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Prime Esperienze

Il dopo scuola


di Salope4gang
16.07.2019    |    3.380    |    2 9.6
"Quindi il massimo che ci azzardavamo a fare era mettere quel panno verde sul scrivania nella mia stanza, il panno strabordava su tre lati..."
Premessa
Quello che mi appresto a raccontare è forse il primo racconto narrativo che avrei forse dovuto scrivere fin dall’inizio, prima di riempire pagine e far spazio a ricordi più recenti con resoconti ed aneddoti che riguardano la mia storia.
Sono certo che la stragrande maggioranza di chi si imbatte in un racconto altrui lo fa per passare il tempo più che per vero interesse, anche perché non conoscendo personalmente chi si racconta, pare difficile possa esser curioso di scoprire come abbia vissuto.
Quindi questo è in assoluto l’Inizio, in qualche modo, delle mie esperienze in campo sessuale e delle successive scelte nello stesso ambito.
Chi scrive questo racconto non si ritiene gay od etero sessuale ma vive la propria sessualità come l’unico vero gioco che il Creatore ci ha dato per divertirci tra persone dello stesso sesso o del sesso opposto.
Per forza di cose i miei racconti parlano del proibito. Non avrebbe senso raccontare di me ed il mio vissuto con le donne.
Il sesso dovrebbe essere vissuto per quello che è senza alcuna distinzione di genere, come uno straordinario passatempo per sfogare ogni istinto animalesco, sportivo e di amore in una vita vissuta per i più con troppe sfumature di grigio.
Se ci si mette in gioco raccontando fatti realmente accaduti, soprattutto con una forte valenza sessuale, lo si fa un po’ per ricordare ed emozionarsi, un po’ per gioco e un po’ perché alla fine, nonostante tutto con quanta e quale intensità si siano vissute varie tappe della vita, in positivo o in negativo, ci si compiace in qualche modo di come si è oggi, di come si viene apprezzati per quello che siamo a prescindere da ogni giudizio di come si è vissuto in precedenza.
Se oggi siamo accettati, chi più chi meno, lo dobbiamo in qualche modo a quelle scelte fatte e di cui nessuno, tranne noi stessi, ne conosce fino in fondo la storia.

Il dopo Scuola..

Tutto nacque probabilmente da un caso, una scritta su una parete nel bagno dei maschi della scuola, la scuola media, e che mi riguardava personalmente e che fece probabilmente nascere nei miei compagni di scuola, in particolar modo in due di essi, una certa curiosità.

Erano gli anni ’80 e a dodici anni si usciva di casa soli e si giocava a calcio in piazza il pomeriggio d’estate così come in inverno nelle giornate limpide oppure, se diluviava, ci si ritrovava per passare del tempo assieme a casa di qualcuno, si giocava ai primi giochi sull’Atari o sullo Spectrum e si parlava di ragazze, con accezioni ovviamente puerili data l’età, e alle quali ci si riferiva ovviamente con parole scurrili tipo fica, culo, scoparla etc. senza aver la minima idea di cosa stessimo parlando.

Sono gli anni di mezzo i dodici anni, quelli in cui non sei più bambino e sei in fase di crescita, un teenager, e quando ti è possibile pratichi il tuo più grande divertimento, quello di farti le pugnette chiudendo gli occhi e sognando un viso e due occhioni oppure una poppa un culo sodo e una passera mai vista se non in foto.

E la vittoria per me allora era nel “venire” in un silenzioso bagno di casa oppure nel letto prima di addormentarmi a forza di strusciarmi sul cuscino. Cosa deve aver vissuto mia madre ogni volta sentendomi smanettare da dietro la porta oppure l’indomani quando avrebbe dovuto cambiare le lenzuola..che fatica deve aver fatto.

In ogni caso quella scritta sul muro evidentemente diede coraggio a qualcuno, quasi certamente a me ma di sicuro ai miei due compagni di classe e di giochi, per scoprire chi ero e chi, evidentemente, fossero loro. E’ chiaro che quello che valeva per me all’epoca valeva anche per loro ossia che sognavamo la ragazza con cui fare qualcosa ma la nostra migliore amica in realtà non era altro che la nostra mano destra. L'uso di quella sinistra, meno familiare, non era ancora stata scoperta, e quella incredibile rivelazione, venire dopo essersi smanettati, avremmo voluto condividerla con il Mondo intero, con la semplicità e la leggerezza di un bambino.

