Prime Esperienze
IL GIOCO DI STEFANIA (capitolo 1)
di Subiime
10.03.2019 |
17.987 |
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"Era già la seconda volta quella settimana che non sentiva la campanella del cambio dell'ora..."
Era già la seconda volta quella settimana che non sentiva la campanella del cambio dell'ora.E come la prima,furono i suoi alunni a risvegliarla dai suoi pensieri.
Quello appena trascorso fu sicuramente un periodo molto travagliato per Stefania.
La separazione con suo marito,le continue litigate con sua figlia,le incomprensioni con l'amica di sempre,Cinzia.
Stava lentamente perdendo il polso della situazione,e questo aveva un pessimo impatto sulla sua vita lavorativa.
Non era in grado di gestire questa situazione,lei che pianificava e prevedeva sempre tutto nei minimi dettagli.
L'idea che anche il suo lavoro, 25 anni curati minuziosamente fino a poche settimane prima, potesse risentire degli stravolgimenti della sua vita le creava enorme disagio.
Ed i pensieri,che le affollavano la mente,erano ormai diventati i suoi più stretti colleghi di lavoro.
Non smetteva di incolpare se stessa per la separazione con suo marito.
Era stata troppo fredda negli anni,aveva trascurato il suo uomo ed era stata troppo severa con lui in molte occasioni.
Più lui cercava di avvicinarsi a lei,più cercava di fare breccia nella sua corazza di moglie tutta d'un pezzo,più lei lo allontanava rifugiandosi nel lavoro.
I rari momenti di intimità con suo marito rispecchiavano perfettamente il tipo di donna che era voluta diventare.
Freddi,distaccati,privi di qualsiasi genere di emozioni.
Anche negli ultimi anni,soprattutto negli ultimi anni.
Anche quando il suo corpo cambiò drasticamente,anche quando le lunghe gambe ossute ed il petto appena accennato lasciarono spazio a delle forme più abbondanti ed accattivanti.
Anche quando le lunghe gonne grige che amava indossare iniziarono a valorizzare il suo sedere e le sue cosce.
Anche quando le camicette bianche,abbottonate fino al collo,faticavano a contenere il suo seno diventato enorme.
Soprattutto in quegli anni si rifiutava di abbandonarsi agli sguardi ricchi di desiderio di suo marito.
Il suo corpo,alla soglia dei 50 anni,non rispecchiava più l'idea di donna austera alla quale ambiva,e questo la infastidiva.
La infastidiva quasi quanto gli sguardi,improvvisamente diventati languidi e maliziosi,dei suoi colleghi.
Odiava sentire i loro occhi posarsi sul suo seno o sulle sue gambe,non voleva essere ammirata per queste qualità.
Con i suoi alunni era diverso.
Anche loro la guardavano lasciando trasparire il desiderio nei loro occhi,ma erano giovani,appena adolescenti,innocui,credeva...
Al cambio dell'ora,in ritardo per la seconda volta nella sua carriera,Stefania si recò verso l'aula della VB.
Aveva un'ora di recupero con alcuni maturandi in difficoltà.
Tre o quattro perdigiorno che lei stessa si era offerta di aiutare in lezioni di gruppo per evitare loro una possibile bocciatura.
Un'abile stratagemma per acquistare punti agli occhi del preside in vista delle elezioni per la vice-presidenza programmate alla fine del quadrimestre.
Quando entrò nell'aula c'era solo Alessandro,il peggiore del gruppo.
Un ragazzotto di 1 metro e 80,schivo ed arrogante.
Probabilmente l'unico alunno,lungo tutta la sua carriera da insegnante,che non aveva mai mostrato di subire la sua autorità.
Quel ragazzo aveva il potere di metterla in soggezione.
La fissava continuamente con uno sguardo che non le piaceva,e più di una volta si era sentita a disagio scorgendo gli occhi di lui rivolti verso di lei.
Si prendeva persino il lusso di darle del "tu",ed aveva sempre la risposta pronta,cosa che la infastidiva particolarmente.
-"Dove sono gli altri?" chiese al ragazzo scrutando con gli occhi la stanza vuota.
