orge
in 3 godono per Lei
di dmleilui
21.03.2018 |
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"Lei si gira e non trova più quel giocattolo..."
È come andare ad una scuola di trasgressione, per noi. Ci sono dei sabati che riusciamo a regalarci dei momenti di totale evasione dalle nostre vite, dai nostri stress. Ci siamo soltanto io, lei, il nostro amore smisurato, tutta la nostra passione e tutta la voglia di giocare e di provocarci.
Sono attimi in cui la trasgressione si muove sotto la pelle e si mischia con la paura e con la curiosità, quando ci prendiamo per mano e iniziamo a girare per i corridoi bui del club.
Troviamo una stanza nuova, qui non ci siamo mai stati e l’eccitazione supera la paura del nuovo. C’intrufoliamo, chiudiamo la porta, prepariamo la nostra alcova. In silenzio. I nostri occhi anticipano le mani che veloci e vogliose ci spogliano e le nostre bocche che voluttuose si cercano per scambiarsi l’amore. Tutto è così eccitante.
Lei ha bisogno dei miei abbracci, io ho bisogno del suo amore.
Facciamo l’amore, la stringo, sono dentro di lei, la bacio.
Con la coda dell’occhio vedo volti che si affacciano dalla fessura posta sulla seconda porta della stanza. Lei non vuole guardare. Ancora no.
Entra, da quella fessura, un primo
timido membro che cerca il suo posto tra di noi. Ma non è il suo turno.
Ne entra un altro, me ne accorgo, lei se ne accorge. Ha gli occhi chiusi, è stretta a me ma il suo braccio sinistro smette di abbracciarmi e, quasi involontariamente, si spinge verso quella fessura.
La sua mano si avvicina a quell’intruso, i suoi occhi sono chiusi, il suo viso è rivolto a me. Quasi come se non fosse lei a muovere quel braccio, quella mano. Eppure prende confidenza, un po’ alla volta, mentre le sussurro all’orecchio:”Lasciati andare, amore mio, io sono qui con te e questo è solo un gioco”.
Si lascia andare, si gira, guarda quel cazzo che diventa grosso tra le sue mani, che adesso sono diventate due su di lui per giocarci meglio.
La guardo negli occhi e le chiedo: “ti piace, amore?”. Mi risponde di sì, dice che è come piace a lei, assomiglia al mio cazzo e sta diventando sempre più duro.
E io la guardo e, anche se in una situazione come questa sembrerebbe assurdo, sento di amare questa donna con la quale riesco a condividere fantasie estreme.
Perché amarsi vuol dire anche donarsi il piacere.
Sono eccitato vedo la mia donna intenta a masturbare con due mani un altro uomo, mentre io, dentro di lei, lentamente la scopo con amore, sussurandole languide domande a cui lei risponde con eccitata timidezza.
Dopo poco la vedo fermarsi, quasi delusa, vedo quel giocattolo di carne ritrarsi. “Cosa succede, amore?” le chiedo, “È già venuto, e non credo che fosse il suo primo orgasmo oggi...”
Il giocattolo che Lei aveva scelto, aveva lasciato il suo piacere sulla sua mano e si era ritratto. La sua delusione era per un giocattolo troppo poco resistente e, forse, una quantità troppo esigua di nettare, da non permettere di ubriacare del tutto la sua testa.
Si ripulisce con cura e torna a dedicarsi a me, dimenticando subito la sua delusione.
Facciamo l’amore, o forse scopiamo con amore, ma non ci allontaniamo da quella fessura perché anche se non abbiamo il coraggio di dircelo, entrambi vogliamo che quel gioco continui, entrambi vogliamo che altri giocattoli entrino lì, in quella fessura sulla porta per giocare con noi. Ed è così, ne arriva un altro, infila la mano, cerca Lei ma a Lei quella mano non piace e sebbene lasci che quella mano tocchi la sua pelle, sfiori uno dei suoi seni mentre io appassionatamente lascio che le mie labbra giochino con l’altro, Lei non lo vuole e lascia che vada via. Ne arriva un altro, si sente il rumore della zip che scende, dei pantaloni che cadono. Infila prepotente il suo cazzo arrapato in quella fessura, vuole godere. Lei lo guarda, lo sfiora, lo tocca, inizia a giocarci per farlo crescere ancora di più. Poi lo abbandona, è troppo prepotente per avere il suo orgasmo. Questo è un gioco nostro, è Lei che decide chi può giocare fino alla fine.