La casa di famiglia di questo mio compagno classe, M per semplicità, si prestava molto più delle nostre per i momenti cosiddetti erotici. A differenza della mia, dove il pomeriggio c’era qualcuno a casa a studiare, più grande di me, oppure in quella di R, il terzo compagno un po’ più decentrata rispetto alla piazza e con la mamma che rientrava a metà pomeriggio.
Quella presa quindi come “base” sia dello studio, perché in qualche modo riuscivamo anche a studiare, sia delle nostre prime esperienze il pomeriggio dalle 14 in poi era praticamente disabitata per svariate ore.

Lui aveva due fratelli molto più grandi che probabilmente andavano a studiare dai propri compagni dopo scuola ed un fratello molto più piccolo che però rimaneva a scuola fino a metà pomeriggio. E sia la madre che il padre non rientravano se non nelle tarde ore pomeridiane.

Non ho idea con esattezza di come riuscimmo a superare l’imbarazzo per fare il primo passo che poi aprì la strada per farci vivere l’esperienza che abbiamo poi vissuto ma probabilmente la mitica gara a chi “veniva” prima può darsi sia stata di aiuto....
Ricordo che la camera da letto di M era in fondo al corridoio a sinistra prima di quella dei genitori. La terza porta era quella del bagno.

Appena si entrava in camera c’era subito sulla sinistra un letto singolo la cui testa era sotto il letto soppalcato e disposto lungo la parete di sinistra. In fondo a questo c'erano le scalette per salirci su e frontale, rispetto alla porta di ingresso, una grande vetrata che arrivava fino a terra e che affacciava sui cortili interni. Una stanza luminosissima, l’appartamento era all’ultimo piano del palazzo, un V piano se non ricordo male. Sulla destra, appena entrati in camera, un armadio grande a parete. E in mezzo alla stanza una scrivania bassa ed un pouf cilindrico...un accessorio con cui ci siamo divertiti parecchio.

Ricordo che nel palazzo di fronte abitava una coetanea, forse appena più grande di noi e noi facevamo con lei gli scemi credendo di non essere visti, o forse sperando di esser visti, e quando la vedevamo vicino, od affacciata, alla sua finestra, ci illudevamo di solleticare la sua curiosità facendo gesti stupidi come mostrare i nostri attributi o facendo versi scemi. Era una gara a nascondersi dietro la tenda..per l’imbarazzo.

Il gioco sessuale che avevamo cominciato a fare era tra noi era quello di smanettarci dietro la tenda, osservando lei per poi venirci nel palmo della mano. Ricordo che R, più avanti di noi due nella crescita e quindi anche nella struttura fisica, veniva anche di più.
Lo osservavo mentre gli usciva.. perché a differenza del mio il suo sperma sembrava essere più acquoso ma soprattutto in quantità maggiore. Con M se ne parlava, se ne discuteva e ci rimanevamo male..non riuscivamo mai a vincere contro di lui.

Quando mancava uno stimolo, ossia la ragazza oltre la finestra, incredibile ma vero – tutti i ragazzi italiani classe ’70 se lo ricordano – Postamarket era una sicurezza. Quante belle ragazze c’erano su quel giornale…Poi c’erano vari giornaletti sexy, mai porno, che ci mandavano in fibrillazione per una passera pelosa e due poppe.
Seduti sui letti e sul pouf, cominciavamo a toccarci e masturbarci senza mai avvicinarci l'uno all’altro, limitandoci a passare il giornalino a turno, osservando però sempre con attenzione cosa stesse accadendo tra le mani dell’altro, ridendo come matti. M, che di noi tre era il più esile, meno “cresciuto” non riusciva mai ad avere soddisfazione quando eiaculava.

Alla fine il risultato era scontato: Primo R, secondo io e terzo M.

Un giorno R, lo ricordo come fosse ieri, si alzò in piedi al centro della stanza mentre stavamo gareggiando e propose uno step in avanti. “perché non facciamo a turno a stare sdraiati?” M ricordo che quando rideva non rideva veramente, ma sghignazzava e alla proposta di M strinse le braccia attorno alla pancia e cominciò a sghignazzare neanche fosse stato posseduto dal diavolo in persona. Fu imbarazzante un po’ per tutti..

Il nuovo gioco però ci solleticò la curiosità ed era in realtà molto semplice da fare...