-"Siamo solo io e te Stefania" rispose lui.
-"Professoressa..Quante volte devo dirtelo? Quando ti rivolgi a me gradirei essere chiamata Professoressa".
Sistemò la borsa sullo schienale della sedia,prese il libro di testo,lo appoggiò nella cattedra e disse:
-"Bene.Visto che ci sei solo tu,prendi una sedia e siediti accanto a me,andremo avanti con il programma,aggiornerai tu gli altri sui progressi fatti a lezione".
Stefania parlò per più di una mezz'ora filata.
Da sola.
Alessandro non prestava minimamente attenzione alle sue parole.
Era stato messo in una posizione privilegiata e si stava gustando lo spettacolo che la sua insegnante gli aveva regalato.
Le scarpe con il tacco,il collo del suo piede,le gambe accavallate ed avvolte da calze scure,la gonna leggermente alzata per consentirle di sedersi più comodamente.
La sua amata camicetta bianca,stretta,chiusa fino al collo,ma che evidenziava ancora di più il suo meraviglioso e tondo seno,lasciando trasparire quanto i suoi capezzoli fossero appetitosi.
No,Alessandro non la stava ascoltando.
Alessandro la stava scopando con gli occhi.
-"Mi stai ascoltando o stai pensando ai fatti tuoi? Fossi in te cercherei di mostrare un minimo di attenzione".
Disse infastidita.
Ma non ricevette nessuna risposta.
-"Alessandro,sto parlando con te! Mi stai ascoltando?".
Il ragazzo la fissò dritta negli occhi per qualche istante.
Ed infine rispose,usando un tono deciso e sarcastico.
-"No! Non la sto ascoltando... Non crederà mica che sono qui per le sue noiose ripetizioni"
-"Noiose?" chiese stizita.
-"Noiosissime. Trovo molto più piacevole guardarla piuttosto che ascoltarla parlare".
Il ragazzo stava mostrando la sua solita arroganza,Stefania la conosceva bene.
Ma una arroganza diversa rispetto alle loro precedenti schermaglie verbali,divenute molto frequenti negli ultimi mesi,tanto da essere costate al ragazzo ben due richiami scritti.
Alessandro sembrava più diretto e deciso del solito.
Come se avesse una chiara idea del perchè si trovasse in quell'aula in quella tarda mattinata.
E non era certo per colmare le sue lacune scolastiche.
Infastidita dal tono della conversazione,Stefania,cercò invano di riprendere la situazione in mano.
Si schiarì la voce,e con tono autoritario come suo solito disse:
-"Le mie lezioni saranno anche noiose,ma tu devi capire che..."
La interruppe prontamente il ragazzo.
-"Detto sinceramente non ho mai prestato particolari attenzioni alle sue lezioni.
Mi sono sempre concentrato maggiormente su di lei,l'ho sempre trovata molto più stimolante".
Rise maliziosamente il ragazzo,mentre la squadrava dalla testa ai piedi,con lo sguardo di chi l'avrebbe divorata in un sol boccone.
Stefania avrebbe voluto replicare al suo alunno impertinente.
Era molto brava con le parole,sapeva difendersi bene,e sapeva essere tagliente e perentoria quando la conversazione sfociava nel malizioso.
Se fosse stato un suo collega lo avrebbe fulminato con lo sguardo ed avrebbe risposto per le rime,ripristinando immediatamente le distanze tra i due.
Ma con un suo alunno era diverso.
E questo non era il solito confronto verbale con un ragazzo arrogante.
Questa volta,la sfrontatezza di lui,l'aveva congelata.
Questa volta,le parole pungenti del ragazzo erano indirizzate proprio alla sua persona.
Ed il tono malizioso ed allusorio di lui l'avevano sorpresa,bloccandola completamente.
L'alunno invece,era estremamente a suo agio nella conversazione.
Si muoveva sicuro ,e sembrava quasi seguire un copione pianificato nei minimi dettagli.
Non vedeva difesa da parte della sua insegnante,e continuò senza ripensamenti.
-"Potrà anche usare questi toni severi con me in classe,o vestirsi abbottonata fino al collo,ma non può certo impedirmi di avere delle fantasie su di lei.."
