiando le chiappe mentre Sergio continuava ad usare il mio collo come fosse pongo. Dario mi slacciò il reggiseno e lo gettò in terra. Quel gesto mi avrebbe dovuto infastidire in quanto stava gettando in terra qualcosa a cui tengo tanto che sarebbe tutto ciò che stavo indossando, invece mi diede un brivido di eccitazione. "Bene, ora girati pancia sopra", "si scusa puoi passarmi il reggiseno? "dissi io, "ok" disse Sergio "ma non lo indossare, poggialo solo sopra", e me lo passò.

Mi cosparsero di altro olio e come prima Sergio si concentrò dalla testa alla pancia e Dario sulle gambe. Mi sentivo in estasi, "Sergio , Dario, lo sapete che avete delle mani magnifiche, siete dei fantastici massaggiatori. "Grazie, dissero, ma sappiamo fare di meglio, vuoi provare?"" Bè si, perché no", pensai e lo dissi.

Ora le loro mani erano più insistenti, toccavano in maniera più decisa e prepotente ma sempre con la sensualità di prima. Mi stavo eccitando di nuovo, immaginavo il cazzo di Giulio, il mese e mezzo di astinenza, il momento prima in cui Giulio me la stava leccando, ero bagnatissima e non potevo fare niente per nasconderlo. Sentivo le mani di Sergio arrivare a massaggiarmi sotto al seno, sempre più vicino, ti piace se massaggio qui, e cominciò a massaggiarmi in mezzo al seno, si mi piace, dissi, sentivo di non riuscire a resistere più. "Ehm scusa", Sergio sbattendo accidentalmente sul mio reggiseno lo fece volare per terra, ero in topless ora, pensai a riprenderlo quando mi disse, "Wow, che bel seno, provo a massaggiarlo ti va?" Non mi fece rispondere e cominciò a massaggiarlo all’altezza dei capezzoli. Se Giulio fosse entrato ora che figura avrei fatto, ma non riuscivo a farlo smettere, la mia vista era offuscata dall’eccitazione e mi lasciai andare ad un respiro profondo.

Mentre Sergio si occupava del mio seno Dario massaggiava il mio interno cosce, sempre più vicino alla mia figa, sentivo le sue dita a pochi centimetri dal mio clitoride, ormai ero in balia di loro. "Lo sai che sei un lago", disse Dario mentre con una mano spostava il filetto del mio perizoma e con un dito sfiorava la mia figa. Ebbi un sussulto, non riuscivo a tornare in me, stavo rischiando troppo con Giulio, ma non ce la facevo a farli fermare, ero troppo eccitata, e risposi con un "siii" di godimento.

Con la coda dell’occhio vidi Sergio che smetteva di massaggiarmi e si toglieva il boxer, oddio, era nudo e il mio sguardo andava li, sul suo cazzo, stavolta senza veli, era bello largo, non eccitato al massimo ma già abbastanza lungo, era un bel cazzo ,cosa stavo pensando di fare? Si avvicinò al mio viso eccitato," lo vuoi leccare?" Lo avevo davanti, ne sentivo l’odore e aveva una voglia matta di assaggiarne il sapore, ma cercavo una tenue resistenza da qualche parte del mio corpo, lo guardavo, avevo l’acquolina in bocca pregustandomi a leccarlo come un gelato, ma non potevo, non ero una mignotta. Mentre pensavo anche Dario aveva fuori il suo uccello, si masturbava lentamente e si avvicinava alla mia figa in calore. "Il mio cazzo vuole scoparti, è qui per te, vuoi che ti scopi come una cagna? Dimmi di si e ti farò godere."