Ci baciamo, scopiamo nella nostra posizione preferita, io e lei uno accanto all’altro. Ancora un rumore di zip, ancora un pantalone che cade sul pavimento. Eppure
ci vuole qualche istante prima che in quella fessura entri qualcosa. Ecco, entra un nuovo amico. Lo guardiamo. Lei torna ad essere intimidita, c’è qualcosa di nuovo.
Quel cazzo che è appena entrato è abbastanza grande e non è ancora al massimo dell’eccitazione, ma è un’altra la novità. Quel cazzo ha su un profilattico, uno di quelli ultra sottili.
“Amore, ti piace?” le chiedo “È abbastanza grosso, mi sembra” continuo. Lei lo guarda di nuovo, avvicina la mano, lo tocca, mi guarda e mi dice “sì, mi piace, è grande”.
Lei inizia a giocare con quel cazzo ricoperto di lattice, prende confidenza, la vedo che le piace. Mi avvicino al suo orecchio e le propongo di provare ad assaggiare quel cazzo tra le sue labbra, tanto era coperto dal preservativo e la cosa l’avrebbe dovuta rassicurare ancora di più. Immediatamente mi dice di no, che non vuole. La rassicuro, non importa deve sentirsi libera di fare solo quello che vuole e quando vuole.
Poco dopo queste parole, quasi come se avessi pronunciato le parole magiche per sciogliere un incantesimo, vedo la sua testa allontanarsi da me. Non capisco cosa stia facendo. Sono dentro di lei, sopra di lei, un po’ di lato. Lei alza il busto, avvicina la testa a quel cazzo che brandisce nella sua mano sinistra, lo prende anche con la mano destra, avvicina le labbra, io resto incredulo a quanto sto vedendo davanti ai miei occhi, lo bacia, va più vicino, apre la bocca e vedo quel cazzo sparire dentro la bocca della mia donna. Sento un gemito, viene da fuori, è di quel maschio che sta avendo il privilegio di scopare la bocca della mia donna. Lei è come in estasi, ha il mio cazzo dentro il suo ventre e un cazzo sconosciuto nella sua bocca e tutto sembra naturale, nonostante una posizione abbastanza scomoda.
Esco da lei, mi metto accanto a lei in ginocchio, ho tanta voglia di godermi questa scena che sento che il cervello mi sta sborrando nella testa. Mi avvicino al suo orecchio e le chiedo se le sta piacendo. Annuisce con la testa senza mai lasciare uscire quel giocattolo di carne che è diventato ancora più grande e duro.
Avvicino anche il mio cazzo alla sua testa, alla sua destra. Era quello che lei voleva, trovarsi tra due cazzi da succhiare e scegliere con quale giocare. Le offro il mio cazzo, si gira, mi guarda negli occhi, sembra intimidita, quasi preoccupata di succhiare il cazzo del suo uomo con la bocca che ancora sa di un altro maschio che la stava scopando. Mi abbasso, la bacio quasi a pulirle la bocca, la guardo, le chiedo: “non era questa la tua fantasia?” mi risponde di sì, mi alzo e glielo offro di nuovo. Lo prende, inizia a succhiarmelo, nell’altra mano tiene l’altro. Alza lo sguardo, mi guarda, stacca le sue labbra dal mio cazzo e si gira verso l’altro per riprenderlo in bocca.
Impazzisco dall’eccitazione.
Continua a succhiare quel maschio sconosciuto, davanti ai miei occhi. Le piace, quel cazzo nuovo e l’eccitazione che mi sta provocando.
Lo lascia si gira verso di me, lo sconosciuto al di là della fessura scompare.