Sorrise nuovamente il ragazzo sfacciato.
E concluse chiedendo:
-"Le piacerebbe sapere quali sono le mie fantasie mentre lei parla in classe?".
-"Assolutamente no.."
Rispose finalmente Stefania con ritrovata prontezza.
Ma la risposta non fermò il ragazzo,che continuò con il suo piano.
-"La immagino proprio qui Professoressa".
Ci fu una pausa.
-"La immagino proprio sopra questa cattedra,con le sue gambe spalancate,e la mia bocca tra le sue cosce...".
Altra pausa.
-"E' esattamente a questo che penso ad ogni sua lezione,Stefania.
La mia bocca..
Tra le sue cosce!".
L'insegnante Non ebbe neanche il tempo di reagire a questa affermazione.
Conclusa la frase,il ragazzo,la guardò ancora più intensamente.
Il suo sorrisino provocante svanì lentamente dal volto di lui.
E la sua bocca si aprì quel tanto che bastava per far uscire la punta della sua lingua.
Lingua che iniziò a far muovere ripetutamente dal basso verso l'alto,come a simulare quel sesso orale che tanto desiderava farle.
Stefania era frastornata.
Disgustata dai toni volgari e maleducati del suo alunno.
Spiazzata dalla sua audacia.
Ma allo stesso tempo incuriosita e sorpresa dalle rivelazione di lui.
Nessuno si era mai permesso di rivolgersi a lei in quella maniera.
Nessuno aveva mai superato il confine di un timido sguardo allusorio,o un sorrisino malizioso.
Alessandro era andato oltre,era stato improvviso e diretto,colpendola proprio sul suo lato più debole.
E quelle parole,usciste proprio dalla bocca di un suo alunno,l'avevano turbata.
Ma anche piacevolmente incuriosita.
Il suo lato femminile,tanto soppresso in quegli anni,si sentiva stranamente stimolato nell'ascoltare quelle parole.
Questo strano conflitto interiore l'aveva bloccata ancora di più,rendendola incapace di regire a ciò che stava accadendo.
Alessandro,da ragazzo furbo quale era,si accorse immediatamente di questo conflitto,e non si lasciò sfuggire una così ghiotta opportunità.
E con voce profonda e convinta disse:
-"Sa Professoressa,nonostante quest'aria casta e morigerata che lei ha,io sono sicuro che in fondo le piaccia suscitare queste fantasie in un uomo".
Ed avvicinandosi all'orecchio di lei.
Ed abbassando la sua voce rendendola simile ad un sussurro,nonostante nella stanza fossero completamente soli,concluse dicendo:
-"E se ora potesse vedere il mio corpo eccitato,sono certo che sarebbe felice di sapere quanto è grande il mio desiderio per lei..."
Quel sussurro nell'orecchio di Stefania,e quelle parole decise e mirate,l'avevano definitivamente frastornata.
Ora era totalmente in balia degli eventi.
Se ne stava seduta,ricurva,con le mani immobili appoggiate sopra la sua gonna grigia,come chi si sente totalmente impotente di fronte a ciò che le sta accadendo.
Fuori appariva totalmente bloccata.
Ma dentro,dentro era una mare agitato di pensieri e dubbi che si accavallavano tra di loro.
Stefania non fece neanche in tempo a dare forma ai suoi pensieri e porsi nessuna domanda che il suo alunno le diede le risposte che cercava.
Alessandro si alzò dalla sedia.
E lei,muta ed impassibile,lo seguì con lo sguardo.
Lo vide mettersi le mani sulla vita,sotto la maglietta.
E senza neanche sbottonarli,lo osservò abbassarsi i pantaloni fino alle ginocchia.
Regalando a Stefania la più impensabile sorpresa di quella strana mattinata.
Proprio davanti a lei,a pochi centimetri dal suo viso,c'era l'enorme ed affamato pene del suo alunno.
Un pene che aveva ben poco di adolescente.
Curato,depilato,drittissimo.
I tratti erano marcati,e ne sottolineavano l'imponente larghezza.