Uno di noi, a turno, si sarebbe dovuto sdraiare a pancia sotto sul letto e gli altri due si sarebbero dovuti a loro volta sdraiare uno sopra l’altro. Non si stabilì come ed in che modo ma soprattutto non era ben chiaro, forse lo era solo per R che aveva proposto il gioco, di cosa avremmo dovuto fare una volta sdraiati sopra l’altro. Facemmo la conta e, guarda caso, persi. Toccava a me stare per primo sotto. Considerando che eravamo già avanti con il gioco precedente, quindi con la patta dei pantaloni slacciata ed il pene di fuori, mi ricordo che abbassai le braghe, non gli slip, e mi sdraiai per primo sul letto. Mentre M continuava nella sua danza sghignazzante, R si abbassò i pantaloni e le mutande e mi si sdraio sopra. “Ah proprio così!” esclamò M “Io non lo faccio eh!” e si sdraiò con tutti i pantaloni, ma con la patta aperta e il pisello di fuori sopra R.

Durammo poco perché era la prima volta e perché non sapevamo di fatto cosa avremmo dovuto fare, soprattutto io che pativo li sotto senza riuscire tra l’altro neanche a masturbarmi poi, divincolandomi e scivolando via ci ritrovammo tutti in piedi a finire.
Fu un mordi e fuggi..un tentativo tuttavia interessante, per qualcuno.

Il gioco in generale ci faceva sbellicare dalle risate, ridevamo come matti, perché il primo, quello sdraiato sul letto, veniva sistematicamente schiacciato dagli altri due..insomma, veramente un patire.

In quella posizione duravamo si e no un paio di minuti scarsi poi pieni di eccitazione si smontava il castello e scattavamo in piedi per finire di smanettarci per poi correre in bagno a finirsi e poi pulirsi.

Via..tutti in bagno a vedere cosa accadeva!

R, tra noi tre, lo aveva più grosso e cicciottello, io ero diciamo così normodotato mentre M lo aveva ancora un po’ diciamo contenuto, piccolino.
Le risate..Accadeva spesso che lo sperma cadeva per terra e per casa c’èra la moquette ed M che sbraitava perché pulissimo perché effettivamente, una volta finito tutto e passata l’eccitazione, faceva un po’ schifo.

Poi lo stesso giorno ed i giorni a seguire riprovammo e riprovammo ancora ed R stabilì di li a breve una nuova regola. Giù gli slip, tanto, cosa cambia. Evitiamo di sporcarli…
Non me lo ricordo ovviamente ma ho memoria che forse uno dei fratelli di M ci fece notare in una occasione che c’era un odore strano in camera da letto.
Sagace!

Dopo qualche pomeriggio passato a sperimentare il nuovo gioco ed aver provato e riprovato le varie tecniche di masturbazione e che ci aveva fatto venir l'idea che un cuscino sotto la pancia, allorché sdraiati sul letto, oltre a non farci imbarcare la schiena avrebbe fatto eccitare di più chi si fosse sdraiato sopra..., scoprimmo anche il gusto di raggiungere l’orgasmo quasi fino alla fine senza mai usare la mano sdraiati sopra al primo e giorno dopo giorno arrivammo al pomeriggio Zero, quello in cui, per quanto mi riguarda, oltrepassammo un limite a cui non avevo pensato e l'oltrepassammo coscientemente e volutamente.

Eravamo nella stanza solo R ed io. M non lo ricordo da principio nella camera e probabilmente si era allontanato forse perché era in bagno a ripulirsi, probabile, oppure per rispondere al telefono ai genitori o per altro, non lo ricordo.
Ero sdraiato a pancia sotto con la testa appoggiata come al solito sulle mie mani e sul cuscino, nella penombra del letto soprastante. Eravamo entrambe svestisti di scarpe, pantaloni e mutande ma con la sola maglietta addosso, tirata su fino quasi fino alle ascelle e mi apprestavo a passare il mio turno..sotto..

R era robusto molto più di me ed era diciamo un po’ rotondo e corpulento. Più pesante. Tra l’altro aveva già una peluria sul labbro che ricordava un po’ il baffo. Come di consuetudine era disteso sopra di me e teneva il palmo delle mani appoggiato sul letto, vicino ai miei dorsali e con i piedi si spingeva in su e giù strofinando il suo pene sul mio sedere e tra le natiche

Quando mi capitava, sempre più di rado, di stare sopra al posto suo, nell’atto di compiere quel movimento sentivo il mio pene superare la rotondità dei glutei alla base della schiena e la pelle del pene si apriva ed usciva il glande. Questo movimento che simulava la pugnetta, in realtà, era il vero gioco che durava fino a quando ti rendevi conto che stavi per venire.