Lei si gira e non trova più quel giocattolo. È delusa, lo vedo sul suo volto benché non voglia farmelo percepire. Forse ha paura di ferirmi. In realtà anche questo mi eccita.
Ci baciamo, facciamo l’amore, con passione. Sentiamo ancora una volta il rumore di una zip che scende, di un pantalone che cade sul pavimento, di un nuovo maschio che prova ad entrare nella nostra intimità.
Niente, adesso Lei non vuole. L’intruso si riveste e va via, ma dopo pochi minuti lo stesso rumore di zip che va giù e poi ancora un altro e un altro ancora.
Lei è stanca, si abbandona al piacere e si lascia venire più volte facendo l’amore con me.
Ancora una zip che va giù, ancora un pantalone che cade sul pavimento. Entra in quella fessura un nuovo giocattolo. Mi giro, lo guardo, ha su un preservativo. Continuando a fare l’amore con Lei, la informo sul nuovo arrivato. Le dico che ha su il preservativo, come il suo giocattolo di prima. Sul volto di Lei compare un sorriso. Lei spera che sia tornato il suo giocattolo, ma ha vergogna di farsi vedere da me così vogliosa di ritrovarlo. Me ne accorgo. La incoraggio a lasciarsi andare di nuovo. Si avvicina, lo tocca, capisce che non è quello di prima. È un nuovo maschio, l’ennesimo, lì tra di noi.
Ma ormai lei ha ripreso il suo gioco, le va bene così. Aveva vergogna, forse, ma aveva ancora voglia di provarne a succhiare uno diverso dal mio.
La faccio inginocchiare, mi sistemo dietro di lei, la prendo, inizio a scoparla mentre davanti lei è libera di farsi scopare la bocca da quel nuovo cazzo. Dopo un po’ in questa posizione ci risistemiamo di fianco, io e lei con l’altro al di là della fessura che ansima e s’ingrossa.
La guardo, le sussurro all’orecchio che è mia e che voglio che giochi con me. Annuisce, dice che vuole giocare con me. Le dico che allora dovrà lasciarsi andare e dovrà obbedirmi. Annuisce. Non ho dubbi, le chiedo di dedicarsi a quel maschio sconosciuto, le chiedo di farmi vedere quanto può essere troia la mia donna, voglio che lo faccia godere davanti ai miei occhi. S’inginocchia davanti a quel cazzo, inizia a masturbarlo con passione alternandosi con la bocca. Ormai è completamente persa nel nostro gioco, vuole vedere quel cazzo godere. Dopo pochissimo tempo vedo un sorriso soddisfatto sul suo volto, quel maschio sconosciuto è venuto scopandole la bocca e la mano. Il preservativo è pieno del suo seme, è pieno del piacere che la mia donna gli ha regalato. Lei è esausta, l’altro scompare. Io sono eccitato come mai prima d’allora. Sono dentro di lei e lascio che il mio seme la riempia.
Lei mi guarda, mi sorride. Mi dice: “amore, sono esausta, ho fatto godere tre maschi questa notte, e non so con quanti altri ho giocato...”
Ci ricomponiamo, usciamo. Torniamo verso il nostro nido in silenzio, stanchi.
Dopo una doccia calda ci infiliamo nel nostro letto. Al buio, in silenzio.
Non resistiamo, ci cerchiamo ci abbracciamo, ci spogliamo, ci desideriamo ardentemente.
Iniziamo a fare l’amore, con un impeto e una passione tutta nuova, ci raccontiamo le nostre ultime esperienze come a volerle rivivere per fissare quelle immagini nella mostra memoria.
All’alba siamo ancora lì avvinghiati l’uno dentro l’altra che un po’ scopiamo e un po’ facciamo l’amore tanto che la stanchezza si mischia col piacere, che arriva lento.
Io e lei facciamo l’amore, già, perché ci amiamo infinitamente. E di quella notte rimane la follia di una trasgressione, il rumore delle zip, la perversione amorosa di aver voluto vedere quel seme sul suo corpo nudo, qualche ‘se fosse’, il nostro amore ancora più forte e la voglia di spingere oltre le nostre fantasie.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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