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Vacanze al mare - Parte 2


di DioBacco
06.09.2018    |    23.409    |    6 9.3
"Ora che era finalmente diventata maggiorenne voleva provare i piaceri del sesso che le sue amiche a casa le avevano descritto..."
Mi svegliai ben riposato dopo la nottata di ieri. Mi rigirai sul letto e vidi mia cugina Martina ancora addormentata sul lato opposto del letto matrimoniale che condividevamo. Indossava una semplice maglietta bianca; niente pantaloncini, solo un paio di mutandine bianche anch'esse. Mi venne in mente subito la sua piccola prestazione di ieri sera; il pensiero di lei che si masturbava di nascosto dopo aver assistito al mio amplesso provocò il risveglio istantaneo del mio cazzo. Ammetto di averne spiato le forme e quel suo bellissimo culo ma nel vederla ora così sul letto, con i capelli sciolti, in mutandine e molto probabilmente senza reggiseno mi venne una forte voglia di prenderla. Scacciai questi pensieri e mi alzai; andai in bagno a rinfrescarmi e intanto misi il costume. Avevo ancora un erezione molto vistosa e nonostante tutto si vedeva anche attraverso il costume. Questo sarebbe stato un vero problema. O se non altro un occasione per stuzzicare la fantasia di Martina.
Ritornato in camera lei si era svegliata e così iniziò la solita routine mattutina di preparazione. Notai che mi lanciava diversi sguardi e mi parve che mi fissava il pacco. Non dissi niente e cercai di ignorare la cosa, anche se l'erezione non passava ancora. Scendemmo per fare colazione; mentre bevevamo il caffe le chiesi com'era andata la serata ieri. Mi disse che era con un ragazzo ma lo aveva abbandonato poiché era un idiota e se n’era tornata indietro. Mi chiese poi com'era andata con la ragazza che avevo abbordato e minimizzai dicendo che era andata piuttosto bene. La vidi che sorrideva sardonica e chiese se mi ero divertito. Capito il suo gioco le risposi molto e che era stata assai una serata piacevole. La punzecchiai a mia volta chiedendole a che ora fosse tornata che non l'avevo sentita arrivare. Disse che era arrivata abbastanza presto ma si era un po' attardata a vedere qualcosa. La vidi arrossire un po', sorridendo sotto i baffi. Quanto avrei voluto chiederle di approfondire cosa aveva visto e dirle che l'avevo vista fuori dalla camera. Ma meglio di no. Almeno per il momento.
Terminata la colazione, ci dirigemmo in spiaggia e prendemmo un po' di sole. Martina era agitata e in più di un occasione si alzava per allontanarsi e ritornare poco dopo. Sentivo il suo sguardo su di me. Le proposi un bagno in mare per rinfrescarci, e magari per raffreddare i bollenti spiriti. Siamo entrambi buoni nuotatori e in breve ci allontanammo dalla costa in acque abbastanza profonde. Con maschere e boccagli ci piaceva nuotare sotto l'acqua e stare sotto la superfice. Lei mi stava molto vicino e continuava a cercare un contatto fisico con me; facevo finta di nulla e la lasciavo fare. Ad un certo punto scese più in profondità e si posizionò sotto di me. Non capivo cosa volesse fare fino a quando risalì per riprendere fiato. Nel farlo mi colpì allo stomaco di testa; credeva che non mi fossi accorto della sua mano che mi toccò più in basso. Non mi fece male ma la vidi rossa come un peperone quando fummo in superfice a respirare. Mi disse di aver ingoiato un po' d'acqua ed era risalita in fretta senza avermi visto; le dissi che non fa nulla ignorando la tastatina che volle fare “accidentalmente”. Uscì dal mare e ritornò in spiaggia. Io rimasi per qualche altro minuto in acqua, giusto il tempo per farmi passare l'erezione che mi aveva provocato.
Ritornati in albergo e dopo una doccia rapida ci dirigemmo al ristorante per pranzare. Mangiammo in silenzio e lei, a malapena sollevava lo sguardo dal piatto ne mangiava, guardando pochissimo persino il suo cellulare. Era fortemente imbarazzata; credo che i suoi ormoni da adolescente le avessero fatto prendere una forte attrazione fisica per me. Beh dopo avermi visto nudo scopare con una ragazza ieri sera, continuato a fissarmi il pacco per tutta la mattina fino ad arrivare a toccarlo "per accidente" mi doveva essere piuttosto palese il ciò. Volli vedere come si comportava se l’avessi lasciata per un po' sola.
Terminato il pranzo, le dissi che andavo a fare due passi per digerire; lei invece volle riposare un po' in camera.
Passeggiai per qualche minuto appena fuori dall'albergo aspettando un po' prima di risalire. Rientrai in albergo e mi diressi col cuore in gola al nostro piano, l'ultimo dell'hotel, ed uscii sulla terrazza. Per fortuna non aveva abbassato le tapparelle quando era risalita. Facendo attenzione a non fare rumore ne a farmi vedere mi affacciai sulla finestra e la vidi.