R era un po’ più lungo…ci metteva più tempo a raggiungere il limite all’orgasmo e allora per far passare il tempo, li sotto, mettevo le mani unite sotto la guancia e guardavamo da una parte, dalla parte della finestra come per cercare con lo sguardo la ragazza oltre le tende, per vedere se per caso fosse affacciata e per controllare che non stesse guardando. Ma le ultime volte, sapendo di trasgredire in qualche modo, prima di iniziare tiravamo un po’ le tende, riducendo la luce nella stanza per rimanere nella luce soffusa del pomeriggio..e allora mi distraevo guardando la stanza e ascoltando cosa accadeva sopra di me.

Il respiro di R si faceva sempre più lento e forte nel mio orecchio ma feci caso che a differenza delle prime volte, da qualche giorno, ridevamo ma lo facevamo con meno spasso. C’è chi era più concentrato su quello che stava facendo. Ho il ricordo di R che era sceso più in basso del solito ed il suo quasi affanno non era più all’altezza del mio orecchio ma era sceso più o meno all’altezza del collo e ad un tratto sentii il suo pene puntare tra ano e palle..nella terra di nessuno. Mantenendo il silenzio girai di scatto un po’ lo sguardo per cercare di capire cosa avesse in mente ma non dissi nulla e mentre lo scrutavo con la coda dell’occhio mi fissava continuando a puntare con il pene.

Sussurrò ”shhh”…io accennai in sottovoce un non convinto “mi fai male..?!” La mia però era più una domanda che un’affermazione perché di fatto non sentivo alcun dolore anzi quello che stavo provando era assolutamente interessante...ed eccitante.

Eravamo molto sudati, eravamo praticamente incollati. Ma la ricordo non come una semplice sensazione di sudore sulla pelle, era un sudore unto, vischioso, colloso. Se dovessi descriverlo oggi con tecniche più o meno cercate sensuali e sessuali, un miscuglio tra un olio Johnson’s ed il sudore tra le lenzuola in un pomeriggio di piena estate. La mia schiena così come il sedere e parte delle gambe ne erano ricoperti e certamente sulla mia pelle c’era anche il sudore e forse un po’ di eiaculazione precoce lasciata da M che probabilmente aveva preceduto R poco prima.

Restai in silenzio inerme ed impassibile ad ascoltare le mie reazioni, costretto in una trappola dalla quale non volevo però sottrarmi, schiacciato dal suo peso e separato da lui dal solo sudore scivoloso mentre con la coda dell’occhio cercavo di studiare il suo atteggiamento, facendomi coraggio e compagnia con la guancia appoggiata sulle mani, mentre si muoveva per cercare di entrare dentro di me. Lo sentii trovare il punto giusto dove premere mentre si aiutava con le mani e pian piano farsi strada. Era una sensazione strana perché sentivo dilatare l’ano come fosse un elastico, poi lo sentivo entrare più in profondità dentro di me e la sensazione era di una cosa dura dentro per pochi istanti - un po’ come quando si va di corpo, l’unica differenza, pensavo, è che torna indietro – poi stringevo le natiche e l’ano che si richiudeva quasi a molla, a scatto. E questa danza continua mentre passavano i secondi, forse minuti che parevano eterni, mi rilassava senza farmi assolutamente male. Sarà stata l’incredibile quantità di sudore …

Rimasi indifferente ed in silenzio nella stessa posizione mentre mi penetrava, io disteso con il cuscino sotto la pancia, con le gambe distese e semi aperte, convinto che di li a breve sarebbe finito tutto perché sarebbe giunto il momento in cui lui si sarebbe alzato di scatto per poi finirsi con la mano da solo, ma entrò all’improvviso nella stanza M, al solito sghignazzando, disse qualcosa riguardo al fatto che eravamo ancora lì, e non si accorse di nulla.

R non batté ciglio, chissà se più per evitare di farci scoprire oppure perché prese la palla al balzo, continuò fino a che venne dentro di me, senza alcun mugolio o parola. Mi ricordò però che si alzò di scatto e fece finta di tenersi il pisello tra le mani continuando a menarselo per non far capire ad M cosa fosse accaduto ed io feci lo stesso, schizzando in bagno assieme a lui soprattutto per vedere cosa fosse successo.