Cercavo una forza esterna, qualcosa che mi permettesse di avere la lucidità di rispondere no, o almeno stare zitta per azzittire i sicuri sensi di colpa, ma questa forza non arrivava. Sergio cominciò a toccarselo davanti ai miei occhi, potevo vedere il liquido trasparente frutto della sua eccitazione che fuoriusciva dalla sua cappella, vedevo le sue vene espandersi, lo vedevo duro e turgido , volevo assaggiarlo, volevo scopare. "Vi prego, non posso, c’è Giulio qui fuori, non posso, vi prego", dissi io, ma le mie parole erano soffocate dal respiro sempre più affannato, "allora, non ti piacciono i nostri cazzi, sono qui pronti per farti godere, solo per te, sono tutti tuoi se tu vuoi." Sentii la cappella di Dario sfiorarmi la figa, poi toccarmela e strusciamela, lo volevo dentro, si, lo volevo, "va bene ce ne andiamo via", dissero. Sentii la cappella allontanarsi dalla mia figa, ora sfiorarla appena, ora non la sentivo più." Un ultima volta, vuoi essere scopata?"

"Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, scopatemi," urlai, non ce la facevo più, la mia lucidità era completamente partita, volevo solo godere. "Scopatemi vi prego, scopatemi, sono vostra", "sei una cagna lo sai", "si, sono una cagna, la vostra cagna "e mentre dicevo questo sentii il cazzo di Dario entrare in un colpo solo tutto dentro di me.
"Siiiiiiiiiiiiiii, cosi, siii, scopatemi, sono una cagna". Mentre sentivo Dario cavalcarmi la figa con il suo cazzo presi in mano il cazzo di Sergio e cominciai a leccarlo avidamente. Partivo dalla cappella, la ciucciavo, leccavo il filetto, scendevo con la lingua lungo l’asta fino ad arrivare alle palle che leccavo e succhiavo con avidità, prima la destra poi la sinistra, poi tutte e due insieme, risalivo e me lo mettevo in gola. Almeno metà del suo cazzo era dentro la mia gola mentre tutto il cazzo di Dario era dentro di me. "Siiiii", dicevo nei momenti in cui avevo la bocca libera, "ti piace il cazzo vero, ne vorresti altri vero, dillo, ti piace il cazzo?""Si, mi piace il cazzo, ne voglio altri , voglio essere scopata, voglio il cazzo." In quel momento entrò Giulio, vide davanti a se un immagine sconvolgente, tanto sconvolgente quanto eccitante e perversa, la sua ragazza che ciuccia e viene scopata da due cazzi, Io distesa a pancia in sopra che lecco il cazzo di Sergio in piedi mentre Dario sopra di me mi scopa come una cagna.

"E brava Alice, lo sapevo che eri una troia, ce ne hai messo un po’ per scoprirlo. Ora che lo sai però voglio anche io la mia parte." Capii che era arrivato perché lo vidi con i miei occhi ma non capii subito bene cosa avesse detto, ormai il mio cervello era la mia figa.

Dario si alzò e Sergio si allontanò dalla mia bocca, ebbi paura che mi lasciassero senza farmi godere, "vi prego, scopatemi, voglio godere" dissi. Non volevano smettere ma solo cambiare posizione. Mi fecero mettere con le ginocchia e le mani sopra il lettino mentre Giulio si mise davanti a me con il suo cazzo davanti alla mia bocca. "Prendilo in bocca Amore, leccamelo". Non me lo feci ripetere due volte e comincia a leccarglielo mentre dietro di me i due ragazzi mi scrutavano il culo e la figa . Mi sentivo cosi porca e mi piaceva esserlo.