Martina era sdraiata nuda sul letto a gambe divaricate. Con la destra si massaggiava la figa mentre con sinistra si massaggiava i seni. Aveva gli occhi chiusi e ansimava forte. Vederla in costume è un conto ma vederla nuda… così è tutto diverso. Era semplicemente bellissima. I capelli erano sparsi sui cuscini e quel viso angelico faceva dolcissime smorfie di piacere. I seni erano piccoli, acerbi, ma perfettamente rotondi; se crescessero ancora diventerebbero le più belle tette che abbia mai visto. Il suo corpo era grosso, non grasso ma semplicemente grande e muscoloso, molto tonico, con fianchi ben pronunciati. La sua passera presentava un semplice ciuffetto biondo che risplendeva bagnato dei suoi umori. Le gambe erano forti e muscolose, perfettamente glabre. Quasi ad esaudire i miei pensieri lei cambiò posizione e si mise a pancia in giù, faccia contro il cuscino e culo leggermente sollevato. Sembrava un scultura di marmo da quanto era perfetto. Rotondo, sodo e soprattutto grosso. Muoveva in su e giù il bacino, facendo oscillare quello stupendo culo da dea, le dita che penetravano pian piano nella sua apertura.
E io rimanevo lì fuori ad ammirarla, il cazzo duro come la pietra e una voglia di averla che non ho mai provato prima. Fino ad ora avevo visto Martina con occhi fraterni, protettivi e di affetto. Adesso volevo soltanto scoparla. Non potei aspettare. Non potevo restare lì a spiarla come il peggiore dei guardoni. Decisi di entrare.
Ritornai davanti alla porta e misi le chiavi nella serratura. Aprii la porta e lei si rigirò sul letto. Mi fissò con gli occhi sbarrati dal terrore. Non ebbe modo di coprirsi ed aveva ancora una mano sulla figa. La sua espressione cambiò in un lampo da piacere, spavento, terrore a vergogna.
Si coprii in tutta fretta con le lenzuola. Il volto era ora una maschera di vergogna. Chiusi la porta dietro di me e mi sedetti con calma su una sedia. Non riusciva a guardarmi mentre io non le staccavo gli occhi dal suo corpo semi coperto.
Le chiesi cosa stava facendo. Non rispose, consapevole che l'avevo vista ormai nell'atto. Le chiesi se si stava masturbando. Annuisce debolmente. Era prossima alla lacrime. Io mi avvicinai a lei, mi sedetti sul bordo del letto e l’avvicinai abbracciandola. Era tesa come una corda e tremava dal terrore. Le massaggiavo il collo e le sussurravo che non doveva preoccuparsi; le dicevo che era normale alla sua età e che non doveva vergognarsi. Si muoveva lentamente e infine ricambiò il mio abbraccio, lasciandosi andare ad un debole pianto.
Restammo abbracciati per diverso tempo. Lei alla fine si tranquillizzò.
Le chiesi di raccontarmi. E lei si lasciò andare, prima piano poi come un fiume in piena.
Ora che era finalmente diventata maggiorenne voleva provare i piaceri del sesso che le sue amiche a casa le avevano descritto. Era ancora vergine e non aveva alcuna esperienza a riguardo. Il suo ragazzo era un rammollito che non sapeva niente nemmeno lui di sesso e di sicuro non avrebbe mai fatto nulla. La vacanza al mare era perfetta. Mi disse che le ragazze che ha conosciuto qui sono un po' delle sgualdrine e pensava che stando con loro avrebbe potuto combinare qualcosa. In discoteca ieri, le sue nuove amiche le avevano introdotto quel ragazzo con cui l'avevo vista. All'inizio era carino e gentile ma appena mi ero allontanato con la mia amica, ha dimostrato di essere un maiale. Le infilò le dita sotto la gonna e le palpò con forza un seno. Le fece male e lei si era spaventata. Lo aveva piantato in asso e aveva deciso di ritornare in albergo. Quando era salita al nostro piano aveva sentito i gemiti provenire dalla camera e uscita fuori sul terrazzo, come poi ho fatto anche io, ci aveva visto. Aveva visto la mia amichetta nuda godere come una pazza mentre io la leccavo; me nudo che godevo nel ricevere un pompino da lei; ha visto il mio uccello ed è scattato qualcosa in lei. Si era tolta dalla finestra e sedutasi sul pavimento aveva iniziato ad esplorare il suo corpo. Ascoltando i nostri gemiti, si era infilata una mano nelle mutande e si era lasciata andare. Mi dice che è stata la prima volta che si è masturbata. Quando si è infilata un dito nella vagina è venuta subito; il suo primo orgasmo. E' stata la cosa più bella che abbia mai potuto sperimentare e ne voleva ancora. Prima di ritornare in camera e mettersi a letto aveva continuato a masturbarsi ed era venuta per altre due volte. Da ieri sera poi l'immagine di me che scopavo quella ragazza l'ha tormentata. Continuava a immaginare il mio cazzo e voleva rivederlo e toccarlo. In spiaggia si allontanava per andare in bagno e farsi un ditalino. Ma non le bastava. In mare non ha resistito e ha voluto toccarmi. Ma si era pentita a riguardo perché si vergognava in quanto eravamo cugini. Poi quando le ho detto che mi sarei allontanato e che sarebbe rimasta un po' sola non aveva resistito e si era dovuta masturbare di nuovo.
Capivo il suo desiderio e la sua vergogna. Si era tranquillizzata e le dissi che era normale per una ragazza avere delle voglie. Volevo approfittare del suo corpo e della sua voglia ma il suo parlare e i suoi dubbi mi avevano raddolcito. Mi hanno fatto rivedere Martina come una piccola ragazzina che aveva bisogno di un confidente e di sfogarsi emotivamente.
Ma lei non voleva dare sfogo ai suoi sentimenti. Dopo qualche attimo di silenzio mi chiese di fare sesso con lei.
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