C’è una cosa che mi sono chiesto per anni e alla quale all’epoca non sapevo dare una risposta. Cosa accade se..mi scappa la cacca durante..? Anzi che succede se quando, entrando ed uscendo, dovesse uscire qualcosa di puzzolente? In realtà nel corso degli anni ricordo che quando ero piccolo non andavo di frequente in bagno, la trattenevo probabilmente come ogni bambino per evitare di smettere di giocare. E la memoria mi riporta a quel giorno in cui mia madre mi fece visitare da un dottore perché, allorché mi alzavo dalla tazza, il risultato era di proporzioni enormi, largo ma soprattutto lungo e questo, in svariate occasioni provocò l’intasamento di vari bagni. E questa forse è una risposta a quel duplice dubbio di allora. Come mai non mi fa male quando entrano? Ma soprattutto come è possibile che per così tanti anni, perché per lo meno di 3 anni continuativi si parla, ho fatto più o meno costantemente sesso, anzi ho ricevuto..e non è mai fuoriuscito nulla di sgradevole.

Quanto era accaduto con R quel pomeriggio non ricapitò immediatamente di li al giorno dopo, anche se il nostro gioco a tre riprese con la solita routine pomeridiana fin dal giorno seguente, ma con qualche giorno di pausa quando stava a noi due, da quel momento presente M nella stanza, R riusciva in qualche modo, durante il sandwich a tre, a strusciarsi su di me fino a quando trovava il modo di penetrarmi ed io ovviamente dovevo stare in silenzio, reggere il gioco e fare finta di nulla..e ci riuscivamo!!

Durante quei pomeriggi passati a sperimentare tra noi tre e le pugnette che mi facevo a casa in solitudine ripensando a quello che facevo con loro, ci sono nel nostro intreccio di vite, forse più nella mia che nella loro, altri tre momenti importanti.

Il primo si verificò di li a breve, un pomeriggio dei primi di luglio, R, che oramai era un po’ navigato a riguardo anche perché di fatto a 12 e mezzo aveva già avuto diversi rapporti sessuali, tutti con me, provò a farlo con M, mentre ero li presente, e ricordo che quest’ultimo fece uno scatto sul letto e su un fianco ridendo isterico e ripetendo nel totale imbarazzo la sua decisione di non voler assolutamente provare. E fu allora che R svelò a M che io invece non avrei avuto problemi. Rimasi esterrefatto, arrabbiato con R e manca poco che passassimo alle mani mentre curioso della reazione di M che mi fissava con la bocca spalancata e gli occhi sgranati in attesa di una mia risposta. Diciamo che se non fossi schizzato in piedi pronto a menare R ed avessi semplicemente glissato in qualche modo, forse me la sarei cavata ma quella mia reazione aveva a tutti gli effetti confermato, senza che emettessi alcuna sillaba, che in effetti era accaduto. Quindi ero messo alle strette e ad un bivio: confermare che fosse vero o negare in modo assoluto senza molta convinzione.

Era calato il silenzio, dentro di me, sentivo i rumori circostanti, anche le loro parole come se avessi l’acqua nelle orecchie. Tutto attutito, ovattato. Non sapevo se ridere o restare serio però avevo preso in realtà la decisione, perché tutto sommato mi stuzzicava l’idea di far fare ad M la stessa esperienza. Me lo ero sognato a casa non so quante volte..

Afferrandosi l’elastico dei pantaloncini da calcio sui fianchi, li calò fino sotto il pube “Dai! non ci credo che lo fai..” e sghignazzava..”. In silenzio lo guardavo poi mi giravo verso R con aria di disapprovazione senza alcuna sicurezza. M aveva tirato fuori il pisello dalle mutante e lo teneva tra pollice ed indice o lo faceva beccheggiare velocemente in su e giù, come fosse una bacchetta magica.

Decisi di alzarmi e mentre lo facevo afferrai con le mani i pantaloncini da ginnastica e tirandomi su lasciai scendere pantaloncini e slip fino a metà coscia, mi girai verso il letto, alzai un piede e con la suola delle scarpe spinsi fino a terra sia i calzoncini che gli slip fino a rimanere con le sole scarpe e calzini, salii con il ginocchio sul letto e lentamente mi appoggia sul di esso. Sistemai il cuscino sotto la pancia e mentre allontanavo le gambe tra loro, incrociando le mani davanti a me mi ci appoggiai con la guancia girandomi però verso il muro e non più verso la stanza. L’ultimo flash che ho in mente di loro quel giorno sono loro due con semi nudi in piedi ad aspettare.