Non so di chi fosse, forse Dario perché lo aveva meno largo ma sentii un cazzo entrare da dietro dentro la mia figa. "Siiiiiii," dissi. "Ti piace il cazzo è Amore, dicevi ti piacesse solo il mio, invece ti piacciono tutti i cazzi, dillo, ti piace il cazzo. ""Si Amore, mi piace il cazzo, adoro il cazzo, lo amo, amo scopare,"" sei una troia" disse Giulio, "dillo che sei una troia", ormai ero fuori di me, mi sentivo troia e volevo dimostrarlo," Sono una troia, mi piace il cazzo, mi piace il cazzo, fatemi di tutto, voglio godere." Il mio si fu smorzato dalla mano di Giulio che mi riempì la bocca del suo cazzo turgido e duro e mi costrinse a prenderlo tutto in gola. "Visto che ti piace cosi tanto il cazzo ora ti chiudiamo anche l’ultimo buco che ti è rimasto aperto, lo vuoi nel culo Amore?" Fece uscire il suo cazzo dalla mia gola e me lo richiese, "vuoi che Dario ti spacchi il culo con il suo cazzone grosso?"" Si", "e allora diglielo dai", "Dario, spaccami il culo, lo voglio dentro al culo, spaccatemi tutta." "Che troia che sei Amore, Dario, spaccala. "Sentii il cazzo di Dario farsi strada sul mio culetto vergine ma già bagnato dai miei umori che fuoriuscivano dalla mia figa ormai ridotta ad un colabrodo. Lo sentii spingere piano," ahi brucia, piano , piano," dissi, "Si Amore, non ti preoccupare, Dario ci sa fare con il suo cazzo" e io ripresi a leccarglielo. "Ahi "urlai, la sua cappella era entrata dentro di me, si fermò per qualche istante per farmi abituare all’intrusione e poi con una spinta decisa entrò definitivamente dentro di me."Ahiiiiiiiiiiiiiii, ahiiiiiiiiiiiiiiiiii, ahhhhhhhhhhhhhhhh, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii "stavo godendo come una cagna in calore. "Che puttana che sei," disse Giulio, e le sue parole non facevano che aumentare la mia eccitazione.
Sentivo i due cazzi dentro di me che ritmicamente mi scopavano ed io allo stesso tempo succhiavo il cazzo di Giulio come fosse il gelato più buono dell’universo. "Sii, continuate cosi, scopatemi, spaccatemi tutta,sono la vostra mignotta , sono una troia mi piace il cazzo, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, sto per venire, siiii, siiiiiii, vengoooooooooooooooooooooooooooo." Sentii gli spasmi di un orgasmo fortissimo impossessarsi di me ,nello stesso momento in cui sentii il cazzo di Giulio diventare ancora più turgido e gonfio ed esplodere con uno schizzo che mi bagnò la guancia e gli schizzi successivi finire dritti nella mia bocca per poi scivolare giu lungo il mio viso. Mentre godevo sentii Dario e Sergio urlare e un brivido caldo entrare nella mia figa e nel mio culo, segno della loro avvenuta sborrata. Mi voltai verso lo specchio di fronte e vidi una scena che solo in quel momento capii quanto fosse da vera troia, io a pecorina con un cazzo in bocca ricoperta di sperma e due cazzi che da dietro erano dentro di me tutti e due nello stesso medesimo istante.
Fu però quello l’ultimo giorno che uscii con Giulio, avevo capito che era stato lui ad organizzare il tutto e non ne ero più tanto attratta, non me lo aspettavo un simile suo atteggiamento. Da quel giorno per me iniziò una nuova vita, dove non c’era solo la mia testa ma anche il mio corpo al centro di ogni mia attenzione.
La mia nuova vita ha avuto due grandi eventi negativi che hanno creato la donna che sono adesso.
Non vorrei parlarne dei negativi, ma io penso che se non ci fossero anche tali momenti, anche quelli positivi passerebbero via senza accorgersene e senza dargli importanza, e poi, a volte, da un qualcosa di negativo può nascere un qualcosa di positivo.

Una sera di Giugno, avevo 24 anni, andai in discoteca con delle amiche e mentre ballavo come una pazza al centro della pista, mi si avvicinò un uomo sulla quarantina.
Lo sentii dietro di me toccarmi con i suoi fianchi e poi me lo ritrovai davanti al viso.
Era un uomo normale, ne bello ne brutto, ma ero attratta dal modo in cui mi guardava.
Ballava intorno a me, poi mi guardava dritta negli occhi, mi sorrideva e riprendeva a girarmi intorno. I suoi sorrisi non erano di sfida ma di simpatia e voglia di condividere con me la danza che stavamo facendo.