Le vene che lo solcavano era gonfie e pulsanti,e gli donavano un'aria virile e maschile che mai avrebbe potuto immaginare di trovare in un ragazzo neanche ventenne.
La pelle gli scendeva lentamente sui lati,mostrando sulla sommità,una cappella enorme e lucida.
Talmente grande ed arrossata che sembrava sul punto di esploderle in faccia.
Stefania era talmente vicina al pene di Alessandro che ne poteva quasi sentire il calore.
Il sapore invece,quello lo stava iniziando ad immaginare con la sua mente.
Il ragazzo afferrò il pene con la sua mano,lo strinse tra le sue dita,ed iniziò a stimolarlo lentamente dall'alto verso il basso.
Mostrando alla sua insegnante quanto fosse enorme e voglioso.
Notò l'espressione piacevolmente sorpresa della sua insegnante,e capì che avrebbe dovuto spingersi oltre:
-"Lo guardi Professoressa".
Disse con voce languida.
-"Guardi come è eccitato il mio cazzo.."
e continuando a stringerlo e stimolarlo con maggiore decisione fece come per porgerlo verso la bocca di lei.
-"Provi a dirmi che non vorrebbe assaggiarlo..".
Stefania se ne stava immobile,ammirando quell'insapettato spettacolo.
Le parole di lui non le suonavano più così volgari e maleducate,ma avevano iniziato ad avere un gusto particolarmente erotico.
Osservava il suo alunno masturbarsi davanti a lei.
Fissava quell'enorme pene eccitato e le piaceva.
Le piaceva da morire.
I pensieri nella sua mente,ormai diventati bollenti e peccaminosi,iniziarono a trasparire nel suo corpo.
Le palpebre si abbassarono.
E lo sguardo,fisso e languido,lasciò trasparire il suo caldo stato d'animo.
Le labbra,serrate nella sua bocca,si mordevano a vicenda.
Il respiro divenne talmente profondo e marcato che entrambi potevano ascoltarlo.
Le mani,appoggiate sulle sue cosce,strinsero con forza la stoffa della gonna.
Talmente forte che quasi si alzò,mostrando ancora di più al suo alunno la sensualità delle sue calze scure.
Le gambe fecero per chiudersi simulando un ultimo tentativo di difesa,quando in realtà altro non fecero che provare ad assecondare e stimolare quell'immenso calore che sentiva crescere fra di esse.
-"Apra la bocca Professoressa,la apra ed assagi il mio cazzo..".
Si,ora non aveva più dubbi.
Quel tono,così volgare e sporco del suo alunno,la eccitava da impazzire.
Ora desiderava solamente perdersi nel piacere di gustare quell'enorme pene gonfio e voglioso.
Lo necessitava la sua mente.
Lo necessitava il suo corpo.
Ne poteva immaginare il sapore.
Ne poteva immaginare Il calore.
Tutto nella sua bocca.
Ed il solo pensiero di essere investita dallo sperma di lui,la rendeva ancora più calda ed assetata.
Ma fu proprio durante quest'ultima travolgente fantasia che venne bruscamente svegliata.
La campanella del cambio dell'ora la riportò con i piedi per terra.
Si guardò attorno perplessa,e vide tutto sotto una luce differente.
L'eccitazione del momento lasciò spazio a paura e sconcerto.
Si lanciò all'indietro come a voler fuggire dalla realtà,facendo cadere rumorosamente la sedia al suolo.
Raccolse la borsa in fretta e con passo svelto si precipitò verso la porta dell'aula.
Prima di chiuderla dietro di se,diede un'ultima occhiata al suo alunno.
Se ne stava fermo,immobile.
I pantaloni ancora abbassati fino alle ginocchia.
La fissava con quel suo sorrisino malizioso che ora aveva assunto un vago sapore di vittoria.
Stefania ancora non lo sapeva.
Ma quella mattina,cedendo pochi istanti ai suoi istinti tanto accuratamente repressi negli anni,aveva dato inizio ad un gioco molto più grande di lei.
Un gioco che avrebbe potuto sconvolgere non solo la sua carriera,ma la sua intera vita.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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