Feci fare loro quello che smaniavano di fare, il primo R che oramai non poteva farne a meno quasi ogni giorno il secondo M che si apprestava a fare qualcosa di nuovo e sembrava indemoniato. Pareva avessero la bava alla bocca. R cominciò e dava spiegazioni ad M che, piegato in due dal ridere, ci girava intorno per vedere se davvero R era dentro di me. Lo sentivo muoversi intorno a noi cercando lo spiraglio giusto per verificare e capire come e cosa R stesse facendo ed ogni tanto lo sentivo chiedere “ma non ti fa male? Per niente??” Chissà che ricordi ha lui di questa storia..non ne abbiamo mai più parlato nel corso degli anni, mai affrontato l’argomento in tanti anni di frequentazione.
Una volta venuto R si alzò e gli disse “dai! Prova!” M si calò i pantaloni, e senza farsi alcun problema sul fatto che R era venuto dentro, secondo me neanche ci pensava al finale, in modo assai più imbranato del suo compagno, si sdraiò sopra di me e trovò il sistema di entrare fare la stessa cosa.

Andammo avanti così per tutto il pomeriggio. Finivano e dopo pochi minuti erano già pronti a ricominciare. E la storia quell’estate andò avanti per diverso tempo, fino a fine luglio. Spesso a casa di M e qualcuna a casa di R, solo lui ed io. Ero diventato lo scopamico di entrambe i miei compagni di classe. E in quel periodo mi resi conto che la cosa non era rimasta tra noi tre ma uno dei due, più M che R, doveva aver detto qualcosa in piazza. E la cosa, devo essere onesto, ricordo che non mi dette fastidio perché in realtà quando ero in piazza, avevo sempre una ragazza tra le mani ed ero l’unico che pomiciava o per lo meno flirtava sulle panchine dando i primi baci anche con la lingua ad una ragazza mentre gli altri non battevano chiodo e passavano i pomeriggi a sparar cazzate fino all’ora di cena, e quando tornavo a casa mi masturbavo nel letto la sera prima di addormentarmi sognando che R ed M avevano invitato un pomeriggio altri nostri compagni di piazza, almeno 3 li ricordo nitidamente, e nel salotto di M, che si trovava immediatamente all’ingresso di casa, facevo fare a tutti loro e a turno la stessa esperienza.

Mi sono finito dalle seghe…e sono andato avanti per anni sognando questa cosa ma purtroppo, non è mai accaduta.

Il secondo momento lo vissi a casa mia, probabilmente più a Settembre al ritorno dalle vacanze estive che a fine Luglio. Come spesso accadeva M ed io ci ritrovavamo per giocare a casa mia col mitico big jim, il subbuteo e quant’altro offriva la mia camera. Il panno del Subbuteo però non lo avevo ancora, usavo un tessuto pesante, ovviamente verde scuro, che serviva ai miei per giocare a carte. Da un lato tutto verde e dall’altro avevo verniciato con un pennarello Uniposca bianco le righe del campo. Erano tutte torte, forse è per questo che ancora oggi sono una pippa..

Quando eravamo solo noi due non esageravamo con il sesso anche perché l’elemento trainante era R. M era ancora troppo “bambino” per cercare con continuità il sesso. Gli piaceva giocare. Ero più io che, affamato in qualche modo, cercavo lui. Quindi il massimo che ci azzardavamo a fare era mettere quel panno verde sul scrivania nella mia stanza, il panno strabordava su tre lati. Sul lato lungo che dava verso l’ingresso alla camera e sui due lati corti del tavolo mentre rimaneva scoperto quello che dava sulla finestra della stanza. Ci sdraiavamo sotto il tavolo sul pavimento gelido in marmo e mentre uno di noi due metteva fuori la testa con il fucile verso la porta, controllando così l’ingresso dall’arrivo di qualcuno, l’altro lo masturbava fino a quando veniva. Poi, appena finito una volta tornato dal bagno, cambio! Toccava all’altro.

La masturbazione era reciproca, non c’era una gerarchia nonostante io, dei tre, fossi quello che alla fine si faceva sodomizzare.