Quando lo vidi ridere davanti ad una mia amica, ne fui gelosa, e presa dall’orgoglio mi misi davanti a lui, guardandolo fisso negli occhi mentre continuavo a ballare. Lui allora mi prese per i fianchi e da quel momento iniziò un lungo struscio tra i nostri corpi, tanto che mi sentii eccitata dal suo corpo.
Forse l’alcool stimolò la mia voglia, e senza dargli la possibilità di divincolarsi appoggiai le mie labbra alle sue.
Mi piaceva il suo sapore e la sua lingua mi dava sensazioni fortissime, era dolce ma anche decisa.
Continuammo a ballare incollati, cosi vicini da sentire il suo sesso diventare duro sotto i suoi jeans.
Avevo voglia di lui, del suo corpo, del suo cazzo, ma non lo conoscevo affatto, ed ebbi paura di me stessa pensando a quanta voglia avevo di prenderglielo in bocca li davanti a tutti.
Nel ballare, ci allontanammo un po’ dal centro della pista e dalle mie amiche, e ci ritrovammo in un posto un po’ appartato.
Sentii le sue labbra baciarmi il collo, mentre la sua mano toccava la mia mutandina, già umida di miei umori.
Era deciso ma molto dolce nei movimenti, mi piaceva il modo in cui mi toccava, e non avevo nessuna voglia di farlo smettere, anche se stavamo in una pista da ballo in mezzo a tante persone.
La musica cambiò improvvisamente genere, passando dal commerciale all’house, e questo non fece altro che aumentare la mia eccitazione.
Proprio mentre pensavo a quello che avrei voluto fare con lui, mi prese per mano e mi portò fuori dalla pista da ballo, allontanando i miei sguardi da quelli delle mie amiche.
Arrivammo vicino all’uscita, io gli chiesi dove mi voleva portare, ma lui non mi rispose, e facendoci timbrare il dorso della mano dal buttafuori, uscimmo dalla discoteca e ci avviammo verso la strada.
Gli chiedevo dove mi stesse portando, ma non avevo la forza di impedirglielo, un po’ perché lui era molto più forte di me, ed un po’ perché avevo la curiosità di sapere cosa avesse in mente.
Ci fermammo davanti un parcheggio pieno di macchine, ne scelse una più appartata, mi spinse con la schiena sopra al cruscotto, e cominciò a toccarmi il corpo, con forza, senza pensare a cosa volessi io, senza dirmi una parola.
Fu in quel momento che non vidi più davanti a me quell’uomo allegro divertente ed eccitante con cui stavo ballando pochi minuti prima, ma ora vedevo un uomo rude, violento ed egoista che voleva solo soddisfare le proprie voglie animalesche.
Mi si gelò il sangue e sentii la rabbia salire per quest’uomo, che prima volevo e che ora odiavo.
Cercai di divincolarmi ma più toglievo le sue mani dal mio corpo, e più lui le spingeva forte su di me.
Decisi allora di usare un'altra strategia, quella del finto piacere.
Cominciai ad ansimare, cercando di strillare più forte che potevo il mio finto godere, sperando che qualcuno passasse di li e chi ci sentisse.
Lui era ancora più eccitato dai miei mugugni di piacere, e quando gli dissi di tirarlo fuori per farmelo leccare, non se lo fece ripetere due volte.
Si allontanò di quel poco dal mio corpo per sbottonarsi i jeans, ed io che stavo aspettando solo quello, con uno scatto felino cominciai a correre all’impazzita verso la strada.
Correvo senza guardare indietro, ma lo sentivo dietro di me, e la paura che mi afferrasse il braccio era maggiore di quella che stavo provando prima mentre mi toccava.
Sapevo che se non fossi riuscita a scappare e mi avesse ripreso, per me non c’era più scampo.
La fortuna volle che il mio correre all’impazzata mi portò proprio davanti ad un gruppo di ragazzi che stavano entrando in macchina per andare via.
Senza pensarci mi buttai tra le braccia di uno di loro, il più grosso, e lo abbracciai cosi forte che quasi cascò per terra. Restai cosi attaccata a lui per interminabili minuti, cercando nella sua prestanza, la forza per calmarmi e riuscire a proferire parola.
Non appena il fiato mi tornò, aprii gli occhi e mi guardai intorno. C’erano 4 ragazzi intorno a noi che ci guardavano divertiti, ai loro lati c’erano 3 ragazze, loro con le facce interrogative.
Mi staccai lentamente dal corpo del mio “salvatore” e sentii una mano afferrarmi il braccio.
Mentre questa mano mi costringeva a girarmi, mi si gelò il sangue, immaginando la vista di quell’uomo che mi voleva violentare.
Il viso che mi si parò davanti, era invece di una donna, e senza darmi modo di aprire bocca, cominciò a dirmene di tutti i colori, intimandomi di lasciare il suo ragazzo.
Se ci penso ora, la scena fu anche divertente, in quanto mentre la ragazza strillava, il ragazzo mi guardava sorridendo, come se tra noi ci fosse un alchimia sconosciuta, come se ci conoscessimo già da una vita.
Ricordo di essermi staccata da lui e, dopo aver ripreso un po’ il fiato, di aver chiesto scusa per l’accaduto, raccontando di aver avuto un esperienza scioccante che mi aveva fatto entrare nel panico più assoluto.
Non avevo voglia di raccontare i particolari a dei sconosciuti, anche se forse ne avrei avuto bisogno.
Ricordo che la ragazza annui, capendo la situazione, ma rimase comunque rigida nei miei confronti, ed io capii che era una tipa molto gelosa del suo ragazzo.
Proprio lui mi chiese se stavo meglio e se poteva andare a prendermi qualcosa da bere al bar.
Nel guardarlo, vidi i suoi occhi ingrandirsi e la sua bocca muoversi, sorridendomi in una maniera che mi fece rabbrividire.
Non erano però brividi di freddo ne di paura, ma di eccitazione.
Lo ammetto, con un semplice sorriso, quel ragazzo mi fece bagnare le mutandine, e non capivo perché, visto che non lo avevo mai visto prima.
Contraccambiando il sorriso, gli dissi che era tutto apposto, che ero dispiaciuta di aver interrotto la loro serata in questo brusco modo, e mi incamminai verso la discoteca.
Mentre mi allontanavo da loro però, mi tornò in mente l’accaduto di poco fa, e tornai a sentire i brividi per il corpo, ma stavolta erano di paura.
Mi girai verso di loro, sperando che non fossero andati via, ma nel girarmi mi ritrovai faccia a faccia con il mio “salvatore” che mi disse “vieni ti accompagniamo dentro la discoteca, cosi siamo sicuri che stai bene”.
Tutto il loro gruppo venne con me, e arrivati davanti alla discoteca, le mie amiche erano li fuori a cercarmi impaurite dalla mia sparizione.
Ricordo benissimo negli occhi la paura della mia miglior amica nel non sapere dove cavolo ero finita, e ricordo benissimo lo sguardo dolce ma così eccitante del mio “salvatore”, mentre la mia amica mi prendeva per il braccio trasportandomi dentro la discoteca.
Questa esperienza per me è stata distruttiva a livello psicologico, e ci sono voluti anni prima di poter camminare da sola in strada, senza voltarmi di spalle ad ogni rumore.
Io penso che tutto ciò che ci accade ha un senso ed un motivo, il difficile è capirlo ed accettarlo.
Io l’ho accettato, ma alcune volte stento a capirlo, e mi faccio mille domande a cui non so dare una risposta. Comodamente seduta su questo divano, riesco ad avere la mente lucida per raccontare la mia vita, ma prima di sposarmi e ancora prima di conoscere mio marito mi è accaduto quel secondo evento che ha cambiato la mia vita.
Era settembre, ed io ero single e spensierata. Non avevo voglia di stare con un uomo ne di impegnarmi in una storia, avevo voglia di stare bene con me stessa, e ci stavo riuscendo benissimo.