Uno di quei pomeriggi però mi stupii perché di scatto, senza averci tra l’altro mai sognato e pensato prima, mi ritrovai a fare una cosa era completamente diversa da ciò a cui mi ero sottoposto fino ad allora. Di li a qualche ora dopo pensai che era stata una pazzia, una cosa più personale, più privata, anche più “affettuosa” e distante dal sesso nudo e crudo a cui mi offrivo quasi quotidianamente.

Lasciare che un altro ragazzo, oggi un uomo, entri dentro di te e ti usi a suo piacimento per una propria soddisfazione e bisogno sessuale, non so perché ma all’epoca come oggi lo considero come un atto tanto animalesco quanto sensuale, lo trovo divertente, irriverente, un gioco di ruolo ed un atto dovuto da parte di un uomo nei confronti di un altro, di sottomissione e di autorità e tutto questo ancora oggi mi piace farlo con questa natura, ma quello che mi passò per la testa in quel momento era qualcosa di veramente diverso ed ancora oggi lo considero un qualcosa che si allontana da quanto sopra e si avvicina molto ad una natura sentimentale. Un qualcosa di indimenticabile per me, ancora oggi che me la sogno e me la ri-sogno, come se fosse stato un evento straordinario e la giusta conclusione o chiusura del cerchio. Un momento molto imbarazzante soprattutto per lui sebbene fossimo appena usciti da sotto il tavolo e nonostante tutto, un momento per me indimenticabile che però quasi certamente un po’ ci allontanò per qualche tempo.

Era tardi, probabilmente quasi l’ora di cena ed ancora giorno fuori. M, che si trovava in piedi dietro la porta di camera mia appoggiato con la schiena al muro e nascosto da una delle due ante aperte, aveva ancora fuori dalla patta dei jeans il suo pene e nonostante fosse probabilmente venuto due o tre volte durante tutto il pomeriggio, lo aveva ancora dritto e ancora duro. Io ero uscito da sotto il tavolo e mi trovavo davanti ad esso ma seduto sul pavimento in mezzo ai giochi che avevamo cosparso per la stanza, facendo finta di riunirlo per metterli a posto. Mentre lui si stava rivestendo con i jeans chiusi ma la cerniera aperta nel tentativo di infilare la maglietta dentro i pantaloni con le mani, feci uno scatto in avanti portandomi avanti con i palmi delle mani e strusciando le ginocchia sul pavimento fino a ritrovarmi davanti a lui, in ginocchio e ai suoi piedi. Mi guardò fisso sghignazzando senza emettere alcun suono con il bavero della maglietta sotto tra collo e mento ed il suo pene davanti a me, dritto che mi puntava. “che fai?!” sussurrò. Non so cosa mi prese ma sentivo che dovevo farlo, anche se rischiavo tantissimo perché le due ante della mia camera erano aperte e poteva arrivare mia madre in un secondo per qualsiasi motivo. Continuando a guardarlo avvicinai il mio viso al suo pene, lui sgranò gli occhi e ripeté più volte “cosa fai!!, Ma sei matto! Ci becca tua madre” aprii la bocca e lo sentii entrare tra le labbra fino ad appoggiarsi sulla lingua.

Aveva la pelle delicata, soffice ed un sapore buono anche se odorava un pò.

Per chi non avesse mai avuto provato prima, chiudete gli occhi, aprite la bocca leggermente e fate scorre tra le labbra e sulla lingua un petalo di rosa setata arrotolato.

M cercava in tutti i modi di sfilarsi continuando a ripetere in loop la stessa frase di prima ma un po’ forse poco convinto di volersi sfilare, un po’, e questo invece era più probabile, avendo alle spalle il muro e alla sua destra la porta che non poteva toccare, non aveva una via di scampo veloce.

“Smettila! ma sei impazzito!!!” “Se ci becca tua madre!!”..

Un minuto forse due, non credo di più, in cui ebbi il tempo però di chiudere gli occhi farlo scorrere tra labbra e sulla lingua, sentire che si apriva dentro, in modo totalmente timido ed insicuro. Aprivo gli occhi e lo guardavo continuando a muovere la testa verso di lui per poi tornare indietro lentamente. Se lo teneva stretto alla base tra le dita e mi osservava fino al punto in cui sentimmo camminare nel corridoi e ci staccammo velocemente.

“Tu sei matto!” e prese al solito a sghignazzare…allontanandosi verso il corridoio di casa dove salutò mia madre ed uscì.

Il terzo momento è.…“L’uomo in abito marrone”
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