Mi divertivo con le amiche, come quando eravamo studentesse, e la sera tornando a casa mi piaceva addormentarmi ripensando alla serata appena trascorsa.
Era agosto e le giornate cominciavano ad accorciarsi, cosi la sera si iniziava l’aperitivo con il sole e si finiva con il buio.
Una sera tornando a casa, la mia macchina si spense proprio davanti ad un semaforo.
La strada era buia e illuminata solo dalla luna e dalle luci del semaforo stesso.
Io provai a girare più volte la chiave, ma la macchina non dava cenni di vita.
Mi ricordai che successe una cosa del genere una volta con il mio ex ragazzo ed il problema fu la batteria scarica, e pensandoci mi venne in mente che il giorno prima avevo lasciato le luci accese della macchina tutta la notte.
La cosa strana, o forse dovrei dire sfigata, era che la macchina partì regolarmente, ma si spense proprio nel peggior momento possibile.
Scesi dalla macchina, aprii il bagagliaio per cercare il giubbetto arancione, che per fortuna mi ritrovai subito davanti agli occhi.
Presi il cellulare e chiamai la mia amica Francesca, che mi rispose dopo ben 6 squilli, proprio nel momento in cui stavo per riattaccare.
Gli spiegai il mio inconveniente e lei mi disse che avrebbe svegliato suo marito e mi sarebbe venuta a prendere con lui, dovevo solo attendere una ventina di minuti.
Il problema adesso, era che la macchina stava proprio in mezzo alla strada ed era pericolosissimo tenerla li.
La prima macchina che passò non si fermò, la seconda fu costretta a farlo in quanto il semaforo era rosso.
Dentro c’erano 4 ragazzi molto giovani, credo sui venti anni, ed io avevo un po’ di vergogna a chiedergli aiuto, ma dovevo farlo e prendendo coraggio lo feci.
Accostarono la loro macchina e scesero, ma mentre si avvicinavano non sembravano affatto belle persone.
Dentro di me forse stavano riaffiorando vecchie paure, ma questi ragazzi io li vedevo ostili nei miei confronti, anche se ancora non avevano proferito parola alcuna.
Mi chiesero dove stessi andando ed io non gli risposi, ma gli dissi solo di aiutarmi a spostare la macchina in quanto era rimasta in panne.
Tre di loro si misero dietro la macchina a spingere mentre un quarto si mise alla guida.
Spostarono la mia macchina nella corsia di emergenza e subito dopo si misero a ridere, guardandomi.
“Cosa c’è da ridere?” chiesi io, “Ridiamo perché stiamo pensando a cosa dovrai fare tu per pagare il nostro aiuto”, risposero.
La mia mente fu assalita da paura e panico, mi sentivo dentro un incubo e aspettavo di svegliarmi da un momento all’altro, ma purtroppo era realtà quello che stavo vivendo.
Cercavo di mantenere la lucidità e la calma, ma non riuscivo a trovare un modo per uscire da quella terribile situazione.
Rimasi impalata davanti a loro e li vedevo sempre più vicini a me.
Vidi uno di loro girarmi intorno, mentre gli altri tre mi guardavano davanti.
Il più brutto di loro mi disse “ Hai voglia di cazzo?” ed io avrei voluto rispondere di no, ma non feci in tempo, in quanto sentii una mano afferrarmi da dietro il collo e spingermi verso la siepe dietro la corsia d’emergenza.
Cominciai a divincolarmi come potevo, ma due ragazzi mi presero i piedi e per loro fu facile portarmi in mezzo ai cespugli.
Non avevo scampo stavolta, a differenza di quella sera in discoteca , non potevo divincolami e soprattutto soprassedere 4 ragazzi di quella statura e forza.
Uno di loro mi strappò la maglietta, facendo uscire fuori il mio reggiseno nero.
Sentii le sue labbra toccarmi il collo, e delle mani cercare di sfilarmi la gonna.
Strinsi le gambe il più possibile per cercare di rendere difficile lo sfilare della mia gonna, lottai con tutte le mie forze, pensando che non mi meritavo quello che stava per accadere.
Proprio nel momento in cui quel ragazzo riuscì a tirarmi giù la gonna, sentii il ragazzo davanti a me, che mi stava leccando e baciando davanti, staccarsi violentemente dal mio collo, come se fosse stato tirato via.
Un istante dopo, vidi un altro ragazzo allontanarsi da me e andare incontro a quello che mi leccava prima.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, speravo che fosse arrivata la polizia ed i ragazzi stessero scappando, ma non sentii nessuna sirena e comunque gli altri due ragazzi stavano ancora cercando di spogliarmi completamente.
L’importante per me adesso, era che i ragazzi da ostacolare nel loro intento erano due, e forse grazie all’adrenalina dentro il mio corpo, riuscii a divincolarmi e a staccarmi dalle loro mani.
In quel modo riuscii a guardare poco distante da me cosa stavano facendo gli altri due ragazzi, e li vidi combattere contro un altro uomo.
Chi era quell’uomo? Un agente? O forse il marito della mia amica? E la mia amica dove stava?
Le domande assalivano la mia mente con la stessa velocità con cui i due ragazzi mi ripresero i polsi e mi buttarono di nuovo a terra.
Ero riuscita a tirarmi su la gonna ma era rimasta slacciata, per cui fu facilissimo per il ragazzo davanti a me aprirla, sfilarla fino ai miei polpacci e toccarmi lo slip con la sua lurida mano.
Anche se la situazione sembrava peggiorata, avevo visto che non ero più da sola contro quei energumeni, e la mia forza si era triplicata.
Con un movimento fulmineo riuscii ad afferrare con i miei denti, l’altra mano del tipo che mi stava toccando l’intimo, e gli diedi un morso cosi forte che strillò come un cane bastonato.
I miei piedi erano tenuti fermi da un altro ragazzo, ed io cercavo di calciarlo per permettermi di divincolarmi meglio.
Era però per me impossibile riuscire nell’impresa, in quanto aveva un impugnatura davvero forte, e mi sentii presa dallo sconforto.
Ci pensò il mio “salvatore” ad aiutarmi, tirando a se quel ragazzo e afferrandogli un pugno diretto al viso.
Vidi quel ragazzo cadere giù per terra ed uno schizzo di sangue sporcarmi il polpaccio destro.
A quel punto riuscii a vedere bene chi era quell’uomo, e lo avevo già visto, ma non era il marito della mia amica, e nemmeno un agente.
L’energumeno che tentava di toccare la mia figa, si staccò da me e cominciò a correre veloce verso la strada buia.
Il mio “salvatore” mi abbracciò forte, un abbraccio che sarà durato pochissimi istanti, ma che a me sembrò durare un eternità.
Subito dopo mi prese per mano e mi trascinò davanti alla sua macchina, una Mini Cooper Nera fiammante.
Mi fece cenno di salire, ed io lo feci.
Entrò in macchina pure lui e partì all’impazzata, sgommando.
Rimasi in silenzio per interminabili minuti, singhiozzando ogni tanto per la paura presa, e lui non proferì parola, rispettando il mio stato d’animo.
Arrivammo finalmente in una strada ben illuminata, e subito dopo la macchina si fermò, accostandosi.
“ Lo vuoi un cornetto caldo? Davanti a te hai il cornettaio più buono di Siena” mi disse.
“ La tua ragazza dove l’hai lasciata?” gli dissi io.
La vita a volte è dura, a volte emozionante, a volte noiosa, ma la vita sa sempre cosa fa e perché lo fa.
Io sto qui sul divano, rilassata, in attesa del ritorno della mia famiglia, dei miei stupendi figli, e del mio unico marito.
Si, unico, non perché lo “stato” non permette avere altri mariti, ma unico perché è l’unico che è riuscito a salvarmi due volte, e la seconda volta è stata determinante per farci capire che il nostro destino era stare insieme.

Fine.

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